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G
gli introiti fiscali aumentano di un importo pari a tⲁ ΔG. Riscrivendo il
G
ⲁ
moltiplicatore si ottiene la variazione dell’avanzo di bilancio, che è senza dubbio
G
negativa.
Volendo fare un esempio numerico, se c=0,8 e t=0,25 1 euro aggiuntivo di spesa
pubblica provocherà una riduzione dell’avanzo di bilancio pari a 0,375 euro.
Analogamente possiamo valutare gli effetti di un innalzamento dell’aliquota
d’imposta . L’aumento di quest’ultima farà scendere il reddito, dunque sembrerebbe
che a parità di spesa pubblica il bilancio scenderà. In realtà si verificherà invece un
avanzo di bilancio, per effetto del moltiplicatore del bilancio in pareggio .
Supponendo che la spesa pubblica e le imposte aumentino in misura uguale,
lasciando l’avanzo di bilancio invariato, il prodotto aumenta precisamente dello
stesso ammontare dell’incremento della spesa pubblica, in quanto il moltiplicatore è
uguale a 1.
A dimostrare ciò è il teorema di Haavelmo , che suppone, però, che le imposte non
siano proporzionali al reddito, ma fissate con diverso criterio così che il
ⲁ=
moltiplicatore del reddito possa tornare ad essere 1/ (1-c).
Di conseguenza fissata la condizione ΔG=ΔTA, l’aumento della spesa pubblica avrà
ⲁΔG,
un effetto sul reddito pari a mentre l’aumento delle tasse farà diminuire il
reddito di un importo pari a ΔTA, quindi la domanda di beni di consumo per un
ⲁcΔTA: ⲁcΔTA
importo pari a cΔTA e il reddito di un valore dato da ΔY=ⲁΔG - ,
tenendo conto della condizione ΔG=ΔTA otteniamo
1
ΔY=ⲁ(1-c)ΔG= ΔG=ΔG
⎻⎻⎻⎻⎻⎻(1-c) 42
Parte I: Introduzione e contabilità nazionele (Cap da I a III)
Parte II: Modelli di base: la macroeconomia a prezzi fissi (Cap da IV a VI)
“Macroeconomia ”-Francesca Pancotto
1-c
Facciamo un esempio pratico più intuitivo. Lo Stato affida ad un’impresa la
costruzione di un ponte il cui costo è 100 euro; l’aumento della spesa pubblica sarà
ΔG=100 e quello delle imposte sarà ΔTA=100. Supponendo una propensione
marginale al consumo c=0,8 si determinerà una caduta dei consumi ΔC=0,8x100=80
ⲁ=
euro. Essendo il moltiplicatore 1/(1-0,8)=5 la variazione sul reddito sarà ΔY=
(100-80) x 5=100. Come previsto i consumi iniziali saranno perfettamente
neutralizzati dall’aumento delle imposte, ma alla fine di tutto rimarrà l’opera
pubblica realizzata che farà crescere il prodotto esattamente del suo valore, ossia 100
euro.
Il teorema dimostra quindi che un aumento dell’intervento dello Stato nell’economia
è comunque benefico, anche se a seguito di esso il bilancio dovesse essere in
pareggio, in quanto nel Paese c’è un nuovo ponte. Ma questa tesi si contrappone la
cosiddetta supply-side economics (economia dell’offerta) secondo la quale un
eccessivo aumento della pressione fiscale può portare un disincentivo per gli
imprenditori a investire e per i lavoratori a offrire ore di lavoro. L’economista
statunitense Laffer illustra questa tesi usando un paradosso noto come curva di
Laffer , che ipotizza che se lo Stato dovesse tassare il reddito di famiglie e imprese
del 100% nessuno sarebbe disposto a lavorare e investire, provocando un crollo del
prodotto e delle entrate fiscali. Sarebbe dunque necessario incentivare l’offerta
riducendo la tassazione. Volendo continuare sulla strada del paradosso, Laffer
ipotizza che ora lo Stato faccia scendere l’aliquota fiscale a 0; in questo caso lo Stato
non avrebbe entrate per finanziare la spesa pubblica. La conclusione che si trae è che
deve esistere un’aliquota ottimale compresa tra 0 e 1.
L’avanzo di bilancio di piena occupazione
Considerando che le variazioni sul reddito non sono del tutto imputabili a decisioni
del governo, per capire se è in atto una politica espansiva o restrittiva si utilizza un
indicatore che prescinde dalla fase del ciclo economico: l’ avanzo di bilancio di
piena occupazione o avanzo strutturale (BS*) , il quale misura il saldo di bilancio
che si avrebbe se il reddito fosse ipoteticamente a livello di piena occupazione
BS*= tY* -|G|-|TR|
Per analizzare poi la differenza tra il bilancio effettivo e quello di piena occupazione
sottraiamo il primo dal secondo BS*-BS= t(Y*-Y) . La differenza tra il saldo del
bilancio effettivo e quello strutturale costituisce la componente ciclica del bilancio
pubblico.
In realtà nemmeno l’avanzo strutturale fornisce una misura precisa
dell’orientamento della politica fiscale per alcune ragioni:
- un incremento della spesa pubblica unito a un equivalente aumento delle
imposte lascerà il deficit invariato ma farà salire il reddito
- le aspettative relative a future modifiche della politica fiscale possono influire
sul livello corrente del reddito
- poiché la politica fiscale comprende la determinazione di numerose variabili
(l’aliquota di imposta, i trasferimenti e la spesa pubblica per beni e servizi)
risulta difficile descriverne l’orientamento mediante un unico dato numerico
43
Parte I: Introduzione e contabilità nazionele (Cap da I a III)
Parte II: Modelli di base: la macroeconomia a prezzi fissi (Cap da IV a VI)
“Macroeconomia ”-Francesca Pancotto
Nonostante ciò, questo strumento rimane un utile indicatore della direzione della
politica fiscale.
⚜ ⚜
Risparmio e investimento in presenza dello Stato
L’inserimento del settore pubblico ha prodotto due conseguenze:
il reddito/prodotto Y non coincide più con YD, che ora è modificato da tasse
★ e trasferimenti Y= YD+TA-TR
la domanda aggregata comprende anche la spesa pubblica, quindi
★ AD=C+I+G Fatte queste premesse, ci chiediamo se l’eguaglianza
risparmio-investimento rimane invariata anche con l’inserimento dello Stato.
Fatte queste premesse ci chiediamo se l’eguaglianza risparmio-investimento rimane
uguale.Come si ricorderà il reddito disponibile YD è destinato in parte al consumo e
in parte al risparmio: YD=C+S, dunque abbiamo Y=C+S+TA-TR.
L’equilibrio ora è C+S+TA-TR= C+I+G e, riordinando i termini, I=S+(TA-TR-G) .
Ciò significa che l’investimento è uguale al risparmio privato S, più l’avanzo di
bilancio pubblico BS=TA-TR-G. Se intendiamo la variabile G come spesa pubblica
per i soli consumi, essa non comprende gli investimenti pubblici (I ), che possiamo
pu
includere nella variabile I e l’avanzo di BS costituisce invece risparmio pubblico.
In conclusione l’investimento totale privato e pubblico, deve essere uguale in
equilibrio al risparmio nazionale, il quale è inteso come somma del risparmio privato
e pubblico.
Possiamo riscrivere così l’equazione: I= I +I = S+BS
PR PU 44
Parte I: Introduzione e contabilità nazionele (Cap da I a III)
Parte II: Modelli di base: la macroeconomia a prezzi fissi (Cap da IV a VI)
“Macroeconomia ”-Francesca Pancotto
Capitolo 5- Moneta, interesse e reddito
Nel modello reddito-spesa esaminato nel capitolo 4 abbiamo ipotizzato che gli
investimenti fossero una variabile esogenamente determinata.
In realtà l’investimento è influenzato da diverse variabili. Una di esse è il tasso di
interesse , una variabile il cui valore dipende dalla domanda e dall’offerta di moneta,
ossia dai mercati finanziari. Teniamo conto del fatto che di norma le imprese, per
acquistare beni di investimento, prendono a prestito denaro da restituirsi maggiorato
di un certo tassi di interesse e che, quindi, maggiore sarà quest’ultimo, minore sarà la
disponibilità a prendere a prestito fondi, dunque a effettuare l’investimento. Tuttavia
dobbiamo tenere presente che un maggiore tasso di interesse costituisce un guadagno
per chi il denaro lo presta, acquistando titoli come forma di investimento dei propri
risparmi.
In questo capitolo aggiungeremo un nuovo soggetto economico, cioè la Banca
Centrale e ci troveremo di fronte a due mercati: il mercato dei beni e il mercato
monetario a cui corrispondono due differenti modelli, ossia il modello I-S e il
modello L-M.
Il mercato dei beni è descritto da modello I-S perchè in equilibrio è caratterizzato da:
Y=AD ≡ I=S.
Il mercato delle attività finanziarie, invece, è costituito da moneta e titoli ed è
caratterizzato in equilibrio dall’uguaglianza tra domanda di moneta o di liquidità (L)
e offerta di moneta (M).
Vedremo successivamente come i due mercati raggiungano congiuntamente
l’equilibrio con il modello IS-LM.
⚜ ⚜
La funzione di investimento
Con l’aggiunta del tasso di interesse la spesa per gli investimenti diventa una
variabile endogena.
La quantità di investimenti programmata diminuisce all’aumentare del tasso di
interesse . Infatti
maggiore è il tasso
d’interesse, minori
sono i profitti che le
imprese si aspettano di
realizzare contraendo
debiti per l’acquisto di
nuovi macchinari e
fabbricati, quindi
inferiore sarà la loro 45
Parte I: Introduzione e contabilità nazionele (Cap da I a III)
Parte II: Modelli di base: la macroeconomia a prezzi fissi (Cap da IV a VI)
“Macroeconomia ”-Francesca Pancotto
disponibilità a prendere a prestito fondi e a fare investimenti.
eq eq
i↑ I↓ AD ↓ Y ↓ i↓ I↑ AD↑ Y ↑
In particolare la funzione della spesa per investimenti è di questo tipo:
I= |I|- bi con b>0
dove |I| descrive la spesa per investimenti che sarebbe effettuata anche se il tasso di
interesse fosse pari a zero, i rappresenta il tasso di interesse e b la sensibilità degli
investimenti al tasso di interesse. Se il coefficiente b è grande, quindi se I è molto
sensibile al tasso di interesse, un aumento relativamente modesto del tasso di
interesse provoca una riduzione notevole della spesa per investimenti. Inoltre la
sottrazione presente nell’equazione ci indica che tanto più l’interesse è elevato e
tanto più bassa è la spesa per investimenti (e viceversa) per le ragioni che abbiamo
già spiegato. Ciò è confermato dalla pendenza negativa della retta nel grafico, dove
si vede che al diminu