Anteprima
Vedrai una selezione di 12 pagine su 55
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 1 Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 2
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 6
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 11
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 16
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 21
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 26
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 31
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 36
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 41
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 46
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Lingua e letteratura latina i, Prof. Landolfi Luciano, libro consigliato Propedeutica al latino universitario, Alfonso Traina, Giorgio Bernardi Parini Pag. 51
1 su 55
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il genitivo plurale in -vm dei temi in -o/e

Dal confronto con il greco la forma in -um (derivata da -ōm) è quella originaria e quella in -rosārum).orum (derivata da -ōsom) è analogica del genitivo plurale dei temi in -ā (lupōrum comeNon si parli quindi di genitivo sincopato (la sincope non affetta le vocali lunghe), ripetendo unerrore che risale almeno a Cicerone. Sul piano sincronico si ripropone l’antitesi stilistica fra i genitivi22in -um conservati in iuncturae formulari e tecniche, del tutto inespressive (come liberumquaerendum causa, “per aver figli”, formula matrimoniale; numerali, nomi di misura come nummum,sestertium etc.) e quelli usati come arcaismi poetici, attestati a partire da Virgilio; ad esempio equomè l’arcaismo morfologico che vuol essere almeno in parte l’equivalente stilistico deldomitorcomposto epico greco ippodamos. Cicerone, anomalista equilibrato, segue l’uso o

consuetudo, respingendo le forme in -um che siano puri arcaismi (come gli enniani meum factum e armum) matecniche o formulari. L'arpinate usa di norma deorum, accettando quelle consacrate in iunctura etranne che nella formula interiettiva pro deum fidem, dove la netta prevalenza è per deum. Cesare usa solo deorum. Nella poesia contemporanea e posteriore sono entrambi presenti, ma è significativo che nei poeti esametrici deorum è sempre, con una sola accezione, in clausola. 3. IL VOCATIVO DI DEUS Sino all'età di Augusto non si incontra nessuna forma che valga come vocativo di deus: a partire da Orazio compare, ma raramente e in poesia, diue, propriamente vocativo di diuos. In Seneca e nei Priapea, epigrammi di età imperiale, troviamo deus, cioè il nominativo usato come vocativo: isolato nei pagani, è frequentissimo nei cristiani. Di dee si conoscono in tutto due attestazioni letterarie, la cui interpretazione classica è

quella di Wackrnagel: la mancanza del vocativo di deus, come quellodi θεός, si spiegherebbe col fatto che gli antichi, in quanto politeisti, si rivolgevano alla singola divinità col solo teonimo, mentre usavano normalmente il vocativo plurale. Sarà il monoteismo cristiano ad avere bisogno del vocativo singolare di deus. Questa spiegazione è insufficiente. Non tiene abbastanza conto dei vocativi sinonimici daimon e diue e soprattutto del frequentissimo θεά/dea, vocativo femminile. Meglio, con lo Swennung, pensare a fenomeni fonetici. Non a caso sia θεός in greco che in latino i nomi a struttura fonetica identica a /deus cioè reus e meus mancano anch'essi di vocativo. Dee, ree e mee si sarebbero facilmente contratti divenendo rispettivamente dē, rē, mē.

4. I PLURALI ETEROGENEI DEI TEMI IN O/E

Il caso classico è il doppio plurale loci/loca, il primo anche in

senso figurato (luoghi di un libro, cometòpoi), il secondo solo in senso proprio. Ma l’opposizione originaria tra il plurale in -i e quello in -ăera diversa: si trattava del primo caso di un plurale singolativo (distingue), nel secondo di unocollettivo (ammassa). In effetti il suffisso -a del neutro plurale era un antico suffisso collettivoindoeuropeo, il che spiega come in greco il neutro plurale potesse accordarsi col verbo al singolare(come ad esempio in πάντα ρέι=tutto scorre). In latino l’opposizione è più ridotta: sopravvivemorfologicamente nei doppioni; ad esempio colli/colla, loci/loca. Semanticamente, l’opposizione èviva in qualche passo del latino arcaico, ma altrove i due plurali sono interscambiabili, o la scelta èdovuta a motivi eufonici o metrici (come in Ennio). Classicamente, la differenza tra loca e loci èormai, solo quella secondaria tra senso proprio e senso figurato, ma

quest'ultimo si è innestato sul che ha esteso l'antitesi fra i due tipi singolativo, non sul collettivo. Lo stesso è avvenuto in italiano, di plurale: ad esempio frutti/frutta, membri/membra, ossi/ossa; il senso figurato, dove c'è, scaturisce dal singolativo (i membri di un'accademia). Spesso il collettivo è rimasto in frasi fatte. 5. VIS, SVS, BOS Vīs, ίσ, come il suo corrispondente etimologico è difettivo, per quanto tutti i grammatici latini, da Varrone, ne diano il paradigma completo. In realtà il genitivo si legge in Tacito e nei tardi testimoni giuridici. Se però un maestro di concinnitas come Cicerone allinea de ui a maiestatis significa che in nella lingua (anche giuridica) del suo tempo il genitivo di uis non era disponibile. Il dativo sembra apparire in un passo malconcio del bellum Africum e poi torna nelle iscrizioni. Il suppletivismo uis roboris, così diffuso nella nostra tradizione scolastica.si deve a Luigi Ceci. Fu un'infelice innovazione: uis e robor indicano due concetti che si toccano ma non si ricoprono. Vis è la forza in movimento, bene e male, secondo i casi "violenza", di genere animato, e quindi suscettibile di agire in "efficacia", "influsso" etc. il suo corrispondente greco semantico è dynamis. Robur invece è il legno della rovere, e metaforicamente la forza statica che sostiene e resiste. Solo il plurale uires, collettivo e concreto, è interscambiabile con robur. Come grūs (cfr. il greco υς, cinghiale), ha una doppia forma del dativo-ablativo. Sus è un tema in -ū, sūbus/suibus: plurale la prima etimologica, la seconda analogica degli altri sostantivi della terza. Bōs è un tema in ou, il dittongo originario si trova in bous (greco). La forma fonetica del genitivo (con u semiconsonante), al dativo-ablativo plurale è boum, da un originario bou-ŏm plurale *bou-bus può.

aver subìto l’influsso di bōs.dava bubus; bobus Bouibus non è attestato.

6. PARISILLABI E IMPARISILLABI

Il cosiddetto genitivo in -ium è quello dei temi in -i (puppium) e il genitivo in -um è quello dei temiin consonante (reg-um): la desinenza è in entrambi la medesima: -om>um. La vecchia regola deiparisillabi e imparisillabi è puramente empirica, e si fonda sul fatto che i temi in -i hanno lo stessonumero di sillabe nel nominativo e nel genitivo singolare (puppis, puppis), mentre i temi inconsonante, col nominativo sigmatico o asigmatico, hanno una sillaba in più nel genitivo (regs>rex;regis). Tuttavia, altri temi in i sono diventati imparisillabi in seguito alla apocope o alla sincope dellavocale tematica al nominativo singolare. Essi sono:

e (animăl, animālis);

1. I neutri in -āli -āri e (nostrā-t-ĭs>nostrāts>nostrāss>nostràs, nostrātis)

2. Gli aggettivi (e aggettivi sostantivati) in -ās -īs

Alcuni monosillabi,

come part(ĭ)s>parts> parss>pars, partis (gen. plur partium) e urb(ĭ)s>urbs,3. urbis (gen. plur urbium); per analogia molti altri monosillabi, originariamente in consonante,hanno assunto il genitivo in -ium, come dens, dentis.Queste tre categorie di nomi si chiamano temi misti.D’altra parte alcuni temi in consonante si presentano come parisillabi. Sono principalmente di duetipi: pater, mater, frater, temi in r che in indoeuropeo avevano l’alternanza ē/ĕ/zero. Il latino,1. secondo le leggi della sua fonetica, ha abbreviato la vocale al nominativo (patĕr) e neglialtri casi ha generalizzato il grado zero (patr-is, patr-um).2. iuuenis, senex, canis, panis, mensis, antichi imparisillabi che la lingua ha reso parisillabiaggiungendo il suffisso -i al nominativo, o ricavando i casi obliqui da un tema diverso(senec-s >senex, senectus).7. LA FLESSIONE VERBALEPremesso che la desinenza dell’infinito è -se>-re (per rotacismo) e che la seconda personasingolaredell'imperativo presente è uguale al puro tema, i verbi latini possono raggrupparsi all'ingrosso in duemon-ē-se>monēre; 2) es-secategorie: 1) am-ā-se>amāre; (tema es), uel-se>uelle (tema uel). La differenza tra i due gruppi è che nel primo si ha una vocale di collegamento fra la radice e la radice. Dalla presenza o assenza di questa vocale tematica i verbi del primo gruppo prendono il nome di verbi tematici, quelli del secondo gruppo verbi atematici. La prassi scolastica, risalente alla tarda latinità, distribuisce i verbi tematici in quattro coniugazioni, distinte dalla vocale predesinenziale: -24āre, ēre, ĕre, īre. In realtà, come per la flessione nominale, sarebbe più corretto parlare di temi in -ā, etc.-ē, ma neppure così si ha una classificazione soddisfacente. Innanzitutto, essa è valida.solo per l'infectum, cioè per i tempi derivati dal presente, poi non tiene conto dei verbi in -io della III coniugazione, Si tratta di temi in cui quest'ultima, la cui vocale tematica è venuta parzialmente a coincidere con quella dei temi in -ī, si è abbreviata (audīo>audĭo), o con quella dei temi in -ĕ dove la ĭ si è aperta: per apofonia davanti a -ĕ (capĭse>capĕre) o in finale (capĭ>capĕ). Ma la ĭ capĭsr originaria si è conservata per es. in audīs, capĭmus capĭtis audīmus audītis, capĭte audīte. Si devono quindi riconoscere non quattro, ma cinque temi, raggruppabili in due categorie: temi in vocale lunga (-ā, -ē, -ī) e temi in vocale breve (-ĕ, -ĭ). I primi hanno, in generale, perfetto e supino prevedibili, gli altri hanno perfetto e supino variabili. Fuori di questo raggruppamento resta il verbo dăre, la cui ă nonè vocale tematica ma radicale erimane sempre breve (tranne in dās e nell’imperativo dā, per analogia). I principali tipi di verbi derivati I. FREQUENTATIVI Chiamati anche iterativi e intensivi. Morfologicamente sono i verbi in -ā derivati dal tema del dictus dictāre, pulsus pulsāre, quassus quassāre participio perfetto o del supino: da da da etc. Daiĭto (come rogo/rogĭto, ago, agĭto, nosco/noscĭto ecc.) questo suffisso verbi in si è esteso ai temi del ā presente, soprattutto nella I coniugazione, onde evitare la successione di due e fu utilizzato anche per creare una serie di frequentativi di secondo grado. In qualche caso il grado intermedio manca o è attestato solo nei composti. Semanticamente i frequentativi in quanto derivati dal participio perfetto che indica stato, sono “sto a guardare”, “mi tengo sempre in un luogo, abito”. originariamente durativi: specto habito Affiché questo valore sia evidente, occorre che sussis
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
55 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gemmagen di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e letteratura latina i e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Landolfi Luciano.