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L'inferno del carcere di Terra Murata, lamenti soffocati. Giacomo Retaggio,

è stato un medico nel carcere di Procida e nell' "Isola nell'Isola" racconta

come l'isola e il carcere fossero un'unica entità, infatti il tempo sull'isola era

scandito dal suono lacerante della sirena del carcere, molti erano convinti

che Procida, al contrario di Ischia, non fosse una meta turistica proprio per la

sua esistenza, la sua abolizione alimentò molte speranze per il turismo, ma il

realtà non fu cosi, c'era una processione dei parenti dei detenuti che

andavano e tornavano ed era una grande entrata economica. Egli racconta

che era il medico più giovane, che entrando nel carcere si rese conto che era

un vero e proprio mondo, tra i detenuti ci sono anche medici,architetti. Entrò

a far parte della loro vita, si fidavano di lui, deve trasmettere fiducia come il

cappellano. Conobbe anche gerarchi fascisti e detenuti della repubblica di

Salò, poi liberati con l'indulto Togliatti (diede vita al Partito Comunista

d'Italia contro il fascismo, voleva indipendenza dei partiti comunisti da

quello sovietico). Racconta che gli accoltellamenti nel carcere erano

all'ordine del giorno, infatti nonostante stesse in buoni rapporti cercava di

tenere una barriera nei loro confronti, spesso per ricevere concessioni si

mettevano chiodini e lamette nella bocca, vi era una cella di gommapiuma

per evitare che il detenuto sbattendo la testa alle pareti potesse farsi male o il

letto di contenzione. L'isolamento è dato dal carcere ma anche dal mare,

l'evasione con il mare spesso è un fallimento, ti impedisce di raggiungere

terra ferma ma anche positivo perchè è una difesa,l'isola protegge.

"La testimonianza di un caso unico della delinquenza minorile": Vizzardelli

è stato un pluriomicida che ha ucciso cinque persone a Sarzana a 15 anni.

Dalla perizia psichiatrica il ragazzo risulta cosciente di intendere e di volere

e cosciente dell'azione che stava compiendo, l'unica anomalia che lo

caratterizza è una mancanza di sentimenti,emozioni. La pena di morte è

esclusa data la sua età, condannato all'ergastolo. Era la prima volta che in

Italia un minorenne veniva condannato all'ergastolo, viene definito

"delinquente per tendenza" ovvero di indole malvagia, dato che il contesto

nel quale è cresciuto era rispettabile. L'ultimo delitto compiuto al custode

dell'ufficio del registro per eliminare un testimone dopo un furto, dice che

quando gli viene la frenesia non può trattenersi. Evoluzioni sorprendenti dal

punto di vista emotivo caratterizzano Vizzardelli nel tempo,grazie allo studio

impegnativo e norme di vita difficili. Non aveva mai avuto interesse nello

studio, anzi era per lui fonte di stress. Questa enorme trasformazione della

sfera intellettuale ed emotiva risiede nell'evoluzione psichica con l'età e

grazie alla conoscenza. In carcere ha infatti tenuto una condotta esemplare e

dignitosa, cercando nella letteratura e nella filosofia , gli unici mezzi a lui

concessi, per conoscere il mondo e la vita, per acquistare pace nell'anima.

Impara l'inglese, leggendo Shakespeare identificandosi con Amleto per la

sua abitudine mentale meditativa, per la malinconia. Lo studio gli ha fatto

nascere il desiderio di un elevamento spirituale e di vedere al di là delle

sbarre del carcere. Scontando più di 40 anni in carcere, dove diventa quasi

un genio, quando esce dal carcere non riesce più a vivere se non tra le sbarre

in quanto si sente disadattato, dopo un mese in casa della sorella si uccide.

LO STUDIO COME STRUMENTO DI LIBERTA':

Nell'anno accademico 2006-2007 Tor vergata avviò l'iniziativa Teledidattica-

Università in carcere, l'iniziativa partì dal dipartimento di Lettere e Filosofia

verso i detenuti di Rebibbia in vista di un loro reinserimento sociale e ottica

di equiparazione a ogni alto soggetto. Ottenuto l'esonero dalle tasse e la

creazione di spazi adibiti allo studio si avviò il progretto, i risultati non si

sono fatti attendere. I detenuti spendevano al meglio il loro tempo di

reclusione. Un evento di importanza storica poichè fino a quel momento la

condizione evolutiva del detenuto era impossibile, solo grazie agli strumenti

giusti e alle condizioni poste. E' una scommessa difficile ma che sono

orgogliosi di come si sia sviluppata e dei risultati raggiunti. Che ognuno

abbia la possibilità di crescere e prendere coscienza degli errori del passato e

rientrare nella società come uomo nuovo. Come l'Araba Felice vogliono

ricostruire dalle loro ceneri un futuro nuovo. In realtà le altre carceri

sembrino aver gettato la spugna sulla possibilità di risocializzare i detenuti,

considerando la chiave come simbolo di sicurezza, progetta nuovi

contenitori senza occuparsi del contenuto. Al reinserimento devono

partecipare anche le istituzioni. L'iscrizione permessa è a tre facoltà: Lettere

e Filosofia, Giurisprudenza ed Economia con i rispettivi tutor. Grazie a

quest'esperienza si capisce che l'Università non è solo impegno per sostenere

gli esami, ma cultura libera, dialogo, confronto e capacità di rincominciare.

Il carcere se ridotto a se stesso è una scuola di criminalità perchè la cultura e

i valori non vengono insegnati.

RISCRIVERE IL PROPRIO FUTURO: Si parte dall'epilogo di "Leggere

Lolita a Teheran" le parole sono pronunciate da Manna, allieva dell'autrice

che propone l'evasione da un mondo che schiaccia la libertà individuale. Le

allieve rappresentano la difficoltà di essere donne in Iran rappresentando

diverse imposizioni, tra cui quella dell'abbigliamento. Manna nella citazione

di apertura ci fà capire l'importanza della letteratura: immergersi nella storia,

evadere dalla realtà e poi tornare a vederla con nuovi occhi. Basta solo un

foglio per vagare con la propria mente, se noi non possiamo andare lasciamo

andar via la mente. Questo è il principio di molti condannati all'ergastolo,

principale reclusione, pena senza fine. Sono sempre più diffuse le

autobiografie come strumento terapeutico, una sorta di storia educativa da

raccontare. E' utile per riacquistare la libertà interiore nei casi dove la libertà

è negata. L'istruzione e la formazione assicurano all'uomo le risorse

necessarie per affrontare le difficoltà della vita? Il vagar della mente

permette ciò, perchè un uomo non può essere ridotto alla cella dove è

recluso, la mente va altrove, e grazie alla cultura si evita la destrutturazione

dell'entità, anzi si crea una nuova. Uomini di tutte le età e tutte le etnie con

passati disastrosi. Stanze delle celle adibite ad aule dove sono reclusi i

detenuti con pene definitive, sentire la cultura come un'attività propria ha

favorito un percorso di autostima e di riappropriazione di certezze che

solitamente in carcere vengono minate. Dalla lettera di Marina Formica si

evince che tutto è cambiato, gli argomenti di conversazione tra i carcerati, ha

favorito il rapporto con i tutor e docenti. Le stanze sono diventate laboratori,

tramite i computer i detenuti assistono alle lezioni sentendosi parte della

classe,anche se non fisicamente dovuto alla reclusione, sentendosi

parzialmente liberi da debolezze e mancanze.

OLTRE LE MURA: I detenuti hanno raccontato la loro esperienza

attraverso libri, ad esempio Kafka. Un detenuto ha riscritto ispirandosi al

racconto dell'autore utilizzando l'immagine di un treno in movimento e la

stanchezza del viaggiatore che non può viaggiare che sogna di sentire quello

che si trova oltre le mura della mancata comunicazione con i cari, dove il

ricordo prevale. Spesso solo quando si sente mancare il respiro dietro le

sbarre ci si rende conto. I detenuti si sono appassionati a Shakespeare,

rappresentato più volte a Rebibbia in particolare "Giulio Cesare" diventato

in seguito un film. Anche Into the wild, in particolare Giovanni Arcuri

riflette volendo abolire l'egoismo personale che si identifica con la

maschera. L'identità estrema ha portato a morti e feriti, nella vita si vive

sotto i riflettori che si spengono di notte e rimaniamo con la propria

coscienza, con la quale non recitiamo. Spesso corriamo per raggiungere

vette illusorie ci allontaniamo dall'umanità e dall'Amore. Come Pavese

spesso i detenuti riprendono i temi dell'infanzia, del mondo contadino.

Pavese attraverso gli scritti cercava di raccontarsi e di rinviare la fine, come

se di volta in volta facesse il disegno della sua vita ed a opera d'arte finita

sceglie di suicidarsi. Analizzano anche la novella di Giovanni Verga libertà

dicendo che a pagare sono sempre gli umili perchè sottomessi dal potere

autoritario e vivono di cenci. Oppure su Rosso Malpelo, il protagonista è

vittima della società malsana, simbolo di una comunità priva di valori ma

pronta ad etichettare, spesso questo porta a togliersi la vita. Sulla novella

Fantasticheria invece i detenuti contrastano la negatività di Verga, pensando

invece che tutti possono riscattarsi. I detenuti si sono raccontati, hanno

affrontato una folla di studenti e professori portando alla luce le ferite più

dolorose.

Ad esempio la poesia di Luca Marino che si paragona ad un gabbiano

accovacciato su uno scoglio di un mare in tempesta, solo e bagnato

nell'attesa che tutto finisca, ma anche quando la situazione è tornata alla

normalità lui ha le ali spezzate e sa che in terra deve restare.

Ci sono diverse testimonianze e scritti di carcerati che lamentano i divieti,

sono contrari all'inasprimento delle pene. Affermano che in Italia l'unica

certezza è scontare la pena per intero, non si vuole andare a fondo al

problema, al vero motivo per il quale qualcuno ruba, in realtà spesso è per

disperazione. La giustizia italiana spesso non da possibilità al detenuto dopo

che ha espiato la pena, es. di un lavoro. Un altro racconta la sua routine nel

carcere, la maggior parte guarda dalla finestra la vita e si perde nel ricordo

dell'infanzia e della natura, sogna di venir liberato, ha passato gli anni in

carcere ricordando i cari e vorrebbe cambiare le immagini giovanili con

quelle reali se potrà rivederli. Molti rimpiangono, e dicono che spesso

soffochiamo tutto il bello e il buono che sta dentro di noi, perdendo la nostra

semplicità, chiudendoci nel dolore, prendendocela con noi stessi e con Dio.

Le sofferenze ci aiutano molto a cambiare, ad apprezzare di più i nostri cari,

a proteggere la felicità.

Cesare deve morire: Film che documenta le

Dettagli
A.A. 2015-2016
9 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tuttigliappunti96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Pierangeli Fabio.