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Capitolo Primo

Introduzione: dall’artigiano all’artista

Fenomeno elevazione rango dell’artista. Grecia IV secolo – Italia ’400.

I. L’artista nel mondo antico

Teodoro di Samo: primo autoritratto; trattato sul tempio di Giunone a Samo. Serie di trattati persi nel tempo. Panfilo, conosceva ogni ramo del sapere, soprattutto la geometria e l’aritmetica. Stile di vita degli artisti mutato: Zeusi aveva il proprio nome ricamato in oro sui vestiti. Nessuno interessato alla personalità e al comportamento degli artisti. Duride di Samo, “Vite dei pittori e degli scultori.” Dà il via alla letteratura biografica sugli artisti. Non erano considerati poiché avevano un rango poco superiore a quello degli schiavi. Per superare i pregiudizi, producevano senza ricevere compenso: Zeusi donava le proprie opere perché, secondo lui, non avevano prezzo. Senocrate, figlio di uno scultore, ha una mediocre opinione degli artisti. Dottrina platonica del divino entusiasmo: non riguardava l’arte. Semplice imitazione del mondo, che a sua volta era l’imitazione dell’universo divino. Pubblico per gli scritti di Duride. Ciò contribuisce a superare in parte i pregiudizi sociali. Alessandro Magno nomina Apelle come pittore di corte. Tuttavia i pregiudizi nei confronti degli artisti non furono mai del tutto superati, e si ha interesse solo sull’arte greca. Seneca e Plutarco annotano che le opere erano venerate, ma non chi le produceva. Luciano dice che di un artista erano venerate solo le opere, ma non la sua persona, in quanto considerato comunque un artigiano. Interesse limitato per gli artisti. Secoli dopo, si guarda al passato con occhi nostalgici. Plinio lamenta la decadenza dell’arte del suo tempo. Secondo gli studi sugli artisti del V e VI secolo si diffuse solo alcune centinaia di anni dopo. Questi racconti, probabilmente tratti da fatti reali, presentano gli artisti sotto una luce di eccentricità.

2. La regressione medievale e la lotta per l’emancipazione

Roma non accolse le arti visive tra le artes liberales: conoscenze teoriche indispensabili per gli uomini liberi. Al declino di Roma, non ci furono più uomini colti ad annotare le caratteristiche degli artisti. Poco interesse per gli artisti-artigiani, situazione che sussiste fino ai tempi di Dante. Nacquero. Il primo artista a disobbedire alle leggi corporative fu Brunelleschi che rivendicò agli uomini il diritto di badare a se stessi e di agire secondo coscienza. Giovanni Battista Paggi, bandito da Genova per omicidio. I pittori genovesi si sollevano, invocando le leggi delle corporazioni, dopo che aveva manifestato la volontà di tornare in patria. Le sue opinioni sono conservate nelle lettere al fratello, nelle quali afferma che per imparare l’arte bastava solo studiare la teoria, composta da matematica, geometria, aritmetica e filosofia, che potevano essere apprese dai libri. Il resto è solo osservazione e pratica. Nel 1590 l’opposizione dei pittori genovesi fu sconfitta. Nel 1571 fu legalizzata la situazione dei pittori fiorentini. I pregiudizi nei confronti degli artisti rimasero per secoli. Il Condivi racconta che per la famiglia Buonarroti era una vergogna avere un membro che voleva diventare artista. Nel ’500 erano arrivati ad essere considerati al pari dei poeti e dei musicisti. Nelle biografie del ’700 gli artisti erano trattati insieme agli artigiani, sebbene fossero distinte le due professioni. Nell’800 l’arte era considerata un’occupazione poco onorevole. Nel Medioevo gli artisti erano reclutati negli strati più bassi della società, e questa situazione cambia lentamente. Nell’400 solo persone umili si dedicavano alla professione di artisti. Gli scrittori si occupano della vita degli artisti, partendo da “De origine civitatis Florentiae et famosi civibus” di Filippo Villani fino a le “Vite” del Vasari. Anche prima si era mostrato un interesse sulla vita degli artisti. Nel “Decameron” e nelle novelle toscane gli artisti vengono ancora oggetto di scherzi e di beffe. Non si hanno testi sulla situazione dell’artista medievale, tuttavia i manuali professionali e le concezioni estetiche del periodo fanno pensare che gli artisti fossero soddisfatti nella perfezione tecnica del loro lavoro.

3. Il nuovo ideale dell'artista

Dopo Brunelleschi, altri artisti si ribellarono alle corporazioni. Primo Cennino Cennini con "Il libro dell'arte", indicando il nuovo tipo di artista (pg. 24).

Più tardi Lorenzo Ghiberti scrive un trattato sull'arte e gli artisti, aggiungendo anche la sua autobiografia, la prima di un artista. Il locus classicus è il "De Pictura" di Leon Battista Alberti, dove espone un nuovo ideale di artista. Con l'ammissione nelle arti liberali l'artista passava al rango di lavoratore intellettuale. La liberazione dai vincoli delle corporazioni produsse un nuovo tipo di artista.

Capitolo Secondo

Artisti e committenti: mutamenti di rapporti

Destino dell'artista legato alle disposizioni del committente. Rapporto complesso.

1. Risorse finanziarie e abitudini professionali

Un maestro aveva due possibilità: aprire una bottega o lavorare per una corte. Entrambe le professioni avevano radici nella tradizione medievale, e sono sopravvissute per secoli. Tuttavia i mestri non derivavano le loro entrate solo dalle commissioni. Ad esempio i capibottega approfittavano dei periodi di magra per costituirsi una scorta.

Con Giovanni Battista della Palla abbiamo il primo mercante d'arte internazionale. Molti artisti cercavano rimedio con un secondo lavoro, spesso con occupazioni estranee al loro mestiere. La doppia professione diventa una necessità per gli artisti.

2. Modi vecchi e nuovi di valutare le opere d'arte

Guadagnare con un lavoro manuale situava gli artisti in fondo alla scala gerarchica sociale. Nell'Inghilterra del XIII secolo l'architetto Henry de Yevle riceveva lo stesso compenso di un muratore. Si inizia ad acquistare coscienza della differenza tra artigiano e artista, il sistema di pagamento inizia a cambiare lentamente. Spesso al posto dei contanti, gli artisti scambiavano le loro opere per altre merci. Il libro dei conti di Marcantonio Franceschini del 1684 ci fa capire che quell'usanza era ancora in uso in tarda età. Il baratto divenne un modo di pagamento accettabile per l'artista e una consueta ricompensa per il genio artistico.

Alla fine del '400 gli artisti contestavano il tradizionale schema salariale, sostenendo che l'arte non può essere pagata alla stregua delle merci comuni; Filippo Villani rappresenta Giotto come un uomo che desidera fama più che ricchezza. Ideologia ripresa dall'Alberti ch dice che l'avarizia fu sempre nemica della virtù. Si pensa avesse in mente quelli che consideravano l'arte come un mestiere e non come una vocazione. Antonio di Firenze diceva che "i pittori pretendono di essere pagati per la loro arte non solo per il lavoro che richiede, ma per il grado di applicazione e di esperienza".

Nel '500 gli artisti affermano che il compenso per le loro opere doveva essere in relazione all'ingegno e non al tempo di esecuzione. Il principio medievale del giusto prezzo rendeva gli artisti economicamente soggetti al compratore poiché stabiliva il compenso. Nel '500 e '600 invece l'acquirente doveva accettare il compenso indicato dall'artista.

3. Convinzioni religiose e vicissitudini della clientela

Artisti e committenti erano sottomessi all'organismo corporativo. Quando venne meno, dovettero manovrare per porsi su nuove basi. La Chiesa era il cliente principale. I suoi problemi si ripercossero anche sugli artisti. Giovanni da Capistrano indusse ad eliminare tutte le vanità diaboliche ed essere distrutte a Norimberga. Tra queste anche il gioco delle carte, a discapito di Michel Wolgemer che voleva le carte, ma sosteneva che se non poteva lavorare a Norimberga poteva farlo in un altro posto.

Lutero non era contrario alle immagini nelle chiese, a meno che non fossero adorate. Torna la questione dell'idolatria. Durante simpatizzava con gli insegnamenti di Lutero, ma molti artisti favorevoli alla riforma ne pagarono le conseguenze. Lutero acconsenti a togliere le immagini dalle chiese, ma quando queste furono distrutte protestò, avendo a sua favore molti artisti. Gli artisti

Dettagli
A.A. 2017-2018
31 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gemignanialice di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di storia della critica d'arte e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Maffei Sonia.