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PARLATO
Nel parlato dialogico, locutore e ascoltatore sono compresenti, scambiandosi i ruoli secondo i
meccanismi della retroazione (feedback). Tratti principali del parlato spontaneo: linearità e
immediatezza; evanescenza; uso di tratti prosodici e paralinguistici; interazione.
Nella sintassi, ordine della parole può essere diverso da SVO, al fine di mettere a fuoco il tema
(dato noto all'interlocutore, contrapposto al rema, elemento informativo nuovo). Tematizzazione
dislocazione a sinistra: l'elemento anticipato e posto in evidenza, ripreso da un elemento anaforico
(il giornale lo compra Mario; in assenza di ripresa anaforica l'elemento dislocato a sinistra, ha
funzione di rema: topicalizzazione contrastiva. Tema sospeso: elemento dislocato a sx è esterno alla
frase. Anacoluto, frattura nella strutturazione della frase = cambiamento del soggetto grammaticale.
Dislocazione a destra, maggiore informalità diafasica: l'elemento a dx (tema) è anticipato da un
pronome cataforico ed è preceduto da una pausa (lo compra Mario, il giornale).
Accentuazione enfatica sul rema, frase scissa (suddivisione dell’informazione in due nuclei frasali
distinti: è Mario che compra il giornale).
C'è presentativo.
Andamenti coordinativi e giustappositivi vs successione di periodi monofrastici (una solo
proposizione). La subordinazione non è eliminata dal parlato, ma figurano costrutti molto lineari, si
avvale delle proposizione esplicite, congiunzioni come siccome, dato che, visto che, perché.
Frequentissimo l'uso di subordinate introdotte da un che polivalente.
Sintassi del verbo, usi che contraddicono l'osservanza del dato temporale: imperfetto indicativo per
rappresentare sfumature modali. Imperfetto fantastico, che evoca un accadimento immaginario del
passato, una possibilità che non si è attuata; imperfetto ipotetico, sostituisce il congiuntivo
imperfetto e il condizionale: se lo sapevo non ci venivo; imperfetto potenziale, forma di
supposizione.
Riferimento al passato assente nel caso di imperfetto ludico (giochi infantili), di modestia (volevo
un chilo di pere).
Riferimenti al futuro, imperfetto epistemico (partivano stasera, ma gli si è rotta la macchina).
Dal punto di vista pragmatico, vi è un'attenuazione della perentorietà delle richieste.
Se l'area dell'imperfetto si espande, quella del futuro si contrae: presente pro futuro, eventi di un
futuro prossimo e non lontano (parto domattina alle 8). L'estensione del presente risponde a
un'esigenza di semplificazione: il futuro è sconosciuto a molte parlate dialettali, sostituito da
perifrasi con valore di futuro. In crescita l'uso del futuro epistemico, per esprimere congetture.
In quanto ai modi, l'indicativo guadagna sempre più terreno a scapito del congiuntivo.
L'inclinazione all'indicativo concerne le varietà diastratiche e diatopiche.
Uso dei pronomi: lui, lei, loro con funzione di soggetto al posto di egli, ella, essi; gli dativo 'a loro',
ma anche dativo singolare femminile; te con funzione di soggetto. Pronomi atoni (mi-ti-ci) più fitti
indotti dall'esigenza di rafforzamento che poggia su richiami anaforici. Pronomi tonici (me-te) e
indicatori di luogo e di tempo hanno valore deittico. Il condividere lo stesso contesto
spaziale/situazionale fra interlocutori, porta la fitta presenza di deittici.
Segnali discorsivi nulla aggiungono al contenuto, ma hanno un ruolo primario nel funzionamento
dell'interazione e nell'organizzazione del testo (connettivi testuali): intercalari inconsapevoli
nascono dalla difficoltà di pianificare il discorso, mantengono vivo il contatto fra gli interlocutori
(funzione fàtica). Per il punto di vista del locutore, elementi che segnalano l'inizio del turno (al
telefono, pronto) e quelli che lo chiudono; usi allocutivi per richiamare l'attenzione; l'ascoltatore fa
uso di segnali di interruzione per impadronirsi del turno, segnali di avvenuta ricezione o di
disaccordo.
Ripetizioni lessicali: enfasi, spiegarsi con maggior chiarezza, tener vivo il filo del discorso.
Il lessico dell'italiano parlato non è diverso da quello scritto, abbiamo però diversi meccanismi di
selezione: parlato = registri informali, nucleo più ristretto di voci, significato generico, alta densità
di verbi pronominali. Ricerca di espressività, affettività (es. diminutivo, raddoppiamenti, superlativi
assoluti enfatici sicuro-sicurissimo, espressioni lessicali di enfasi accrescitiva un sacco di,
procedimenti di formazione delle parole suffissi -ata, troncamenti affettivi).
Aspetti fonologici: metatesi (areoplano) e tendenza alla ritrazione dell'accento sulla terzultima
sillaba in voci come édile, persuàdere, mòllica. Esecuzioni di pronuncia trascurate, fenomeni di
allegro: apocopi postconsonantiche (son venuta) aferesi sillabica (spetta per aspetta). Il parlato
colloquiale appartiene a tutti gli strati sociali.
Particolare forma di oralità della radio/tv: a livello diastrico, raggiunge un pubblico del tutto
indifferenziato; direzione a senso unico: oralità radiotv si colloca nel settore intermedio della
diamesia che va dallo scritto-scritto al parlato-parlato, nel capo in cui la produzione dei testi è
scritta, ma che sono destinati a un'esecuzione orale. Esso si colloca sia nella forma più genuina del
parlato-parlato: usare la voce, modulazione, intonazione, pause, segnali discorsivi, gestualità (da cui
deriva fuggevolezza, evanescenza nel tempo); ma è anche accostabile alla scrittura: passibile di
registrazione, comunicazione a una sola direzione, emittente e destinatario non condividono la
stessa situazione spaziale; la comunicazione avviene a partire dalla scrittura. Caratteristiche
espressive dell'italiano trasmesso: chiarezza e concisione.
Il linguaggio radiotv ha una struttura del periodo semplice: paratassi e stile nominale, lunghezza
delle frasi per cui è più vicino alla lingua della cronaca giornalistica che non a quella della libera
conversazione. Presenti comunque, fuori dalle funzioni informative, varietà fonetiche geografiche
anche se prevale modello di pronuncia sregionalizzato, capacità di livellamento.
Web: combinati diversi elementi, si riproducono le movenze del parlato. Stile improntato
all'immediatezza e all'informalità fa sì che ci sia una noncuranza verso le norme ortografico-
grammaticale. Nel lessico spiccano gli anglicismi.
Italiano popolare: espressione linguistica degli incolti (analfabeti 2,5%) e dei semicolti, che pur
avendo un'istruzione di base, non hanno piena competenza della lingua.
I fenomeni che lo definiscono devono essere ricondotti all'influsso delle parlate dialettali e alla
spinta dell'oralità. Scrittura, incertezze grafiche: punteggiatura, uso maiuscole, h, q, ipercorrettismo
(sostituzione di forme falsamente ritenute scorrette per analogia con altre che di fatto lo sono).
Fonetica: riflesso di abitudini dialettali; la pronuncia dei ceti meno colti è molto marcata in diatopia.
Morfologia: i tratti sembrano prescindere dalla variazione diatopica (es. uso ci con valore di dativo,
possessivo suo riferito alla 3° pers. Plur., congiuntivi esemplati dalla 1° coniugazione vadi).
Sintassi, incertezze delle preposizioni, che polivalente, concordanze a senso, temi sospesi.
Lessico: voci generiche, voci di ampia polisemia connotate però ma maggiore espressività
(macello), malapropismi (storpiature erronee di voci che sono ricondotte ad altre più note: péndice
-dal verbo pendere- per appendìce).
De Mauro e Cortelazzo, natura panitaliana, indipendenza dai sostrati dialettali; due diverse
concezioni: secondo alcuni, partendo dal presupposto che l'italiano comune non esiste, italiano
popolare classi sociali portatrici di una competenza linguistica subalterna, ma spontanea, tale da
sopperire all'inesistenza di un italiano comune. Secondo altri, l'italiano popolare devia rispetto a uno
standard riconosciuto. Secondo De Mauro l'italiano pop ha origine dopo l'unità d'Italia; secondo
altri è già documentabile da secoli nelle scritture dei semicolti.
Conclusione circa questi dibattiti:
1. la presenza di tratti panitaliani è molto modesta
2. le radici affondano nei secoli passati, osservabili nei reperti scritti, cioè su un piano
diamesico non del tutto rappresentativo, dato che l'italiano pop si manifesta soprattutto in
quanto espressione orale. Il suo uso ha avuto un forte incremento dopo l'unità d'Italia
3. tendenze che percorrono tutta la storia della lingua, sin dalle origini.
Gergo: accezione tecnica, lingua propria di alcuni gruppi di persone ai margini della società, che ne
fanno uso all'interno della loro cerchia, con finalità di promuovere il senso di appartenenza e con il
risultato di escludere gli estranei (gergo storico). Parametro fondamentale è quello diastratico:
lingua parlata da categorie di bassa estrazione sociale. Il lessico si forma su basi dialettali.
Gerghi transitori quelli che hanno origine dalla convivenza temporanea in ambienti di segregazione
(es. carcere, collegio, caserma). Il gergo penetra nella lingua dei giovani; terminologia di una certa
classe o professione; modo di parlare oscuro e allusivo.
Italiano burocratico: linguaggio della burocrazia, uffici pubblici, tratti formali che si distanziano
da quelli correnti, in uno sforzo di nobilitazione espressiva che risponde ai modelli del sottocodice
della lingua giuridica. Lessico: sinonimi pretenziosi, ricorso al latino, locuzioni sovrabbondanti
sostituibili da sinonimi monorematici, forme antiquate, subordinazioni di alta complessità. La
lingua degli uffici si rivolge a un pubblico eterogeneo: poco funzionale alla chiarezza, si invoca una
semplificazione.
Lingue speciali, linguaggi settoriali, lingue tecniche, professionali, microlingue. Pluralità di
denominazioni è sintomo di controversie che implica un fascio di realizzazioni linguistiche
eterogeneo. Sottocodice: varietà della lingua correlate all'argomento, la cui peculiarità è il
riferimento a un ambito specialistico. All'interno di un sottocodice ci possono essere ulteriori
specializzazioni (sottosottocodici). Espressioni veicolate da particolari mezzi di comunicazione:
specificità del canale di trasmissione. Discrimine fra lingue speciali in quanto sottocodici e lingue
veicolate dai mass media: es. linguaggio dei giornali riporta un insieme eterogeneo di informazioni,
mentre il linguaggio giornalistico è un sottocodice con voci specialistiche. Lessico dei sottocodici
tende alla monosemia al contrario del linguaggio dei mass media. Le lingue speciali vasta pluralità
di registri, differenziandosi secondo il parametro della diafasia. La variazione diafasica è
circoscritta verso