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L'opera non deve assomigliare alla realtà, che è imperfetta, ma all'ideale dell'artista. Francisco de Holanda.

Idea poi sviluppata dall'allievo• Altra fonte di ispirazione furono i modelli di epoca classica e le opere dei grandi maestri.

L'Antichità fu l'altra fonte di ispirazione, l'altro grande maestro, per Dolce e de Holanda. "Per Dolce, se non regolato dal giudizio" il ricorso ai reperti classici era "trapassato nel troppo e quello che era virtù rischioso. Egli denuncia chi è l'ha fatto divenire vizio".

Dolce apre il dibattito sulla legittimità dell'imitazione: in generale vigeva un'opinione negativa degli imitatori.

Il dibattito sulle imitazioni si avviò pure in ambito letterario…• Giulio Camillo

Per seguire il modello della natura comportava un'involuzione artistica. Il principio di imitazione conducesse a una classificazione.

storico-cronologica degli autori. La non imitazione comportava la mancanza d'ordine, la bruttezza ed il bizzarro.
  • Danti: Per imitare la perfezione di Michelangelo significava progredire, innalzandolo al rango di modello assoluto.
  • Pietro Aretino: Per l'imitazione ormai incondizionata di Michelangelo, giò topos, quasi divenuta conduceva ad una perdita del proprio stile.
  • Questo era solo il preludio della lunga sfortuna che avrebbe colpito gli artisti della Maniera dell'epoca.
  • Per non pochi critici l'imitazione dei maestri conduceva alla ripetizione e alla poca varietà.
  • Idea: Nello stesso tempo in cui prendeva campo la dottrina dell'imitazione, crebbero i sostenitori di una natura intesa come unica fonte primordiale di ispirazione per gli artisti.
  • Chiesa: Per la Chiesa non doveva essere accettabile l'idea di una natura imperfetta, poiché opera divina.
  • Gregorio Comanini: Alla fine del secolo riprese la distinzione evidenziata da Danti.
rovesciandone i termini e criticando l'imitazione fantastica. Così avrebbe ridimensionato il ruolo dell'immaginazione nel processo creativo, anticipando la condanna belloriana della Maniera. 3.2.2.2 Il ritratto. commemorativa àIl ritratto cinquecentesco ha funzione pertanto la ricerca della verisimiglianza è necessaria per riconoscere l'effigiato. • Questa ricerca di ritratti il più somiglianti possibili all'effigiato fu una delle costanti preoccupazioni di Vasari, per le incisioni delle Vite. Varrone e GiovioSulla scia dei modelli di , aveva creato una vera e propria collezione di ritratti da inserire all'interno della pittura di storia. Quindi la somiglianza era un criterio essenziale per riconoscere l'effigiato, ma non più sufficiente per la teoria cinquecentesca orientata alla rappresentazione del mondo delle idee. Si trattava di superare la natura svelando i moti dell'anima. • Giambattista della Porta, Non acaso le teorie fisiognomiche di 1586,ebbero un certo successo durante il secolo.
  • Di Vasari si ricordano la descrizione :
    1. Gioconda
    2. Lorenzo il Magnifico
    3. Alessandro de' Medici
    Si cerca di dare risalto alla funzione encomiastica.
  • Claudio Tolomei In una lettera del 1543, commissionava il suo ritratto a Sebastiano del Piombo. Ciò fu tanto significativo da essere selezionato dall'autore per la sua raccolta epistolare a stampa. Il documento rientra nella categoria delle lodi agli artisti, ma rappresenta anche una chiara testimonianza dei dibattiti in corso sul diritto al ritratto. Con tono retorico Tolomei si interrogava sulla legittimità della sua "divino" commissione, seppur subito confortato dello statuto del pittore e della pittura.
  • Il discorso intorno al ritratto proseguì anche nelle corti europee : Inghilterra=
    1. il ritrattista della regina Elisabetta scrisse il primo contributo
    2. britannico sulle arti, fornendo originali osservazioni critiche. Praga= Arcimboldo 2. di Rodolfo II fece molto parlare di sé con i suoi famosissimi ritratti capricciosi, scombinando l'equilibrio precario tra natura e invenzione. 3.2.2.3. L'emergenza dei nuovi generi. Per molto tempo il primato della figura umana mise in secondo piano sia la pittura di paesaggio che la natura morta, termine non ancora in uso al tempo. - Tuttavia, nel Cinquecento si rintracciano le avvisaglie di queste tipologie di pittura come generi autonomi. - Negli scritti di Leonardo emerge l'importanza che per lui riveste il paesaggio, in particolare quando critica Botticelli. - In generale, i due nuovi generi divennero importanti in quanto criteri valutativi per distinguere le varie scuole pittoriche. - Così spesso la scuola fiamminga era criticata per l'eccessiva minuziosità dei paesaggi a discapito della storia e dell'invenzione. - Paolo Pino, al contrario,sicuro della difficoltà di tali realizzazioni, spostava l'attenzione sulla differenza dei paesaggi, attratto dal loro fascino, in "selvatichezza" particolare per quelli nordici per la loro ma anche di quella delle terre venete. In fondo, il paesaggio sarebbe diventato una prerogativa dei pittori veneziani.
      • Diversamente dal paesaggio la natura morta era relegata ai margini parergon, Blaise dedell'opera, associata alla nozione di come notava Vigenère.
      • L'origine di questo tipo di pittura è rilevabile nella nomenclatura dei generi iconografici elaborata da Lomazzo, in cui queste composizioni di frutta, foglie e fiori rientravano nella categoria "pittura fiamminga".
      È chiaro che il nesso con la pittura antica era più evidente di quello con la pittura fiamminga.

      Comunque, davanti a queste immagini dagli accenti dionisiaci apparentemente prive di significato Vigenère colse la loro forza.

      espressiva ele loro potenzialità allusive.

      3.2.3 Il bello, la grazia, la sprezzatura.

      Le riflessioni cinquecentesche sull'idea di bello ruotarono attorno alla teoria dell'electio, rifacendosi alla definizione aristotelica di armonia delle forme, come ordine e proporzione.

      • Solo in ambito accademico fu dibattuta la questione della bellezza sull'onda pensiero neoplatonico ficiniano,del insieme alla tematica dell'amore.
      • Molte furono le ripercussioni in ambito artistico, come nel caso dellanozione di grazia, ben riassunta da Varchi.

      La qui è intesa come bellezza d'animo capace di affascinare anche "bellezza in mancanza di bellezza fisica. Quindi, diversamente allacorporale" la grazia era difficilmente rappresentabile. Per Varchi la bellezza platonica era superiore a quella aristotelica perché di origine divina.

      "non aveva fermezza di luogo". Per Danti la grazia

      Queste considerazioni ebbero

      Notevoli ricadute:

      • Da un lato aprirono la strada a un'interpretazione più arbitraria delle proporzioni delle figure, lasciando più spazio all'invenzione dell'artista, alla licenza.
      • Dall'altro il discorso sulla grazia fu decisivo a livello del processo creativo e della bellezza complessiva dell'opera. La bellezza non doveva risultare troppo lavorata.
      • Baldassarre Castiglione

      Fu essenziale il concetto espresso da sprezzatura:

      La concetto per cui la grazia doveva essere trasmessa attraverso la spontaneità dei gesti. Quindi l'artista doveva realizzare l'opera "con un sol colpo di pennello, breve tempo, senza eccessive elaborazioni, tirato facilmente". Holanda

      De aggiunse poi il fattore della velocità di "fatte esecuzione delle opere in fretta e molto speditamente", in modo che sembrassero fatte di getto.

      3.3 L'antico: un modello, una passione. L'alba dell'archeologia o dell'anticomania.

      3.3.1.1.

      Scavi, scoperte, smanie La cultura antiquaria raggiunse nel Cinquecento una dimensione senza precedenti, scatenando una passione per l'Antico. Molti si recarono anche verso Levante sulle tracce dell'antica Grecia, seguendo le orme di Ciriaco d'Ancona. Nel frattempo, nel sottosuolo di Roma continuava a emergere una gran quantità di materiale.
      • Isabella d'Este,
      Per gli appassionati, come fu un grande evento quando nel 1506 venne ritrovato il gruppo del Laocoonte a Roma, reso inaccessibile al papa Adriano VI, il quale fece murare tutte le porte di accesso al "cortile delle statue" del Belvedere, lasciandone solo una aperta, sotto il suo vigile controllo.
      • Una vera e propria frenesia archeologica colpì non solo le famiglie nobili, ma anche i cardinali, che continuarono ad accumulare statue e medagli nelle loro dimore.
      • Dietro tale fenomeno si era sviluppato un fiorente mercato e continui scavi.
      Il mercato non fu risparmiato dal

      Frequente aumento delle frodi. Cupido Michelangelo. Il più celebre falso fu senza dubbio il diNon mancarono nemmeno i furti, comuni anche prima di giungere aldrammatico sacco di Roma, grande occasione per alcuni, come il Duca diMantova per dare una spinta alle proprie collezioni.

      • Nel tentativo di arginare e controllare la questione del traffico dei reperti28 novembre 1534, Papa Paolo III,antichi fu promulgato un breve, il daappena eletto, in cui si proibiva l’uscita di materiale antico dalla città senzapermesso.
      • Il rilascio dei permessi diventò uno strumento politico utile per gestire leduca di Bavierarelazioni diplomatiche. Il fu tra i beneficiari di questo tipo dilicenze nel 1570.

      L’antico: studio, conservazione e restauro.

      La passione per l'antico fece nascere il bisogno di conservare e catalogare ireperti, per avere una ricostruzione filologicamente la corretta topografiaantica.

      • Ciò non riguardò solo i

      Reperti presenti a Roma, ma ad esempio anche quelli Borghini di Firenze grazie alla conoscenza antiquaria di:

      • L'ottima conoscenza antiquaria divenne un requisito indispensabile per gli artisti.
      • L'antico divenne il secondo modello di riferimento dopo la natura, come precisato da Francisco de Holanda.
      • Sul piano artistico le opere rinvenute offrivano la possibilità di un confronto diretto non solo con l'antico, ma anche fra artisti.

      Laocoonte papa Nella storia della ricezione del è nota la sfida lanciata da Giulio

Dettagli
A.A. 2021-2022
32 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher carmencontrucci95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di storia della critica d'arte e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Maffei Sonia.