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PALOMAR ALTER EGO DI CALVINO
L'operazione di Calvino è quella di prendere un personaggio, il signor Palomar, che è il suo alter ego, a cui affida un compito, ovvero quello di esplorazione del mondo visibile.
Il personaggio è un prolungamento del narratore, di Calvino, ma Calvino tiene comunque una certa distanza: a volte Palomar fa dei pensieri, identificabili attraverso le virgolette caporali. È chiaro che Palomar sia l'alter ego, ma l'autore entra nella testa di Palomar e vede i suoi pensieri, pensieri che spesso si distaccano dalla voce narrante.
LO SCOPO DI PALOMAR
Il libro tratta di tutta una serie di esperienze che compie il signor Palomar: egli ogni volta si concentra su un fenomeno isolato e lo considera come se non ci fosse né un prima né un poi, come se non esistesse altro al mondo che quello. Ad esempio parla del riflesso del sole sul mare o di un'onda.
Palomar vuole mettere a fuoco questi oggetti, vuole capirli e comprenderli.
cerca di svolgere un'attività di osservazione circoscrivendo al massimo il campo dell'esperienza per arrivare a un punto fermo: l'obiettivo è capire cosa è il fenomeno che sta osservando, l'esperienza visiva che compie. La conoscenza che ha dei singoli fenomeni però non è poi superiore a quella che aveva quando ha incominciato, è fallimentare. Egli mette in discussione tutto quello che è il senso comune rispetto alle cose e cerca di interpretare il mondo davanti a sé usando il telescopio della mente e dell'occhio. I racconti sono scritti con molta proprietà linguistica e grande capacità sintattica, sono eleganti e la sua scrittura è molto esatta e precisa. Lo strumento che il signor Palomar ha per cogliere il mondo è il linguaggio, la lingua italiana: Palomar cerca di leggere delle cose che non sono facilmente alla sua portata. 1.2.2. IL FISCHIO DEL MERLO Palomar si trova sulPrato intento a leggere, quando a un certo punto coglie il canto degli uccelli intorno a lui e cerca di concentrarsi su tutto questo, cerca di capire cosa riesce a capire del canto degli uccelli.
Si tratta di un'osservazione, un'osservazione che parte dal visivo ma ha a che fare anche con gli aspetti intellettivi. Quello che lui descrive è uno spazio aperto discontinuo, con suoni vari tra cui quello prodotto dal canto degli uccelli.
"Spigoloso": Calvino utilizza spesso degli aggettivi un po' inusuali, degli aggettivi con un significato non immediato.
Vi è anche un uso frequente di metafore: la sua è una scrittura molto misurata, la metafora non è mai scavata fino in fondo. È una prosa che si avvicina alla poesia usando delle espressioni che non sono immediate.
Lo sforzo di Calvino è quello di smontare le percezioni uditive del signor Palomar, come se volesse analizzarle una per una; le vuole presentare quasi in una forma analitica.
Il canto degli uccelli è un suono discontinuo, e nella discontinuità si sentono le cose. Creando la discontinuità, può mettere le cose in un certo ordine: Palomar sente questi suoni, ma c'è anche un silenzio di fondo, e i suoni emergono dal silenzio, quindi si concentra su questi suoni che sono dei versi animali. Fa delle analisi e cerca di ordinare questi suoni con la modalità della complessità crescente.
Il signor Palomar si trova a dover fare una classificazione di quello che cerca di analizzare. Calvino fa poi una riflessione di tipo morale, quasi una meditazione: dice che è un peccato che il signor Palomar non sappia distinguere un suono dall'altro, un sapere che non ha ma che non si può conoscere con i libri. Palomar è molto pessimista: la sua vita gli appare un seguito di occasioni mancate, non saprà mai distinguere un suono dall'altro.
Calvino fa molto uso delle figure retoriche: in questo capitolo,
ad esempio, per descrivere il fischio del merlo usa il paragone con un fischio umano, il fischio di qualcuno non abile a fischiare, ma che ha un buon motivo di fare un fischio e lo fa una volta senza intenzione di continuare a fischiare. Poi inizia a interrogarsi su cosa è il fischio del merlo e come funziona: non è esperto, quindi va a cercare nella mente tutti i paragoni e le possibilità per definire qualcosa di cui ignora il linguaggio, ignora le cause e gli effetti di questa attività dei merli, quindi ricorre a un linguaggio naturale più ricco possibile. Palomar si pone il problema di capire il fischio, ma il ragionamento su cui si innesta il racconto è quello del problema del capirsi: ogni osservazione contiene in sé una morale, che in questo caso è il problema della comprensione. Come fare a capirsi? Come capire una persona diversa da noi, come un membro del mondo animale? Dietro a tutto questo c'è in Calvino unatteggiamento anti-antropocentrico: l'ideache l'uomo è al centro di tutto fa parte della cultura occidentale, perché l'uomo ha posto sestesso come centro del mondo. Questo è vero anche nel mondo greco e nel Cristianesimo,dove la figura centrale è un Dio che si è fatto uomo, e in cui l'uomo quindi è inteso comequalcosa di divino. L'uomo si pone in una posizione di dominio nei confronti della natura,che era ed è avversa all'uomo; l'uomo, con degli strumenti, ha sempre cercato dicontrastare la natura che gli è nemica.Questo libro va a mettere il dito sulla piaga dell'antropocentrismo: mostra quanto l'uomo non solo non capisca il mondo naturale, un fenomeno come l'onda, ma ne siaanche estraneo e avverso. Attraverso Palomar, Calvino mette in luce l'incapacità dicomprensione del mondo, e lo fa scrivendo un testo che non è elementare, ma ilsignor Palomarsi pone comunque con un atteggiamento quasi infantile, di curiosità e ignoranza rispetto al mondo, e cerca di comprenderlo. Ma quasi tutte le sue esperienze di conoscenza del mondo sono destinate al fallimento. Atteggiamento pessimistico che Calvino ci mostra. Il merlo fischia, ma fischia per sé o per comunicare con un altro merlo? Palomar si pone tutte queste domande. Ciò che dice è pieno di congetture a cui riesce a dare solo poche risposte. Il tema della vista e del "vedere" La vista è il principale dei nostri sensi: la conoscenza del mondo avviene principalmente attraverso la vista, gli occhi sono posti nella parte anteriore del corpo, con tutti i principali organi del senso. L'occhio in realtà è una parte del cervello, la parte del cervello che si è spostata sul confine del nostro corpo. Vedere vuol dire che ho visto, e dunque so: la vista certifica l'esistenza. Anche nella fotografia si esercita la vista: lavista è legata alla mente. Quello del signor Palomar è un occhio-mente, un'esperienza sensibile. Nel testo del merlo l'elemento uditivo è più presente, ma Palomar ragiona sempre e fa delle congetture, e passa sempre da un elemento sensibile percettivo a un ragionamento. Palomar parte dalla domanda: come comunicano i merli? Con il silenzio o con il fischio? E il fischio è emesso per sé o per l'altro? Poi va nell'ambito dell'umano, si chiede se i dialoghi per gli umani sono diversi, e allora inserisce un racconto, il dialogo tra signore e signora Palomar. Anche questo dialogo presenta una complessità, che nel racconto l'autore cerca di decifrare: la signora Palomar che entra in scena, ogni dialogo ha dietro di sé qualcosa di precedente. La signora Palomar ha visto per prima i merli, e quindi vuole dire al marito che sono tornati; il marito chiede di fare silenzio. Nel dialogo c'è anche un conflitto.
Un'oscambio: il dialogo può anche essere una forma conflittuale che riguarda la relazione tra due. Il dialogo si svolge per dare forma alla comprensione di come comunicano due umani, in modo semplice ma complesso: c'è anche il non detto che interviene nella comunicazione.
41.2.2. IL FISCHIO DEL MERLO
Calvino/Palomar da un'osservazione naturalistica si allarga ad un'osservazione che riguarda l'elemento etico: in Calvino c'è sempre l'idea di trattare questioni che riguardano i comportamenti. Dal discorso riguardo la comunicazione del merlo passa alla comunicazione della coppia, ovvero quella del signor Palomar con la signora Palomar. Il tema è quello della comunicazione. Calvino mette in luce alcuni aspetti della relazione umana.
Questi temi hanno anche dei risvolti filosofici: prende ad esempio alcuni aspetti della filosofia di Wittgenstein. Wittgenstein scrive il Tractatus, un'opera fatta di aforismi e frasi poste una dopo l'altra.
l’altra; ha anche parlato molto del tema del silenzio, un tema che Calvino affronta poi. Il confronto tra la natura e la cultura. Con natura si intende tutto ciò che non è prodotto dall’uomo. La differenza tra mondo animale e umano è il fatto che l’uomo ha prodotto la cultura, che è una sorta di difesa che gli uomini hanno prodotto, essendo così inadatti. Se si pensa ad esempio al confronto tra uomo e animale, l’uomo è molto più lento nella sua crescita: più lento ad imparare a camminare, a nutrirsi da solo, a parlare.. L’uomo quindi ha costruito la cultura come uno strumento che gli permette di difendersi dalla natura e di modellare la natura a proprio uso e consumo, fino a sovrastarla. La cultura è come una seconda natura nell’uomo, e le due cose sono ormai molto legate: è difficile separare ciò che è natura da ciò che è cultura. Il silenzio eL'importanza della parola
Il limite della parola è il silenzio, il suo opposto; Palomar spera che il linguaggio contenga più di quanto il linguaggio può dire. La domanda è: il linguaggio e le forme espressive rappresentano tutto ciò a cui tende quello che esiste? Esistono luoghi o forme espressive che fanno a meno del linguaggio? Gli uomini hanno trasformato tutto in linguaggio, hanno dato la parola a tutto: linguaggio dei segni, linguaggio degli animali, linguaggio dei fiori... Ogni cosa per l'uomo parla, e per noi ogni cosa è un segno che ha un significato. Tutta la nostra cultura, e anche la religione, è fondata sulla parola. Calvino, attraverso Palomar, si interroga su cosa sia la parola, e si interessa anche al suo contrario, cioè al silenzio. Palomar si chiede come si può comunicare con gli animali; a tormentare il signor Palomar è l'impossibilità di comunicare. Prova a ripetere il fischio del merlo,
a cui segue un silenzio: in tutto questo c'è una seri