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APPUNTI
Il modo di raccontare si modifica perché l’uomo si modifica sulla spinta di ciò che accade.
800 secolo di “crisi”, parola derivata dal greco krisis e che significava “cambiamento”.
A fine 800 l’individuo è il primo ingrediente per la salute della democrazia: il lettore è il cittadino, ed il ruolo del
lettore si andrà finalmente ad affermare (gli verrà riconosciuta la libertà soggettiva dell’interpretazione) nel momento in
cui crolla un certo modello di romanzo.
Baudelaire fu il primo a rivolgersi al lettore, a cui dedica il primo dei poemi di “Les fleurs du Mal” (prima pubblicato
1857).
L’inizio dell’800 è stabilito per molti aspetti dalle conseguenze della rivoluzione francese: una notevole instabilità
politica corrisponderà ad un riconoscimento evidente del ruolo dell’homme de lettre.
Si apre improvvisamente uno spazio sconosciuto precedentemente, attraverso l’affermazione del romanticismo in
campo letterario, e si apre un percorso dell’uomo che va incontro al nuovo.
La lingua per convenzione è duale, prevede significante e significato.
Nella prima fase del romanticismo si impone la necessità di poter andare oltre questi confini che presto si riveleranno
ristretti: nei linguaggi dell’arte noteremo non più la realizzazione di una copia verosimile di una realtà, ma entreranno in
gioco una serie di realtà interiori che devono però “trouver une langue” (Rimbaud). Dovremmo riuscire e leggere ciò
che nella lingua ci viene suggerito da un autore il cui ruolo è modificato (non più autore onnisciente, avrà bisogno
dunque del lettore perché il lettore a sua volta deve essere in grado di arrivare a moltiplicare attraverso l’attribuzione di
più significati, riflesso di qualcosa che esiste “en profondeur”).
Cambierà il modo di raccontare, la finalità e la concezione dell’arte. Binomio lingua linguaggio, lettore riconosciuto
con diritti e dovere di sapere leggere il segno e di riuscire ad ascoltare più significati (linguaggio). Il segno è unico e
univoco, il lettore attribuisce più significati all’univocità del segno: unico modo attraverso cui i linguaggi dell’arte
andranno a moltiplicarsi in ognuno di noi.
Il francese sarà perfetto e non modificato.
LINGUA: nella lingua c’è una forma e un significato, ma, come sottolinea Benjamin nel “saggio sul compito del
traduttore”, attraverso questi artifici a un certo punto nella lingua c’è soprattutto un messaggio (“un conto è ciò che si
riesce a esprimere attraverso la lingua, altra cosa è ciò che l’autore vuole comunicare”: differenza lingua e messaggio)
Messaggio: denominato anche discorso. Per far emergere il messaggio è necessario rompere le regole per avere la
possibilità di comunicare più di quanto si esprime.
La difficoltà di traduzione in Verlaine è la compenetrazione tra lingua e messaggio: se traduco la lingua rischio di non
tradurre il messaggio, il quale non nasce della lingua ma dall’insieme di molti elementi, che è molto difficile separare.
MESSAGGIO: qualcosa che nella lingua è comunicato.
Nell’800 notiamo una estrema instabilità, ossia una successione di assetti politici che cambiano in maniera ravvicinata e
veloce perché dopo la rivoluzione francese nei paesi dell’Europa il percorso verso quello che era considerato il migliore
dei mondi possibili prosegue: quello attuale era considerato l’assetto migliore (in tutti gli aspetti: ruolo cittadino,
individuo, costituzione, libertà individuo).
C’è un evidente décalage tra ciò che ci segnala la storia e ciò che è effettivamente accaduto: potremo parlare di stato
moderno realizzato in anni lontani rispetto a quelli della rivoluzione francese.
Baudelaire
Il primo a parlare di modernité dandone anche una definizione è nel 59 nel Salon, che ne parla a proposito
dei linguaggi dell’arte dicendo che l’arte moderna è fatta di qualcosa di eterno e contingente/ transitorio: vi sono delle
radici comuni, valori assoluti che devono rimanere in piedi e una parte legata al momento storico nel quale ognuno di
noi vive o ha vissuto.
l’idea che ci suggerisce la lingua
- americanizzazione (borse delle donne)
- ruolo immaginazione (differente da fantasia)
- riduzione,
Nel romanzo nuovo assisteremo invece ad una arrivando quasi fino ad un apparente sterilità che ci metterà
di fronte ad una ricchezza di contenuti: non è il numero di parole ad essere importante, ma ci da un’indicazione
importante attraverso lo stile (e la verbosità, eccesso di parole, descrizioni, spiegazioni). Bisogna tenere presente come
un elemento va a connotare sia i linguaggi dell’arte che la storia. Non dovremo più collegare a una diffusione della
documentazione per il genere a cui facciamo riferimento. Nel romanzo nuovo un numero esiguo di pagine, una lingua
molto semplificata corrisponderà comunque al genere del romanzo. Il ruolo del lettore diventerà determinante.
Non si tratta ancora una storia accettabile sul piano scientifico: Michelet, primo storico francese, quando parla di
Giovanna d’Arco fa parlare i personaggi morti.
Chopin prima del 50 scrisse i Notturni e Wagner a Parigi fu contestato poiché questi autori cominciano a voler porre al
centro della ricerca, anche dei linguaggi dell’arte, il “dédain”, questo modo interiore che Baudelaire per primo nel
Salon (testi importanti relativi a mostre di pittori, Baudelaire primo a riconoscere che la poesia non può essere
riconosciuta come arte autonoma e non può fare a meno di pittura e musica) del 46 (considerato il primo anche da
unico luogo
Baudelaire, nonostante ne aveva scritto anche uno nel 45 e dedicato ai borghesi) mette in evidenza come
nel quale ognuno di noi deve voler e sapere entrare per conoscere se stesso e il mondo.
Nello stesso Salon Baudelaire (primo che giudica la realtà con coraggio) giudica Hugo come il più grande pittore del
romanticismo, un “copiste”, mentre definisce Delacroix (pittore che iniziò a dipingere negli anni 20) il vero poeta del
romanticismo poiché secondo Baudelaire fu capace di “parlare da un’anima ad un’altra anima”, dove con “anima”
intende da un “dedain” all’altro (premessa della libertà che molti anni dopo verrà riconosciuta al lettore: per Baudelaire
il lettore ipocrita è colui che si accontenta della banalità della poesia, che racconta in versi una storia).
Assisteremo alla necessità di andare a restringere la molteplicità nella parola, che vedremo apparire come un imbuto
poiché diventerà oggettivamente troppo piccola per contenere le “foissenement”, che è il mondo della visione:
l’inadeguatezza della parola è denunciata in maniera precoce nel romanticismo (già Leopardi nello Zibaldone), già
con Hugo che immagina una grande voliera e il poeta uno dei grandi uccelli che può arrivare a toccare il tetto di questa
voliera ma non può poi volare nel cielo con libertà assoluta e vede il limite del poeta nella povertà delle parole.
Ad un certo punto del romanzo il lettore diviene il vero soggetto-oggetto di una lettura che, fatta da un lettore passivo,
non dice nulla e può risultare molto noiosa.
individuare canone strategia narrativa.
Obiettivo: primo romanzo tradizionale
In Francia il (romanzo il cui fine è il racconto di una storia, diverso dal romanzo del
de Clèves”,
cambiamento che deve arrivare a trasmettere un’esperienza) fu la “Princesse 1678, di Madame de La
Fayette e questo modo di raccontare ebbe lunga vita ma nell’800 trova le condizioni per essere contestato e finire.
Parallelamente alla filiera di autori che hanno tentato di modificare le cose, vi era comunque una lunga filiera di
conservatori (lettori e autori).
Il cambiamento è difficile: nel “Le Voyage”, Baudelaire, rappresenta la vita (partire verso un orizzonte sconosciuto
mette paura) (il mare, come in Rimbaud, ha valore simbolico, infatti non lo avevamo mai visto, rappresenta l’incontro
di tutte le contraddizioni possibili: acqua sorgente di vita ma fonte di morte ecc. ed è il luogo senza confini, ossia la
rappresentazione della nostra vita: le onde sono “l’andare ed il venire” e la vastità del mare è il luogo che va solcato per
andare verso l’altro, un punto non geografico di approdo, ma l’altro dalla realtà dalla quale si vuole fuggire).
Platone sosteneva che ognuno di noi dovrebbe lavorare per costruire il “bello e il buono”, tanto che in greco nella stessa
parola vi è “bellezza e bontà” e diceva che le caratteristiche del cittadino nella Repubblica potevano essere giudicate
solo nella vita pratica, sia nel modo in cui l’individuo riusciva a vivere nella comunità, quindi qualcosa che si doveva
anche dimostrare.
L’uomo ha in fondo uno “zoccolo comune” (adriano) in tutte le epoche. Oggi ci troviamo in quello che Marx, nel 48 in
“Manifesto del comunismo” con Hengel, sosteneva, ossia che nel momento in cui nello stato moderno si fosse arrivati a
considerare come priorità assoluta il raggiungimento del guadagno, la società sarebbe implosa.
ROMANZI PROTOTIPO
Strategia narrativa: quale idea gli autori in quel periodo avessero dell’arte, del canone .
- Personaggio principale nel titolo, preceduto da articolo determinativo (altro dettaglio che ci da informazioni) e il
- suo ruolo è che l’autore onnisciente, volendo suggerire di essere assente dal racconto e che ci sia differenza tra
autore e narratore, veicola attraverso il personaggi principale il significato, che è univoco.
STILE: ci trasmette molte informazioni. Testi verbosi, pieni, che rivelano molto chiaramente che anche se hanno
- scritto opere belle ed ebbero il consenso dei loro contemporanei, in realtà le loro idee sono molto ancorate al
passato.
Il primo a denunciare chiaramente questa posizione (soprattutto di Hugo) sarà Baudelaire, coraggio e capacità di
- vedere.
Baudelaire iniziatore ricerca del nuovo: insiste molto sulla banalità e vuole penetrare nei cavalli di battaglia dei
- realisti (che si autocelebrano dicendo di raccontare la realtà) e Baudelaire si pone la domanda di cosa sia la realtà e
se sia possibile coglierla e non ci sia nient’altro da andare a mettere insieme. Importanza soggettività
Paura del cambiamento.
- Fine: racconto di una storia
- “le mont des Oliviers”: strutturato come un romanzo tradizionale. Presenza