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UN DOCUMENTO AMBIGUO
Al termine del suo soggiorno a Bouville, Roquentin scrive le ultime pagine del suo Journal al Rendez-vous des Cheminots. Sta per prendere il treno verso la capitale ed è in transito in due tappe della sua vita: alla fine dei 3 anni passati nella città dei Salauds, si aspetta di vivere a Parigi quella che lui definisce "une existance de champignon" (pag. 243), e l'ultima pagina rivela un progetto che potrebbe spostare questa speranza: Ascoltando un'ultima volta il suo disco preferito sul phono del café, sogna una nuova attività, la scrittura di "un libro, un romanzo" (pag 250). La Nausée termina dunque, come la Recherche, con l'annuncio di una conversione alla letteratura, l'unica salvezza accettabile di fronte agli orrori insulsi dell'esistenza e della contingenza.
SOME OF THESE DAYS
La scrittura dell'ultima pagina avverte la fretta e la fatica, e la malinconia colora una fine che non ha
nulla del trionfo del Narratore della Recherche che scopre che "la vera via... è la letteratura". Sono comunque numerosi i motivi proustiani ripresi nell'annuncio di questa vocazione, a partire dalla musica. In Proust appare in momenti di dubbio con la missione di elevare facendo intravedere un universo ideale che fugge alle degradazioni del tempo. Tutte le apparizioni della musica nell'opera sottolineano come il tempo della melodia si opponga a quello della contingenza, che riprende senza ironia questa funzione di scappatoia. È nella metamorfosi della musica classica dei saloni borghesi in disco di jazz passato su un phono che si crea una volontà di parodia, che può anche essere interpretato come un desiderio di democratizzare e modernizzare l'estetismo proustiano. La musica è anche un vettore di simpatia: ascoltando la sonata di Vinteuil, che fu come l'inno nazionale del suo amore per Odette, Swann sentiva un.“élan de pitié et de tendresse vers ce Vinteuil, vers ce frère inconnu et sublime qui luiaussi avait dû tant souffrir”.
IL LIBRO A VENIRE
Questa interferenza di riferimenti ideologici anteriori annuncia una possibile metamorfosi: la musica, presentata in tuttoil libro come antidoto alla nausea, catalizza una presa di coscienza: il desiderio di scrivere, che è più volte evocato inmomenti di dubbio sulla biografia di Rollebon.
Ma l’esatta natura del libro che progetta Roquentin rimane misteriosa: il testo insiste più sull’effetto di questo libro chesull’esatto contenuto.
I suoi lettori dovranno indovinare “dietro le parole stampate, dietro le pagine, qualcosa che non esisterebbe, che sarebbesotto l’esistenza” (pag. 249).
Secondo l’apologo evocato a pag. 246 questa favola dovrebbe agire moralmente sui suoi destinatari. Bisognerebbe che“facesse vergognare la gente della loro
esistenza”.Il “romanzo” finalmente nominato nel penultimo paragrafo è evocato non per il suo contenuto ma per l’effetto cheprodurrà.Un effetto catartico per il suo autore, come se conducesse ad un’auto analisi (“un po' di chiarezza verrà sul miopassato”) in uno sforzo di riconquista del me perduto nell’entusiasmo dell’esistenza (“et j’arriverais- au passé, rienqu’au passé- à m’accepter).Il “romanzo” permetterà inoltre a Roquentin di fuggire dalla solitudine assoluta in cui si ritrova, di diventare un mitograzie alla scrittura, o comunque di non essere annientato da un oblio assoluto.Possiamo domandarci se il Journal che abbiamo letto non è altro che questo “romanzo” che il personaggio vuolescrivere. Alcuni tratti vi si applicherebbero bene (passaggi satirici sui Salauds come la passeggiata della domenica o lavisita al museo,
La chiarezza sul “moi” dello scrittore, e il fatto che come il Journal il romanzo dovrebbe seguire l’esperienza solitaria di Roquentin). Tuttavia la sovrapposizione dei due testi è resa impossibile dalla citazione dell’incipit del testo futuro “c’est ce jour là, à cette heure-là, que tout a commencé” (pag 250) che ci mostra dunque che il romanzo inizia quando termina il journal.
UNA VOCAZIONE VELLEITARIA
Roquentin annuncia in modo curioso il voler divenire scrittore: dal punto di vista della tradizione narrativa e dellanorma della redazione scolastica su cui si appoggia, si può dire che ha raramente scritto così male quanto nelle ultime pagine del Journal. Coglie i suoi sentimenti, idee e progetti nel momento in cui nascono, metà formulari, domina la paratassi, e nel paragrafo successivo l’ultima citazione del ritornello (pag. 249) vi sono frasi incompiute, interrotte dal silenzio.
deipuntini di sospensione, associazioni di idee suggerite da trattini, esitazioni e pentimenti segnati dalle virgole, domandasegnalata da un punto interrogativo: il sistema di puntuazione esprime l'indefinito, il vago. Prende forma un monologo interiore marcato da numerose costruzioni orali che esprimono un flusso di coscienza. scrittura d'urgenza. È una Il testo è marcato da contraddizioni, un gioco continuo di avversativi, e per evocare questo progetto di scrittura nessun verbo è al futuro dell'indicativo (modo del reale). Tutto si muove nell'irreale, con l'uso costante del condizionale, la ripetizione del "peut être". L'ultima parola ritorna a Bouville, a cui è riservato il solo futuro dell'indicativo ("il pleuvra", pag. 250).
IPOTESI bisogna soffermarsi su un dettaglio delle ultime pagine, dai cui dipende una gran parte del senso del libro. In un tempo debole dell'azione (la vera
conclusione del libro si trova nella scena del Giardino e il seguito non è che unanticlimax), questo finale evoca una peripezia importante, la conversione di Roquentin al gesto rivelatore, anche se non sappiamo se scriverà mai il suo romanzo. Negli scritti teorici che Sartre consacrerà al genere, insisterà (ad esempio nel 1939 nel suo articolo contro Mauriac) sull'obbligo del romanziere di preservare la libertà del personaggio e del lettore, condizione indispensabile per la produzione e per il mantenimento dell'interesse romanzesco, ucciso dalla troppa analisi e dall'onniscienza dimostrativa. L'odissea di Roquentin non poteva che concludersi con un "tourniquet", nel linguaggio sartriano, una contraddizione che termina all'opposizione tesi e antitesi, senza il passaggio ad una risoluzione superiore. La necessità della scrittura, dedotta da quella della musica, si attiene alla contingenza dell'esistenza.senza vincerla. La fine della Nausée esprime infine un malessere profondo che fu vissuto dal suo autore quanto dal suo personaggio: scrivere la contingenza, è anche liberarsi di essa. Questo esorcismo dalla scrittura sarà denunciato in "Les Mots": "...j'étais Roquentin, je montrais en lui, sans complaisance, la trame de ma vie; en même temps j'étais moi, l'élu, annaliste des enfers...". È come se nella conclusione ambigua del suo primo romanzo, Sartre avesse voluto evitare che identificassimo troppo il suo eroe con lui stesso. L'ÉCRITURE DANS "LA NAUSÉE" L'ultima pagina del Journal di Roquentin invita a rileggerlo con delle nuove chiavi. Anche se non è il libro annunciato, propone tanti segni di una problematica strettamente letteraria che la dicotomia affermata a posteriori da Sartre tra lui e il suo doppio fittizio: "la differenza essenziale tra AntoineRoquentin e me, è che io scrivo la storia di AntoineRoquentin”… “ho tolto ai miei personaggi la mia passione maniaca di scrivere, il mio orgoglio, la mia fede e il miodestino, il mio ottimismo metafisico, e ho provocato in loro un pullulare sinistro di questo fatto. Essi, sono medecapitato”.Questo patto del lettore deve essere dimostrato da qualche prova: Roquentin scrive su più registri, con una “Passionemaniaca”. È per lui una vera attività, nel caso del Journal quotidiana. Rispetto ai suoi doppi romanzeschi, si distinguequi da Rollebon, che non scriverà mai e che faceva invece comporre le sue lettere e le sue opere dallo scrittore pubblico(N pag .90), d’Anny, e dall’autodidatta.Inoltre non bisogna dimenticare che l’opera comincia e termina con l’esposizione di progetti di scrittura successivi,prima “tenir un journal pour y voir clair” (pag13), poi “un livre. Un“Roman” (pag. 250).
ROQUENTIN LETTORE
Roquentin è un intellettuale che possiede una solida cultura, anche se non ne fa sfoggio. Anche lui dirà, come Poulou di “Mots”: “tutto quello che so della mia vita, mi sembra di averlo appreso da libri” (P 91)
L’opera è costellata da nomi propri di scrittori: “La charteuse de Parme” di Stendhal, Eugenie Grandet (oggetto di unuso particolare, che mostra che la lettura di Roquentin è una lettura da professionista).
Portandosi dietro il romanzo di Balzac durante la sua passeggiata di domenica, cita nell’episodio del pranzo dello stesso giorno alla brasserie Vézelise una pagina intera e in seguito due riprese di questa stessa pagina. Si tratta di un passaggio dialogato tra Eugenie, sua madre e la serva Nanon.
La chiave di questo montaggio è data dal manoscritto: “il dialogo dei romanzi, commenta Roquentin, dove ciascuno risponde esattamente al suo interlocutore,
è lontano dal vero linguaggio della gente”. Sartre ha tuttavia eliminato questo passaggio, forse per offuscare un’immagine troppo trasparente di se: come nell’explicit, non voleva sottolineare come le preoccupazioni di Roquentin si congiungessero con le sue interrogazioni estetiche. Si tratta di un’osservazione del romanziere, che prende valore di manifesto, proponendo al lettore una comparazione immediata, in nome della più grande verità, tra antico e nuovo romanzo. La lettura di Balzac presentata come apparentemente contingente serve come dimostrazione, valorizza il reso del Journal contro i modelli del realismo passato. ROQUENTIN SCRITTORE Il testo della Nausée moltiplica i riferimenti concreti all’atto di scrivere. “scrivente” prima di essere “scrittore”, Roquentin inizia ad esistere per noi per un patto che si propone, tenere un Journal senza il quale non sapremmo niente delle sue esperienze. Ma ancora primaDell'apertura del Journal, con il "feuillet sans date", egli ha già maneggiato la piuma. È il "grado zero" della scrittura del personaggio, scrittura erudita del cercatore che redige la sua tesi sul marchese di Rolle.