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PARTE III (Il Trecento) Opere didattico-narrative
L'impulso dato alle lettere di Alfonso X non fu senza seguito. Già suo figlio Sancho IV e subito dopo suo nipote don Juan Manuel si sforzarono di imitare l'esempio del grande studioso, consentendo anche alla prosa di raggiungere un rilievo letterario prossimo a quello della poesia, soprattutto nel Libro de buen amor. Le forme della prosa coltivate dalla fine del regno di Alfonso X alla seconda metà del secolo XIV sono diverse. La compilazione del Lucidario e la traduzione del Tesoro di Brunetto Latini, entrambe eseguite durante il regno di Sancho IV, testimoniano una continuità di interesse per la prosa scientifica e l'interesse per la prosa storica si manifesta in una serie di compilazioni che vanno dalla Crónica de veinte reyes alla Crónica del 1344 e alle varie crónicas dei singoli regni. La prosa didattico-morale si ripropone in una serie di opere dottrinali, tra cui apologhi, massime, sentenze.proverbi e favole dalle fonti più svariate. È rappresentativo di queste opere, per il denso contenuto morale, il Libro de los castigos e documentos para vivir que don Sancho IV de Castilla dio a su fijo; questo libro rassegna una gran quantità di insegnamenti e tra le storie devote ricordiamo la leggenda della suora ferita da un mentre cerca di fuggire con l'amante, la storia del cavaliere, di sua moglie e del crocifisso diavolo e la seduzione di un eremita da parte di Satana nelle false spoglie di una donna. Gli insegnamenti sono di varia provenienza culturale e si ispirano al pensiero aristotelico, alcuni si rifanno a tradizioni orali o storiche locali, altri hanno fonti bibliche o classiche o arabe. La prosa storico-romanzesca invece, trova espressione nella Crónica troyana e ne La gran conquista de Ultramar. È il primo rilevante esempio nella letteratura spagnola della struttura narrativa che poi si chiamerà romanzo, e allo stesso tempo,Il primo esempio di racconto cavalleresco anticipatore dei romanzi di cavalleria. Il sorgere e l'affermarsi del gusto per i racconti cavallereschi. La diffusione di questi due libri favorisce cavallereschi, le cui fonti letterarie rimandano alle storie dei cicli carolingio e bretone oltre che a quelle di origine classica e araba. Va detto, tuttavia, che l'affermarsi del gusto per i racconti cavallereschi non elimina la componente didattica della prosa delle origini. A tale componente e tono, il nuovo gusto si affianca e si somma l'anonima Historia del cavallero de Dios que había por nombre Zifar. Il romanzo di Zifar, con cui ha inizio il grande filone dei libri di cavalleria, è attribuito all'arcidiacono di Madrid Martínez, cui si deve con certezza soltanto il prologo. Il romanzo si compone di quattro parti, tra loro eterogenee, nelle quali si combinano elementi e toni cavallereschi, didattici e agiografici. La prima parte si ispira alla leggenda greca di Sant'Eustachio.
tra le più popolari del medio evo. Nella figura di Zifar, archetipo del perfetto cavaliere cristiano, forte e coraggioso ma povero e sfortunato, si combinano e dell’attesa con le qualità ideali di nobiltà e austerità del cavaliere le virtù della rinuncia c’è anche la figura dello scudiero, il quale medievale. Nel Libro del cavallero Zifar esprime attraverso il frequente ricorso ai proverbi le forme realistiche della saggezza popolare. Don Juan Manuel figlio dell’infante don Manuel e nato a Toledo, comincia giovanissimo Don Juan Manuel, la carriera del combattente e del politico in difesa degli interessi dinastici e dell’universalismo cattolico e, in età più matura, inizia la scrittura di una serie di opere interessa per l’apporto innovatore che la sua opera didattiche. Lo scrittore Juan Manuel offre alla letteratura spagnola del secolo XIV sul piano stilistico-formale e sul piano dei contenuti storico-ideologici.sua più nota produzione comprende il Libro del caballero y del escudero, il Libro delos Estados e il Libro de los exemplos del Conde Lucanor et de Patronio, tre opere di diversa impostazione culturale. La produzione minore comprende molte opere delle quali una parte è andata perduta, e un'altra parte è di incerta individuazione o attribuzione: tra quelle andate perdute vi sono il Libro de los cantares (racconta di cantigas, nei modi di quelle di Alfonso el Sabio presumibilmente), De las reglas como se debe trobar, il Libro de los Ingenios (un trattato sulle macchine da guerra), il Libro de los Sabios e il Libro de la caballeria; per quanto riguarda invece quelle di incerta individuazione, vi sono due opere storiche, la Crónica abreviada e la Crónica complida.Il Libro del caballero y del escudero parla di uno scudiero giovane e di modesta condizione sociale che, mentre accorre alle corti convocato dal re, incontra un vecchio cavaliere che aveva lasciato la
cavalleria per farsi eremita. Il vecchio inizia il giovane alla cavalleria equest'ultimo lo interroga in successive occasioni ricevendo definizioni sul significato degli angeli, del paradiso, degli elementi, dei pianeti, dell'uomo, del mare e della terra. Adegli conclusione delle domande e delle risposte, il vecchio muore e il giovane assiste con rispetto alla sua sepoltura. Sembra l'opera più intimamente sentita di don Juan Manuel: tratta lo stato dei laici e si compone di due parti, la prima delle quale, la più interessante, fu scritta in un momento di crisi esistenziale e spirituale dell'autore. Quest'ultimo nel racconto è direttamente presente nelle vesti del protagonista Julio che, proveniente dalle terre di Castiglia dove ha fatto da precettore all'infante don Johan, giunge alla corte del re Morován. Nella prima parte l'autore illustra i motivi didattici e gli elementi autobiografici presenti concorrono a
Ravvivare il racconto e a rendere fresca e genuina l'esposizione; questi appaiono anche utili per chiarire aspetti della personalità dell'autore, dato che spesso evocano episodi della propria educazione. La seconda parte del Libro, scritta successivamente, è un trattato che si occupa in modo sistematico dei problemi religiosi solo accennati nella prima parte.
Il tema centrale dell'opera riguarda il conflitto di religioni che fu tanto attuale e determinante nelle vicende della storia umana e politica del medio evo spagnolo.
La storia è tratta da una cristianizzazione medievale della leggenda di Budda, dove Sakia Muni è allevato ed educato all'oscuro del dolore e della morte fin quando, imbattendosi in un vecchio, in un infermo e in un cadavere, si rende conto della vanità della vita e decide di fuggire dal mondo per dedicarsi al nirvana. Adattata alla religione cristiana, la storia si diffuse nel corso del medio evo col titolo di Barlaam.
y Josaphat. Don Juan Manueluna variante importante sostituendo all’incontro dell’educando con ilapporta al Barlaamcieco, con il lebbroso e con il vecchio, l’incontro immediato con un morto e in tal modol’episodio del racconto ha un effetto di sorpresa e di intensa concentrazione drammatica.
L’intervento di Julio, che rivela al re pagano e a suo figlio Johas i misteri e la bellezzadella religione cristiana a fronte dell’infondatezza delle altre religioni, vale a difendere ead esaltare la propria religione cristiana nei riguardi di islamici ed ebrei.
Nel Libro de los exemplos del Conde Lucanor et de Patronio, la cornice narrativa prendedecisamente il sopravvento e diventa racconto pieno. Gli enxiemplos appaiono comeforme dilettevoli del narrare che rendono piacevole la lettura e l’acquisizione deicontenuti morali, impliciti nel racconto.
Il Conde Lucanor riflette una molteplicità di elementi derivati sia direttamente dallatradizione orale
dei musulmani sia attraverso la radicata e ormai diffusa conoscenza dellanarrativa orientale. Tra gli esempi che fanno capo a questa tradizione, è famoso quello didoña Truhana, quello della volpe che si finge morta e quello del moro che riuscì adomare una donna forte e intrattabile.A tali elementi e fonti se ne aggiungono altre di origine classica quali le favole di Esopo edi Fedro, contenute in collezioni latine assai diffuse nel medio evo, e altre ancora raccoltedalla stessa tradizione e storia spagnola, o da quella francese, e in misura minore daquella romanza in generale. Tutta questa varietà di temi romanzeschi fu assunta e fusa inmodo uniforme nell’eclettico stile di Juan Manuel come materia complessivoappartenente alla tradizione culturale nazionale.I temi originari della tradizione novellistica cui Juan Manuel si ispira sono caratterizzatida descrizioni sensuali e da temi erotici trattati con crudezza e audacia. Con lo stesso tonoe audaciaSaranno trattati successivamente la scrittura del Lucanor, nel Decameron di Boccaccio. Il Libro del Conde Lucanor presenta una struttura sobria ed uniforme nella presentazione dei suoi 51 esempi: in ognuno di essi Lucanor pone un problema morale o pratico al suo preceptore Patronio, il quale gli risponde mediante una storia o una favola da cui trae una morale o un consiglio che il Conde acquisisce e raccoglie in un distico di versi conclusivi del brano. I 51 esempi sono preceduti da un prologo programmatico e agli enxiemplos segue una Segunda parte del libro costituita da un breve dialogo dei due personaggi che fanno da cornice. Rappresenta un'assimilazione del modello espositivo della didattica scolastica medievale e del modello narrativo della letteratura araba.
Di Juan Ruiz, autore del Libro de buen amor, si conosce solamente quanto è possibile dedurre dal testo dell'opera (il nome, la carica di arciprete ed altri pochi elementi).
DelLibro ci sono pervenuti tre codici manoscritti, nel testo tramandatoci dal terzo, quello diSalamanca, il Libro de buen amor è preceduto da un prologo in prosa e si estende per1728 strofe, in gran parte nella forma metrica dei tetrastici monorimati del mester declerecía. La cuaderna vía predomina negli episodi narrativi e nelle digressioni didattichee morali, mentre nei pochi brani lirici, religiosi e profani, è presente una varietà di strofe edi versi di metro breve.
Il racconto è strutturato su tredici avventure amorose la cui continuità narrativa èframmezzata, oltre che dalle poesie liriche, da favole, da apologhi e da digressionididattiche, tutte parentesi che svolgono la funzione di exempla ma che rappresentanospesso una propria autonomia narrativa, dunque l’opera non si presenta comestrutturalmente organica. Essa è praticamente priva di uno svolgimento basato sui criteridella logica.