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Egli deve occuparsi di una vasta gamma di condizioni mediche che non sono di pertinenza di
altri campi della linguistica, ma deve attingere in maniera costante e consistente alle
conoscenze riguardanti concetti e metodi linguistici per comprendere i disturbi della
comunicazione che abbiamo appena esaminato.
Linguistica e disturbi del linguaggio
Il linguista clinico affronta lo studio dei disturbi i del linguaggio con lo stesso bagaglio
concettuale, terminologico e metodologico che costituisce la conoscenza operativa di
qualsiasi ingiusta accademico. Da adesso in poi ci occuperemo dei differenti modi in cui il
linguaggio può risultare compromesso negli adulti e nei bambini e su come la linguistica può
essere impiegata per illustrarli.
Fonetica
Studio dei suoni del linguaggio umano, comprende una serie di sotto discipline quali:
1) Fonetica articolatoria (studio dei movimenti articolatori necessari per produrre i suoni
del linguaggio
2) Frequenza (misurazione delle dimensioni fisiche dei suoni del linguaggio)
3) Fonetica acustica/percettiva (studio della percezione dei suoni)
I fonetisti attingono a una ricca terminologia per descrivere ogni aspetto riguardante la
produzione dei suoni del linguaggio, che comprende vocaboli specifici per definire gli organi
articolatori (es. palato molle), il luogo di articolazione (es. bilabiale) e il modo di articolazione
dei suoni (es. occlusiva). I suoni del linguaggio possono essere ulteriormente descritti in
termini di caratteristiche fonatorie, come la sonorizzazione (in base ad essa /p,s,f/ sono
definiti consonanti sorde, mentre /b,z,v/ rappresentano le controparti sonore).
Altri termini descrivono il flusso d’aria impiegato durante la produzione dei suoni (ad esempio,
polmonare, glottidale) e la direzione di tale flusso (ingressi o, egressivo).
La fonetica è fondamentale per il lavoro del linguista clinico, a tal punto che risulta
impossibile darne una descrizione senza fare riferimento a termini e concetti fonetici. È la
fonetica che ci consente di definire le distorsioni del linguaggio di un bambino con
palatoschisi o un adulto con disartria come marcatamente devianti (quindi, non frutto di una
varietà dialettale)
Caso 1. Sostituzione delle occlusive sorde con suoni fricativi, /p/ di penny, sostituita da
fricativa bilabiale sorda [o|], mentre la /t/ mediana e finale, in cotton e boat sono sostituite
dall’articolazione non sibilante [s]. Inoltre, benchè in cotton, il bambino riesca a produrre /K/
in posizione iniziale della parola, l’articolazione di questo suono è accompagnata dalla
fricativa velare sorda [x].
Caso 2. I bambini con sordità congenita inseriscono una fricativa durante la formazione o il
rilascio di un’occlusione; in mean to e new dog troviamo la fricativa alveolare [s] nella
formazione, rispettivamente di [t] e [d]. La stessa fricativa è usata nel rilascio di [t] in tea. In it
si osserva la fricativa palatale sorda [Ç] nella formazione di [t], mentre nell’espressione new
dog è presente la fricativa uvulare sorda [x]nella formazione di [K] (realizzata in sostituzione di
/g/.
Caso 3. Un bambino con diprassia verbale evolutiva manifesta la variabiltà tipica di questo
disturbo: ripetute ripetizioni di plate il gruppo /pl/ viene realizzato a volte nella sua interezza
mentre a volte viene ridotto a [p]. La /t/ finale è realizzata consecutivamente tre volte, mentre
omessa alla quarta. Variabile è anche la vocale realizzata con [eI] sia con [e].
Caso 4. Una donna con sclerosi multipla e disartria acquisita cerca di autocorreggersi nella
parola questions, nel primo tentativo usa l’occlusiva glottidale [?] al posto della fricativa
alveolare sorda /s/ e della africana sorda /tf/; questi suoni sono realizzati correttamente nel
tentativo successivo.
Caso 5. Un bambino con palaschitosi sostituisce le occlusive alveolari e velari in posizione
iniziale di parola con l’occlusiva glottidale; in dog questa sostituisce la /g/ alla fine della
parola. Il bambino realizza un’occlusione completa anche ove non è necessario.
Fonologia
Studio del sistema di suoni in una lingua, l’unità minima distintiva di un suono di una lingua è
detta fonema. Il focus sono i pattern di fonemi in una lingua, come questi schemi possano
essere usati per veicolare significato, e che riflettono la natura distintiva dei fonemi.
Due suoni hanno funzione distintiva se sostituendoli con altri variano il significato della parola
(/cane/—>/tane/, /frane/—>/grane/). In una lingua, l’uso di queste unità può risultare ostico
anche per i bambini che non hanno problemi di sviluppo, sperimentando situazione di ridotta
intelligibilità quando la distinzione di essi non risulta chiara.
La fonologia costituisce un’altra componente fondamentale delle conoscenze linguistiche del
linguista clinico. I disturbi fonologici sono molto comuni, il 60% dei bambini in età prescolare
ne soffre e formano una buona parte del carico di lavoro dei logopedisti e terapisti del
linguaggio infantili. Questi possono manifestarsi in assenza di altre manifestazioni cliniche,
quali deficit neurologici o anomalie craniofacciali, o rappresentare invece una delle diverse
aree di malfunzionamento linguistico in bambini che presentano una serie di altre
problematiche, colme disabilità intellettiva e perdita dell’udito. I problemi fonologici si
possono verificare anche negli adulti con afasia, in cui si producono errori noti come
parafasie fonemiche.
Caso 6. Le produzioni dei bambini bilingui evidenziano glide (trasformazione in semivocale)
della consonante liquida (/pl/ > [pw] in piatto), riduzione del gruppo consonantico e
palatalizzazione velare (/kr/ > [t] in croce) e anteriorizzazione (/t/ > [k] in topo).
Caso 7. La bambina olandese con la sindrome della maschera Kabuki e palatoschitosi
sottomucosa evidenzia nel suo eloquio tre differenti processi fonologici. Processo di
delezione sillabica è osservabile in nuvole con l’emissione della sillaba / e <->n/; in ragazzo è
evidente la delezione sia della consonante iniziale, sia della finale. Un processo di
assimilazione regressiva si verifica in bicicletta con l’ anticipazione della /s/ in posizione
finale, usata in sostituzione della /f/ iniziale.
Caso 8. Bambini con disabilità intellettiva evidenziano questi processi, in basket, ad esempio,
si osserva la delezione delle consonanti iniziali e finali, oltre alla riduzione del gruppo
consonantico /sk/ in [g]. Processi non osservati nelle produzioni degli altri bambini sono la
sonorizzazione di /k/ in [g] in basket e la desonorizzazione postvocalica di /dz/ —> [tf] in page
e /v/ —> [f] in glove.
Morfologia
Ogni parola ha una propria struttura interna, i linguisti di questo campo si occupano di
studiare i morfemi che la costituiscono. Alcune parole possono essere monomorfemiche (es.
sempre) mentre la maggior parte si divide in più morfemi (es, in-felic-ità). I suffissi con valore
grammaticale sono definiti flessivi, mentre il resto è la radice della parola.
Radice—> morfema libero/lessicale
Morfemi flessivi/derivazionali—> morfemi legati
Gli errori morfologici sono molto frequenti in adulti e bambini con disturbi del linguaggio:
1) Bambino con DSL può omettere i suffissi flessivi di sostantivi e verbi, impiegandoli
quando non richiesti;
2) Adulto afasico con linguaggio espressivo ridotto può omettere morfemi flessivi nella
sua produzione orale e può non essere in grado di comprendere i morfemi presenti
negli enunciati orali prodotti da altri, il che può portare ad esempio al raintendimento
della costruzione passiva quando il suffisso flessivo -ito del participio passivo
inseguito non è riconosciuto come tale l’uomo era inseguito dal cane. È stato
dimostrato che gli adulti affetti da schizofrenia possono manifestare deficit
morfologici, quali l’emissione di suffissi.
Gli errori morfologici includono l’uso improprio e l’emissione di suffissi flessivi e derivazionali.
Caso 9. Bambino con DLS usa suffisso flessivo -s nei sostantivi way e point, benché non sia
necessario; usa il flessivo -ed per costruire il passato di del verbo fly.
Caso 10. L’adulto con schizofrenia omette suffissi flessivi e derivazionali. Il suffisso flessivo
-ed è omesso in I am being help; in medicate e to memory, mancano rispettivamente i suffissi
derivazionali -ion e -ize. Secondo un’interpretazione alternativa di tali errori morfologici come
deficit grammaticali, il paziente affetto da schizofrenia ha selezionato il verbo medicate al
posto del sostantivo medication e il sostantivo memory al posto del verbo memorize.
Caso 11. Uno dei bambini con disturbo da deficit di attenzione e iperattività ha omesso il
suffisso flessivo -s a quello che dovrebbe essere il sostantivo singolare hook. L’altro bambino
ha usato il suffisso flessivo -est, che serve per formare il superlativo degli aggettivi regolari,
con l’aggettivo irregolare best, marcandolo colsi due volte come superlativo.
Sintassi
Le singole parole possono combinarsi in modi diversi per formale frasi grammaticalmente
corrette. Lo studio delle combinazioni possibili è l’ambito della sintassi. In inglese per formare
un’interrogativa si/no, il parlante deve inv eritree l’ordine del pronome soggetto e del verbo
ausiliare come in will you help me with me homework?. Per questo tipo di frase le regole
sintattiche dell’inglese non consentono l’uso della seguente combinazione di parole: you me
will my homework help?. Le regole sintattiche specificano anche l’ordine di occorrenza dei
determinanti all’interno di un sintagma nominale, per cui è accettabile se lo ed her two
elderly aunts è una struttura accettabile, mentre se lo ed two her elderly aunts, non lo è, a
differenza dell’italiano.
Secondo un approccio predominante alla sintassi, le regole sintattiche specificano tipi di
movimento che devono avvenire fra la struttura profonda e quella superficiale di una frase per
poter giungere a una frase grammaticalmente corretta. Tali regole sono responsabili della
generazione di strutture quali, ad esempio, costruzioni passive o le interrogative parziali.
La sintassi è particolarmente importante per il linguista clinico, in quanto in bambini e adulti
si osservano frequentemente deficit grammaticali.
I bambini con DLS tendono a omettere verbi ausiliari, a usare pronomi oggetto al posto di
quelli soggetto, e forme improprie dei dei verbi lessicali. Le forme interrogative non sono ben
sviluppate e le categorie grammaticali possono risultare del tutto omesse.
Molte di queste caratteristiche si ritrovano anche nei bambini con disabilità intellettiva,
spesso in concomitanza con una sindrome.
Gli adulti con afasia agrammaticale evidenziano deficit sintattici significativi, spesso
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