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Il diritto di difesa e la tutela giurisdizionale degli interessi legittimi

All’art. 24 Cost., una volta precisato che il diritto di difesa è garantito a tutti per tutelare, oltre ai propri diritti, anche gli interessi legittimi, la Costituzione stabilisce che “contro gli atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria e amministrativa” (art. 113 Cost.) e che “Il Consiglio di Stato e gli altri organi di giustizia amministrativa hanno giurisdizione per la tutela nei confronti della pubblica amministrazione degli interessi legittimi e, in particolari materie indicate dalla legge, anche dei diritti soggettivi” (art. 103 Cost.). La l. n. 142/1990 sancì la separazione tra attività di indirizzo politico e attività di gestione, per aumentare l’autonomia dei dirigenti dalla politica. Ha definito una nuova organizzazione amministrativa all’interno della quale gli organi di governo.esercitano le funzioni di indirizzo politico-amministrativo, mentre i dirigenti adottano gli atti e provvedimenti, nonché curano la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa dell'ufficio dirigenziale a cui sono preposti. I dirigenti sono responsabili in via esclusiva dell'attività amministrativa, della gestione e dei relativi risultati. La responsabilità dirigenziale è rafforzata dal fatto che i ministri non possono revocare, riformare, riservare o avocare a sé o comunque adottare atti di competenza dei dirigenti, ma possono solo svolgere una funzione di definizione di obiettivi e programmi e di verifica e controllo dei risultati. In caso d'inerzia del dirigente, il ministro non può sostituirsi ad esso, ma nominare un commissario. Gli atti dei dirigenti non sono suscettibili di ricorso gerarchico, mentre possono essere annullati dal ministro per motivi di legittimità. Tra dirigenti e ministri non corre un rapporto di.

Gerarchia e l'atto dirigenziale non è impugnabile dinanzi al ministro con il ricorso gerarchico, ma solamente un controllo di legittimità da parte del ministro.

Lo spoils system è la possibilità per la maggioranza politica di collocare persone di propria fiducia nei ruoli apicali della pubblica amministrazione. È attuazione del principio della correlazione fra attività di indirizzo politico e attività amministrativa.

Esso sarà conforme alla Costituzione nella misura in cui riguarderà i ruoli di maggiore responsabilità dell'apparato burocratico, mentre sarà difficilmente giustificabile per le posizioni amministrative che non sono a stretto contatto con i vertici politici.

La Costituzione e la legislazione consentono la nascita di vari soggetti amministrativi pubblici ulteriori rispetto all'amministrazione statale.

Già in epoca preunitaria il territorio italiano conosceva

livelli amministrativi locali, fortemente condizionati dallo Stato centrale. La Costituzione accoglie l'obiettivo del "più ampio decentramento amministrativo" (art. 5). Il vecchio testo dell'art. 114 Cost. dichiarava: "La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni"; oggi dice: "la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato". Questo è un nuovo modo di vedere il rapporto tra i livelli di governo. In base all'art. 118 Cost., "le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza". La sussidiarietà verticale prevede che i Comuni siano i titolari naturali delle funzioni amministrative, salvo esse non possano essere svolte in

Maniera più efficiente ed efficace degli enti di governo superiori. Per la sussidiarietà orizzontale, tutti i livelli di governo, dallo Stato ai Comuni, debbono favorire l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale. Impone persino ai soggetti pubblici di non intralciare, e anzi agevolare. Dopo la riforma del 2001 è stato introdotto un pluralismo amministrativo.

Il principio di imparzialità sottintende l'obbligo per la pubblica amministrazione di svolgere la propria attività in maniera disinteressata rispetto alle situazioni giuridiche coinvolte. Essa deve acquisire tutti gli interessi rilevanti e valutarli oggettivamente. Da tale principio discendono il dovere di prestazione dei servizi pubblici indiscriminatamente, il divieto di favoritismi, il diritto per i soggetti dell'ordinamento giuridico di ricusare il funzionario che possa avere un qualche interesse particolare.

Con il contestuale obbligo di astensione, le modalità di composizione delle commissioni giudicatrici dei concorsi e delle gare pubbliche, etc. La PA deve avere capacità di individuare l'interesse prevalente a cui prestare tutela e valutare il modo migliore per realizzarla. Altri principi sono quelli di un giusto procedimento amministrativo, tra cui pubblicità e trasparenza, e di partecipazione. La conoscibilità dell'attività amministrativa avviene tramite la pubblicità e la motivazione degli atti o tramite il diritto di accesso ai documenti amministrativi. Il principio del buon andamento (art. 97 Cost.) significa che l'attività amministrativa deve essere svolta secondo le modalità più adeguate a conseguire il risultato migliore. Deve essere orientata all'ottimizzazione dei risultati in relazione ai mezzi utilizzati (economicità), all'adeguamento delle risorse rispetto agli obiettivi da realizzare.

(efficienza) e alla capacità di raggiungere utilmente i risultati richiesti (efficacia). Una specificazione è il divieto di aggravamento del procedimento, per cui la PA non può aggravare il procedimento se non per straordinarie e motivate esigenze imposte dall'istruttoria.

Secondo il principio di semplificazione, l'azione amministrativa deve essere condotta secondo regole di snellezza e di celerità che evitino irrigidimenti e aggravamenti burocratici.

Si aggiungono i principi di derivazione europea: il principio della certezza del diritto, che garantisce la prevedibilità delle situazioni e dei rapporti giuridici; il principio del legittimo affidamento, che garantisce la posizione giuridica di colui al quale l'amministrazione ha indotto ragionevoli aspettative di tutela; il principio di proporzionalità, che garantisce che la pubblica amministrazione agisca solo e nella misura in cui ritenga necessario intervenire,

assicurando il minor sacrificio possibile per coloro che sono contro-interessati. La PA deve agire secondo le regole di diritto privato ogniqualvolta non debba adottare atti autoritativi. I provvedimenti sono manifestazioni di volontà aventi rilievo esterno che, provenendo dalla PA nell'esercizio delle sue funzioni, sono in grado di determinare effetti giuridici in maniera unilaterale, a prescindere dal concorso della volontà dei soggetti su cui tali effetti ricadono. Si tratta di atti imperativi capaci di costituire, modificare o estinguere situazioni giuridiche soggettive (imperatività) e che possono avere esecuzione unilateralmente (esecutorietà). Il principio di legalità obbliga la PA a utilizzare procedimenti e modelli provvedimentali previsti tipicamente e nominativamente dalla legge (tipicità e nominatività). I provvedimenti restrittivi riducono la sfera giuridica del destinatario, imponendogli obblighi o divieti, oppure limitandone.

facoltà e diritti. Ne fanno parte i comandi (es. ordine di demolizione diun fabbricato), i divieti (es. circolazione in ZTL) e i provvedimenti ablativi (es. espropriazione).

I provvedimenti ampliativi ampliano la sfera giuridica del destinatario. Sono le ammissioni (es.accesso a servizio educativo), le iscrizioni (es. albi professionali), le autorizzazioni (es. patente), leconcessioni (es. uso di un bene demaniale), le aggiudicazioni (es. appalto), le dispense (es.servizio militare), etc.

Mentre con l’autorizzazione la PA verifica che il soggetto possieda i requisiti necessari perl’esercizio di un diritto comunque spettante al soggetto richiedente, con la concessione vieneattribuito al richiedente un diritto che originariamente non possiede.

I provvedimenti vengono adottati a seguito di un procedimento. Per procedimento amministrativosi intende una sequenza preordinata di atti, finalizzati a produrre un atto finale, il provvedimento.Gli atti del procedimento,

funzionali all'adozione dell'atto finale, si definiscono atti endoprocedimentali. Possono essere manifestazioni di conoscenza e giudizio, pareri, osservazioni, atti di controllo, etc. Moduli ulteriori si basano più su un modello consensuale. Si tratta dei contratti pubblici e degli atti consensuali (accordi di diritto pubblico), sia con soggetti dell'ordinamento giuridico che con altre PA, che seguono gli schemi tipici del diritto privato. La patologia dell'atto amministrativo comporta un vizio sul piano giuridico. I vizi degli atti amministrativi conseguenti alla loro contrarietà alla norma previa, così come quelli degli altri atti giuridici assoggettati al principio di legalità, sono definiti vizi di legittimità e si distinguono da quelli formali (violate norme del procedimento di produzione dell'atto) o sostanziali (contrasto con contenuto della norma previa). Vanno separati dai vizi di merito che

Attengono all'inopportunità degli atti. La violazione di legge è il mancato rispetto di norme giuridiche inderogabili. L'incompetenza è quando l'autore dell'atto è diverso da quello a cui l'ordinamento assegna il potere di emanare l'atto stesso. È relativa quando l'amministrazione da cui proviene l'atto è competente, ma non lo è il soggetto autore dell'atto stesso. Quando è assoluta l'atto è nullo per difetto assoluto di attribuzione. L'eccesso di potere riguarda la discrezionalità amministrativa. Si può realizzare con modalità molto diverse da caso a caso, anche se esistono alcune figure sintomatiche dell'eccesso di potere. Le principali sono: lo sviamento di potere (raggiungere uno scopo diverso da quello previsto), il travisamento dei fatti (erronea rappresentazione di alcuni fatti concreti), illogicità.

i principi costituzionali o delle norme di legge vigenti. In particolare, il provvedimento può essere dichiarato nullo se è stato adottato in modo irragionevole, arbitrario o discriminatorio. Inoltre, può essere dichiarato nullo se è stato emanato da un organo incompetente o se è stato adottato in violazione delle procedure previste dalla legge. La nullità di un provvedimento può essere dichiarata da un'autorità giudiziaria o amministrativa competente. Una volta dichiarata la nullità, il provvedimento perde ogni efficacia giuridica e deve essere considerato come se non fosse mai stato adottato. È importante sottolineare che la nullità di un provvedimento non comporta automaticamente la sua sostituzione con un nuovo provvedimento. Spetta all'autorità competente valutare se adottare un nuovo provvedimento o se modificare quello dichiarato nullo. In conclusione, la nullità di un provvedimento è una sanzione che viene applicata quando il provvedimento stesso è stato adottato in violazione dei principi costituzionali o delle norme di legge vigenti. La dichiarazione di nullità comporta la perdita di efficacia giuridica del provvedimento e può essere pronunciata da un'autorità giudiziaria o amministrativa competente.
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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MaryUniTn di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di diritto pubblico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Cortese Fulvio.