vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il romance nell’interpretazione simbolico-archetipica di Northrop Frye di Donatella Lombello
Affrontando lo studio dei generi letterari, interessante è stato approfondire la teoria elaborata nella
seconda metà del Novecento da Northrop Frye, relativamente al romance. Frye si era laureato in
filosofia e aveva conseguito degli studi in teologia. Ricoprì la cattedra di letteratura inglese
all’Università di Toronto dove fu anche rettore. Per Frye le due tendenze della letteratura sono la
“romantica” e la “realistica”: tuttavia entrambe, per il critico, derivano da un comune nucleo
originario di storie, espresse nella cultura di ogni società umana, che mirano a soddisfare le
necessità immaginative di quella comunità e a trasmetterle una conoscenza speciale. Questo
importante gruppo di storie è costituito dai miti. Da questo nucleo originario centrale si snoda un
gruppo di storie “più periferico”, cioè il favoloso. La differenza tra mitico e favoloso, per Frye,
consiste nella funzione sociale poiché la raccolta dei miti costituisce un insieme di riferimenti
comuni, detta mitologia, a quella specifica cultura. Il poeta/narratore del mito deve restare fedele a
ciò che la tradizione gli consegna, a differenza del poeta/narratore del favoloso che è più libero
nello scegliere le proprie trame e i propri personaggi. Abbiamo così una scrittura secolare che si
distingue dalla scrittura sacra, che comprende, ad esempio, i miti della Bibbia. La Bibbia è, per
Frye, l’epica del creatore, con Dio come suo eroe, mentre invece il romance è l’epica della
creatura. Tuttavia, per Frye il mitico può assumere la connotazione di “non realmente vero” a
seconda del contesto socio-culturale in cui è collocato. Il critico letterario non può entrare nel
merito della distinzione vero/falso nelle storie che analizza, ma può fermarsi solo a definire i
principi strutturali.
A partire dall’eredità critica di Frye, lo studioso cinese Ning afferma che Frye è stato uno dei
pochi critici che si sono preoccupati di inserire l’apparato teorico nel più ampio contesto della
critica culturale, prendendo in considerazione il complesso di interrelazioni tra fenomeni letterari e
contesti sociali. Per Frye, la letteratura è strettamente connessa ai miti e alle tradizioni popolari.
All’interno delle letterature comparate, la metodologia di Frye supera i limiti della letteratura in sé
per contemplare la letteratura nel più ampio contesto degli studi culturali.
Frye parla dell’immaginazione come del potere costruttivo della mente, che si avvale di archetipi
che rappresentano la “pietra angolare” del mito. Per rendere credibili gli archetipi è necessario
adattarli attraverso la tecnica della traslazione, ossia della modificazione per produrre storie. Il mito
11
è un trasferimento verbale del rituale. Nel romance la trama è azione ritualizzata e la letteratura è
mitologia traslata. L’immaginazione si muove sia in direzione del romantico, sia in direzione del
novel. Il romanzo come genere letterario è una traslazione realistica del romance.
Per Frye, i due principi strutturali del romance sono:
1. la polarizzazione del mondo ideale, collocato al di sopra dell’esperienza ordinaria, e del mondo
demoniaco, posto in un luogo inferiore rispetto all’esperienza ordinaria: questi due mondi sono
in eterno conflitto e simboleggiano la lotta tra i personaggi buoni e i malvagi;
2. il ciclo della natura, legato ai movimenti del sole e della luna, e il ciclo della vita umana.
Il movimento ciclico del romance ora si innalza ad appagare il desiderio, ora sprofonda
nell’affanno e nell’incubo. Tuttavia il romance è caratterizzato dal lieto fine, con un ritorno da parte
dell’eroe al suo originario stato d’identità, dopo la liberazione da avventure che lo hanno trascinato
nell’alienazione. Frye afferma che in letteratura ci sono quattro movimenti primari: la discesa da un
mondo superiore, la discesa ad un mondo inferiore, l’ascesa da un mondo inferiore e l’ascesa ad
un mondo superiore. Tutte le storie in letteratura sono complicazioni di questi quattro momenti
radicali narrativi.
L’avvio di un romance è solitamente costituito da una burrascosa caduta in un mondo inferiore.
Generalmente i temi della discesa sono caratterizzati da una perdita d’identità, da una perdita di
memoria, a causa dell’ira di un dio o per la somministrazione di droghe o pozioni d’amore. I temi
della discesa sono associati alla perdita progressiva della libertà d’azione, alla separazione, alle
false accuse, alla calunnia e conducono alla prigionia, alla paralisi o alla morte. Il mondo inferiore
si rivela sempre angosciante e demoniaco.
I temi dell’ascesa seguono l’andamento contrario a quelli della discesa e sono causati dalla
rottura dell’incantesimo, dalla riconquista della memoria e della ripristinata capacità di movimento e
di azione. L’elemento fondamentale dell’ascesa è il riso e le fasi dell’ascesa sono spesso
accompagnate da immagini di scalate di montagne, torri e scale. Questo movimento all’insù è
fondamentale nel romance, nel quale solitamente è l’eroe, spinto dal proprio amore, a voler salire
ad un mondo superiore.
Nel romance la trama è costituita da una serie di avventure. Generalmente una sequela di
avventure minori prepara l’avventura maggiore, che rappresenta il punto culminante della tensione,
necessaria a portare a conclusione la storia e che è avvertita sin dai primi movimenti dalla trama.
L’avventura principale nel romance è data dalla quest, cioè dalla ricerca, rappresentata dal viaggio
pieno di pericoli, di prove e di peripezie. La ricerca portata a positiva conclusione, così
conclamando il successo del protagonista, passa attraverso tre stadi:
1. l’agòn, cioè il conflitto e le avventure preliminari;
2. il pathos, cioè la lotta cruciale in cui il protagonista e l’antagonista si fronteggiano fino alla
morte di uno dei due;
3. l’anagnòrisis, cioè l’agnizione, il riconoscimento e la conferma dell’eroe in quanto tale.
Nel passaggio dalla lotta all’agnizione spesso l’eroe attraversa un “punto di morte rituale” che
comporta un profondo cambiamento nel protagonista o la sua morte apparente-transitoria. I temi
dell’ascesa sono pertanto accompagnati da formule liberatorie, da animali salvifici o da un oggetto
che favorisce la salvezza. Il romance ha la caratteristica di voler essere “sensazionale”, di porsi
nella prospettiva “verticale”, della discontinuità, del colpo di scienza e delle azioni legate alla
casualità, a differenza della narrativa realistica, in cui l’azione è mossa dalla tecnica della
continuità e della casualità, essendo la trama posta in una prospettiva “orizzontale”. Nel romance,
il conflitto ha come teatro il mondo dell’esperienza ordinaria e l’eroe è umano, mentre nel mito e
nella letteratura sacra l’eroe è divino.
Io, Matilde e la signora Felpa di Lorenzo Cantatore
E’ difficilissimo far comprendere ai ragazzi che la lettura è un piacere e un diritto e non un dovere.
Inoltre occorre far collezionare ai bambini testi letterari, costruirsi un canone, una biblioteca ideale,
imparare a interrogare e dialogare con i testi e conoscere i classici che hanno formato il nostro
codice culturale.
La nozione di classico implica, cioè come quella di lettura, anche quella di passato. Prima di tutto
bisogna aiutare i ragazzi a considerare e a organizzare il loro rapporto con il passato, sul piano
personale e della conoscenza collettiva. La distanza storica e la consapevolezza culturale
accresce il lavoro interpretativo su un classico, rendendolo più vicino e famigliare. 12
Occorre riflettere sulla disponibilità a lasciarsi trascinare dal piacere-diritto alla lettura e dal dovere
di offrirne l’accesso a tutti, senza preclusioni. In linea di massima il canone dei classici è sempre
stato il risultato di una scelta operata, sulla base dell'istinto e del piacere, all'interno di un vasto
repertorio nel quale sono state effettuate operazioni di scarto e selezione in totale libertà ed
autonomia. Selezionare e scegliere testi richiede da parte dell'insegnante l'operazione preventiva
di saggiare i canoni personali pregressi degli studenti che arrivano in aula. Nelle prime lezioni è
fondamentale raccogliere notizie sulla loro storia di lettori alla quale poi l'insegnante tenta di dare
un seguito e un futuro: capire come, quando, perché e con chi hanno svolto le loro operazioni di
scelta e se continuano a svolgerle. E’ anche molto difficile farli parlare di tutto ciò perché per loro
significa mettere a nudo dei vuoi e/o pieni dell’anima, azione che ritengono pericolosa e
compromettente. Bisogna avere il coraggio di riconoscere i propri vuoti letterari e abbracciare l'idea
che siamo sempre in tempo per colmarli.
Arrivare a trasmettere il piacere della lettura ai bambini è il risultato di un robusto lavoro sui testi e
su di noi in relazione ai testi. La semplificazione e la naturalezza della lettura con gli altri a scopi
educativi è il temine di un lungo viaggio. Lavorare con i bambini a tutti i livelli richiede soprattutto e
preventivamente una notevole dimestichezza una narrazione, le storie e i personaggi in forma
letteraria, artistica e musicale. Tutto ciò dovrebbe svilupparsi attraverso un continuo esercizio
critico, di interpretazione e di attualizzazione di ciò che si è letto attingendo dal passato.
E’ importante costruire un rapporto filologico con i documenti letterari che tramandano e
tradiscono un testo originario. Occorre confrontarli e valutarli, elaborare un lavoro divertente e
molto rivelatore del rapporto fra i tempi storici e i tempi della lettura di un classico. La storia di
ricezione di un classico emerge dall'esame dei passaggi fra l’archetipo e le vulgate pervenute fino
a noi. In questa prospettiva la filologia testuale e la sociologia della letteratura possono veramente
illuminare le ragioni della vita di un classico. Purtroppo le collezioni dei classici della letteratura per
l'infanzia e giovanile di cui gli studiosi di storia della letteratura dispongono, filologicamente
lasciano molto a desiderare perché hanno sempre come destinatario il lettore ragazzo e non il
lettore professionista della letteratura per l'infanzia, al quale sarebbe molto utile conoscere la storia
di un testo. Ciò accade solo per quei testi che, per la loro trasversalità e università di pubblico,
hanno la fortuna di essere