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LA DIVERSITA’ DEL TG ITALIANO

Come i telegiornali italiani, anche quelli tedeschi, statunitensi o francesi, si caratterizzano per una

tendenza generale alla drammatizzazione, emozionalizzazione e finzionalizzazione che lo

differenziano sempre meno dai cosiddetti programmi-verità. Se questa compromissione con il

mondo dello spettacolo è un tratto comune a tutta l’informazione globale, è però anche vero che

l’Italia si trova all’avanguardia visto che il tg sulle reti pubbliche italiane ospita videoclip, spezzoni

musica…. Una compromissione che rende sempre meno evidente il

di film, cartoni animati, confine

tra informazione e spettacolo generando confusione: il tg italiano parla della realtà come se fosse

finzione e della finzione come se fosse realtà. Cosi quando annuncia che il tg sarà seguito dal

maresciallo rocca, il tg 1 mostra filmati illustranti il momento delle indagini anticipando a quale

caso il maresciallo si troverà di fronte riportando indizi e circostanze dell’omicidio come se riferisse

di un fatto reale. Viceversa raccontando di vicende reali, le presenta come uno spettacolo televisivo

o la trama di un film (con continui riferimenti al mondo del cinema e dello spettacolo): cosi

riferendo di una causa di divorzio tra due proletari arricchitisi con una vincita al superenalotto, il tg

1 dice “proprio e manda in onda immagini dal film

come un film” Prima ti sposo poi ti rovino. Lo

spazio dell’informazione in Italia è in via di rapida dissoluzione perché compromesso

dall’intrattenimento e dalla spettacolarizzazione. Il notiziario televisivo è la fonte principale

d’informazioni per la maggioranza degli italiani e contribuisce in maniera rilevante ad orientarne la 4

l’intrattenimento è un

percezione della realtà sociale; Ma un orientamento attraverso

orientamento distorto

IL DISCORSO COMPLICE

Il linguaggio giornalistico italiano contemporaneo tende ad un ideale stilistico di vivacità e

dalla tradizionale retorica dell’oscurità, appare oggi orientato

brillantezza e, allontanatosi verso la

comprensibilità. La notizia deve essere facilmente leggibile e decifrabile, non deve apparire ostica.

In direzione tanto dello stile vivace quanto della vicinanza al pubblico di lettori, va la scelta di

adottare vocaboli colloquiali e gergali inattesi rispetto alla tradizione scritta e vicini al parlato

( “Da Il Giornale. 1994.)

quotidiano sballo il sesso elettronico, ma vuoi mettere quello vero”.

Ancora più caratteristico il fatto che la voce narrante dell’informazione assume spesso il punto di

come appare evidente dall’uso del

vista dello spettatore pronome personale di prima persona

e dall’abbondanza di avverbi ( e

plurale purtroppo dobbiamo dire) che confermano questa

–“e

identificazione fittizia con lo spettatore (quando il conduttore dice adesso vediamo cosa ci dice

il nostro corrispondente da New York” girandosi a guardare uno schermo contenuto

nell’inquadratura. Si colloca cosi nella categoria degli spettatori). Con questo procedimento il

notiziario mira a presentarsi come voce della comunità, come una sorta di discorso complice

che mira a condizionare le reazioni dello spettatore dettando le valutazioni dei fatti e delle

Ma il discorso complice si situa agli antipodi del discorso critico, l’unico

persone di cui riferisce.

all’ideale della notizia come informazione, perché tale discorso presuppone

che invece si addice

distanza, oggettivazione e analisi. La voce narrante di un testo giornalistico tende ad assumere

modalità espressive attribuibili ai personaggi (parole,frasi,esclamazioni) riportandone così

implicitamente anche le concezioni che esse veicolano. Per riportare la notizia di un quattordicenne

“più fai

folgorato a Milano mentre dipingeva le pareti esterne di un convoglio del metrò, il tg 1 dice

metro e più spacchi, è il gergo dei writers” adottando il gergo della categoria e menzionandola col

che essa si da. L’ adozione di un certo

nome stesso discorso indiretto libero crea ambiguità: non

si sa chi assume la responsabilità delle parole dette. Esse sono dette dal giornalista-narratore e

quindi portano il punto di vista del tg, che dovrebbe garantirne la verità. Ma nel contempo

corrispondono alla parola del personaggio e ricadono dunque anche sotto la responsabilità di

quest’ultimo. L’ideale della notizia come informazione vorrebbe invece un operatore

dell’informazione che si assuma interamente la responsabilità di quello che dice. Questa forma di

immedesimazione determinata dallo spostamento del punto di vista viene messa in atto non solo

rispetto a fasce di personaggi/utenti innocue (i risparmiatori, i tifosi, i fan di una band, le mamme, i

consumatori) ma può riguardare altri gruppi sociali meno innocui: il mondo della delinquenza che

da anni presta le sue parole e le sue espressioni gergali e colloquiali ai nostri notiziari e titoli

di giornale. Nelle notizie del tg non troviamo soltanto espressioni metaforiche attinte agli ambiti

dello sport e dell’automobile (discese in campo, partire in quarta), ma anche ad altri aspetti centrali

nella società come quelli attinti dal mondo della delinquenza (regolamento di conti sulle pensioni).

Ma se parlando di pensioni il termine tratto dal frasario della delinquenza è una metafora, usare le

parole della delinquenza per riportare notizie sulla delinquenza costituisce invece uno spostamento

del punto di vista. La notizia assume il linguaggio della delinquenza e questo comporta

inevitabilmente che la notizia sul delinquente viene detta con le parole del delinquente, ovvero

assumendo almeno in parte il suo punto di vista. 5

“Qui tg1.

il supermarket dello spaccio non conosce sosta si lavora a pieno ritmo anche a Natale”

2001

Chi riporta la notizia assume le parole e dunque il punto di vista dello spacciatore per il quale lo

spaccio è un lavoro. La società civile non dovrebbe permettersi di designarlo come tale, nemmeno

per metafora. I tg di oggi parlano cosi per distanziarsi dal modello tradizionale e dal suo linguaggio

si è passati dal burocratico “assunzione al gergale “serata da sballo”.

burocratico: di stupefacenti”

fornisce parole ed espressioni nuove all’italiano dei mass media, che

Anche il crimine organizzato

non si limitano a dar conto degli eventi con distacco, ma tendono anche qui ad assumere un punto di

vista interno. Il servizio giornalistico prende le parole dei personaggi quando parla di PIZZO

piuttosto che di ESTORSIONE. La parola Pizzo è certamente più semplice e diretta, ma appartiene

al gergo della malavita organizzata: il cronista, nel fare cronaca sui mafiosi e i pentiti di mafia,

prende le loro parole, dunque il loro punto di vista.

Il tg italiano propone un’identificazione fittizia tra narratore e spettatore: dicendo NOI, il tg

mira a proporsi come fonte non tanto di informazione quanto di orientamento, prescrivendo

allo spettatore gli atteggiamenti da assumere di fronte alle notizie narrate. Esso tende ad assumere le

parole del personaggio della notizia indipendentemente dalla sua attendibilità, autorevolezza e

moralità. Può trattarsi del consumatore, del tifoso, del fan di un gruppo rock o del delinquente. Il

cronista si presenta come tramite delle parole e quindi delle concezioni dei personaggi. Le

parole non vengono oggettivate perché con esse la voce del cronista si immedesima ,rinunciando ad

ogni distanziamento. Il narratore del tg si rivela, insomma, un narratore qualunquista che si rivolge

ad uno spettatore qualunquista e che fa sue senza alcuna distanza anche le parole del potente,

segnalando con ciò allo spettatore che anche egli deve farle acriticamente sue. In questo senso il

giornalismo italiano è inadatto a svolgere le funzioni di quarto potere che gli competerebbero in una

società democratica ben funzionante.

Il tg italiano (ma anche il testo giornalistico) è diverso da quelli stranieri perché fa uso sistematico

della strategia del discorso indiretto libero. Si prendono in prestito parole ed espressioni dei

personaggi di cui la notizia riferisce, facendo così DIL: una modalità di riporto della parola altrui

che tradizionalmente si considera riservata al romanziere. Il giornalista attraverso l’elaborazione

retorica dei suoi testi presenta se stesso come poeta prima che storico e attraverso sinestesie e

metafore genera effetti di enfasi e pateticità. La pateticità aumenta quando si tratta di riferire

vicende oggettivamente tragiche e toccanti: “Si scava freneticamente nel tentativo di salvare una

(tg 1 terremoto in Turchia)

vita, mentre nessuno sa come frenare il pianto delle madri” e tocca i

massimi livelli nelle interviste che, spesso, non hanno alcun contenuto informativo e sono mera

“ Che si prova a ritrovare un bambino che non ce l’ha fatta?” (tg 1.2002.

messa in scena del dolore:

Terremoto di San Giuliano in Puglia. Chiede un’ intervistatrice al pompiere). Contenuto

informativo zero, conta solo la forma che, enfatica e patetica, mira al coinvolgimento dello

che è anche partecipante all’evento: “ieri abbiamo visto le immagini forti, drammatiche

spettatore

del salvataggio di Angelo”. Il giornalismo italiano non fa informazione ma piuttosto letteratura

popolare; si getta sulle sventure per farne un racconto mitizzante. Aderisce quindi alla

concezione della notizia come mito e risponde ad un preciso programma politico.

L’informazione italiana come romanzo verista: 6

Il giornalismo italiano, per fare un resoconto dell’evento che appaia reale, si serve di strategie volte

a creare effetti di realtà. In particolare questo effetto di realtà viene perseguito attraverso una

strategia marcatamente letteraria; quella del nascondimento del narratore, ovvero rendendo meno

percepibile entro la notizia la voce del narratore, rendendo meno visibile il suo punto di vista. La

voce del giornalista tende a confondersi con la voce del personaggio della notizia, così come la

voce del narratore verista, nelle pagine dei Malavoglia, tende a confondersi con quella dei

personaggi di finzione di cui si narrano le vicende, con la voce della comunità. Il tg parla quindi

come un romanzo verista: il narratore si nasconde e parlano i personaggi con le loro parole.

Questo porta alla progressiva scomparsa del servizio sostituito dalla diretta presa di parola da parte

del personaggio; infatti generi del testo come l’inchiesta e il reportage sono in declino mentre si sta

sempre più sviluppando l’INTERVISTA ( in cui la notizia è fatta direttamente dal giornalista) che

da l’illusione che l’evento si produca in dirett

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Publisher
A.A. 2014-2015
8 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher swanrhcp di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Bonomi Ilaria.