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IL DOPPIO
Tra maggio e giugno del 1771 finì il cosiddetto idillio di Sesenheim. Il lungo soggiorno di Goethe nella casa del
curato di campagna è caratterizzato da una profonda malinconia e in molte lettere a Salzmann questa tristezza
affiora ripetutamente. L'impossibilità di godere il mondo fino in fondo viene di nuovo messo in relazione alla
malattia.
Nella lettera del 5 giugno la felicità viene contrapposta alla bellezza del mondo della malinconia e il tono
ricorda una delle prime lettere del Werther, in cui il protagonista prima esalta la magnificenza della natura e poi
cade in depressione perché l'uomo è effimero.
In una lettera del 12 giugno fa una citazione di una poesia dell'imperatore romano Adriano definendosi "anima
vagula blandula" perché in grado di leggere gli autori greci antichi in lingua originale: l'anima vagula blandula
rappresenta la disgregazione dell'io all'avvicinarsi della morte che rimanda all'insuperabile frattura tra soggetto
e mondo esterno che caratterizza il personaggio di Werther.
Anche queste lettere a Salzmann possono essere considerate esercizi di stile e materiali preparatori per il suo
romanzo epistolare: Goethe aveva un umore triste e una dolce malinconia che provava alla fine di un amore e in
prossimità dell'imminente congedo, insieme al complesso di colpa. Non bisogna dimenticare che tutto il
soggiorno a Sesenheim era stato contraddistinto dalla paura della malattia, del contagio e della morte.
Tornò a trovare i Brion nel 1779 e dormì a Sesenheim, come sappiamo da una lettera di Charlotte von Stein, e
la descrizione del congedo da Friederike Brion viene di nuovo stilizzata e letterarizzata. In quell'occasione era
probabilmente vestito come nella visione descritta dall'autobiografia.
Egli ha voluto chiudere con una visione premonitrice un episodio iniziato con una maledizione, ma dal punto di
vista psicoanalitico la visione di Goethe che vede sé stesso venirsi incontro per la stessa via, con la sua
attenzione ai vestiti, esprime un elemento narcisistico che è legato alla sua nevrosi.
Nella visione di Goethe c'è l'apparizione del doppio nella sua forma rassicurante e originaria: una garanzia
contro la morte e la malattia, anche se in una nevrosi narcisistica l'immagine del doppio può rovesciarsi in
minaccia di morte.
Il più antico frammento di un romanzo epistolare risale proprio al periodo dell'idillio di Goethe con Friederike,
caratterizzato dalla passione e dalla melanconia causato da una sindrome narcisistica.
Goethe concluse gli studi giuridici per le pressioni della famiglia anche non si laureò, ma ottenne una licentia
juris. Gli studiosi, soprattutto nell'Ottocento, hanno ricostruito le vicende di Sesenheim e il destino di Friederike
Brion dopo l'idillio con Goethe cercando di recuperare il carteggio tra i due amanti e le poesie scritte da Goethe.
Anche la semplice storia di tali ricerche è significativa perché i germanisti hanno dovuto superare una gran
quantità di dicerie e di leggende che non aiutavano a capire i fatti.
Uno studente, Kruse, decise di mettersi sulle tracce di Friederike interrogando gli abitanti del villaggio e
riuscendo così a rintracciare Sophie Brion, la quale raccontò che la sorella aveva rifiutato molte offerte di
matrimonio e che una volta avrebbe detto "chi ha amato Goethe, non può amare nessun altro".
Sophie gli fece vedere molti manoscritti tra cui una serie di poesie che lo studente trascrisse, di cui molte erano
poesie di Goethe e due erano di Lenz.
Dopo la partenza di Goethe, soggiornò a Sesenheim anche Lenz e la sua presenza nella casa del parroco fu, in
un certo senso, una ripetizione poiché Lenz cominciò a comportarsi come Goethe, che aveva conosciuto a
Strasburgo e da cui era rimasto affascinato.
Lenz tornò più volte nella casa del curato di campagna, si innamorò di Friederike, le dedicò poesie e interpolò i
suoi versi nelle poesie di Goethe, tanto che i germanisti hanno faticato a distinguere le composizioni.
Lenz è una presenza inquietante perché nella sua sconfinata ammirazione per Goethe ripropone una vera
psicosi: frequentò Sesenheim cercando di 'sostituirsi' a Goethe, corteggiò Friederike e intraprese una relazione
epistolare con Salzmann.
L'imitazione di Goethe diventa per Lenz un'ossessione che manifesta il suo lato patologico nel rapporto con le
donne: si innamorò solo di donne di cui si era innamorato Goethe o con cui aveva avuto un rapporto particolare,
ossia Friederike Brion, Cornelia e Charlotte von Stein.
Nelle sue azioni sembra voler assumere il ruolo dell'alter-ego e del doppio, ma ciò implica una frustrazione
poiché ogni passo verso l'imitazione comportava un pubblico disconoscimento.
Inoltre lo stesso Lenz era cosciente del fatto che non poteva competere con Goethe e il suo confronto-
imitazione con il genio goethiano ha probabilmente bruciato le sue potenzialità artistiche.
Senza lavoro e senza mezzi, Lenz si recò nel 1776 a Weimar dove soggiornò per un certo periodo di tempo
sotto la protezione di Goethe, con la speranza di ottenere un posto alla corte del duca.
Durante il suo viaggio a Weimar incontrò a Francoforte Klinger ed è significativo il modo in cui la sorella di
Klinger descrive questa visita: l'entusiasmo dei giovani scrittori per il romanzo epistolare di Goethe si misura
dal fatto che si sono vestiti come Goethe. E' anche significativo il fatto che Lenz venga accolto quasi come un
rappresentante del vero autore del libro, quasi come il suo alter ego.
Il trasferimento di Goethe a Weimar, sotto l’invito del duca Carlo Augusto, fu abbastanza complicato e i suoi
primi mesi lì furono veramente tempestosi: Goethe era il favorito del duca, che lo aveva invitato per il desiderio
di conoscere un 'genio'. Tra i due giovani, però, più o meno coetanei, sorse una spontanea simpatia e quasi
un'amicizia, anche se abbiamo diverse testimonianze del fatto che il duca andasse in giro con Goethe come un
ragazzo selvaggio e il cui comportamento veniva visto negli ambienti di corte con un grande disappunto.
Bisogna considerare il fatto che Carlo Augusto aveva appena preso il potere politico a pieno titolo, ma i nobili
della corte non riponevano molta fiducia in lui poiché ritenevano che avesse bisogno di un politico 'esperto' al
suo fianco, anche se non osavano esternare le loro perplessità ma concentravano le loro critiche sul giovane
scrittore, il cui ruolo di 'favorito' rimaneva negli ambienti di corte incomprensibile.
Tuttavia, alla fine di maggio 1776 vengono presi dei provvedimenti alla corte di Weimar poiché la situazione si
era spinta troppo oltre e “il modo di comportarsi con le donne” era tropo rozzo, tanto che i cortigiano vollero
rimettere le cose a posto.
Il duca decise invece di nominare Goethe “consigliere segreto” e ciò provocò una vivace reazione: Goethe, in
quanto borghese, non sarebbe stato adatto a cariche di governo per via del suo non adeguato rango sociale, ma
il fatto che ne ricoprì una sottolinea la sua genialità.
I nobili di corte dovettero quindi accettare la decisione del duca.
Da quel momento il suo comportamento cambiò radicalmente, conscio del fatto che la corte voleva mettere alla
prova tanto lui che il giovane duca. Fino al 1775 il ducato di Weimar era stato governato da Anna Amalia e con
questa manovra, Carlo Augusto aveva voluto affermare la sua autonomia politica dalla madre.
Anche Lenz fu accolto a Weimar nel cerchio di intellettuali riuniti attorno a Carlo Augusto, grazie a Goethe che
lo aveva introdotto a corte, e fu ospite del duca nell'estate del 1776.
Ci fu poi un incidente, ma è difficile stabilire cosa sia successo in realtà.
Nella sua imitazione di Goethe, Lenz aveva più volte violato l'etichetta di corte, senza considerare di non essere
il 'favorito' del duca. La svolta di Goethe invece fu molto radicale. Il suo 'tempestoso' amico era diventato un
impedimento alla sua attività di uomo politico. Adesso voleva infatti rispettare l'etichetta. Wieland osserva,
dieci giorni dopo la nomina di Goethe a consigliere segreto, che Goethe non fa nulla a metà. Poiché ha
intrapreso questa nuova carriera, non avrà pace finché non avrà raggiunto lo scopo: sarà grande da ministro,
come lo è stato da autore. Queste osservazioni si sono rivelate molto esatte, ed è vero che in questo periodo
Goethe trascurò la produttività poetica.
Lenz, alla fine lasciò Weimar a giugno del 1776 e scrisse a Goethe Vado in campagna perché presso di voi non
posso fare nulla. Si recò quindi a Berka, dove viveva in una capanna. Da un lato è chiara la sua delusione di non
aver ottenuto alla corte di Weimar un posto adeguato. Ma è altrettanto chiaro che ha incontrato enormi difficoltà
ad adattarsi all'etichetta di corte e di dover recitare il ruolo di buffone. La nomina di Goethe a consigliere
segreto fu per lui uno choc in quanto non venne accompagnata da una nomina analoga per se stesso.
Goethe in questo periodo cercò di aiutarlo. Risulta chiaro che fece visita a Berka, e che Charlotte von Stein lo
invitò per alcune settimane nel castello di Kochberg, dove Lenzi si sentì di nuovo il sostituto di Goethe. Sono
state fatte molte ipotesi per spiegare i motivi di questo invito: compassione o noia, oppure per fare ingelosire
Goethe. In questo caso, Charlotte von Stein ottenne il suo scopo: Goethe si sentì 'ferito'. In questo periodo di
soggiorno, Lenz ricevette la visita di Herder, di Anna Amalia e persino del duca, ma non quella di Goethe.
Anche Klinger aveva lasciato Weimar alla fine di settembre, perché Goethe non aveva trovato alcun impiego
per lui. Per Goethe, fresco di nomina, l'epoca dello Sturm und Drang era definitivamente tramontata, ed
evidentemente anche il suo legame con la giovinezza. Quando Lenz lasciò il castello di Kochberg e ritornò a
Berga, fu invitato a lasciare il ducato; non è chiaro cosa fosse realmente accaduto. Forse il suo modo
'inadeguato' di comportarsi lo aveva portato ad una rottura con l'ambiente. Goethe aveva ottenuto una carica
politica e da quel momento non voleva più avere più nulla a che fare con i suoi amici degli anni 'tempestosi',
anche per evitare le critiche dei nobili di corte. Lenz poi fece un viaggio in Svizzera, dove si manifestò la sua
malattia mentale per la prima volta nel 1777. A lungo Schlosser (marito di Cornelia) si occupò di lui. Lenz si
trasferì in Russia, e a Mosca visse di elemosine e di stenti. Morì a Mosca in strada nel 1792. La vita di Lenz
sembra la tragica caricatura di quella di Goethe. Quando fu ordinato a Lenz di lasc