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GIORNALISMO
Questioni preliminari
La lingua dei giornali, la lingua nei giornali
Il giornale ha una varietà di lingua, stili e generi testuali, sottolineata dalla composizione
grafica che guida e orienta l’occhio imponendo una gerarchia Imponendo una gerarchia nella
pagina e nei contenuti: scrittura, grafica, immagini offrono al lettore simultaneamente,
instaurando una fitta rete di relazioni e di rimandi definita interdiscorsività.
Nelle pagine dei giornali trovano piena cittadinanza le diverse varietà della lingua nazionale,
dall’italiano parlato familiare italiano più vicino alla tradizione scritta. Ora anche un lessico
di provenienza varia. La scrittura giornalistica tende ad avvicinarsi al parlato, subendone la
pressione nelle strutture sintattiche testuali. Il lessico giornalistico si serve dei termini
specialistici, espressioni colloquiali, stereotipi usi creativi. Per questa eterogeneità e per
questo mimetismo alcuni studiosi come Beccaria sollevano il dubbio che si possa parlare di
linguaggio giornalistico, inteso come uso speciale della lingua; negli stessi anni viene coniata
l’espressione giornalese ad indicare in negativo una scrittura che, oscillando fra enfasi e
gergo giornalistico, viene meno ai suoi doveri di chiarezza e di informazione. Questa è anche
una conseguenza dell’ambiguo rapporto della stampa italiana con il potere politico.
Per gli storici della lingua a partire da Bruno Migliorini non ci sono dubbi sull’importanza
della lingua documentata dei giornali perché il quotidiano è uno dei principali luoghi di
scambio tra lingua parlata lingua scritta in cui convivono tutte le varietà della lingua scritta,
letteraria, burocratica, tecnica. La lingua dei giornali è un prezioso documento che racconta i
modi attraverso i quali storicamente una lingua scritta si adegua alla necessità di un
confronto con una realtà sempre nuova e si ristruttura in funzione di una leggibilità che mira
ad estendere la cerchia dei lettori.
La lingua dei quotidiani ha una sua propria specificità?
Secondo Dardano la scrittura giornalistica ha un suo carattere specifico nell’essere
fortemente determinata dalle contingenze materiali in cui nasce, quindi la lingua non può
essere una sfera isolata rispetto alle sue forme e ai suoi contenuti. NB: La scrittura
giornalistica quindi è profondamente influenzata dalle contingenze e dal mezzo o meglio il
mezzo determina la scrittura.
Momenti in cui questo legame trova un’evidenza particolare sono l’introduzione del
telegrafo prima e del telefono poi: la nuova modalità di trasmissione delle notizie costrinse a
semplificare la sintassi, a cercare uno stile semplice e lineare. I nuovi mezzi di trasmissione è
legata anche la regola delle cinque W, cioè i lead della notizia: sono la regola base dello
scrivere giornalistico, spesso però accantonate in conseguenza dell’evoluzione grafica e della
titolazione moderna in cui titolo, occhiello e sottotitolo svolgono la funzione di lead
rendendo la ripresa delle 5 W una ripetizione inutile.
Il ruolo di informazione quotidiana svolto dalla stampa e l’organizzazione interna del
giornale determinano due caratteristiche proprie della scrittura giornalistica, cioè i processi
di riformulazione e di divulgazione. Le pagine del quotidiano sono il prodotto di una
redazione che rielabora in funzione del lettore contenuti di provenienza diversa,
ristrutturandoli da un punto di vista testuale e sintattico. In questa fase si inserisce la
dimensione ideologica o l’orientamento editoriale di fondo che conferisce un senso
ulteriore.
La selezione delle notizie da parte delle agenzie e la loro riformulazione in vista della
pubblicazione su un giornale destinato a lettori con determinate attese e aspettative è affidata
al lavoro collettivo della redazione. La necessità di rielaborazione è evidente nel caso di
argomenti di carattere specialistico affinché il testo possa essere leggibile per un pubblico
anche colto l’esperto ma pur sempre non specialista. La densità di un testo specialistico
implica una lettura diversa dalla fruizione del quotidiano che rielabora i contenuti
adeguandoli alla comunicazione giornalistica e contribuisce a immettere nell’uso un lessico
specialistico di provenienza diversa.
Il contesto unitario del quotidiano è la cornice di riferimente in cui si iscrive la scrittura
giornalistica nelle sue diverse funzioni; è proprio tale contesto unitario che dà alla lingua dei
giornali un senso supplementare:
- Eco parla di “falso mito dell’obiettività”: ogni giornale si trascina un bagaglio
ideologico sottinteso che fa da codice a ogni frase e dunque la notizia cambia di
significato a seconda dei sistemi di attese del pubblico che la riceve. (es anni Settanta
termine capellone, in senso negativo)
- Dardano parla di “ideologia del quotidiano” la quale si riflette non solo nella scelta
di notizie, ma anche nel modo di comporre titoli e pagina, l’insieme del giornale
insomma.
A questo si aggiunge il legame della scrittura giornalistica con il tempo, le contingenze
particolari e irripetibili che l’hanno fatta nascere in quella particolare forma e con quei
particolari contenuti.
Il destino della scrittura giornalistica, anche nei suoi esiti più alti, è inevitabilmente quello di
perdere splendore nel tempo, in quanto inattuale. Questo tratto effimero ne costituisce una
sua caratteristica primaria.
Nuclei del giornale: Pur essendo il quotidiano un insieme unitario, i processi di
riformulazione e di divulgazione incidono maggiormente in alcune zone del giornale, cioè
cronaca cittadina e politica (negli ultimi anni anche l’info economica). Determinati da prassi
e tecnica di selezione e riformulazione dei contenuti omogenea.
Zone periferiche: più permeabili a accogliere nella scrittura usi innovativi e modi
colloquiali. Questo anche per l’esigenza di ridefinire il ruolo del giornale di fronte ai nuovi
media, offrendosi sempre più come spazio di riflessione e commento, cercando al contempo
una comunicazione più vicina all’intrattenimento e di vivacità tipica dei nuovi media.
Stampa e nuovi media: Tutti i quotidiani si servono della fotografia in prima pagina per
richiamare l’attenzione alla notizia, alla quale aggiungono articoli di commento o di
approfondimento affidati a esperti o editorialisti; o a inchieste giornalistiche.
Il titolo può rinviare sinteticamente all’evento e aggiungere un commento, oppure
sottolineare il riferimento a un fatto noto, attraverso l’opzione dell’articolo determinativo e
aggiungendo un giudizio (Pompei, il crollo della vergogna).
→ Comunque la carta stampata deve presentare una notizia già “bruciata” dagli altri mezzi di
informazioni e adeguare la strutturazione dei suoi contenuti a una realtà che la penalizza sul
piano della rapidità e della accessibilità delle info. Per questo il giornale si riassesta:
caratteri del settimanale
- tecniche di comunicazione più disinvolte
- testi misti e ibridi
-
Prospettive e metodi di indagine
L’evoluzione del mezzo si riflette sulla scrittura al punto da suggerire modalità di analisi
diverse, fermo restando il valore della stampa dal punto di vista storico-linguistico, che rende
il confronto tra lingua dei giornali e lingua nazionale lo sfondo imprescindibile in cui
collocare la prosa giornalistica. Definito questo asse di riferimento per seguire l’evoluzione
della scrittura giornalistica nel corso della sua lunga storia→ prospettive di studio diverse.
Di riformulazione e divulgazione si può parlare solo per il moderno giornalismo, quando il
quotidiano assume un’organizzazione aziendale con solito potere economico che garantisce
investimenti, stabilità e continuità, tirature elevate e una distribuzione nazionale, In Italia a
fine XIX secolo: “Corriere della sera” ; “La stampa”; Il resto del Carlino”; “Il secolo XIX”;
e le agenzie internazionali come l’Agenzia stefani. Da questo momento è lecito parlare di
scrittura giornalistica in senso moderno, come il prodotto di una redazione che rielabora note
di agenzia per un giornale in cui la veste grafica, i titoli, e poi le immagini cominciano ad
avere un peso sempre maggiore. Da questo momento è possibile seguire la progressiva
formazione di una scrittura giornalistica fatta di schermi sintattici e di lessico ripetuti, dei
moduli narrativi riproposti per inerzia e identificati come tali anche dai lettori.
Di qui la scelta di alcuni studiosi di far partire l’analisi della scrittura giornalistica dalla
fine del XIX secolo o dagli inizi del ‘900: difficile paragonare la scrittura nata
nell’articolato ambiente delle redazioni del giornale moderno alla prosa dei giornali
dell’epoca precedente, spesso affidati alle cure di un solo estensore e limitati nella
distribuzione; o ai giornali prefettizi ottocenteschi, espressione dell’autorità locale.
La cronaca affiora anche nella realtà pulviscolare del giornalismo preunitario, ma si tratta di
una cronaca episodica ed effimera. Dal punto di vista storico linguistico sono esperienze
significative che documentano il progressivo affrancamento della lingua scritta da modelli
prevalentemente letteraria alla ricerca di una prosa duttile e più snella nelle strutture capaci
di confrontarsi con problemi di esperienze nuove.
Esempio: i fogli letterari settecenteschi svolgono un ruolo di mediazione rispetto alla cultura
internazionale che trova preciso riscontro nel prestito linguistico nelle sue diverse forme;
nelle loro pagine è possibile documentare la formazione di un lessico necessario per
discutere, alla pari con le altre lingue europee, di economia organizzazione e
amministrazione dello Stato, di filosofia.
Anche oggi i giornali attestano spesso un lessico nuovo che tuttavia nasce altrove trova altre
vie di diffusione (es: tronista, non luogo, liquido).
Diverso in ogni caso il ruolo del giornale:
in epoca premoderna i giornali culturali e politici sono i luoghi della mediazione
- diretta con le altre lingue e la cultura che essi esprimono;
in epoca contemporanea più esposti al contatto con onde e correnti di pensiero
- sembrano essere altri media o altre fonti mentre alle pagine del giornale sembra
affidato il compito di divulgare di dare nuovo corso ha un lessico codificato altrove.
L’indagine sulla scrittura giornalistica non può che essere parziale, data al complessità e la
disomogeneità delle forme e degli sviluppi.
Se si considera la fine del XIX secolo come la data di nascita del giornalismo moderno in
Italia sembra produttivo sondare il giornalismo premoderna in senso lato, privilegiando il
rapporto con la l