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UNA LINGUA IN E-VOLUZIONE

All’inizio degli anni Duemila la parola d’ordine era COMUNICAZIONE, oggi è CONDIVISIONE. Il focus si è spostato dai contenuti (il messaggio) al modo di veicolarli (il medium), il centro dell’attenzione converge ora sui flussi grazie ai quali quei contenuti si irradiano nei vari media. Sono proprio i social network la vera novità degli ultimi 10 anni come Facebook, Twitter, Instagram che contano milioni di utenti. Il simbolo di questa nuova condivisione virale e sociale è l’hashtag, usata sia per definire il nuovo uso del simbolo sia per riferirsi ai vocaboli che nel messaggio seguono quel simbolo, individuando e segnalando un particolare tema di discussione. L’# assume la funzione di un gesto: sottolinea, propone e impone un tema pronto per essere condiviso nei social network. Nel giro di una decina di anni stiamo passati dal paradigma digitale al paradigma multimediale. La storia della scrittura è divisa in tre fasi.

successive: il paradigma platonico, il paradigma digitale e il paradigma multimediale. Il paradigma platonico risponde alla concezione tradizionale di scrittura, ovvero appartiene a quel sistema di abitudini e valori condivisi, cioè: 1. Il testo scritto è pubblico: si stacca dal suo autore e si rivolge a destinatari lontani nel tempo e nello spazio. 2. Duraturo: secondo cui le cose dette volano via e le cose scritte rimangono. 3. Tipizzato: cioè codificato a seconda dello specifico genere di scrittura a cui appartiene. 4. Autoriale: per le opere letterarie, ma non solo, la scrittura tradizionale consente di risalire a un preciso e identificabile autore. Il paradigma digitale, invece, è caratterizzato da nuove caratteristiche che tendono a ridurre la distanza che separa la lingua scritta e la lingua parlata. Questo testo si presenta: 1. Instabile: il processo della scrittura prende il sopravvento sul prodotto finale, perché in ogni momento e in certi casi da

chiunque il testo può essere riaperto e rimodificato

immateriale, non fa volume, non si tocca, non fa peso, sono solamente pixel elettronici

impersonale, nel senso che la mancanza di tracce materiali e l'infinita modificabilità da parte di più persone rendono difficili in certi casi risalire a un solo autore.

Il paradigma multimediale, perdita importante della dimensione verbale, si mescolano testi, immagini, suoni, link e paradossalmente la scrittura non è più la modalità privilegiata del testo scritto ma diventa una modalità insieme alle altre. La scrittura multimediale ha nuove e diverse proprietà:

  1. destrutturata, divisa in diversi blocchi che consentono di essere letti rapidamente, secondo le caratteristiche della scrittura a video
  2. integrata, con altre forme di comunicazione alle quali rimanda e con le quali interagisce: immagini ferme e in movimento, suoni, rinvii ad altri testi (che spesso sono a loro volta

Il primo paradigma della scrittura è stato quello manuale, in cui la parola veniva trascritta su carta o su altri supporti fisici. Questo tipo di scrittura è stato utilizzato per secoli e ha permesso la diffusione delle idee e delle informazioni.

Il secondo paradigma, quello digitale, si è rivelato di brevissima durata. La stessa tastiera del computer si ritrova oggi a essere sostituita da quelle virtuali di smartphone e tablet. Questo piccolo progresso tecnologico ha fatto invecchiare anche la definizione usata finora per riferirsi a questo tipo di scrittura, che era CMC (comunicazione mediata dal computer). Oggi si preferisce parlare di CMT (comunicazione mediata tecnicamente), perché dal computer passa solo una parte della comunicazione telematica.

Con il telefonino non assistiamo a un trionfo dell'oralità, bensì della scrittura e perfino dell'ideogramma, ossia di quello scrivere che non ricopia la voce ma disegna le cose e i pensieri (diffusione emoji).

In Italia, la lingua comune è rimasta circoscritta per secoli nell'uso scritto letterario e ufficiale. L'italiano era usato come lingua scritta, ma a saperlo scrivere era meno di 1/3 della popolazione.

adulta e la percentuale scendeva ultimamente al sud e tra le donne: tutti gli altri si esprimevano in dialetto. Con la progressiva diffusione della capacità di esprimersi in italiano, il suo impatto sul parlato e di riflesso su scritto tende progressivamente a marginalizzare il dialetto fino al testarsi di una situazione dominata dalla centralità dell'italiano dell'uso medio. Oggi si registra una netta inversione di tendenza, le due correnti che ci sono ad oggi dell'italiano scritto e parlato sono la neoepistolarità e la neodialettalità. Il dialetto ha riguadagnato spazio nel parlato informale e l'italiano digitato ha creato le condizioni per l'affermarsi di un italiano scritto informale. L'italiano, secondo i dati del censimento 2011, sarebbe parlato da tutti e non più limitato alla letteratura o all'accademia, ma è diventato nel frattempo la lingua di tutti gli italiani. In base a un'indagine del 2012, ci dice che

Esprimersi soltanto in dialetto è rimasto ormai meno del 2% della popolazione. Questo non vuol dire che i dialetti sono scomparsi, anzi hanno guadagnato terreno affiancandosi o mescolandosi al parlato italiano. Spesso in famiglia si parla sia italiano sia in dialetto. Vediamo una grande apertura negli ultimi anni da parte dei maggiori dizionari che hanno mostrato interesse nei confronti delle parole di provenienza locale. L'italiano risente oggi di una doppia spinta, da un lato quella delle parlate locali che in una comunicazione sempre più improntata all'informalità continuano a trovare spazio alternandosi e mescolandosi alla lingua nazionale. Dall'altro c'è la pressione della lingua inglese. Non c'è da preoccuparsi dell'inglese perché le sue parole restano circoscritte nell'ambito del lessico e non intaccano in alcun modo le strutture sintattiche o grammaticali. Un anglicismo che nell'ultimo decennio ha segnato in modo decisivo il

mondo della comunicazione è storytelling, ovvero l'arte del raccontare le storie non per intrattenere il pubblico ma per influenzarlo, cosa che appartiene al mondo politico e pubblicitario che tentano ad affascinare il pubblico con l'intento di motivare, convincere, creare desideri o favorire l'adesione ai propri valori. Analizzando la lingua dei best seller italiani, essa appare dominata da una serie di stereotipi che rimandano da un lato all'italiano scolastico, dall'altro al linguaggio giornalistico. Con un effetto artificiale, sembra un finto parlato convenzionale che nessuno userebbe parlando davvero. La letterarietà un po' enfatica, tipica da sempre del romanzo di consumo, risulta oggi particolarmente accentuata. La stagione caratterizzata dalla cosiddetta lingua ipermedia, ovvero eccessiva e contaminata, si è ormai definitivamente chiusa. Sempre più spesso, la scrittura dei libri italiani di successo somiglia a quella dei libri stranieri nellaloro versione tradotta. Gli aspetti principali che si possono identificare in questa nuova tendenza sono:
  1. la semplificazione sintattica
  2. la grammaticalizzazione del parlato
  3. la variazione del lessico
  4. l'amplificazione figurale
  1. LA SEMPLIFICAZIONE SINTATTICA: Ovvero quando si preferisce scrivere più frasi concluse con il punto anziché utilizzare connettivi. Ad esempio: "abbraccio forte la mamma. Più le disse parole di conforto. Poi portarono stella." Questa semplificazione porta a una netta preferenza per frasi brevi, spesso senza verbo. Talvolta una parola viene enfaticamente isolata tra due punti fermi: "Mattia. Ecco. Ci pensava spesso. Di nuovo."
  2. LA GRAMMATICALIZZAZIONE DEL PARLATO: La normalizzazione editoriale tende a omologare la lingua dei bestseller secondo quello che è stato definito il neostandard, ovvero la grammatica tradizionale rivista alla luce della cosiddetta grammatica del parlato. Tuttavia, il risultato spesso è un finto parlato che nessuno di

fatto parla, una sorta di stile non stile. Più la sintassi è elementare il parlato del dialogo non va oltre al ricorso a classicissime interiezioni come maho sospensioni no...le poche e isolate infrazioni alla grammatica ca tradizionale vengono esplicitamente segnalato sì ad esempio un a me mi viene scritto incorsivo. L'attenzione sembra essere sempre rivolta a semplificare la lettura quando l'autore fa dell'ironia chiarisce sempre con ok scherzavo.

3-LA VARIAZIONE DEL LESSICO, Presenza di linguaggi settoriali gerghi e forestierismi come cesso per donna brutta chi se ne frega ok uau pippare per sniffare cocaina a cannare per abbandonare beccare per prendere. L'escursione lessicale può includere anche i piani alti del vocabolario ma molto più spesso apre al dialetto come mezzo di coloritura stilistica.

4-L'AMPLIFICAZIONE FIGURALE, In questo quadro di generale abbassamento quasi tutta la letterarietà è presa in carico dai

trasversale, cercando di coinvolgere tutti gli strati della società. Questo cambiamento di linguaggio è stato definito "politichese", un modo di comunicare che utilizza un linguaggio formale, complesso e distante dalla realtà quotidiana delle persone comuni. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a un'evoluzione del linguaggio politico, che si è avvicinato sempre di più al "gentese", cioè al linguaggio comune delle persone. I politici hanno capito che per essere compresi e per coinvolgere emotivamente il pubblico, è necessario utilizzare un linguaggio semplice, diretto e vicino alle esperienze di tutti i giorni. La narrazione è diventata uno strumento fondamentale per i politici, che cercano di creare un legame emotivo con gli elettori attraverso storie personali, aneddoti e metafore. Utilizzando immagini e parole che evocano emozioni, i politici cercano di suscitare sentimenti di fiducia, speranza o paura, al fine di influenzare le scelte degli elettori. Questo passaggio dal politichese al gentese ha portato con sé un cambiamento nella comunicazione politica, che si è fatta più empatica e coinvolgente. I politici cercano di parlare alla pancia degli italiani, cercando di colpire la sfera irrazionale delle emozioni, anziché basarsi solo su argomentazioni razionali. In conclusione, la narrazione come ricerca di coinvolgimento emotivo è diventata un elemento centrale nella comunicazione politica. Il politichese, con il suo linguaggio formale e distante, è stato abbandonato a favore del gentese, un linguaggio più vicino alle persone comuni. Questo cambiamento linguistico riflette anche la crisi dei partiti tradizionali e l'emergere di nuovi soggetti politici che cercano di coinvolgere tutti gli italiani, indipendentemente dal loro background sociale.

medio o meglio all' ipostasi dell'italiano medio. Di qui il passaggio dal vecchio politichese al cosiddetto Gentese, fatto di parole semplici e di concetti elementari fino a sfiorare il luogo comune, con parolacce, espressioni regionali e modi di dire popolari: quel politico parla come deve pensare chi lo ascolta e io parlo come lui, dunque mi piace punto la politica come la pubblicità e la televisione alimenta il narcisismo dei destinatari che preferiscono riflettere sì piuttosto che riflettere. Il paradigma del rispecchiamento finisce così col creare un circolo vizioso che nel migliore dei casi congela l'esistente nel peggiore innesca una corsa al ribasso. A questa progressiva deriva ha contribuito anche lo spostarsi di buona parte del dibattito politico nell'ambito virtuale di internet. Uno strumento decisivo sono diventati negli ultimi anni i messaggi che passano dalla rete, dai blog, dalle pagine Facebook, dai messaggi postati su Twitter.

differenza di quello

Dettagli
A.A. 2020-2021
21 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher RebeccaMichelotti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua italiana e comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Biffi Marco.