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“HAMLET” DI SHAKESPEARE
Il 1602 è anche l’anno in cui per la prima volta viene ufficialmente
notificata l’esistenza dell’Amleto di Shakespeare: lo Stationer’s Register,
corporazione di editori che possedevano il copyright di un’opera, ed
una volta registrata erano i soli a poterla pubblicare: nel 1602 in questo
registro c’è un riferimento ad un “booke” (per quanto sia un testo
teatrale), ed è sicuramente legato all’Amleto.
Colui che ha pagato il diritto alla pubblicazione lo pubblica nel 1604, e
per molto tempo resta l’unico testo dell’opera a stampa di riferimento:
ma non è così, perché nel 1823 il signor Henry Bunbury scopre fra i suoi
libri un’edizione inedita e mai sentita, consapevole di avere fra le mani
un tesoro; stampa che risale al 1603, un anno dopo la prima, non fu
pubblicata dal primo possessore di diritti d’autore, ma da un certo N.L.
and Iohn Trundell: perciò si tratta di un’edizione rubata, che parla della
recita dell’opera nelle università di Cambridge ed Oxford; il punto è che
non si tratta dello stesso manoscritto che viene pubblicato l’anno
successivo, nel 1604/1605, questa volta pubblicata legalmente da I. R.
(Iames Roberts) e N. L. (quello dell’edizione pirata). Come mai il primo
decide di collaborare con colui il quale ha solamente commesso
un’azione illegale?
Il primo quarto, definito “bad”, non fu autorizzato né da Shakespeare e
nemmeno dalla compagnia: infatti questo per prevenire una situazione
del genere davano a ciascun attore la propria parte, evitando così che
qualcuno si ritrovasse con l’opera completa; sono tutte ipotesi, ma è
probabile che il primissimo Amleto sia stato portato all’editore non
come manoscritto, bensì come una sorta di versione mnemonica: l’attore
probabilmente dettò all’editore a memoria tutta l’opera (memorial
reconstruction).
Le prove a favore di ciò sono legate al fatto che alcune scene sono
perfette, forse ben ricordate dall’attore perché lui stesso vi recitava: con
ogni probabilità il colpevole risulta quindi essere Marcello, visibile
all’inizio dell’opera mentre entra in scena con Orazio, ed un altro paio di
personaggi minori - forse perché l’attore di Marcello faceva più di una
parte, proprio perché il suo personaggio non era sempre presente in
scena.
Infatti la ricostruzione mnemonica di altre scene è un po’ pasticciata, e
soprattutto è interessante per questa tesi il fenomeno degli OMOFONI,
ovvero la mala trascrizione di ciò che veniva detto (impotent —>
impudent) ; il caso più eclatante è per il monologo più conosciuto
dell’opera, quello del “to be or not to be”, di cui è stata notata la poca
correttezza messo a paragone con l’originale.
La versione del Marcello attore è generalmente più asciutta e risicata,
risultante più o meno la metà rispetto a quella originale: la cosa più
assurda è che sul piano teatrale funziona facendo durare lo spettacolo
un paio d’ore; probabilmente quello che l’attore quindi ricorda è una
versione realmente andata in scena e quindi forse tagliata dell’opera: ciò
è molto interessante, poiché sta a significare che la forma scritta ed
effettiva dell’opera per questioni pratiche non è mai andata in scena.
Un’altra questione particolare è che in questa versione non c’è Pollonius
ma Corambis, che rappresenterebbe lo stesso personaggio: forse merciò
nella versione che lui ha recitato c’era effettivamente un nome
differente, anche perché la stessa opera è fatta di evoluzioni.
L’altra cosa curiosa è il cambio dell’ordine delle scene, e soprattutto il
discorso “to be or not to be” non è nella stessa posizione delle versioni
successive, in questo primo quarto viene infatti collocata nel secondo
atto ,mentre nelle altre è posizionata nel terzo - probabilmente anche qui
non è l’attore a riportare l’opera in maniera poco corretta, ma è semire
una questione legata alla scena.
Per quanto si tratti di un testo corrotto, è utile proprio perché con esso
abbiamo avuto la possibilità di notare tutte le preziose varianti di scena,
fondamentali perché sono una sorta di macchina da presa della
rappresentazione dell’Amleto. Nel primo quarto sono presenti anche le
DIDASCALIE, parti molto interessanti che danno idea dei tempi della
scena - Shakespeare di suo non era solito scriverle, ma tutte le versioni
successive seguono sempre sulla scena le didascalie di riferimento: forse
quindi l’Amleto sulla scena per certi versi era molto più vicino al primo
quarto rispetto alle altre.
Il primo quarto era lungo 2200 versi, il secondo quarto, forse basato sul
manoscritto dell’autore, quindi versione scritta per essere letta, è lungo
3800 versi.
La terza versione è mancante di 230 versi della seconda ma sono
presenti 70 versi inediti, probabilmente si tratta di una trascrizione forse
del promptbook (il copione del suggeritore).
Le edizioni successive mettono insieme sia i 230 versi del primo quarto e
i 70 versi inediti della terza versione, per un totale di 3700 versi: tutto ciò
ci dà l’idea che una versione definitiva dell’Amleto non esiste e mai
esisterà, poiché sin dall’inizio ci furono troppe contaminazioni.
I tre Amleti compaiono nella vita documentata di Shakespeare in tre
momenti diversi, il primo Hamlet risale ai suoi quindici anni, ai suoi
trentadue, mentre l’ultimo nel 1616, quando egli aveva 52 anni ed era il
suo ultimo anno di vita. Di Shakespeare si sa che era figlio di un
guantaio e commerciante di lana, che alla sua epoca era un commercio
molto redditizio, e fece anche carriera politica locale, fino a quando cade
in disgrazia; nel 56 il padre John viene multato per inadempienza.
La vita politica del padre permette a Shakespeare di entrare in contatto
con un mondo che altrimenti non avrebbe affatto conosciuto, infatti
l’anno prima della sua nascita John Shakespeare sale di livello dal punto
di vista politico.
Sulla data di nascita di Shakespeare non ci sono certezze,
convenzionalmente la si festeggia il 23 Aprile (per far coincidere la
nascita con la festa di San Giorgio, oltre al fatto che egli muore in quella
stessa data).
La famiglia di John (padre) non è particolarmente distinta, anzi è
abbastanza modesta, infatti John si svincola abbastanza da questa
situazione; d’altro canto la famiglia da parte della madre, gli Arden, è
importante e riconosciuta, e di formazione cattolica e praticante - sotto
il regno di Elisabetta il cattolicesimo era vietatissimo, quindi andavano
di fatto contro la legge: tant’è che ci fu uno scandalo in quest’ambito che
coinvolse direttamente la madre.
La regione nella quale Shakespeare nasce è fortemente cattolica, per
quanto dovesse essere tutto portato avanti di nascosto, proprio perché si
era in pieno periodo di guerre e scontri religiosi: era perciò pericoloso
nascondere la pratica cattolica, così come non farsi vedere nelle chiese
protestanti.
Shakespeare ha tanti fratelli e sorelle e una parte di questi muore
nell’infanzia o comunque in età giovanile, infatti egli è il più longevo di
tutta la famiglia; nel ’65 il padre viene eletto assessore comunale, ed una
delle attività delle quali il padre era responsabile come protestante era la
distruzione in tutte le chiese delle immagini sacre - ciò doveva essere
difficile considerando il matrimonio con una donna cattolica.
Nel ’68 il padre diventa sindaco che fra i suoi compiti aveva quello
d’invitare ed ospitare le compagnie teatrali: all’epoca c’era un gran
movimento di queste nelle province, solitamente sotto la protezione di
un nobile; questo ci fa pensare che sin da giovanissimo Shakespeare
entrò in contatto con il mondo del teatro, ed è probabile che una
compagnia in visita a Stratford, forse in mancanza di un attore, si ritrovò
a tornare a Londra con un attore in più, lo stesso Shakespeare.
Da essere primo cittadino, John Shakespeare intraprende una parabola
discendente; nel frattempo il 1579 è l’anno del primo Amleto (non
l’opera): Katherine Hamlett scivola nell’acqua e annega, probabilmente
perché non in grado di nuotare. La cosa in sé può essere d’interesse
marginale, ma colpisce non tanto la morte per annegamento - per
quanto ricordi la morte di Ofelia - bensì il processo che avviene dopo: la
distinzione tra morte incidentale e suicidio era fondamentale, poiché i
suicidi non avevano all’epoca diritto al funerale, meritando una povera
sepoltura; il processo si conclude assecondando la morte per
annegamento.
L’aspetto più interessante è che Ofelia nell’Amleto si ritrova in una
situazione di questo tipo e nell’opera si parla di questo, poiché lei
essendo figlia di cortigiano le viene concesso un funerale anche se non
ne avrebbe diritto, proprio perché si scopre essere morta suicida:
l’ipotesi è che Shakespeare ricordasse il fatto di cronaca di questa
ragazza.
Nell’82 si sposa di fretta con Anne Hataway perché incinta, infatti
nell’83 nasce la primogenita Susanna: la moglie non trascorre una vita
particolarmente felice, poiché il marito dopo la nascita della figlia
comincia ad andare a Londra per il teatro ed in generale resta lì
parecchio; il lato più triste è che nel testamento Shakespeare non dedica
nulla alla moglie se non fosse per un letto di scorta, nemmeno quello
matrimoniale; non si evince quindi dal testamento un particolare affetto
o una forma di riconoscenza nei confronti di una moglie che ha cresciuto
sola i suoi figli.
All’inizio non era così: quello che forse è stato il primo sonetto di
Shakespeare, scritto quand’egli aveva 18 anni (età in cui si sposa) è
presumibilmente a lei dedicato, pur non essendo uno dei migliori
sonetti scritti; è un gioco di parole sull’idea di “hate”, “odio”, che è
strano poiché si sta invece parlando di amore (però il gioco di parole
“hate away” fa comprendere il riferimento alla moglie).
Nel 1585 nascono i gemelli, Judith e Hamnet (secondo Hamlet): la prima
sopravvive, lui no, muore nel 96: i primi Hamlet teatrali di cui abbiamo
notizia risalgono a questo periodo, però sarebbe ingenuo e