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Lingua e Letteratura Latina
- Propedeutica al latino universitario
Cap. 1 - La Storia del Latino
- Sincronia e diacronia
La lingua si può considerare da due punti di vista diversi: diacronico e sincrono. La "diacronia" studia la lingua attraverso il tempo, ossia come una serie di rapporti successivi; la "sincronia" la studia a prescindere dal tempo, ossia come un complesso di rapporti simultanei. (Il primo studio è dinamico, avendo come oggetto le fasi della lingua, il secondo è statico, considerando lo stato di lingua).
Le due dimensioni soddisfano due esigenze diverse; storicità per la prima e sistematicità per la seconda.
Padre della linguistica strutturale fu Ferdinand de Saussure, che pose in antitesi sincronia e diacronia. I contrapponevano all'evoluzione della lingua e a favore dello studio sincronico (va in contrasto alla linguistica comparata ottocentesca e alla grammatica storica, ricerche in cui ci si era resi conto delle mutazioni consonantiche, come il caso latino del centum>cento, residuo di morte dell'antico).
L'avvento delle equazioni linguistiche fu garantita dalle "leggi fonetiche": come la trasformazione della vocale "o" tonica latina in sillaba aperta nel gruppo "uo" italiano). Nel Vitetto Settentrionale, la grammatica storica ha perso terreno di fronte alla linguistica descrittiva e oggi il compito dello linguistica sembra quello di ordinazione le due dimensioni.
- Indoeuropeo
Dagli studi condotti dalla linguistica comparata si descute che non solo latino e greco, ma anche molte altre lingue europee e asiatiche risalgono a un'unica lingua madre, l'indoeuropeo. Questa lingua è oggi concepita come un insieme.
Oi varietà dialettali parlate da tribù o struttura patriarcale in una zona a semicerchio
nale del continente euroasiatico, tra il VI e il III millennio a.C., in seguito a successi-
ve migrazioni, questi dialetti si sparsero e si differenziarono su un territorio compreso
tra India ed Europa, differenziandosi ulteriormente in una serie di molte lingue.
Le fasi del latino
Il latino è una lingua indoeuropea: pare avesse punti di contatto con la lingua dei siculi
ma in epoca storica era parlato solo a Roma; subì un moderato influsso dagli etruschi,
soprattutto durante co domjnazione dei Tarquinii, e uno maggiore e ininterrotto dai
greci, mediante i tre canali principali (commercio, tecnica e cultura); infatti
mentre seguì l'espansione di Roma prima in Italia, poi nella parte nord-occidentale
dell'impero, non riuscì a fare breccia nell'Oriente Ellenizzato (pochi furono i latini
stivi nel bizantinio, ad esempio).
Nella storia del latino si distinguono: latino preletterario (attestato da iscrizioni
e da frammenti), latino arcaico (dal Lido Andronico all'età di Silla, lo clipil
importante documentazione si ha nella Pallità e nella prosa di Catone); latino
classico ("età di Cesare e Cicerone"), latino augusteo ("età di Augusto", repre
senta inella prosa ollivio), latino imperiale (caratterizzato dal progressivo
commierso ou picda e poesia e dal dilicerico di scritto e parlato); latino
cristriano ("latino dell'età imperiale usato da autori cristiani"); e il tardo
latino (commerco, latino cassiano fino alla morte di Boezio)
Gli strati del latino
Le differenze all'interno del latino non sono solo diaqroniche, ma anche sincrake
niche: esso è infatti costituito da diversi strati o livelli stilistici (o lingua
letteraria, fortemente stilizzata; la lingua tecnica delle ver œ attività; la lingua
d'uso della conversazione e corrispondenza; il latino volgare dell'imdom o
Poteva preludee solo sincope (co. "téguren/téctmen/técmen").
- U semivocalico (V)
Mentre noi distinguiamo tra "U/U" e "V/v", i latini usavano il solo segno "V" per la vocale, e con lo sviluppo del linguoso, il segno "U" (es. VIVO/VIVVS
- Usero solo con gli Itanisti, quest’ultimi non usavano il segno della “V”
- Quasi certamente non ne usavano nemmeno il suono, probabilmente si distrincevano tra la "U" vocale e la "U" sembra deviandante, come in italiano "uovo/**ano**"). Qualche difficoltà può presentare
- L'opzione del gruppo “Ui” (es. “Serius” = “Servus”): la pronuncia classica era col primo elemento settisvanco
- L’aspirazione
la tendenza a eliminare l’aspirazione risale già al latino, ma fu contrastata la lingua colta ed alla scuola.
I. Aspirazione vocalico iniziale (Homo, Habeo, etc.) si conservio nel latino urbano, nel latino rustico si perse per tempo: capita caso che chi volesse farlo finto aspirasse a speroficio ((O): un accento chi, risultando neve, consonante duppi nei suo dialetto, ne avvenisse (se anche dove non sono in italiano) ne risultò una serie di coppioni, grafico in parole della lingua Hanchoia bagno, Eodera Houstra.)
II. Aspirazione vocalico interna (mih, nihil, etc.) era sinonimo in epoca preeterrenra (y: ph rielieto a dueptio / nel nostro confused) per razioni etimologiche: o anrara per separate le silabe.
III. L’aspirazione consonantica (ch, ph, th) originariamente esterna al latino, fu introdotta per rendere con più fidelità le aspirate greche.
Fonema e Sillaba
La sillaba è l'elemento di base della lingua. Sopra la sillaba si fonda la "prosodia", la parte della fonetica che studia i fattori costitutivi della catena parlata. Le sillabe si compongono di uno o più fonemi, i quali diventano elementi che, nella suddetta, assumono la loro funzione distintiva (il più importante tipo di fonema che possiamo identificare è la "vocale").
La "nuclei" è il fonema di base, senza il quale la sillaba non può costruirsi. Le "consonanti" fonetiche attorniando le vocali, in base alla posizione che occupano nella sillaba, si distinguono in "consonante di inizio" e "chiusura", ciò consente di dividere quattro tipi sillabici: V ("A-MO"), CV ("A-MO"), VC ("AL-TO"), CVC ("CAN-TO").
La sillaba è dunque un segmento della catena parlata, costituito da una vocale che può combinarsi con una o più consonanti.
Durata e quantità
La quantità è una durata, una dimensione temporale del suono, il quale si prolunga più o meno nel suo tempo di emissione (consentendoci di attribuire una possibilità di durata ai soli fonemi vocalici, anche se sarebbe corretto attribuirla anche a quelli consonantici). Tutti i fonemi hanno una durata, non tutti una quantità: la prima è un fatto oggettivo.
Esiste cioè anche quando l'orecchio non la percepisce; la seconda è fatto uditivo e, in quanto tale, relativa nell'economia fonologica di una lingua.
Settentrica
Il latino registra altre osizioni dovute a processi fonetici. Parole originariamente parossitone subirono la scomparsa dell'ultima sillaba e la penultima originata ultima conservava il suo accento (es. "ilic", "istuc", "posthac", "adduc" per apocope di "-e" nella enclitica "-ce": "adduc" per apocope della "-e" nei composti dell'imperativo di "dico" e "duco").
1) Il tipo "NOVICRES" / "NOLICRES"
Nei versi si potranno trovare entrambe le versioni, ma non si deve perdersi di vista la quantità "naturale" vocalica (l'oscilazione dell'accento non è possibile in parole cute - "salubris" o "delubrum", in cui la quantità della penultima è fissata come lunga).
2) Il tipo "ABIETE" / "ABIETE"
Le parole "proceleusmatiche" (che offrono lo schema prosodico: UUUU) non potrebbero, come tali, entrare nell'esametro, eppure si trovano. Viste, ad esempio, in Vircilio il poeta sfrutta la "i" come consonante.
Così il passaggio da "i" vocale a "i" consonnante provoca la riduzione di uno sillaba e la trasposizione delle sillabe procedenti da aperta e breve a chiusa e lunga (es. "a-bi-e-te" ➔ "ab-ie-te").
- Per una corretta accentazione
In particolare:
- Il trattamento afonico della vocale interna garantisce la quantità breve (es. "concido" da "cado").
- Una vocale uscita da un dittongo è sempre lunga (es. "concido" da "caedo").
- Una sillaba aperta seguita da vocale è generalmente breve.