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TESTI PRATICI, AMENI, EDIFICANTI
L’italiano letterario verso l’uso comune
La componente pedagogica della letteratura di consumo è una costante del genere. Tra ‘500
‘600 → controriforma e iniziative formative in senso linguistico-letterario orientate alla
divulgazione della norma. La grammatica dell’italiano, codificata a livello alto da figure
primarie, è concretamente diramata da una gran messe di testi ausiliari (commenti, liste di
vocaboli, antologie, riduzioni grammaticali), determinanti per il successo del trecentismo
toscano. Tali materiali accessori sono frutto dei poligrafi (=eclettici sperimentatori di più
generi letterari e fattivi manager editoriali. Per la configurazione parassitaria, la stemperata
autorialità e il tratta di adattamento a uso dei molti, i titoli di questa manualistica
paraletteraria sono ripetitivi e approssimativamente descrittivi (Annali, Cronologie,
Dichiarazioni, Osservazioni..). Quel che conta è il dato quantitativo: a metà ‘500 c’è una
sorta di frenesia editoriale attorno ai temi retorico-linguistici che ebbe come esito la
produzione di libri di cassetta, di modesto valore culturale, rafforzati e ripetitivi.
Il lavoro svolto in tipografia e la funzione degli editor nella stabilizzazione del canone e della
grammatica è un fatto assodato; è anche noto come i margini di oscillazione e gli spazi
lasciati alla norma classicista (Fortunio e Bembo) siano riempiti dai curatori editoriali
(vedi ruolo di Ludovico Dolce e di Girolamo Ruscelli nella fissazione del testo del Furioso
vulgato fino al ‘700; tra i minori anche Francesco Sansovino, impegnato nella cura di
edizioni divulgative e redattore di repertori di genere stilistico. Fu autore di una fortunata
antologia di novelle Le cento novelle scelte dè oiù nobili scrittori della lingua volgare,
compilata con l’intento di propagare attraverso saggi della prosa letteraria i fondamenti della
lingua nazionale. Nella premessa dichiara l’intenzione primaria di soddisfare i lettori con
piacere e diletto)
Gli autori tra ‘300-’500 (Sacchetti, Salternitano, Firenzuola, Straparola) sono privi di pregi,
anche per la strettezza dei tempi con cui allestiscono le loro opere. La prosa è di registro
letterario, ma svilita dall’imitazione di forme e stilemi altrui. Nel ‘600 la crescita del mercato
librario e il consolidarsi dell’editoria come impresa promuovono l’esercizio professionale
della scrittura immettendola in un meccanismo di produzione e consumo nuovo. In questo
clima→ rivendita della novella (prevale l'appetibilità d’insieme, sulla qualità).
Le cento novelle amorose (Accademia degli Incogniti) ha uno sviluppo in progress (1641-43-
51), raccoglie i testi di 46 autori coordinati da Giovan Francesco Loredano. La vivace
congregazione veneziana fu tra gli organismi culturali che incrementarono la produzione
narrativa orientandola al successo del pubblico con un’operazione culturale e commerciale
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incisiva e di notevole modernità. Il gusto barocco dell'epoca Si manifesta nell'artificiosità
della disposizione interna e nel linguaggio manierato. L'insistenza su argomenti passionali e
l'accensione dello stile rendono le novelle somiglianti alla pubblicistica da colportage, con
concessioni al godimento popolare. Notevole la prevalenza del drammatico sensazionale su
altri registri narrativi; il gusto del macabro e del truculento rivela una somiglianza con i fogli
periodici. [Esempi in novelle pagina 47-48].
Qualche inclinazione a favore del pubblico si ritrova nel genere emergente del romanzo nel
Seicento ancora troppo circoscritto per essere affiancato alle forme del consumo, e tuttavia
abbastanza disdegnato in quanto popolare dagli intellettuali. Verso la fine del XVII secolo si
addensano negli apparati extratestuali le inondazioni e da linguistiche poste a sottolineare la
novità del prodotto. La fisionomia non elitaria, ma la moda, con l'accanimento degli editori
nel riproporre ristampe di quelli che si potrebbero considerare Best seller. La mutata
prospettiva di ricezione fa sì che il romanzo sia si addica uno stile basso, medio, sicuramente
non elevato; si osserva poi nelle dichiarazioni un'evoluzione dello stile verso la medietà.Nel
filone che attinge alla cronaca contemporanea l'elemento tragico-sentimentale: questo
richiamo ai fogli volanti precorre anche i racconti giudiziari dell'ottocento ispirati a fattacci
di cronaca e famosi casi giudiziari.
Su un consumo mondano e salottiero ci sono anche i titoli per un pubblico di lettrici. La
misura ritenuta più adatta a questo eterogeneo pubblico è una generica medietas stilistica.
Anche per la lingua si può parlare di un livello intermedio: sì la compresenza di tratti aulici e
soluzioni espressive più spigliate. Si prenda a esempio Calloandro fedele di Marini→
[analisi di Dardano]: il romanzo mette in luce I progetti di semplificazione sintattica attuati.
La leggibilità del testo è favorita da una struttura frasale resa più sciolta nei periodi di
media lunghezza, dal ridotto grado di subordinazione, dalle strutture topologiche
prevalentemente lineari. massima affidabilità discorsiva si realizza attraverso la ripresa di
alcune movenze del parlato. Rimangono però anche indizi di ricercatezza stilistica come la
preziosità lessicale, i moduli sintattici tradizionali, le figure di inversione (anastrofe,
iperbato); troviamo anche il gusto per i traslati artefatti per il bisticcio.
Nell'ibridismo delle soluzioni resta la sostanziale modernità delle dichiarazioni di intenti, con
l'insistito richiamo agli appetiti del pubblico che i romanzieri vogliono appagare, e con
l'adeguamento alle mode del tempo. → Ferrante Pallavicino eclettico legato all’Accademia
degli Incogniti, premette al Sansone (1637) Una riflessione sull'opportunità di aggiornare lo
stile per soddisfare il gusto dei lettori contemporanei, stravolgendo il principio classico della
letteratura aere perennius. Mette in un altro testo di inseguire la gloria con il negozio di belle
lettere e si offre come artista nel mercato del mondo. Questa metafora attesta la maturazione
del processo avviato dall'invenzione della stampa.
La commercializzazione dei prodotti d'ingegno dello sfruttamento immediato del talento
intellettuale, avviati in epoca barocca, aprono le porte al rinnovamento della prosa
settecentesca: l'articolazione in generi ormai di consumo e decisivo orientamento verso la
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forma del romanzo non prescindono dalle trasformazioni economiche e sociali provocate
dall'età dei Lumi.
La produzione religiosa popolare
La produzione libraria catechetica e predicati ha avuto effetti nell'intrattenimento morale di
massa. Nella maggiore pressione delle gerarchie ecclesiastiche nella vita culturale la parte
contro riformistica si accanita contro le letture puramente ricreative, giudicate va e
perniciose nonché corruttrice dell'anima. Cantari e fantasie romanzesche erano osteggiati
come virtuale veicolo di eresia, tuttavia la censura non basta a ridimensionare la circolazione
dei generi di intrattenimento. Di contro l'editoria cattolica cercò di elaborare alternative
costruttive sfruttando il vantaggio della propaganda agli stessi intrecci narrativi e i medesimi
stilemi della letteratura laica. Anche per la prosa, del resto, la tecnica dell'exemplum morale
o della novella agiografica dimostrano una propensione della letteratura religiosa
all'intrattenimento del pubblico, in particolare degli umili, mediante forme avvincenti di
narrazione. Le combinazioni moraleggianti della 500 è del 600 sono provenienti dalla
mitologia classica, dall'epopea biblica, dalla agiografia medievale e dalla letteratura profana.
(Esempi pagina 51-52).
Scorrendo i modelli prescelti sulla Tavola dei capitoli ritroviamo celati sotto le invitanti
sembianze di storielle e aneddoti, i tipici e terribili ammonimenti della cultura
controriformistica. Nella produzione letteraria religiosa non mancano personalità di
maggiore risalto le operazioni dettate da una progettualità più alta di quella puramente
continuativa, repressiva.
Alfonso Maria de’ Liguori rappresenta non solo una figura preminente nella storia della
predicazione e della letteratura cattolica, ma anche un fenomeno editoriale non ancora
esaurito. La sua scrittura si serve di un linguaggio elementare e di una sintassi adatta a un
popolo con poca familiarità nella lingua nazionale. Liguori promosse nei suoi sermoni
compendi una predicazione concreta e comprensibile, affidata a una varietà di lingua più
dimessa rispetto quella letteraria, non priva di regionalismi lessicali e sintattici. Nei suoi
modelli di sermoni si incontrano agganci realistici all'esperienza quotidiana e cauti esempi
imitazione del parlato.
In una simile prospettiva di apprendimento tra educazione religiosa e di alfabetizzazione,
hanno importanza i catechismi illustrati di epoca-Tridentina e settecentesca, destinati agli
illetterati che grazie alla lettura altrui attraverso la mediazione dell'immagine, riuscivano a
comprenderne i significati essenziali. I catechismi settecenteschi privilegiano i registri
intermedi, un frasario venato di localismi e soluzioni approntate alle esigenze dell'uditorio.
Nei cataloghi si ha l'impressione di un mercato fiorente di un folto pubblico di poche pretese,
cosa confermata dai titoli che si ripetono sdegnosamente. Il discreto successo di simili
prontuari è destinato a crescere con lo sviluppo dell'editoria: nell'ottocento si intensificano i
catechismi con schema dialogico a domanda e risposta.
→ La produzione religiosa popolare, insieme agli altri generi minori, lascia nel complesso
intravvedere una diffusione dell'italiano in epoca pre unitaria maggiore di quella ipotizzabile
fermando lo sguardo lo spazio elitario dei testi letterari. 13
Tra le stampe popolari ottocentesche si può ipotizzare la cosiddetta lettura comunitaria,
eseguita in più ambiti strati sociali più diversi, ma particolarmente utile agli analfabeti. Il
tema della cultura orale e dell'editoria popolare si aggancia con forza alla storia linguistica:
in alcuni esempi di pubblicistica edificante e cattolica affiorano varie modalità di
trasformazione dei modelli letterari esistenti finalizzate alle masse, anche la scelta di nuovi
generi contraddistinti dalla presenza di strategie comunicative mirate ad agevolare pratiche
incerte di ricezione completa la lettura orale. → Ne esce avvalorata l'ipotesi di una
italianizzazione perlomeno intesa come conoscenza passiva della lingua, un po' più precoce e
allargata di quella stabilita per questa fase tale da rendere meno né la frattura tra lingua orale
lingua scritta e tra italofoni e no