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MODERNISTI E ANTIMODERNISTI
I grandi modernisti
Si definiscono i “Grandi Modernisti” gli autori che per il grado di innovatività e propulsività delle loro
operazioni letterarie partecipano alla messa in atto dell’esperienza estetica modernista. Essi sono:
James Joyce, Thomas Stearns Eliot e Virginia Woolf.
James Joyce
Nato a Dublino nel 1882, se ne allontana nel 1904 per un definitivo esilio nell’Europa continentale. Ma
Dublino resta sempre il centro della sua elaborazione mentale, perché della famiglia, della patria e della
religione non riuscirà mai a disfarsi.
Tra il 1904 e il 1907 pubblica Dublieners, 15 racconti che descrivono la paralisi dei dublinesi joyciani,
morale, intellettuale e spirituale. La struttura si divide in 4 parti, ognuna delle quali riprende un periodo
della sua vita. I primi 3 racconti, quelli dell’infanzia, sono accumunati dal tema dell’evasione impossibile.
I 4 racconti successivi, quelli dell’adolescenza, trattano di tradimenti meschini e della prigione di un
ambiente squallido e opprimente. I 4 racconti della maturità descrivono esistenza frustate della
routine incardinata sulla solitudine. Infine, i 3 racconti sulla vita pubblica coinvolgono politica, religione
e musica, e conferiscono al tema della paralisi il valore metaforico della morte dell’Irlanda stessa nel
suo nome. L’ultimo racconto, The Dead, è definito il capolavoro della novellistica del Novecento. Ha una
propria configurazione tematica e stilistica, nella quale Joyce si sottopone a un auto-da-fe psicologico.
Questo inaugura il metodo tipicamente joyciano dell’autobiografismo estetico.
A Portrait of the Artist as a Young Man narra in cinque capitoli la storia dell’iniziazione di Stephen
Dedalus alla vita artistica. Il nome del protagonista evoca sofferenze e tradimenti, ma anche
affermazione morale. Dedalo e Stefano alludono anche a una doppia matrice culturale, classica e
cristiana, che si rivela in trasparenza la struttura profonda mitico-antropologica del testo.
Tanto la dimensione mitica, quanto la frammentazione della personalità soggettiva divengono elementi
strutturali nel capolavoro del romanzo modernista per antonomasia: Ulysses. Qui vi sono due
protagonisti autobiografici: Stephen Dedalus e Leopold Bloom. Entrambi si scontrano per tutto il giorno
con i fantasmi delle proprie emozioni e censure, che hanno a che fare con l’idea di paternità, maternità
e di amore e tradimento coniugale. Il centro delle istanze e delle angosce di Joyce è quella
stupefacente figura di donna che assorbe in sé l’idea di famiglia, patria, religione e rifiuto globale di
tali categorie. Si tratta di Molly, maschera autobiografica della sua compagna Nora Barnacle.
Il suo inarrestabile, sgrammaticato e a-sintattico monologo che chiude il romanzo è tuttora un modello
del flusso di coscienza e di uno strabordante e coinvolgente eterno femminino innervato della
modernità.
Joyce inaugura il “metodo mitico”: prendere in prestito e manipolare i rassicuranti miti della “grande
tradizione”.
Tutti i personaggi di Ulysses sono inseriti nella moderna Dublino.
Vi è l’esigenza di inventare modelli espressivi e retorici diversi per ognuno dei 18 episodi: dal flusso di
coscienza alla sticomitia e il catechismo, dal dialogo drammatico al monologo interiore e a un’infinità di
modi parodistici di innumerevoli tecniche narrative.
La struttura del testo si presenta tuttavia rigorosa, aristotelica, sillogistica: tre parti distinte relative
ai tre protagonisti. Queste tre parti imitano in forma parodistica le tre parti dell’Odissea. Ciò è
testimoniato da alcuni schemi che Joyce stesso fornì ai suoi amici.
Finnegans Wake è il libro più difficile mai scritto in lingua inglese. Joyce necessita di un linguaggio
universale per descrivere, comunicare e significare contenuti e stili diversi contemporaneamente.
La struttura del testo è ciclica. I protagonisti rimarcano personalità famose di tutta la storia, da
Omero a Oscar Wilde, da Cleopatra alla moglie di Shakespeare. I figli dei protagonisti simbolizzano
forze opposte congiunte eternamente proprio in virtù dei loro conflitti.
T.S. Eliot
Rappresenta la più alta e profonda espressione delle istanze estetiche e teoriche del Modernismo. La
sua prima raccolta di liriche trova il primo, importante esperimento del metodo compositivo che diverrà
fondamentale per la sua poetica. In accordo con il principio della simultaneità, temi oggetto e linguaggi
descrittivi si pongono in relazione centripeta e compresente, nella volontà di far emergere
l’incongruenza tra i presupposti euforici dell’antichità assestata e legittimata della storia. L’autore
persegue l’intenzione ironica di sottolineare, per contrasto, l’impossibilità di identificare persone
attendibili o almeno credibili.
In The Waste Land l’importanza del passato per capire il presente, ovvero le mitologie per interpretare
il reale quotidiano. Si compone di 5 sezioni:
- The Burial of the Dead, che introduce i temi, i simboli e i personaggi del componimento,
prospettandone due risoluzioni: il ciclico ripetersi o l’interruzione del ciclo per mano di una
forza trascendente;
- A Game of Chess, ci confronta con la possibilità che il dolore si trasformi in esperienza di
crescita;
- The Fire Sermon, introduce la figura androgina di Tiresia;
- Death by Water, elabora il motivo ancestrale della ‘morte per acqua’;
- What the Thunder Said, che porta alla conclusione dell’innesto del mito cristiano nei miti pagani
prima richiamati, evocando la crocifissione. La strutturazione profonda del testo è determinata
dalla compenetrazione di due miti fondamentali della fertilità, quello celtico del Re Pescatore e
quello cristiano-medievale della ricerca del Graal.
I Four Quartets sono 4 componimenti concepiti come parti di un testo unitario. La partizione
corrisponde a 4 toponimi della vita reale di Eliot, pur rivisitati nell’immaginazione e in una visione
trascendentale; ma coinvolge anche le quattro stagioni, i quattro elementi naturali, i punti cardinali, le
virtù teologali e i movimenti sinfonici.
Virginia Woolf
Virginia Woolf con Mr. Bennet and Mrs. Brown sferra il più spietato attacco degli intellettuali
modernisti al tradizionale romanzo realistico e naturalistico, basato sui presunti ‘fatti’. La signora
Brown accusa gli scrittori a cavallo tra Otto e Novecento di aver rappresentato solo la realtà banale
quotidiana, senza il filtro della coscienza soggettiva del narratore.
La Woolf sperimenta le tecniche narrative e del flusso di coscienza già dal 1918 con la pubblicazione dei
racconti Kew Gardens, The Mark on the Wall e Jacob’s Room.
Lei auspica una forma di narrativa in cui la rappresentazione di eventi e situazione sia subordinata alla
ricezione e affabulazione soggettiva degli stessi.
Il primo grande romanzo della Woolf è Mrs. Dalloway, dove viene narrata una giornata della
protagonista, nella quale una serie di eventi e incontri porta allo scatenarsi dei flussi di coscienza.
Clarissa è in larga parte la Woolf stessa che si autorappresenta ironicamente: non tollera le imposizioni
religiose, politiche e familiare, ama lo spettacolo della vita, non egocentrica, anaffettiva e snob.
To the Lighthouse è il suo più grande romanzo, autobiografico. Mr Ramsay è una maschera del padre di
Virginia. Gli ospiti della famiglia rappresentano un’epitome sociale di quella cerchia cultura in cui la
Woolf è cresciuta. Tutti i personaggi si materializzano progressivamente tramite le percezioni della
protagonista. La struttura degli eventi non è logico-cronologica, ma si organizza attorno a nuclei di
pensieri, ‘momenti’, di coscienza e interpretazione.
Orlando è una biografia sublimata della amica e amante della Woolf, Vita Sackville-West. La sua
bisessualità viene raffigurata dell’androginia archetipica di un uomo che diventa donna e che ha vissuto
quattro secoli nell’arco dei suoi 36 anni di età. L’occhio narrativo è della Woolf.
The Waves è una rappresentazione verbale di una serie di monologhi interiori relativi a infanzia,
educazione scolastica, formazione universitaria, inizio carriera, maturità e vecchiaia di un gruppo di
amici, con una sorta di sommario conclusivo enunciato da Bernard e trasmetto al malcapitato avventore
di un ristorante.
D.H. Lawrence
Un grande narratore, tra i prolifici del secolo.
Il destino critico di Lawrence, i fraintendimenti più o meno consapevoli o in buona fede hanno origine
nell’ambiguità della sua concezione del sesso, genuinamente trasgressiva e rivoluzionaria, oppure
regressiva, fallocentrica, ‘fascista’.
La sua trasgressività sta nel fatto di aver argomentato un tabù: il sesso è istinto vero.
L’amore è la forza che mette l’essere umano in contatto con l’universo, attraverso cui passa la
realizzazione dell’”uomo vivo”, il rinnovamento, la vita e quindi il raggiungimento della “pace del corpo e
la gioia del cuore”.
Anche la pornografia è una forma di pubblicità che serve a colpire l’istinto vero ed è per questa ragione
che Lawrence ha avuto successo nel mondo borghese come autore pornografico.
Lawrence s’indigna quando la gente ride perché si parla di sesso. Non è il tema del sesso a essere
pornografico, ma il volerne rappresentare e comunicare le emozioni con le parole.
Consapevole che “non abbiamo un linguaggio per i sentimenti” in Lady Chatterley’s Lover la sua
presunzione raggiunge il culmine quando cerca di descrivere le emozioni femminili durante un rapporto
sessuale. Tale fiducia nel linguaggio tradisce la fede profonda che caratterizza il filone romantico cui
Lawrence si ispira, la fede del mito.
Il romanzo è visto come strumento di analisi e propaganda per riattivare “il rapporto tra noi e l’universo
vivente che ci circonda”. Ecco perché attinge al romanzo tradizionale.
Nel primo capitolo di Women il Love il narratore è onnisciente, invadente, presuntuoso. È l’effetto
dell’arte del “romanziere profetico”.
A Lawrence interessa far recepire il suo messaggio. È un profeta: non gli basta rendere i
contemporanei consapevoli della deludente qualità della loro vita, vuole anche spingerli sulla via del
cambiamento. Rivitalizzare il mito, ponendo il sesso al centro dell’esperienza.
Nato nel 1885, appartenente alla working class. Proprio nella composizione della famiglia sono insiti gli
elementi del contrasto che struttura la sua visione. Il padre minatore, la madre maestra. Il rapporto
tradizionale tra Mind e Body, tra maschile e femminile, appare invertito e l&rsq