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FRANCIA SPAGNA
In Francia stava emergendo il ruolo dominante della Grammatica della lingua castigliana di Antonio de
monarchia nazionale. Nebrija (1492)
C’è però un forte divario tra grafia e pronuncia (
si concentrano per superare soprattutto il problema La spagna era uno stato unitario con una ortografia
ortografico). stabile
La grammatica si caricò del contesto politico
Trattato della grammatica francese di Louis Meigret (diventa strumento di potere per conferire il
(1550) dominio della nazione anche dal punto di vista
linguistico).
Prima grammatica di una lingua romanza a essere
STAMPATA.
Entrambe le grammatiche si innestano sulla tradizione latina.
Le grammatiche dell’italiano per stranieri
Erano grammatiche con fine didattico (a differenza delle grammatiche scritte per i dotti italiani)
- Erano rivolte soprattutto a coloro che venivano in Italia per lavoro
- La lingua proposta fu quella di Bembo, ma con riferimenti anche alla lingua viva toscana (era più
adatta alla comunicazione).
Alcune regole
Nonostante Bembo avesse detenuto la supremazia piano piano si tornò a un percorso di riavvicinamento
della tradizione latina.
1. Numero delle coniugazioni
- 4 per Bembo (are, ére, ere, ire)
- 3 per Trissino (are, ere, ire)
- 5 per Giambullari (are, ére, ere, ire, rre da porre)
- 2 Fortunio e Dolce (in base all’indicativo presente egli ama, egli vive)
2. Il congiuntivo
- Quasi tutti distinguono desiderativo/ ottativo e congiuntivo/soggiuntivo
- Quelli che non lo fanno è a causa dell’uso delle perifrasi.
3. Autonomia del condizionale
- Non distinto dal congiuntivo (Acarisio, Del Rosso, Dolce, San Martino)
- Apertura alla possibile distinzione (Tizzone e Giambullari)
- Distinzione (Bembo, Trissino, Corso)
4. Terminazione prima persona indicativo perfetto
- Forma in -a accolta dalla maggior parte dei grammatici perché è più letteraria
- Forma in -o in Bembo, Fortunio, Ruscelli (forma della lingua viva di Firenze e delle tre corone)
- Ammesse entrambe in Del Rosso e GIambullari
5. Lui/lei in funzione di soggetto
- Considerato un uso corretto solo nei casi obliqui fuori dalla norma
6. Distinzione dell’aggettivo
- Nessun grammatico lo vede come una categoria indipendente (è una sottoclasse del nome,
“nome aggettivo”)
- La distinzione se avviene è soprattutto nei grammatici della linea5pp classificatoria.
5. Il Seicento
Venne stampato in questo secolo il vocabolario degli accademici della Crusca
- Stampato nel 1612 a Venezia (non a Firenze per motivi economici l’accademia era una
associazione privata che si autofinanziava.
- Uno dei membri più autorevoli fu Leonardo Salviati
➢ Autore de Avvertimenti della lingua sopra ‘l Decamerone (1584-1586) scritto dopo
Ercolano (1570) del Varchi dove affiancava alla lingua delle tre corone il parlato del popolo
colto di Firenze
➢ Dà ampio spazio agli autori minori che fossero: fiorentini, vissuti nel Trecento, scrivessero in
toscano.
➢ Salviati celebra il ruolo della lingua parlata anche del popolo del 300.
➢ Sostiene il decadimento dello stile fiorentino dei secoli successivi (fondatore del purismo che
tornerà in auge nell’ 800)
➢ Introduce l’articolo determinativo col nome di accompagnanome
- Nel percorso avviato dal Varchi e dal Salviati si arriva alla stampa del vocabolario della Crusca
Il vocabolario della Crusca
Il vocabolario in questione comprende le tre corone e gli autori del trecento minori + integrato con l’uso
moderno fiorentino ( Documentato attraverso gli scrittori antichi 300schiper mostrare così la continuità
con la lingua antica)
- Le fonti erano manoscritti inediti e che si trovavano negli archivi della crusca non era quindi
possibile verificare le fonti (Tasso è escluso dal canone)
2^ edizione: 1623 solo qualche correzione
3^edizione: 1691 più citazioni e voci (da 1 a 3 volumi); include nello spoglio Guicciardini, Castiglione e
Tasso; voci scientifiche da Galileo, Redi e Malgalotti.
4^/5^ edizione:1729- 1738
Contro la Crusca
1. Anticrusca di Paolo Beni (1612)
– opponevo gli scrittori del Cinquecento al canone del Bembo
2. La secchia rapita di Tassoni
- Poema eroico che faceva osservazioni sulle prime edizioni del vocabolario
- Poco chiara la comunicazione col modello del trecento
- Propone il canone della corte di Roma
3. Il torto e il diritto del non si può (1655 )di Daniello Bartoli
- Contro l’autoritarismo dei grammatici che spesso giudicavano una norma scorretta solo perché
fuori dal loro gusto.
Della Lingua toscana di Bonmattei (1643)
Primo volume (7 trattati) si chiamava Delle cagioni della lingua toscana (Venezia, 1623).
L’opera finale è in due volumi (il terzo non fu pubblicato)
- 2° volume: 12 trattati sulle diverse parti del discorso.
➢ Influenza della grammatica inedita di salviati che ne distingueva ben 10.
- Nella premessa sostiene di aver indagato senza accettare a priori la tradizione definisce cosa
sia la lingua e da quali elementi sia costituita.
- Utilizza le categorie di SOSTANZA e ACCIDENTE di Aristotele per spiegare i fatti linguistici
➢ Riprende i Casi della lingua latina (1540) di Giulio Cesare Scaligero.
Vuole rivolgersi a tutti, senza presupporre conoscenze acquisite.
- Sintetizza gli studi fino ad allora per meglio insegnare come funzioni il toscano
- Incoraggio il lettore inesperto a leggere prima il 2° libro perché vera e propria grammatica
pratica.
Fra le categorie individua anche:
- Segnacasi preposizioni che hanno la funzione della desinenza latina.
- Preposizioni vere e proprie che a volte hanno delle forme comuni.
- Ripieni parti non ritenute necessarie per la competenza grammaticale.
Buonmattei oltre che al Salviati guarda anche a Bembo, Varchi, e Castelvetro.
Pregi maggiori della sua opera:
ricerca dell’equilibrio tra autorità dell’antico (uso dei termini latini per la classificazione) e uso moderno della
lingua dà un senso di ragionevolezza.
Altre grammatiche
1. Osservazioni della lingua italiana di Mambelli (1644: secondo libro; 1685: primo libro)
- tratta del verbo affiancato a particelle : ar, pn, av, pp, c, i le voci vengono trattate in ordine
alfabetico.
- È spoglio di documenti antichi
- Presenta una trattazione non omogena della sintassi.
2. Trattato della lingua di Giacomo Pergamini (1613)
- Grammatica completa a impianto tradizionale sulla base delle 3 corone e altre trecenteschi fino
a Passavanti e Villani.
- Lo schematismo rende l’opera molto pratica come il suo ricco indice
- Il ricorso ricco ad esempi a volte è a discapito dell’enunciazione delle regole.
- Include una sua opera precedente (il memoriale della lingua italiana, 1602) e una premessa al
lettore dove dice di aver fatto la grammatica perché quelle precedenti non erano state esaustive.
3. Avvertimenti grammaticali per scrivere in lingua italiana di sforza Pallavicino (1661, Roma)
- Una serie di informazioni (non una grammatica) di consigli senza rimandi alle opere di
riferimento.
4. Della costituzione irregolare della lingua toscana di Benedetto Menzini (1679)
5. Degli autori del ben parlare di Giuseppe degli Aromatari (1643)
- È una raccolta di testi di argomento grammaticale di vari autori (Fortunio, Bembo, Corso, Dolce,
Giambullari, Buonmattei)
Alcune norme
Due linee: 1. Purista e conservativa 2. Ragionevole e aperta
1. Numero delle coniugazioni: 3 (are, ere, ire) per Buonmattei (non accetta altri grammatici)
2. Il congiuntivo: non si stacca dalla tradizione grammaticale
3. Il condizionale: è sinonimo di congiuntivo
4. Prima forma di indicativo imperfetto: accolta solo la -a, la -o citata solo per condannarla
5. Lui/lei come soggetto: non accolti radicalmente
6. Distinzione aggettivo: è una sottocategoria del nome 6.Il Settecento
Attraverso un processo graduale la grammatica diventa da strumento per letterati uno strumento didattico.
Prima metà del secolo
1. Pratica e compendiosa istruzione a principianti, circa l’uso emandato et elegante della lingua italiana
di Benedetto Rocacci (1711)
- non era per i totali inesperti
- diffusa perché approvata dalla Crusca
2. regole per la toscana favella (1721) e Lezioni di lingua toscana (1722) di Girolamo Gigli
- introduzione di espedienti di didattici: esercizi modellati sulle grammatiche latine; specchietti
riassuntivi riguardanti i verbi (con le diverse forme concorrenti dello stesso verbo
- impronta dovuta al fatto che Gigli insegnava Toscana favella allo Studium Senese per gli stranieri
3. della lingua nobile d’Italia di Niccolò Amenta (1723- 1724)
- di stampo bembiano depurato dalle forme più arcaiche e toscane
4. lezioni di lingua toscana di Domenico Maria Manni (1737)
- discussioni specifiche su questioni anche di interesse filologico
- dava molte conoscenze pregresse come scontate
- frequenti discussioni
5. grammatica italiana per uso de’ giovanetti di Jacopo Antonio Nelli (1744)
- pensata per principianti
- 3 parti: 1. Le parti del discorso 2. Regole grammaticali 3. Ortografia
- Introduce gli alunni gradualmente
in generale tutti si avvicinano alla tradizione normativa latina
6. Regole per il seminario di Bologna di Corticelli (1745)
- Non per principianti ma per studenti provenienti da un ceto medio alto
- Prende riferimenti dalla grammatica latina di Manuel Alvarez
- Metodo: esposizione ordinata e facilmente consultabile.
- 1° libro: 8 parti del discorso
2° libro: sintassi svolta! Prima non era stata affrontata in modo approfondito
3° libro: ortografia, pronuncia, punteggiatura
- Identifica la costruzione regolare SVO (opposta alla costruzione irregolare frequente nel
Decamerone)
- Legame col vocabolario della Crusca
➢ 1729-1738: 4^ edizione del Vocabolario della Crusca
➢ Passo indietro rispetto alla terza edizione
➢ È molto forte l’autorità, gli esempi nella grammatica sono quelli delle tre corone e del
vocabolario.
➢ Mostra lo stretto legame tra grammatiche e vocabolario.
- La grammatica del Corticelli fu usata fino al primo decennio del Novecento.
La situazione scolastica
Prima: l’insegnamento era monopolizzato dalla Chiesa
- Insegnanti del clero= gesuiti insegnamento basato sull’apprendimento mnemonico e
nozionistico
- Non era previsto l’insegnamento della lingua materna (era un insegnamento complementare,
subordinato al latino)
Durante: la frammentazione politica non aiutava lo sviluppo di un’unica politica scolastica la moltitudine
di stati comportò notevoli differenze fra stato e stato anche sul versante scolastico.
- L’entrata dei singoli stati nella politica scolastica determina la perdi