Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 24
Riassunto esame Istituzioni dell'arte moderna in Italia e in Europa, docente Capitanio, libro consigliato "Immagini che ci guardano: teoria dell'atto iconico", autore H. Bredekamp Pag. 1 Riassunto esame Istituzioni dell'arte moderna in Italia e in Europa, docente Capitanio, libro consigliato "Immagini che ci guardano: teoria dell'atto iconico", autore H. Bredekamp Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Istituzioni dell'arte moderna in Italia e in Europa, docente Capitanio, libro consigliato "Immagini che ci guardano: teoria dell'atto iconico", autore H. Bredekamp Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Istituzioni dell'arte moderna in Italia e in Europa, docente Capitanio, libro consigliato "Immagini che ci guardano: teoria dell'atto iconico", autore H. Bredekamp Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Istituzioni dell'arte moderna in Italia e in Europa, docente Capitanio, libro consigliato "Immagini che ci guardano: teoria dell'atto iconico", autore H. Bredekamp Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Istituzioni dell'arte moderna in Italia e in Europa, docente Capitanio, libro consigliato "Immagini che ci guardano: teoria dell'atto iconico", autore H. Bredekamp Pag. 21
1 su 24
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

L'ATTO ICONICO SCHEMATICO – LA VITALITÀ DELLE IMMAGINI

Schemi e Tableaux vivants

Con “schema” s'intende un criterio formale che definisce il contenuto rappresentato in termini valoriali, in

modo da fornire un effetto esemplare agli occhi dell'osservatore. Lo schema mostra standard valutativi,

nonchè strumenti orientativi e imitativi mediante la forma particolare della figura viva. A questa

definizione di “schema” si accompagna la proposta di raccogliere le forme viventi delle immagini sotto il

concetto di atto iconico schematico che implica immagini capaci di effetti tali da renderle “vive”, capaci di

simulare la vitalità. La moderna concezione di schema si discosta da tale definizione in quanto è

maggiormente rapportata a modelli condivisi di percezione, espressione e azione che mandano a ordini

noti.

Platone indicò che il concetto di schema veniva sfruttato in immagini e pose convenzionali per

rappresentare plasticamente un determinato effetto. Questa definizione è stata attualizzata nella

pragmatica. Nella filosofia dell'incorporazione essa vale come summa di tutti i comandi che rendono

possibili le pose e i movimenti del corpo.

La gamma delle “immagini vive” comprende dipinti, affreschi, sculture a tutto tondo o bassorilievi. Essi,

per tutta la durata della loro esistenza, devono rimanere immobili: devono cioè fungere da immagini

viventi. Le prime opere risalgono ai tempi dell'ellenismo, in seguito dal XV secolo è iniziata una produzione

continuativa. Una prima cronaca risale al 1437 quando venne allestito un tableau vivant della passione di

Cristo in occasione dell'entrata a Parigi di Carlo VII.

I tableaux vivants appartengono alla prima categoria di quelle immagini che mediante corpi vivi

dimostrano il principio strutturale e performativo dell'atto iconico schematico, nella sua definizione

platonica. Esseri umani immobili, elevati a opere d'arte, vengono percepiti come immagini ed esercitano un

fatto esemplare.

Repliche “vive” 7 Immagini che ci guardano: teoria dell'atto iconico

Le immagini vive hanno preso a esempio dipinti pre-esistenti arrivando a creare tableaux vivants di

secondo livello. In tale senso il polittico di Gand di Jan e Hubert Van Eyck del 1458 costituì lo spunto per

un'immagine viva su 3 piani che poteva essere mostrata tirando una tenda. Segue la tavola centrale con

l'altare e l'agnello sacrificale, con la colomba appollaiata e un gruppo laterale di martiri, santi, patriarchi e

apostoli. Ma i tableaux vivants si orientavano in maniera sistematica a opere d'arte? Grazie alla scoperta di

Pompei esse acquisirono una dimensione propria. Durante gli scavi emersero spazi concavi creati dai corpi

inceneriti delle vittime che parevano mostrare ex negativo ciò che si poteva ottenere ricorrendo ad attori

vivi e vegeti. impressionanti nella loro efficacia essi stimolarono le Attitudes a Napoli alla fine del 1700 da

Hamilton ovvero aveva convinto la moglie a mettersi in pose che imitavano antiche. Goethe dice che nella

luce del tramonto le sue riproduzioni sapevano restituire con forza ineguagliabile lo spirito delle antiche

sculture e dei motivi pittorici pompeiani come autentiche opere d'arte. Goethe apprezzava il tableau vivant

poiché mostrava la vitalità dell'immagine in una forma ideale che attraverso l'immediatezza degli schemi

corporei e iconici riusciva a sortire subito un grande effetto.

Solitamente i tableaux vivants venivano allestiti durante le feste operaie del 1 maggio per rappresentare gli

obiettivi futuri tramite questi monumenti temporanei.

Nel XX secolo Man Ray ha avuto l'idea di sostituire almeno in parte gli arti mancanti di antichi torsi

mediante corpi femminili e di immortalare il tutto con la macchina fotografica. Tra la fine degli anni 60 e i

primi anni 90 Cindy Sherman ha perfezionato ancora di più questo tipo di tableaux vivants di terzo grado

inscenando motivi artistici e cinematografici come immagini vivi poi immortalate dall'obiettivo fotografico.

Le immagini di Sherman sfruttano il suo stesso corpo per riportare nuovamente il principio dell'immagine

viva nella sfera iconica.

Un ulteriore sviluppo è dato dall'opera della videoartista Eleanor Antin ha fatto inscenare da attori

professionisti alcuni situazioni paradigmatiche per poi fotografarle ottenendo “The last days of Pompeji”.

Se si prendono in considerazione le immagini in movimento un esempio importante è quello rappresentato

dal mediometraggio di Pier Paolo Pasolini la ricotta, nel quale si tenta di riprodurre dal vivo immagini

manieriste come la Deposizione di Rosso Fiorentino. Nel tentativo di copiare il dipinto manierista il

comandamento imitativo sotteso al tableau vivant raggiunge la sua forma più estrema.

Altri esempi: Passion di Jean-Luc Godard, Caravaggio di Derek Jaman, I misteri del giardino di Compton

House di Greenaway, Medea-Choreographie di Sasha Walts.

È necessario citare anche l'autostilizzazione degli artisti che si fanno quadri viventi tra i protagonisti di

questa categoria spiccano Gilbert e George che hanno rivoluzionato il genere artistico del tableau vivant.

Definendosi living sculptures, essi hanno di fatto reso obsoleta la questione della vitalità dell'opera

mediante una sua conferma permanente. Le loro pose sempre nuove testimoniano il fatto che le persone

rappresentano le sculture e in risposta le immagini si fanno vive. Essi sono l'immagine vivente e imitano

perciò se stessi in tempo reale facendo scomparire la differenza tra immagine, copia e vita. A renderli

esemplari è il superamento di ogni confine tra vita e arte che diventa il contenuto stesso del messaggio.

Tutte queste forme di tableau vivant sono varianti nel tentativo attraverso l'impiego dell'uomo quale

recipiente iconico di annullare la distanza tra artefatto e umanità.

La forza dell'immagine viva si esprime nel momento in cui lo spettatore riesce a cogliere se stesso

nell'alterità iconica.

Empatia e presa di distanza

L'empatia sposterebbe l'attenzione dalla forma del lavoro artistico alla “reazione che esso suscita nel

soggetto che lo contempla”. L'empatia avrebbe un che di narcisistico senza l'intenzione di percepire la

forma dell'opera d'arte come altra e antagonista rispetto all'io e immedesimandosi tramuterebbe l'opera

8 Immagini che ci guardano: teoria dell'atto iconico

nelle varianti dell'esperienza dell'opera stessa.

Termine con cui si è soliti rendere in italiano quello tedesco di Einfühlung (anche tradotto con «simpatia

simbolica»), usato in estetica e in psicologia per indicare la capacità di porsi nella situazione di un’altra

persona con nessuna o scarsa partecipazione emotiva (quest’ultima è invece presente nel sentimento di

simpatia).

La teoria dell’Einfühlung, formulata, sulla traccia di Herder, da Vischer (Über das optische Formgefühl,

1873) e da Lipps (Ästhetik, 1903), si diffuse soprattutto in seguito all’apparizione della fortunata opera di

W. Worringer Abstraktion und Einfühlung (1908; trad. it. Astrazione e empatia). Secondo l’estetica di

Vischer e di Lipps, l’uomo attribuisce bellezza alle forme nelle quali riesce a trasferire o proiettare il

proprio senso vitale: il godimento estetico è pertanto godimento oggettivato di noi stessi. Ma per

Worringer questa teoria è idonea a farci comprendere soltanto l’arte classica e quella rinascimentale, che

nascono da un sentimento di immedesimazione con le forme organiche, mentre nulla ci può dire circa l’arte

dei popoli primitivi e delle civiltà preclassiche e orientali, in cui prevale un sentimento antinaturalistico.

Accanto al bisogno di e., va dunque postulata l’esistenza di un impulso originario di astrazione, che tende

all’inorganico, al regolare, al geometrico. Insistendo sui fondamenti psichici dell’esperienza estetica, la

teoria dell’Einfühlung ha dato un notevole impulso al costituirsi di una psicologia dell’arte, anche se gli

studi in questo campo si sono poi orientati principalmente verso l’analisi dei fenomeni percettivi, secondo

ipotesi assai più prossime alla teoria della pura visibilità. È ancora attuale, si considera che Worringer

abbia dato via a tutte le forme della minimal art.

In questo solco, l'artista italiana Vanessa Beecroft ha sviluppato fin dai primi anni 90 una critica

all'empatia partendo da una forma particolare di tableau vivant. In apparenza i suoi assemblaggi collettivi

di immagini vive fanno appello a un'empatia intuitiva, ma giacché questi gruppi statuari di corpi femminili

restano immobili nelle loro pose anche per ore cristallizzando la propria organicità essi arrivano a negare

l'empatia in maniera radicale. Ciò si fonda sull'intento ripetuto di attrarre lo spettatore mediante la forma

viva dell'opera e al contempo di imporsi su di lui partendo dalla sfera distante e aliena dell'artefatto.

Meccanica e soffio vitale

Dopo i tableaux vivants, gli automi offrono un'ulteriore possibilità di fornire all'artefatto un'identità dotata

di anima. Gli automi (termine utilizzato per la prima volta da Aristotele per indicare la marionette)

rappresentano figure semoventi che, nella loro autonomia, si sottraggono alla volontà umana e accrescono

la distanza tra uomo e opera che sgorga dall'idea della base dell'atto iconico. Tale autonomia dà agli automi

un che di inavvicinabile da intendersi come un segno di estrema alterità capace di scatenare molte

emozioni come quelle rappresentate da Charles Cochin nell'incisione La charmante catin.

Un autome della metà del XVI secolo chiarisce in maniera incomparabile questo mix di sentimenti. La sua

meccanica è costituita da ingranaggi, una spunta puntellata e una testolina al cui interno si trovano

ulteriori ingranaggi. L'automa riesce a muoversi di 90° nell'arco di 60 cm e quando gli si dà la carica

l'energia che emana è a dir poco sorprendente, riportando alla memoria un testo di Leonardo Da Vinci in

cui si parla di una forza, principio fondante della vita insita negli automi, una virtù spirituale, una potenza

invisibile la quale per accidentale esterna violenza è causata dal moto e collocata e infusa ne' i corpi i quali

sono dal loro naturale uso retratti e piegati.

Il modello della molla è coerente con l'idea leonardesca. Più ampia la molla maggiore sarà la velocità con

cui si scarica. Leonardo eleva la parabola “vitale” di una molla a modello di vita: lo scopo ultimo

dell'attività motoria umana che tenta di sconfiggere i freni interni ed esterni con le proprie energie.

Altro automa è quello di Monaco &ndash

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
24 pagine
7 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher macchia17 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni dell'arte moderna in Italia e in Europa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Capitanio Antonella.