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LiBeR Database offre anche una valutazione relativa a tutti i libri per bambini e ragazzi
documentati. Questa valutazione è il frutto di un lavoro collegiale svolto dallo staff di documentalisti
che analizza la produzione editoriale del settore e della direzione di «LiBeR». Si basa quindi su
una lunga esperienza che ha sempre avuto come punti di riferimento una rete di solide e
competenti collaborazioni critiche e il confronto con i giovani lettori e i loro gusti. Il risultato di
questa valutazione dà luogo a un giudizio sintetico, espresso con “stellette” che accompagnano
tutte le segnalazioni delle novità librarie per bambini e ragazzi: da una per le pubblicazione “di
nessun interesse” a cinque per quelle “da non perdere”. La valutazione di LiBeR Database
riguarda la qualità del testo e delle illustrazioni e prende anche in considerazione l’insieme dei
fattori che caratterizzano il prodotto editoriale. L’intento è quello di offrire una valutazione relativa a
tutte le novità librarie, in modo da facilitare gli operatori impegnati nel difficile compito di seguire la
produzione editoriale per compiere acquisti e scelte di lettura.
Leggere in ospedale di Rita Borghi
La lettura in ospedale ha origini antiche: raccolte di libri erano presenti negli ospedali in Europa
già nel XVIII secolo e dalla seconda metà del XIX secolo alcuni ospedali cominciarono a
pubblicare cataloghi dei libri a disposizione dei pazienti. La prima biblioteca per pazienti fu allestita
nel 1904 nell’ospedale di Boston, ma il maggior sviluppo dei servizi bibliotecari ospedalieri si ebbe
fra le due guerre mondiali, anche in conseguenza del successo ottenuto dai di volontari per
distribuire libri e riviste ai soldati ricoverati negli ospedali militari, sulle navi e sui treni ospedale.
Conclusa la guerra, le attività proseguirono negli ospedali civili soprattutto negli Stati Uniti ma
anche in molti paesi europei. Nel 1931, l’IFLA, cioè l’organismo delle associazioni bibliotecarie,
costituì un Comitato per le biblioteche ospedaliere, con il compito di elaborare un modello di
servizio utile a chi intendesse allestire e gestire biblioteche negli ospedali di diversi paesi nel
mondo. Dal 1960 furono pubblicate delle linee guida che identificavano le caratteristiche essenziali
delle biblioteche in ospedale e ne descrivevano i livelli qualitativi ottimali. L’obiettivo era quello di
favorire il benessere e la guarigione dei pazienti. Le biblioteche negli ospedali devono essere
collocate in spazi dedicati, ben visibili e facilmente accessibili. Le raccolte librarie devono essere
adeguate alle esigenze dei pazienti ed è indispensabile raggiungere i libri anche per i malati che
non possono alzarsi. I libri devono essere adatti a tutte le persone ricoverate che appartengono a
tutte le età e hanno culture, lingue e livelli di istruzione diversi. Non devono mancare libri di buona
qualità e di contenuto attendibile, leggeri e maneggevoli, stampati in gradi caratteri, in diverse
lingue, in braille e audioregistrati. Il compito di progettare e gestire le biblioteche negli ospedali è
affidato in primo luogo alle biblioteche pubbliche.
Chiedersi cosa succede ad un ammalato quando legge significa già concepire che la lettura può
avere un ruolo nel decorso della malattia. Proust afferma che esiste un nesso fra lettura e
malattia: la lettura può diventare una specie di disciplina terapeutica e reintrodurre continuamente
un essere pigro nella vita dello spirito. La lettura agisce come un incitamento, secondo Proust.
Molti bibliotecari si sono chiesti se e in che misura il loro lavoro contribuisca al benessere e alla 7
cura dei pazienti e se a questo possa corrispondere una definizione comunemente accettata dalla
comunità scientifica. La definizione italiana “biblioterapia” è la “restaurazione dei libri che hanno
subito qualche danno”, ma solo più di recente si è aggiunto un secondo significato: “terapia di
alcuni disturbi nervosi basata sulla lettura”. Si può parlare di biblioterapia solo quando la biblioteca
pianifica specifiche attività con l’intenzione di supportare il programma terapeutico di un particolare
paziente e le affida ad un bibliotecario adeguatamente formato che lavora in stretta collaborazione
con il team sanitario. Alla biblioterapia è riconosciuto un ruolo quando ci si prende cura
complessivamente dell’individuo e si è attente all’impatto che l’esperienza della malattia può avere
sui tempi e modi della guarigione. Quando la pratica della lettura di gruppo si è estesa alle scuole
e alle comunità di lettori “sani”, non necessariamente affetti da disturbi emotivi o del
comportamento, si parla di “biblioterapia evolutiva” che si pone l’obiettivo di promuovere il normale
ed equilibrato sviluppo della personalità, senza le finalità didattiche dell’insegnamento letterario. La
reading therapy è divenuta uno strumento per molti professionisti che utilizzano testi in prosa,
poesie e testi drammatici come pretesto per avviare una discussione, introdurre un’azione
terapeutica, creare un clima favorevole o aiutare i pazienti ad assumere una diversa prospettiva su
se stessi. Insegnanti e genitori ancor oggi ricorrono ai testi narrativi per aiutare i bambini a
superare delle difficoltà. I libri non agiscono sulla mente come le medicine sul corpo e possono
funzionare oppure no in relazione ad una varietà imprevedibile di fattori individuali.
Il primo vero ospedale per bambini fu inaugurato a Parigi nel 1802. Da allora gli ospedali sono
mondo cambiati nell’architettura e nell’organizzazione degli spazi interni e perché si è acquisita
una sensibilità per offrire ai bambini un insieme di atteggiamenti di premura e attenzione. Per i
bambini piccoli il ricovero coincide con la prima volta lontano dall’ambiente familiare dove niente è
come a casa. Per uscire senza traumi da una simile esperienza i bambini hanno bisogno dell’aiuto
dei genitori e, a loro volta, i genitori devono essere informati sulla situazione di salute dei figli, sulle
procedure mediche e sulle regole dell’ospedale.
Il reparto di pediatria del policlinico modenese ospita dei servizi che offrono ai bambini ricoverati
attività di gioco, lettura e studio. L’obiettivo è contribuire al miglior esito dei percorsi di cura,
salvaguardando il progetto evolutivo dei bambini e delle loro famiglie. Sala giochi, scuola e
biblioteca mettono a disposizione competenze affinché la malattia non impedisca ai bambini di
continuare ad imparare, mantenere intatta la stima di sé e condividere pensieri e fantasticherie. Il
compito specifico della biblioteca della Strega Teodora al Policlinico di Modena è fare
incontrare i bambini con i libri, invitandoli ad ascoltare una storia dalla voce dei volontari o dai
genitori. La biblioteca è ben visibile all’ingresso del policlinico, è arredata in modo semplice,
domina il legno e i colori, l’ampia vetrata permette di leggere alla luce naturale e in un angolo è
parcheggiato un carrello per portare i libri nelle stanze. Vi si trovano libri qualificati e anche quelli
preferiti dai giovani lettori delle biblioteche modenesi, fiabe classiche, libri stranieri disponibile in
traduzione e in lingua originale, alcune riviste e libri gioco digitali. I genitori trova guide
sull’educazione di bambini e adolescenti e nei computer è disponibile l’accesso via internet.
Bibliotecari e volontari sono a disposizione per il prestito e la lettura ad alta voce. Insegnanti,
bambini e adulti possono ottenere i libri in prestito, che devono essere restituiti prima delle
dimissioni. La biblioteca Teodora è a tutti gli effetti integrata nel sistema bibliotecario comunale.
La lettura può aiutare a superare la paura dell’ospedale per abituare gradualmente il bambino,
stimolare domande sulle sensazioni fisiche, la malattia e le cure che il testo e le illustrazioni
descrivono. La produzione italiana e straniera di albi illustrati su questo tema può essere ricondotta
a tre tipologie:
1. libri che descrivono l’ospedale in modo realistico, allo scopo di informare su come è
organizzato e su ciò che vi accade. Le illustrazioni sono ricche di dettagli e i testi guidano il
lettore alla scoperta degli spazi e delle attività. I libri americani e inglesi sono illustrati
preferibilmente con fotografie che accentuano il realismo delle descrizioni, mentre i libri italiani
adottano esclusivamente il disegno;
2. libri che raccontano la storia di un bambino particolare, invitando il lettore ad identificarsi.
Questa è la scelta prevalente dell’editoria italiana. Dell’esperienza in ospedale sono messi in
evidenza soprattutto gli aspetti positivi e l’intento è rassicurare soprattutto i bambini più piccoli,
introducendoli all’idea dell’ospedale piuttosto che aiutarli ad affrontare un’esperienza concreta;
3. libri di fantasia che hanno per protagonisti animali pupazzi e libri di filastrocche contro la paura.
Le storie vissute e narrate dagli animali aiutano il bambino a tenere a distanza la paura e il 8
pregio delle filastrocche è che possono essere usate come formule magiche per scacciare i
fantasmi dalla stanza dell’ammalato e imprigionarli in un luogo dal quale non possano più
ritornare.
Formarsi con la lettura e lo studio nei luoghi di detenzione di Caterina Benelli
La formazione del soggetto detenuto è anche possibile attraverso la lettura e la scrittura come
strumenti culturali in grado di muovere e facilitare nel soggetto che le pratica, attività cognitive e
motivazionali indispensabili alla crescita e allo sviluppo di sé. Ciò avviene ed è auspicabile
soprattutto in luoghi difficili, di restrizione e di mancanza di libertà come il carcere. Se la persona
detenuta non matura un nuovo sguardo su di sé, una nuova riflessione e revisione sulla propria
vicenda e se non accede alle opportunità formative che possono essere presenti in carcere,
diventa difficile aprire i propri orizzonti di pensiero per migliorarsi e sentirsi nuovamente persone e
non solo detenuti.
Il carcere potrete divenire uno spazio per la cura di sé solo se viene facilitata la promozione di
percorsi formativi rivolti alla popolazione detenuta. Anche in carcere troviamo dei luoghi di
riflessione e di cura di sé: sono spazi di relazione che troviamo nelle aule della scuola
penitenziaria, nelle biblioteche sempre più presenti negli istituti penitenziari e all’interno di corsi di
tipo laboratoriale proposti all’amministrazione penitenziaria in collaborazione con associazioni,
cooperative sociali del territorio e/o con l’ausilio di professionisti esperti esterni. Promuovere
percorsi f