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Linguistica Elementare
Obiettivo della linguistica: le lingue
Gli usi linguistici dei singoli individui sono sempre diversi. Se ad es. ripetiamo due
volte la stessa frase vedremo che lo faremo in due modi diversi, e se la stessa frase la
ripetono due persone diverse vedremo che lo faranno in due modi diversi; se, poi, ci
allontaniamo dal nostro ambiente o dalla nostra città, vedremo che gli usi linguistici
saranno ancor più differenti man mano che la distanza aumenta, tuttavia, e in una
certa misura, tali differenze non impediscono agli individui di capirsi. Diciamo
dunque che nel parlare degli individui ci sono alcune differenze che non impediscono
la reciproca comprensione (naturalmente se andiamo in un paese straniero le
differenze linguistiche ci impediranno di parlare e di capirci con i parlanti del luogo).
Quegli individui che, pur tra le differenze, riescono a capirsi tra di loro diremo che
fanno parte della stessa comunità linguistica.
Una comunità linguistica include certe persone e ne esclude altre, che, pure, faranno
parte di altre comunità linguistiche. Gli individui di una comunità linguistica sono
uniti da una reciproca comprensione o intercomprensione.
Una comunità linguistica non sempre coincide con una entità politica. L’arabo ad es. è
parlato in un elevato numero di entità politiche differenti; l’italiano è parlato in Italia e
in una parte della Svizzera; l’inglese è lingua nazionale in Gran Bretagna, USA,
Canada, Australia, India; il tedesco è la lingua della Germania, dell’Austria e di parte
della Svizzera, il francese è lingua nazionale in Francia, in Belgio, in parte della
Svizzera e del Canada. D’altra parte ci sono comunità linguistiche presenti in stati in
cui la lingua nazionale è un’altra; pensiamo agli arabofoni residenti in Italia, o agli
italiani che vivono negli USA.
L’intercomprensione avviene perché, nonostante le differenze individuali, le persone
usano parole comuni e modi comuni di connettere le parole. Una lingua è dunque un
repertorio di parole e costrutti propri di una determinata comunità linguistica.
Chiamiamo parlanti o locutori gli appartenenti ad una comunità linguistica.
Alcune lingue hanno maggiore prestigio di altre; chiamiamo le prime lingue, le
seconde dialetti; da un punto di vista linguistico non c’è alcuna differenza tra lingua e
dialetto, le differenze sono storiche, politiche, sociali, culturali.
Lingue diverse possono avere delle affinità che dipendono o da una comune origine
(affinità genetiche) o da contatti o prestisti (affinità di contatto).
L’isoglossa è la presenza di un fenomeno o tratto linguistico comune in aree
linguistiche diverse; la zona interessata dal fenomeno viene indicata su una carta
geografica con una linea, anch’essa chiamata isoglossa.
La linguistica “crea” una lingua nel momento in cui si occupa di individuare i tratti
comuni e gli elementi costanti nelle differenze che caratterizzano i parlanti di una
determinata comunità linguistica. Le lingue nel mondo sono ca. seimilaottocento, di
cui poco più di un terzo anche scritte. 2
Tullio De Mauro
Linguistica Elementare
La linguistica di frontre alle lingue
A partire dal tardo Cinquecento i linguisti hanno cercato di costruire una grammatica
generale cioè una grammatica che spiegasse quali caratteristiche sono presenti nelle
grammatiche di tutte le lingue. In questi tentativi però la ricerca linguistica aveva
come modello la grammatica del latino, la lingua più conosciuta e studiata in quel
tempo; bisogna ricordare però che dal Due e Trecento in Europa si andavano
affermando i volgari, cioè le lingue del popolo, distinte dal latino, utilizzato soltanto
dalle persone colte (preti, monaci, medici, giuristi, notai etc.).
Alcuni di questi volgari acquisirono particolare prestigio e contribuirono a creare
unità politica e coscienza nazionale. A poco a poco vennero utilizzati non solo nel
parlato ma anche nello scritto, per scritture private e contabili, per documenti ufficiali,
per opere letterarie, e sempre più a spese del latino. D’altra parte anche motivi
religiosi danno un impulso alla diffusione dei volgari: la Riforma protestante chiede ai
fedeli di leggere direttamente i testi sacri della Bibbia e in questo modo contribuisce
alla diffusione del tedesco.
Ben presto nacquero grammatiche e vocabolari delle nuove lingue. Per quanto
riguarda l’Italia è da ricordare che all’inizio del Cinquecento Ambrogio Calepio
pubblica un dizionario plurilingue, il Calepino, in cui alla parola latina si affiancano i
vocaboli equivalenti (i traducenti) in italiano, francese, tedesco e altre lingue volgari;
nel 1612 nacque il Vocabolario degli Accademici della Crusca.
I motivi religiosi che contribuirono alla nascita dei volgari spinsero i dotti anche in
una direzione opposta, cioè a studiare le lingue ebraica e greca, in cui erano scritti i
testi sacri e ad approfondire la conoscenza anche dell’aramaico, parlato in Palestina ai
tempi di Gesù, dell’arabo classico in cui è scritto il Corano, e di altre lingue semitiche
quali l’eblaitico, l’ugaritico e l’accadico babilonese che avevano caratteristiche molto
diverse dal greco e dal latino. In questa maniera si affina sempre più la ricerca
linguistica.
Altri motivi politici contribuirono ad accrescere la scienza linguistica. La scoperta e
conquista dell’America (1492) permise agli europei di conoscere nuove lingue e
spinse gli studiosi a scrivere grammatiche e vocabolari di queste lingue amerindiane
con caratteristiche molto diverse dalle europee; in tal modo, con l’ampliamento degli
orizzonti linguistici, emerse la limitatezza delle grammatiche fondate sul greco e sul
latino.
Infine a partire dal Seicento motivi commerciali spinsero gli europei ad andare verso
Oriente e conoscere, oltre la Cina e il Giappone, anche l’India. In questo paese
scoprirono il sanscrito, una lingua che si rivelò importantissima per gli studi
linguistici europei in quanto da un lato, grazie alla grammatica sanscrita di Pànini (IV
secolo a. C.), fornì un modello di analisi grammaticale molto perfezionata, dall’altro
mise in evidenza una serie di corrispondenze fonetiche, morfologiche, sintattiche,
lessicali tra questa antica lingua e le lingue greca, latina, germanica che consentirono
di ipotizzare un’origine comune tra queste lingue tanto distanti nello spazio.
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Tullio De Mauro
Linguistica Elementare
Nacque in questo modo il metodo della comparazione tra lingue che permettendo di
scoprire affinità diede vita tra Sette e Ottocento alla scienza che chiamiamo linguistica
e che è viva ancora oggi.
Tuttavia il confronto tra le lingue ha finalità diverse che possono essere così riassunte:
1. capire la storia e l’evoluzione di ogni lingua attraverso il confronto con le altre
(storia della lingua)
2. studiare le trasformazioni delle lingue e i legami di parentela con altre lingue
che possono emergere attraverso il confronto (linguistica storica)
3. individuare alcuni tipi di lingue che, al di là delle differenze e delle parentele
genetiche, possono presentare tratti e caratteristiche comuni, come ad es.
presenza o assenza di articoli, distinzione o meno di categorie quali nome e
verbo, ordine fisso o meno delle parole etc. (tipologia lingistica)
4. individuare tratti e caratteristiche comuni a tutte le lingue (linguistica
generale).
Queste diverse branche della linguistica convivono non sempre pacificamente, basti
pensare alle difficoltà con cui è stata studiata in Italia l’opera di Ferdinand de
Saussure (1857-1913), il principale studioso di linguistica del Novecento; autore del
Corso di Linguistica generale (1916) ha teorizzato che:
1. I fatti linguistici vanno studiati in tutta la loro estensione
a) sia osservandone la storia e le strutture (studio della langue),
b) sia studiando le singole realizzazioni individuali (studio della parole),
c) sia scoprendo la costituzione e il funzionamento del linguaggio come facoltà
innata dell’uomo (faculté du langage).
2. I fatti linguistici poi, vanno osservati
a) secondo l’asse della sincronia (contemporaneità) per capire la funzione di un
elemento linguistico (fonico, lessicale, grammaticale etc. rispetto agli altri);
b) secondo l’asse della diacronia (successione nel tempo) per capire da cosa
deriva e come può trasformarsi un elemento linguistico o come può
trafrormarsi una funzione grammaticale;
c) secondo l’asse della pancronia (ricerca di leggi universali) per capire in che
modo ogni fatto linguistico si collega alla natura universale del langage.
Appendice
Il quadro delle lingue indoeuropee presenti in Europa può essere così riassunto:
Le parlate del gruppo celtico sopravvissute alla dominazione romana e al latino sono:
l’irlandese in Irlanda; il gallese, il gaelico e lo scozzese in Gran Bretagna; il bretone in
Bretagna (Francia del nord).
I volgari germanici sono: il tedesco, l’inglese, il nederlandese (olandese), il danese, lo
svedese, il norvegese, l’islandese.
I volgari neolatini o lingue romanze, cioè le lingue derivate dal latino parlato, sono
(da ovest verso est e da nord a sud): il portoghese, il gallego, il castigliano (detto
spagnolo), il catalano, il francese, il provenzale o occitanico, i dialetti italoromanzi
settentrionali (galloitalici e veneti), il ladino, il friulano, il sardo, il toscano (che dal
Cinquecento fu detto italiano), i dialetti italoromanzi centromeridionali, il rumeno,
L’albanese parlato in Albania e in alcune colonie in Italia, derivato dall’illirico, oggi
estinto. 4
Tullio De Mauro
Linguistica Elementare
Il greco, documentato dal XVI secolo a. C., nella sua variante classica diffuso in
Grecia, Asia occidentale, Italia meridionale; poi nella variante detta koiné diffuso in
Asia e nell’Africa settentrionale e nel Medioevo diffuso in parte dell’Europa orientale.
Dalla fine del Quattrocento il greco sopravvive solo in Grecia e in Italia meridionale.
Il gruppo delle lingue baltiche rappresentate dall’lituiano, lettone e antico prussiano
(ora estinto).
Altri idiomi dell’Europa medioevale e moderna sono slavi suddivisi in tre sottogruppi:
- meridionale: antico bulgaro o slavo ecclesiastico, bulgaro, sloveno, serbo-croato;
- occidentale: polacco, ceco, slovacco;
- orientale: russo, ucraino, bielorusso.
Altre lingue della famiglia indoeuropea non parlate in Europa sono:
l’ittita (XX secolo a. C) insediato in Turchia;
l’armeno, parlato nella Turchia nord orientale e nella Repubblica armena;
le lingue della famiglia indo-iranica suddivise nei due rami a) iranico (antico,
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