Riassunto esame Lingua italiana, prof. Rubano, libro consigliato Scrivere l'italiano. Galateo della comunicazione scritta, Fornasiero, Tamiozzo Goldmann
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CAP. 2 - PER UNA SCRITTURA EFFICACE
1. Progettazione del testo
Nella maggioranza dei casi lo studente si trova disarmato ad affrontare l'esame di maturità. Prima di
tutto, non è abituato a misurarsi con il tempo a disposizione che è di 6 ore, in quanto solitamente stila i
temi in classe in 2, massimo 4 ore. E' quindi indispensabile ripartire subito con attenzione il tempo a
disposizione, da quello che si pensa di impiegare per la lettura e per l'analisi del titolo a quello che si
vuole riservare alla rilettura del tema. Ovviamente, tenendo sempre in considerazione i tre momenti
fondamentali individuati dalla retorica antica (inventio, dispositio ed elocutio), ognuno organizzerà il
suo schema come gli è più congeniale, tuttavia, possiamo individuare un modello di percorso
adattabile a diverse situazioni. Innanzitutto la prova scritta d'italiano prevede due diversi gruppi di
fogli, che corrisponderanno a due ideali tavoli di lavoro: nel primo foglio si costruirà l'impalcatura del
discorso, mentre nel secondo dovremo trascrivere il lavoro finito e ripulito. Nel primo tavolo
rientreranno le operazioni degli appunti e della scaletta, cioè, si preparerà il tema senza paura di
pasticciare e cancellare. E' bene inoltre dedicare il tempo necessario all'analisi del titolo proposto. A
questo punto bisognerà selezionare le parole chiave della traccia e metterle in relazione tra di loro; ciò
ci consentirà di circoscrivere subito l'argomento. A questo punto il candidato incomincia a interrogare
l'argomento. A questo proposito, bisogna ricordare che un discorso scritto attraversa una serie di
passaggi preparatori, per questo non bisogna temere di pasticciare il foglio dove si costruisce il
discorso. Se verranno in mente nuove idee, frammenti di citazioni e spunti ancora confusi, è bene
trascriverli e catalogarli negli appunti. Infatti, è proprio dall'organizzazione di queste prime idee che si
costruisce, eliminando e integrando, lo schema che reggerà poi il discorso completo. Nel corso di una
prova scritta d'italiano non c'è però molto tempo, bisogna quindi imparare a organizzarsi. Per
esempio, già da una rilettura attenta delle prime impressioni annotate possiamo decidere, in base alle
nostre conoscenze, cosa è utile mantenere, cosa è superfluo e cosa invece manca. La seconda fase
da affrontare è quella più delicata, perché riguarda la costruzione e l'impalcatura del tema. In primo
luogo bisogna decidere quale ragionamento privilegiare, cioè se a favore o contro la tesi in questione
e stabilire un percorso logico. In secondo luogo vanno classificati gli esempi, i ragionamenti, le
citazioni e i riferimenti critici che siamo in grado di menzionare. Infine si dovrà esplicitare la tesi scelta,
legando con nessi logici le diverse parti della mappa preliminare. Gli argomenti che non servono
vanno subito eliminati, mentre vanno approfonditi e sviluppati quelli principali. La scaletta di una prova
scritta di italiano è composta quindi sostanzialmente da 4 fasi:
1) stendere una bozza delle parti fondamentali dell'elaborato
2) scrivere la parte centrale, con i nessi logici ben esplicitati, seguendo attentamente lo schema
3) scrivere la conclusione
4) scrivere o completare l'introduzione, che ora può annunciare qualcosa che effettivamente verrà
trattata nel testo
Il vantaggio di scrivere l'introduzione alla fine sta proprio nel poter esporre con sicurezza la strategia
scelta per entrare nell'argomento. A questo punto si dovrà stendere compiutamente il tema e
rileggerlo con calma per correggere eventuali errori o per eliminare eventuali ripetizioni. I modi di
organizzare uno scritto infiniti proprio perché rispondono alle abitudini mentali di ognuno e alle
caratteristiche specifiche degli argomenti trattati; l'attività dello scrivere è in ogni caso fondamentale
proprio perché è intrinsecamente legata all'esercizio del ragionamento, e quindi permette allo studente
di imparare a utilizzare e a mettere in atto gli strumenti logici che gli serviranno poi fuori della scuola. 6
2. L'argomentazione
Il titolo di un tema può sollecitare un insieme confuso di idee e di impressioni che si affollano nella
nostra mente. Generalmente questo succede quando l'argomento che dobbiamo svolgere ci sembra
familiare. Bisogna però evitare di prendere la mano e riempire velocemente il foglio per esibire alla
rinfusa tutto quello che sappiamo. È invece necessario stabilire preliminarmente la tesi che vogliamo
esporre, sulla base delle nostre convinzioni e conoscenze, selezionando quindi gli argomenti più forti,
elencando le prove del discorso che vogliamo sostenere e stabilendo un ordine espositivo. Dobbiamo
cioè organizzare gli argomenti, gli esempi e i riferimenti di vario genere in funzione del discorso che
abbiamo scelto di svolgere, evitando le incongruenze. Una volta che abbiamo ben chiara la linea
logica da seguire, dobbiamo adattare gli argomenti che ci si presentano a una prima riflessione, a
quest'ultima, sceglierli, ordinarli ed eliminare quelli che non servono. Inoltre bisogna anche imparare a
svolgere aspetti contrapposti di una questione, in quanto ciò ci addestra a vedere e riconoscere
diversi punti di vista e a decidere quali tesi sposare o difendere. Poniamo come esempio la questione
dell'aborto o della pena di morte. Se difendo il diritto della donna ad abortire e sono fermamente
contrario alla pena di morte, per quanto assurde possano sembrarmi le ragioni degli avversari, devo
imparare a considerarle con serietà e a farle in un certo modo mie. In questo modo posso garantire un
esame equilibrato della questione, evitando contrapposizioni faziose. A questo proposito, basta
pensare al lavoro degli avvocati per comprendere quanto conti saper argomentare: non basta essere
convinti dell'innocenza o della colpevolezza dell'imputato per vincere una causa, anzi spesso può
accadere di dover sostenere ragioni di difesa o di accusa che contrastano con il proprio punto di vista
personale. Può essere inoltre utile analizzare le polemiche elettorali da cui siamo bombardati
soprattutto in occasione dell'elezione o di un referendum. In questi casi possiamo notare che il registro
utilizzato è generalmente allusivo e l'ascoltatore spesso non è in grado di orientarsi. Gli argomenti che
vengono trattati sono spesso generici, inoltre l'affermazione del punto di vista dell'uomo politico tende
di solito a insediarsi, criminalizzando o colpevolizzando gli avversari. Un cittadino sprovvisto di
strumenti critici e di conoscenze tecniche, diventa in questo modo facile preda di suggestioni basate
solo su elementi marginali come la simpatia o l'antipatia del candidato. Tornando allo scritto,
ovviamente in un saggio o in un tema è preferibile scegliere la linea argomentativa più in linea con il
nostro modo di pensare e vedere. Argomentare, infatti, significa anche convincere il destinatario della
giustezza della nostra tesi. Se noi per primi non ne siamo convinti, rischiamo di cadere in
contraddizioni e di conseguenza sarà più difficile esporre il nostro punto di vista. Lo scritto, inoltre, non
deve partire dal presupposto che chi legge sia già al corrente di tutto. Il fatto che a leggere il nostro
tema sia lo stesso insegnante che ha appena finito di spiegare proprio l'argomento che dobbiamo
trattare non ci esime infatti dal riferire puntualmente tutto ciò che ci viene richiesto. Il campo
dell'argomentazione deve poi essere adeguato al tema che trattiamo. Per esempio se il tema è
letterario, dobbiamo rimanere in quest'ambito e utilizzare un registro espressivo adeguato.
3. Il montaggio
La scaletta rappresenta l'ossatura del discorso, per questo motivo basterà svilupparla in modo
ordinato, seguendo i singoli punti, per costruire il testo definitivo. Durante il passaggio dalla scaletta al
testo, cioè dalla dispositio all'elocutio, è importante la capacità di eseguire un buon montaggio. Infatti,
se manca questa capacità, anche uno scritto linguisticamente corretto e ineccepibile riguardo la
documentazione, può risultare piatto e noiosissimo. Il lettore, deve poter valutare l'importanza delle
informazioni e sapere come disporle cronologicamente rispetto alle altre, in modo da riuscire a seguire
il testo per intero e i ragionamenti presenti. Chi scrive deve quindi esplicitare anche per mezzo di
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formule causali (perchè, di conseguenza, poiché ecc.) il rapporto di causa effetto esistente tra due
fatti; se invece espone un argomento contrastante con la tesi da dimostrare, dovrà utilizzare le formule
concessive (malgrado ciò, tuttavia, benché ecc.); se invece, fra molti argomenti, uno gli sembra più
forte di altri, può segnalarlo con formule come soprattutto, in primo luogo, a maggior ragione ecc. Allo
stesso modo, i rapporti di anteriorità, posteriorità o contemporaneità tra due fatti dovranno essere
indicati al lettore in modo chiaro. Se in un testo facciamo prevalere numericamente le ragioni a nostro
favore e confutiamo puntualmente gli argomenti contrari, potremo sperare in un successo della nostra
crisi. Ben diversa sarebbe invece la situazione se predominassero gli argomenti contrari: in questo
caso, prima di scrivere un testo inadeguato a controbattere gli argomenti dell'avversario, converrebbe
valutare se non sia meglio abbandonare il nostro proposito. Tuttavia, ci sono occasioni come per
esempio l'esame di maturità, in cui dobbiamo scrivere qualcosa in ogni caso. In questi casi, bisogna
concentrarsi sui titoli e stendere appunti per misurare le nostre conoscenze sull'argomento. Una volta
individuate le poche cose che sappiamo, queste andranno organizzate in uno schema e infine
dovranno essere montate in modo da costruire un testo dignitoso e corretto anche se di poche
pretese.
Un'osservazione conclusiva
In molti testi redatti da studenti medi e universitari l'esigenza di legare le frasi successive di uno scritto
assume spesso forme sintatticamente discutibili. In particolare, la concatenazione è effettuata
soprattutto in due modi: ricorrendo con frequenza spropositata a periodi che cominciano con la
congiunzione "E" o più raramente con "Ma", oppure imitando lo stile degli appunti che si prendono
lezione e quindi creare molte frasi nominali seguite da una relativa (per esempio: "Manzoni
concepisce l'idea del romanzo. Romanzo che..."). Queste scritture difettose vanno evitate. Per quanto
riguarda invece le congiunzioni in posizione iniziale, è consigliabile utilizzarle con molta parsimonia,
chiedendosi se questo tipo di avvio sia veramente funzionale al senso che si vuole dare alla frase.
4. Tipologie dell'ambito scolastico-accademico
4.1 Il saggio breve
Il saggio breve è un'opera breve e sintetica in prosa, condotta in modo oggettivo e razionale, su un
argomento scientifico, filosofico, politico, di costume o letterario, affrontato in modo libero, di solito con
uno stile lucido, spigliato e raffinato, con numerosi riferimenti culturali e di forte impronta personale.
Questa definizione andrà ovviamente tenuta presente anche dagli studenti che alla maturità
affronteranno questa tipologia di scritto. Infatti accanto all'analisi del testo, al tema di argomento
storico e al tema di ordine generale è presente anche la tipologia del saggio breve, in alternativa
all'articolo di giornale. Gli studenti che sceglieranno la composizione del saggio breve devono prima di
tutto interpretare e confrontare i documenti proposti e svolgere il lavoro anche sulla base delle proprie
conoscenze e esperienze di studio. Devono inoltre indicare un titolo coerente alla trattazione così
come una ipotetica collocazione editoriale. Infine è raccomandato di non superare le 5 colonne di
metà foglio di protocollo. Per la stesura di un saggio breve, per prima cosa è fondamentale leggere
tutti documenti scelti: bisogna esaminarli con attenzione e con la matita sottolineare i passaggi che
riteniamo di poter collegare tra loro. Possiamo a questo proposito tracciare una scaletta che parte dal
titolo che deve indicare lo scopo principale dell'elaborato. Poi ci sarà l'introduzione, che dovrà
occupare la prima mezza facciata del foglio di protocollo, o poco più, la parte centrale che consiste
nello sviluppo dell'argomento e che dovrà coprire 2 facciate e mezzo o 3 del foglio di protocollo e
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infine la conclusione che occuperà l'ultima mezza facciata del foglio o poco più, e che dovrà tirare le
somme del discorso lasciando spazio anche ai giudizi personali.
4.2 La tesina
Già alle medie inferiori capita di scrivere tesine, di solito per esporre una ricerca personale da
presentare all'integrazione finale. Ma ben più impegnative è la tesina interdisciplinare che si sottopone
alla commissione alla fine della scuola superiore. All'università, invece, la parola tesina può assumere
diversi significati, a seconda che indichi il risultato di un lavoro di approfondimento svolto per un
seminario o come parte integrante di un esame, o invece corrisponda all'elaborato conclusivo del
corso di laurea. Questi elaborati sono accomunati dal fatto che è richiesta la documentazione, ossia il
reperimento di fonti informative, la loro lettura e comprensione e infine la capacità di armonizzare in un
discorso unico le informazioni trovate, riferendo con parole proprie i discorsi altrui. La tesina, quindi, è
un addestramento alla ricerca e al tempo stesso un esercizio che affina le capacità di scrittura e
riformulazione. Inoltre, dal momento che la tesi universitaria contiene citazioni provenienti da diverse
fonti, è bene che sia sempre dichiarato, alla fine, da dove sono state tratte le informazioni. Inoltre
bisogna tener presente che la tesina rappresenta un salto di qualità rispetto alle conoscenze normali,
cioè quelle che lo studente troverebbe semplicemente nel suo libro di testo: in particolare, si parte da
queste conoscenze e si cercano fonti più avanzate; in questo modo si ottiene un incremento di
informazioni e l'argomento comincia a presentarsi con un maggiore spessore problematico. La tesina,
però, deve contenere solo materiale culturale che lo studente è grado di comprendere e assimilare,
tanto da poterlo esporre a voce e poter sostenere una discussione su quanto ha scritto. Va comunque
sottolineato che quando si lavora esclusivamente su libri, articoli e materiali altrui, si fa un
approfondimento sul già noto, ossia un lavoro compilativo e non una ricerca originale. Proseguendo gli
studi e quindi nel caso di una tesi universitaria, si è invece chiamati a superare un approccio
compilativo e ad arricchire le proprie tesine con elementi di originalità, in base alla propria ricerca
personale o a dati sperimentali inediti. In questo modo gli studenti si trasformano in giovani studiosi.
4.3 La recensione
Recensire significa esaminare, analizzare in modo critico un'opera letteraria di recente pubblicazione,
ma anche uno spettacolo teatrale cinematografico, un concerto o una trasmissione televisiva. La
recensione per esempio di un libro, ha come scopo principale guidare il lettore presentandoli tutte le
caratteristiche principali del libro, dunque esponendo l'argomento, soffermandosi sullo stile in cui è
scritto ed esprimendo un giudizio complessivo. Le caratteristiche principali di una recensione devono
quindi essere in primo luogo la chiarezza espositiva e la completezza. Ci sono diversi tipi di
recensioni, a seconda che siano destinate ai quotidiani, a riviste specializzate o a seconda che siano
utilizzate come prova di abilità di sintesi ed argomentazione in contesti scolastici. Una buona
recensione deve iniziare con l'esatta indicazione bibliografica del libro che deve contenere, nell'ordine,
l'autore, il titolo (scritto in corsivo o sottolineato se si scrive a mano), la città, la casa editrice e l'anno di
pubblicazione. Se richiesto, va aggiunto il numero di pagine e il prezzo. Le recensione non deve
essere squilibrata sul giudizio di valore, ma deve in primo luogo informare sull'oggetto di cui tratta.
Quando si scrivono recensioni è bene lasciare fuori il proprio io e non mettere mai al primo posto le
proprie sensazioni di lettura e il proprio giudizio. Questo non significa che non ci dev'essere
un'impronta personale, ma bisogna capire che quest'ultima si manifesta implicitamente nel montaggio
del pezzo, nella scelta delle citazioni, nell'analisi dello stile, nella messa a fuoco di alcune
caratteristiche del libro ecc. Bisogna inoltre evitare di ridurre la recensione a una mera descrizione dei
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contenuti. Per prima cosa bisognerà raccontare come è costruito il libro. Possiamo aggiungere
qualche considerazione generale sull'intreccio, sullo stile e sulle caratteristiche del libro. Inoltre
possiamo considerare la recensione come un riassunto critico in cui devono essere delineati i
principali nodi tematici. A questo proposito, possiamo individuare 5 punti fondamentali:
1) l'ambientazione storica e spaziale
2) i personaggi principali e le loro caratteristiche
3) l'intreccio
4) lo stile dell'autore
5) la chiave di lettura
Questi punti valgono anche nel caso della recensione di un libro di poesia. Una volta individuati i nodi
tematici e il genere del libro, ci si dovrà focalizzare sulla metrica, sul ritmo, sulla forma, sui versi liberi
ecc. Se l'oggetto della recensione è un film, anche in questo caso vanno all'inizio evidenziati tutti gli
elementi fondamentali (titolo del film, regia, sceneggiatura, montaggio, musica, interpreti ecc.), mentre
vanno evitate inutili divagazioni personali. Per quanto riguarda il giudizio di valore, vanno evitate sia le
lodi sperticate che le stroncature nette. Riserve e pareri negativi vanno espressi infatti senza mancare
mai di rispetto per ciò che si esamina, mentre i consensi appassionati devono essere sempre
sostenuti da opportune prove. 10
CAP. 3 - PER UNA SCRITTURA CONSAPEVOLE: IL RIASSUNTO E LE SUE FUNZIONI
1. Riassumere per studiare
La capacità di sintetizzare messaggi è oggi forse la competenza più richiesta. Si tratta infatti di una
abilità che può essere messa a frutto in numerosissime situazioni, dall'insegnante che deve stendere
un verbale dopo una riunione dei docenti, al politico che deve riepilogare brevemente una serie di
interventi fino al medico che deve compilare una cartella clinica. Sono quindi numerose le situazioni in
cui è necessario sintetizzare, condensare all'essenziale e in modo comprensibile i messaggi. Per chi
studia, il riassunto dovrebbe essere una pratica quotidiana. Oggi però tende a prevalere tra gli
studenti l'abitudine di registrare le lezioni. Questo ha l'indubbio vantaggio di poter trasmettere
direttamente la lezione dei professori anche ai compagni non frequentanti, tuttavia ci sono una serie di
controindicazioni. Innanzitutto la trascrizione o il riascoltò comporta più tempo della rilettura e
risistemazione di eventuali appunti, inoltre è illusorio pensare che una registrazione possa ricreare
l'atmosfera didattica che la lezione comporta. Infine, un docente attorniato dai microfoni è di solito
meno sciolto e naturale. Il riassunto stilato dallo studente è una sorta di traduzione simultanea del
messaggio che riceve e decodifica. Gli appunti sono già di per sé un riassunto nella sua prima fase,
anche se il più delle volte non costituiscono un discorso organico. In ogni caso lo studente che prende
appunti deve inizialmente decifrare e comprendere quanto riceve. In questo senso, gli appunti presi a
casaccio e in modo passivo non servono a nulla, anzi distraggono e fuorviano. La risistemazione degli
appunti costituisce già di per sé un atto critico. Attraverso gli appunti, infatti, lo studente impara a
fissare i nuclei fondamentali di una lezione e a ignorare i dettagli poco significativi. Non esiste una
metodologia comune per prendere appunti. In ogni caso, l'unico criterio da seguire per chi prende
appunti è quello della chiarezza e della comprensibilità della tesi di fondo esposta a lezione e della
sua trascrizione abbreviata e al tempo stesso il più completa e chiara possibile. È bene però ricordarsi
che riassumere significa anche attribuire a qualcuno determinati atti linguistici, per questo motivo
bisogna essere attenti e precisi: di conseguenza, eventuali dubbi su nomi stranieri o altro vanno
segnalati in margine con un asterisco e corretti e chiariti a casa. Il riassunto può inoltre essere
utilizzato come un banco di prova molto utile per chi deve stabilire il livello di conoscenza della lingua.
Infatti, chi conosce male la propria lingua difficilmente saprà fare un riassunto, in quanto questo
esercizio presuppone molte abilità che si presume siano già consolidate, come la capacità di utilizzare
correttamente la punteggiatura e le forme verbali, la capacità di applicare correttamente la consecutio
temporum ecc. Molto spesso capita che uno studente, interpellato su che cosa stia leggendo o
studiando, risponda in modo vago, citando solo il tema del libro, ma non il suo titolo o l'autore che non
riesce il più delle volte a ricordare. Egli si propone inoltre di terminare il malloppo quanto prima.
Questo è un tipico caso di lettura intesa come corsa a tappe, il cui unico obiettivo è quello di
immagazzinare l'indispensabile per passare un esame. Si tratta, ovviamente, di un metodo di studio
sbagliato. È invece importante imparare a vedere un libro. In questo senso, prima di leggerlo, è
consigliabile appuntarsi il nome dell'autore, il titolo, l'editore, l'anno di pubblicazione e il numero delle
pagine. È buona norma anche guardare l'indice e trascrivere i punti essenziali. Per quanto riguarda
l'autore, è sempre bene conoscere alcune sue notizie biografiche. Man mano che la lettura prosegue
comincia a delinearsi il tema principale del libro, così come il significato del titolo.
2. Riassumere: la comprensione del testo
Riassumere è tutt'altro che semplice. Ci rendiamo conto di quanto sia importante saper fare buon
riassunto ogni volta che gli appunti sono tutto quel che ci resta in mano di una lezione. Se poi
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dobbiamo basarci proprio su questi appunti per studiare o stendere una relazione, il successo sarà
direttamente proporzionale all'affidabilità, chiarezza e completezza di ciò che abbiamo scritto. La
corretta comprensione del testo di partenza è il presupposto fondamentale di qualunque sintesi. Dal
momento che riassumendo si eliminano prima di tutto gli elementi superflui, le ripetizioni, le
ridondanze, le ambiguità, il discorso diretto, e si sottolinea la linea tematicamente unitaria del testo, il
riassunto deve necessariamente essere caratterizzato da una concentrazione di informazioni, da
un'esposizione ristretta e concisa e da un rigore logico. Quando si ascolta, la mancata comprensione
può essere dovuta a distrazione o ignoranza: nel primo caso, bisogna cercare di trovare subito la
concentrazione e lasciare un vuoto negli appunti che verrà colmato a esposizione finita (non si deve
interpellare il vicino, rischiando di far perdere il filo anche a lui); nel secondo caso, invece, la presenza
nel discorso di un termine o concetto che non si conosce può far perdere il senso di un'intera frase: in
questo caso conviene trascrivere esattamente la parola sconosciuta per poi trovare il significato sul
dizionario. Quando si legge, invece, il fraintendimento è quasi sempre dovuto all'ignoranza: di fronte a
una parola ignota, capita a volte di credere di conoscere un termine familiare. Per esempio il
digramma (l'uso di due segni alfabetici per indicare unico suono) può diventare "digamma" per chi ha
studiato il greco antico o "diagramma". Ancora più insidiosi sono i fraintendimenti dovuti alla scorretta
interpretazione di un elemento testuale letto correttamente, ma non compreso e banalizzato: per
esempio il verso alessandrino, per un ragazzo che non si è documentato abbastanza, si chiama così
perché usato sempre da Alessandro il Macedone. Bisogna inoltre ricordare che più aumenta la
contrazione testuale (cioè più il nuovo testo diventa piccolo rispetto al testo di partenza), maggiore è la
responsabilità di chi riassume, in quanto in misura sempre più pressante gli viene chiesto di
catalogare le informazioni presenti nel testo e di scartare quelle non essenziali. Dal momento che il
riassunto è un tipo di parafrasi sommaria che richiede una comprensione completa del testo di
partenza, e dunque denuncia più di altri i difetti di comprensione, è anche vero che se un testo non si
lascia riassumere, è probabile che sia un testo dispersivo, frammentario senza una linea tematica
unitaria.
3. Riassumere: primo atto interpretativo
Il riassunto è una comunicazione particolare che ha come scopo la riscrittura di un testo di partenza. Il
riassunto può avere diversi destinatari: a questo proposito chi per esempio vuole essere informato su
un film o su un romanzo, può anche decidere di fermarsi alla scheda riassuntiva e non vedere o
leggere direttamente l'opera integrale. Al contrario, può leggere con interesse i riassunti i critici anche
un esperto che conosce benissimo l'opera. Il riassunto richiede quindi una buona competenza
testuale, cioè la capacità di comprendere il testo di partenza, la capacità di manipolarlo, di
parafrasarlo e infine di ridurlo all'essenziale. Infatti, quando dobbiamo riassumere un racconto o un
semplice brano letterario, dobbiamo innanzitutto decidere cosa può essere ignorato e cosa invece va
necessariamente mantenuto. In sostanza, possiamo individuare 3 strategie riassuntive: un riassunto
inteso come scheda referenziale e informativa, un riassunto come micro-recensione e infine un
riassunto come prova virtuosistica. Nel caso di un riassunto referenziale e informativo, anche il lettore
che non ha mai sentito parlare di un'opera, può cominciare a farsene un'idea abbastanza chiara. Negli
altri due modelli, invece, diventa predominante il livello interpretativo: in questo caso l'interesse del
lettore riguarderà prevalentemente l'autore del riassunto, che riscrive un testo sovrapponendogli la
sua personalità. Nel riassunto come micro-recensione, comincia a diminuire la componente
informativa; in ogni caso il destinatario cui si rivolge il riassunto è qualcuno che deve aver letto il
romanzo o che conosca a grandi linee la trama. Infine, il terzo tipo di riassunto si rivolge a un lettore
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ideale che deve in primo luogo essere un ammiratore o un profondo conoscitore dell'autore del
riassunto. In questo caso, il riassunto diventa un semplice pretesto per un esercizio di stile, per questo
motivo non può essere indirizzato a un lettore inesperto. A questo proposito si può notare che quanto
più l'autore di un riassunto si allontana dal livello referenziale, tanto più al lettore si richiedono
competenza e interessi culturali precisi.
4. Riassumere e descrivere: verso l'analisi critica
Si cominciano a produrre testi descrittivi già durante la scuola dell'obbligo, per esempio quando si
richiede la descrizione del compagno di banco. A questo proposito, però, molto spesso finiscono con
l'essere valutati benevolmente anche quelli scritti che non rispettano la richiesta specifica del titolo:
per esempio, molto spesso si parte dalla descrizione corretta del compagno di banco, per poi
procedere su un tipo testuale diverso, narrativo o argomentativo. Per valutare correttamente la buona
tenuta di una descrizione ci sono diversi metodi che nella scuola potrebbero essere utilizzati come
esperimenti divertenti, dal momento che hanno anche una componente ludica: per esempio si può
descrivere un compagno qualsiasi, senza nominarlo e verificare il buon funzionamento del testo se
dalla lettura della descrizione, la classe riesce a scoprire di che ragazzo si tratta. Questo tipo di
esercizio evidenzia, infatti, la natura specifica del testo descrittivo, che consiste nella capacità di
sostituirsi all'immagine attraverso l'esposizione ordinata e completa dei tratti caratteristici di un
oggetto, cioè quelli che lo distinguono da altri simili. Per quanto riguarda invece la possibilità di
descrivere testi e intere opere letterarie in genere, quando studiamo un autore, ci aspettiamo che il
manuale di storia letteraria ci presenti il quadro delle sue opere. In questo caso la descrizione della
struttura del testo si innesta sul riassunto, che riguarda il contenuto narrativo. A un primo livello,
possiamo osservare che un riassunto essenziale non offre al lettore che non conosce il testo di
partenza alcun elemento per contestualizzare o riconoscere l'avvenimento. Se invece aggiungiamo al
riassunto alcune indicazioni descrittive, il lettore può immaginare almeno approssimativamente
l'apparenza esteriore del testo iniziale. Solitamente i manuali storico-letterari presentano la
descrizione dell'opera (e quindi il genere letterario cui appartiene, l'estensione, l'organizzazione delle
parti, l'epoca di composizione) che si accompagna a un nucleo riassuntivo che permette di avere
un'idea approssimativa della storia narrata. Dunque, in sostanza, il compito della descrizione testuale
è quello di individuare e segnalare le caratteristiche del testo. In altri casi, invece, la descrizione mette
in luce gli elementi di coerenza interna di un testo e le ragioni intime della sua costruzione: in questo
caso la descrizione è intesa come analisi critica autonoma. 13
CAP. 4 - PER UNA SCRITTURA CORRETTA
1. Prontuario ortografico
Quando si scrive possono sorgere dubbi ortografici di vario tipo che però si possono sciogliere
facilmente con l'aiuto di un dizionario o di una grammatica. Tuttavia è sempre più frequente che
ragazzi delle superiori e giovani universitari si sentano ancora a disagio nello scrivere a causa delle
proprie incertezze su accenti, apostrofi e altri elementi grammaticali. Inoltre va ricordato che,
nell'ambito degli studi e nella vita professionale, un testo trascurato sul piano ortografico trasmette
spesso un'immagine negativa della persona che lo ha scritto, perché segnala una competenza
linguistica limitata. Tanto per cominciare, il nostro alfabeto è costituito da 21 lettere, ma i suoni che si
possono rappresentare sono molti di più: in tutto almeno 30 fra vocali (7, considerando e ed o aperte e
chiuse), consonanti (21) e semi consonanti (due, cioè la i e la u nei dittonghi), cui vanno aggiunte le
15 consonanti lunghe che si rappresentano graficamente con le doppie. La lingua italiana è quindi un
sistema imperfetto, in cui alcuni grafemi, cioè segni di scrittura, corrispondono a più di un suono,
mentre in altri casi si hanno combinazioni di due o più sistemi per rappresentare una singola
consonante, e in altri ancora uno stesso suono può essere rappresentato da grafemi diversi. I grafemi
che corrispondono a più di un suono possono creare soprattutto problemi di lettura. Per esempio, a
seconda della diversa apertura della vocale, una parola andrà pronunciata in modo diverso. Per fare
qualche esempio: io dètto (pres. di dettare), détto (part.pass. di dire), vènti (plur. di vento) / vénti
(numero); pèsca (il frutto) / pésca (l'atto del pescare); bòtte (plur. di botta) / botte (contenitore per il
vino). La c e la g possono invece essere dure (davanti a a, o, u) oppure dolci (davanti e, i). Per
esempio sono dure nelle parole caro, coro, gara, gonna ecc., mentre sono dolci nelle parole Ciro,
cero, gesso, giro ecc. La s e la z, invece, possono essere sorde o sonore. Sono sorde nelle parole
sole, strada, messa, azione, grazie, pizza ecc., mentre sono sonore nelle parole sbadato, snodo, zero,
azoto, azzurro ecc. Per quanto riguarda le combinazioni di due o più segni che rappresentano una
singola consonante, ciascuna combinazione gl, gn e sc, va trattata in modo diverso:
- gl deve essere sempre seguita dalla i e poi eventualmente da un'altra vocale (figlia, figlie, figlio ecc.).
Ci sono però alcune parole in cui il gruppo gli si pronuncia con la g dura più la l (glicerina, glicine,
glicolico ecc.).
- gn rappresenta il suono della nasale palatale davanti a qualsiasi vocale: sognare, segni, ragno,
ognuno; dunque è sbagliato metterci una i. Nei verbi, però, va mantenuta nella sua integrità la
desinenza -iamo alla prima persona plurale del presente indicativo e congiuntivo, così come la
desinenza -iate alla seconda persona plurale del presente congiuntivo (perciò è giusto scrivere che
noi sogniamo, che voi consegniate ecc).
- sc indica il suono della sibilante palatale se è seguita da una vocale palatale: e oppure i. E' giusto
perciò scrivere sciame, scendo, scivolo, sciocco, mentre sarebbe un errore scrivere sciendo, scielgo,
coscie, agoscie ecc. Ci sono però alcune parole come coscienza, cosciente, in coscienza,
onnisciente, scienza che si scrivono con la i perché derivano tutte dal verbo latino scio. Invece va
scritto senza i conoscenza perchè viene da un verbo latino diverso, cognosco.
Bisogna inoltre tenere presente numerose eccezioni nella pronuncia e nel modo di scrittura di alcune
parole, dovute o all'etimologia del termine, o al bisogno di distinguerlo da un altro quasi uguale. Per
esempio cielo inteso come volta celeste e cieco, inteso come privo della vista, derivano da parole
latine con il dittongo e grazie a questa grafia si distinguono da altre di ugual suono, ovvero celo (inteso
nell'accezione di nascondere) e ceco (abitante della Repubblica ceca). Inoltre hanno la i anche alcuni
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