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4. LA CERNIERA FRA TESTO E CONTESTO: LA DEISSI

Deissi

Con la deissi si verifica un rinvio dal testo alla realtà extralinguistica (punto di attacco non nel testo,

ma nella situazione reale).

Esistono espressioni intrinsecamente deittiche, la cui interpretazione è legata alla conoscenza del

contesto comunicativo  ø Vi illustrerò ora i dati del grafico che ø vedere qui in basso

1 2 2

In questa frase i riferimenti personali al parlante e agli ascoltatori, quelli spaziali (qui) e quelli

temporali (ora) hanno un significato in sé fluttuante fino al momento in cui avviene un ancoraggio

al contesto. Solo allora il destinatario capisce chi dice io, a chi si rivolge e decodifica

contestualmente il qui e ora.

Su questa proprietà si basa l’effetto di quei cartelli che capita di leggere nei bar o in altri negozi

“Oggi non si fa credito a nessuno” in cui l’avverbio deittico oggi equivale a sempre.

Io, qui, ora sono i tre parametri fondamentali del riferimento deittico e costituiscono il campo

indicale, cioè definiscono le coordinate spazio-temporali del campo in cui si realizza la

comunicazione. Ogni campo indicale si definisce ulteriormente attraverso l’origo cioè il punto di

osservazione del parlante. Con l’origo si definisce il qui e ora, cosa è vicino e cosa è lontano nello

spazio e nel tempo.

Nella conversazione il campo indicale rimane costante, ma l’origo muta col mutare del

 parlante e di conseguenza si intrecciano tanti campi indicali parzialmente coincidenti, ma

diversamente orientati, quanti sono coloro che prendono parte alla conversazione.

Se il contesto è inglobato nel co-testo per mezzo di opportune precisazioni, il rinvio deittico può

diventare co-testuale. (Alle cinque il prof di Lettere in aula 5 disse agli allievi: “ Vi illustrerò ora i

dati del grafico che vedere nello schermo alle mie spalle, in basso a destra”) l’enunciato è de-

contestualizzato, cioè reso autonomo per quanto riguarda l’interpretazione.

Nelle frasi

Per andare in ufficio devi girare a sinistra dopo il semaforo;

Tornerò a trovarti giovedì

L’interpretazione dipende dal contesto, ma notiamo una differenza: le espressioni possono in altri

contesti essere usate non deitticamente. Quindi:

Deissi inerente: quella realizzata mediante espressioni come io, tu, qui, ora, per cui la sua

- interpretazione è sempre necessaria la conoscenza del contesto situazionale

Deissi non inerente: affidata a espressioni cui la natura deittica è limitata solo ad alcuni

- contesti

Deissi fantasmatica: particolare tipo di deissi, in cui il locutore chiama il destinatario a

- trasferirsi idealmente in un campo indicale diverso da quello dell’enunciazione (“Quando

arrivo a casa, dove trovo il controller della play?” “Apri il mobile sotto la TV e te lo ritrovi

subito qui a destra”).

Deissi personale

(tripartita, I II III singolare)

La realizzano le espressioni che servono a identificare i partecipanti allo scambio comunicativo. In

italiano questa funzione è svolta dai pronomi personali (Allora io passo a ritirare la torta e tu fai la

spesa? “è meglio se passi tu a fare la spesa: ø sono stanco” altri es pag. 121).

I pronomi di prima e seconda persona non sono interpretabili senza il riferimento a un’origo. Essi

hanno riferimento esclusivamente deittico. Tale caratteristica dipende anche dalla loro

intercambiabilità: dal momento che i ruoli di parlante e ascoltatore nel dialogo si inversono, col

cambiare dell’origo cambia anche il referente dei pronomi io e tu.

I pronomi di terza persona possono avere valore sia deittico che anaforico. Sono individuabili in

base al contesto (valore deittico) quando indicano una persona diversa dal parlante e

dall’ascoltatore; hanno valore anaforico quando il referente è espresso nel co-testo (“Dove ø mi

consigli di mangiare?” “Parla con Marco, lui è l’esperto”).

I pronomi di prima e seconda pers plurali: noi può essere inclusivo (Guardiamo insieme la

diapositiva) o esclusivo ( Noi = io eAndrea~ ci occupiano dei dolci, tu pensi al vino?).

Deissi spaziale

(bipartita, indica luogo o posizione di un referente )

Funziona secondo uno schema bipartito che individua un luogo o la posizione di un referente in

relazione alla vicinanza o alla lontananza dal parlante. Fanno eccezione i verbi andare venire nei

quali svolge un ruolo anche la posizione dell’ascoltatore.

Realizzano deissi spaziale:

Avverbi qui, qua, lì, là. Qui/li luogo puntuale; qua/là luogo generico.

- Dimostrativi  questo quello. Il loro significato deittico è sovrapponibile alle coppie qui/qua

- lì/là: questo indica vicinanza al parlante, quello lontananza, MA mentre gli avverbi servono

a definire un luogo, i dimostrativi danno info sulla collocazione di un referente nello spazio

in relazione alla posizione del parlande (Vedi questo/ quel libro?)

Verbi  andare/ venire. Cambia la direzione del movimento. Questi verbi inglobano nel loro

- significato una componente deittica. Le condizioni che regolano l’alternanza sono

complesse, e variano in relazione al tempo verbale (Vado a casa. Mi telefoni tra mezz’ora?/

Vai a casa? Mi telefoni quando arrivi?)

Deissi temporale

(bipartita, lontananza o vicinanza dal ME)

È affidata a:

Avverbi e espressioni avverbiali ora, allora, fa, fra due giorni

- Aggettivi prossimo, scorso, futuro, passato

- Dimostrativi questo, quello. Questo indica unità di tempo in corso (Questa settimana);

- oppure riferimento alle stagioni, si parla della passata o della futura prossima (Quest’estate

andrò/sono andato)

Tempi verbali

-

Il punto di riferimento per definire le relazioni deittiche è il momento dell’enunciazione (=ME)

cioè il momento in cui avviene lo scambio comunicativo:

Ora= indica coincidenza col ME; può essere coincidenza vera e propria, prossimità, o

- collocazione in un intervallo che include il ME

Allora= individua un momento, o intervalli di tempo, caratterizzato da lontananza (anteriore

- o posteriore) al ME.

Quando l’intervallo di riferimento è calcolato a partire dal ME si usano le espressioni “x tempo fa”

e “tra x tempo”. Qando tale intervallava calcolato non a partire da ME, ma da un altro momento

ricavabile dal co-testo si usano prima/dopo. Questi ultimi sono anche usati per collocare un evento

senza specificare la distanza temporale (Dovevi pensarci prima!).

Scorso, passato, prossimo, venturo indicano unità di tempo adiacenti a quella in corso, sono

aggettivi inerentemente deittici perchè non definibili senza il ME.

Deissi e tempo verbale

Le relazioni temporali sono affidate alla morfologia dei tempi verbali. Weirich distingue il tempo

fisico come misurabile, e il tempo grammaticale che dà info relazionali, specificano se un’azione è

avvenuta prima, durante o dopo un certo punto di riferimento. In questo quadro la deissi svolge un

ruolo fondamentale nell’ancorare un’azione a un punto preciso dell’asse temporale. Questo

ancoraggio può avvenire solo nel momento in cui il verbo è calato in un testo e, dunque, riferito a

un campo indicale-

Distinzione tra:

Tempi deittici (indicativo presente, passato prossimo, passato remoto, imperfetto, futuro

- semplice). Sono caratterizzati da un ancoraggio temporale semplice: per determinarlo è

sufficiente collocarli rispetto al ME Il momento dell’avvenimento (MA) può essere

coincidente, anteriore o posteriore a ME (Marco canta/ Marco ha cantato/ Marco canterà).

Tempi deittico-anaforici (trapassato remoto, futuro anteriore, condizionale composto):

- richiedono un ancoraggio temporale complesso. Compaiono sempre in relazione con un

tempo deittico e insieme ad opportune determinazioni di tempo (prima, dopo, già ancora)

costituiscono il momento di riferimento (MR) che serve a precisare la collocazione

dell’avvenimento espresso dal tempo deittico (MA).

Dopo che fui rientrato a casa (=MR), squillò (=MA) il telefono MR-MA-ME

Quando inizierà il film (=MA) sarà già rientrato (=MR) a casa  ME- MR-MA

NB: in questi casi ME deve essere integrato col riferimento a un altro punto del testo, cioè

con un riferimento anaforico: questi tempi hanno bisogno di ancoraggio contestuale e

ancoraggio co-testuale per questo sono detti deittico-anaforici

Quadro 4.1: l’uso dei tempi passati nella narrazione

1964 Weinrich avvia la riflessione sulle funzioni del tempo verbale nella narrazione- Studi

successivi (anni ’80) hanno integrato la sua prospettiva con un’analisi linguistica del sistema

verbale. I tempi deittici:

Imperfetto : tempo imperfettivo, esprime un evento nel corso del suo svolgimento e che dura

- un arco di tempo

Passato remoto e Passato prossimo : tempi perfettivi, rappresentano un evento compiuto che

- ha avuto inizio e un termine nel passato. Hanno una differenza aspettuale, ovvero mostrano

una diversa distanza psicologica dall’evento. La scelta è determinata da variabili

sociolinguistiche

Esiste una teraz possibilità: sui tempi deittici possono innestarsi tempi deittico-anaforici di tipo

perfettivo, utili per collocare ulteriori azioni nell’anteriorità o nella posteriorità. Es a pag. 130 ha 3

piani distinti:

Imperfetto e trapassato prossimo per la sequenza descrittiva

- Passato remoto per la sequenza narrativa

- Infinito passato per un ritorno indietro della narrazione.

-

Deissi testuale

In questo paragrado ci siamo occupati dei vari aspetti del riferimento deittico, nel precedente

avevano analizzato le relazioni anaforiche. Nel prossimo ci occuperemo del discorso riportato.

In questo caso il testo diventa contesto. Questo tipo di deissi è la deissi testuale: il campo indicale è

il testo stesso e ha come origo il punto del testo in cui il lettore si trova. Anche nel testo orale si puà

verificare deissi testuale (Aveva iniziato la conferenza da venti minuti, a quel punto iniziò a parlare

di deissi).

La deissi testuale po’ manifestarsi come entità temporale o spaziale. Per questo il termine luogo

diviene sinonimo di passo, brano. La rappresentazione spaziale del testo è accolta nel digitale, con

la differenza che per riferirsi agli ipertesti si preferisce la rappresentazione del testo come spazio

aperto, il mare per navigare, esplorare.

Quadro 4,2: Il sistema tripartito dei deittici in toscano

Discorso riportato

Discorso riportato (DR) ogni volta che si introducono in un enunciato parole dette da altri. Ciò che

caratterizza DR è la compresenza di due situazioni enunciative: quella della produzione originaria e

quella della ri-produz

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
62 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cecc.ila di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e cultura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Viale Matteo.