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CAPITOLO 2: ITINERARI, STAGIONI E LUOGHI DI SOSTA

Per un cittadino britannico il Grand Tour cominciava da Dover o dagli altri porti sulla Manica e il viaggio per mare era molto spesso turbolento, iniziò a migliorare la situazione nel 1821 con l'utilizzo dei battelli avapore. Una volta giunti in Francia i viaggiatori britannici si dirigevano come prima tappa a Parigi, passando per cittadine più piccole e dalle varie testimonianze si può notare come tutti rimanessero folgorati dalla bellezza dei suoi edifici, dalla moda e dall'atmosfera che si respirava. La tappa successiva era Lione che era considerata come una delle più accoglienti città francesi, nella quale i viaggiatori si fermavano un paio di giorni per riposarsi dal lungo viaggio e goderne gli scorci. L'ultima tappa francese era Marsiglia o Nizza, ovvero i porti da cui ci si imbarcava per l'Italia. In queste pagine viene fatto una breve paragone tra Francia e Inghilterra e la

Francia risultava un paese in cui si spendeva meno per mangiare e bere meglio, per la grande varietà che offriva e il comfort generale. Per giungere in Italia vi erano diversi cammini tortuosi che si potevano percorrere. Se ci si dirigeva verso Venezia vi era il passo del Brennero che andando avanti nel tempo risultò sempre meglio praticabile e fornito di ottimi alberghi. Il raccordo tra Italia e Svizzera avviene attraverso i valichi del San Gottardo e del Sempione che conducono al Lago Maggiore e quindi a Milano, nonché attraverso il Piccolo e il Gran San Bernardo; il Sempione appare quello più frequentato del Grand Tour. Il valico alpino dei grand tourists provenienti o diretti in Francia, via Torino e Chambery, è fino al 1814 il Moncenisio, descritto come un passo tortuoso, in cui venivano smontate le carrozze e si procedeva su muli guidati da esperti montanari. Altre due alternative all'ingresso in Italia attraverso le Alpi sono la cosiddetta via.della "Cornice" e l'approdo via mare. Con il termine "Cornice" si intende la strada tortuosa che da Nizza conduceva a Monaco e quindi alla costa ligure e a Genova, e rappresenta la strada più accidentata per accedere in Italia. La feluca costituiva, soprattutto nel corso del XVIII secolo, un ulteriore mezzo di ingresso in Italia. Più tardi vi saranno anche imbarcazioni a vapore che metteranno in contatto Nizza con i porti liguri, soprattutto quello di Genova. L'itinerario scelto dai viaggiatori aveva tappe fisse come Venezia durante il carnevale o Roma per la Settimana Santa, e da ciò si può notare come tale itinerario, con un ordine preciso delle città da visitare, fosse ripetitivo, tanto che vi sono solo rarissime eccezioni in cui vengono descritti luoghi che non avessero fama. Per tutti ultima tappa era Paestum e il Mezzogiorno non rientrava nelle tappe del Grand Tour. Genova è una delle città chesuscitano ammirazione nel viaggiatore, sia per la posizione che per la grandiosità dei palazzi. A Genova il viaggiatore viene per la prima volta a contatto con i costumi dell'aristocrazia italiana e può esprimere giudizi su di essa, ma non essendoci memorie classiche il turista non si trattiene a lungo. Le città visitate successivamente sono Torino e Milano, città che per capirne la bellezza e per conoscerle a fondo richiederebbero una lunga permanenza. La Toscana viene attraversata da vari itinerari del Grand Tour e diverse città vengono consigliate come sosta: Livorno è un buon osservatorio per politici e diplomatici e un'ottima piazza per i mercanti, Siena è amata dagli stranieri per la maniera forbita e musicale in cui vi si parla italiano, Lucca è raccomandata per dolcezza del clima e del paesaggio. Firenze è da sempre la città più amata dagli stranieri in quanto nell'arte fiorentina si.

Identifica la maestosità dell'arte italiana. Dopo Firenze il viaggiatore si dirige a Roma dove nei mesi invernali, impegnato nelle visite dei musei, delle ville e dei fori, e attratto dalle cerimonie religiose e dalle feste di carnevale; il viaggiatore rimane incantato davanti alla bellezza della Roma archeologica e viene testimoniato in vari diari. Dopo Roma il viaggiatore giunge a Napoli, che viene descritta come una città con popolazione maggiore di Parigi e Londra in cui abitano persone allegre, vivaci e gran lavoratori che dopo una giornata di lavoro prendono la chitarra o il mandolino e iniziano a suonare con la famiglia facendo festa sulla spiaggia. Inoltre ciò che colpisce i viaggiatori sono le bellezze paesaggistiche di Napoli e dei luoghi circostanti, oltre alla maestosità del Vesuvio e degli scavi di Ercolano e Pompei. Iniziava poi il viaggio di ritorno ripercorrendo in parte le città già visitate per giungere infine a Bologna o Venezia.

Venezia è una delle città mitiche nella tradizione dei viaggi europei e nel Settecento poteva essere raggiunta solo via mare; di Venezia colpiva la grazia dei suoi palazzi che si affacciavano sui canali. Nel 1770 con Brydone inizia il viaggio anche in Sicilia; raggiunta via mare da Napoli, il viaggiatore fa una circumnavigazione dell'isola toccando le città più importanti, quasi mai addentrandosi all'interno dell'isola. Eccezione viene fatta proprio da Brydone che farà un'escursione sull'Etna, che descriverà l'area come una zona fertile sulle cui pendici sorgono aree contadine riconoscibili dal terreno nero dato dalla pietra vulcanica. L'ultima parte del viaggio consisteva nell'attraversare la Svizzera, la Germania e l'Austria fino ad arrivare in Olanda, nelle Fiandre, dove i viaggiatori britannici si sarebbero imbarcati per tornare a casa. Questi paesi venivano attraversati abbastanza velocemente in.quanto la visita dell'Italia era il fulcro del viaggio. Una volta arrivati in questi paesi i viaggiatori si riposavano in locande dopo la traversata delle Alpi e in paesi come la Germania veniva preferita la sosta nei paesini piuttosto che nelle città. La Germania venne descritta come un paese con edifici moderni ma che non raccontavano niente della storia del paese e del suo popolo. In Olanda i viaggiatori, invece, rimanevano colpiti dalla pulizia delle strade e dei canali a cui si dedicavano quotidianamente gli abitanti che rendevano il paese estremamente curato e piacevole. Rispetto al viaggio in Italia si può notare come la visita in questi paesi fosse molto più superficiale e come non vi fosse un itinerario prestabilito ma tutto dipendesse dal porto di arrivo nelle Fiandre per ritornare in patria.

CAPITOLO 3: ARREDI E CORREDI

Una figura importante presente nel viaggio del Grand Tour dei giovani rampolli aristocratici era quella dell'accompagnatore il qualeaveva una funzione di tutore e si doveva occupare del giovane. Inizialmente si trattava di una sola figura che doveva essere in grado di affrontare qualsiasi tipo di situazione, pertanto dalle prime testimonianze si evince quanto fosse difficile trovare una persona di fiducia a cui affidare questo compito. Nel XVIII secolo le famiglie più abbienti facevano scortare i propri figli da una vera e propria schiera di professionisti, dal medico al pittore, fino ad avere delle vere e proprie carovane. Se all'inizio l'impresa del Grand Tour veniva vista come un viaggio per il completamento della propria istruzione e per conoscere una nuova cultura, a partire dal XVIII secolo inizia ad esserci un fine più enciclopedico, infatti veniva chiesto ai grandtourists di annotare qualsiasi informazione a partire dal valore del denaro, ai mezzi presenti, alla condizione delle strade fino alla presenza o meno di decorazioni all'esterno degli edifici. Pertanto i diari assumevano un

carattere più schematico. Per quanto riguarda i giovani studenti che decidevano di intraprendere tale avventura come compimento del proprio percorso di studi, era diventato ormai fondamentale la scelta di un compagno di viaggio, scelta che veniva fatta tra altri studenti spinti dallo stesso spirito e cresciuti nello stesso ambiente culturale, persona con cui il giovane avesse un'affinità caratteriale. Nel corso della preparazione al viaggio necessaria era la scelta della giusta guida. Pertanto vi erano innumerevoli guide e, già nel XVIII secolo si poteva contare sulla pubblicazione di due all'anno. Rispetto alla guida di viaggio moderna, quella dell'epoca trattava degli argomenti sopra citati ma era difficile distinguere la descrizione oggettiva dalle opinioni personali degli autori. Una delle guide più famose dell'epoca era quella del Misson "Nouveau voyage d'Italie", in cui era sottolineata anche l'importanza di

dovevano essere adeguati alle necessità del viaggio. Il Misson consigliava di portare abiti comodi e pratici, adatti alle diverse stagioni e alle diverse attività che si sarebbero svolte durante il viaggio. Inoltre, era consigliabile portare con sé una valigia resistente e di buona qualità, in modo da proteggere al meglio i propri effetti personali. Durante il viaggio, era importante anche prendersi cura della propria salute. Il Misson consigliava di portare con sé una piccola farmacia personale, contenente medicinali per eventuali malanni di stagione o piccoli disturbi. Inoltre, era consigliabile munirsi di una bottiglia d'acqua e di cibo leggero, per affrontare eventuali situazioni di emergenza. Infine, il Misson sottolineava l'importanza di documentarsi prima del viaggio, leggendo libri di viaggio e guide turistiche, per conoscere al meglio i luoghi che si sarebbero visitati e per poter apprezzare al meglio le bellezze artistiche e culturali che si sarebbero incontrate lungo il percorso.

Dipendeva o soprattutto dagli interessi del viaggiatore, da quante persone sarebbe stato compiuto il viaggio e dall'itinerario scelto, infatti vi era chi portava solo il minimo indispensabile e chi invece si portava anche utensili di uso quotidiano, soprattutto se sapeva già che non vi erano locande nelle zone che si sarebbe visitate. Inoltre anche nelle guide geografiche veniva consigliato di portare armi per difesa e di tenerne una sempre pronta.

Un ruolo sempre più fondamentale tra i bagagli portati durante il viaggio era ricoperto dal nécessaire de voyage, ovvero dei veri e propri set di utensili per il viaggio a partire da quelli per la cucina, per la toeletta, per la scrittura e per il cucito. Tali set potevano essere più o meno lussuosi a seconda di chi li possedeva ma col passare del tempo erano sempre più necessari per il viaggio. Insieme al nécessaire bisogna citare anche il dispensario con salse e condimenti e la farmacia, dove erano

contenuti mortaio, termometri e oggetti che potevano essere utili oltre che a diversi medicinali. Infine, data la lunghezza del viaggio in carrozza, molti viaggiatori portavano almeno un baule pieno di libri, o meglio di miniature di testi originali, per passare il tempo.

Dettagli
A.A. 2019-2020
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/13 Letteratura tedesca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ele.allegretti94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura tedesca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Dacrema Nicoletta.