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Parallelamente a queste logiche si sviluppa anche un filone di riflessione critica sui social che li analizza
come sistemi sociopolitici. Viene messa al centro dell’attenzione l’influenza che i social hanno in alcuni
processi che caratterizzano la contemporaneità; altra critica è mossa dalla presenza dei social nella
quotidianità degli utenti. Questa naturalizzazione dei social nella vita degli utenti genera forme di
inconsapevolezza tecnologica: la visibilità, la persistenza, la ricercabilità e la datificazione li rendono luoghi
simili al Panopticon in cui è possibile osservare in tempo reale le attività di chi è al loro interno. Questa
osservabilità costante ha alcuni tratti peculiari che si possono ricondurre alla moltiplicazione dei soggetti
attivi della sorveglianza: le istituzioni politiche, le aziende attive sulla rete e gli stessi utenti. I social attivano
quindi una forma di sorveglianza sia verticale che orizzontale tra utenti che viene definita interveillance o
sorveglianza reciproca di massa o sorveglianza partecipativa. Gli utenti nei social diventano allo stesso
tempo soggetti e oggetti di sorveglianza, questa sorveglianza passa attraverso la raccolta di informazioni
nascosta e mirata su individui o gruppi di individui; si basa anche sulla raccolta di informazioni sulle
relazioni tra individui rendendo le conversazioni interpersonali relazioni sorveglianti in sé (trottier, 2012).
Un altro aspetto della sorveglianza all’interno dei social media è il fatto che gli strumenti su cui si basa sono
principalmente costituiti dai dati che gli utenti lasciano come orme digitali (digital footprints) a seguito delle
loro azioni all’interno della rete (dataveillance).
Dopo il 2010 si sviluppa una lettura critica del rapporto tra l’assunzione da parte degli utenti del ruolo di
prosumer e le forme di sorveglianza. Nei social proprio l’attività che hanno gli utenti di produrre contenuti è
oggetto di analisi; secondo Fuchs si genera così un processo di mercificazione degli utenti in primo luogo
perché gli utenti producono che generano profitto per le piattaforme; in secondo luogo perché la stessa
creatività degli utenti è oggetto di scambio e commercializzazione in quanto permette alle piattaforme di
incrementare il loro valore ma anche perché gli stessi prodotti fanno parte della profilazione per la
comunicazione pubblicitaria. La politica economica dei social è così descritta legata al meccanismo di
sorveglianza dei propri utenti da parte delle piattaforme, questa sorveglianza produce dati che sono
oggetto di scambio economico tra le piattaforme e altri soggetti esterni come aziende. La ricerca
riguardante il modo in cui le relazioni si svolgono all’interno dei social continua ad avere un ruolo centrale
così come la creazione di algoritmi che regolano il funzionamento della visibilità; il tutto per prevedere i
prossimi sviluppi dei social media. 14
3. Condivisione e fiducia: la co-costruzione del racconto della realtà in rete
Come si è visto precedentemente, oggi i social network sono una realtà complessa. Oltre a offrire uno
spazio per le relazioni interpersonali sono anche piattaforme editoriali in cui sono riversati diversi tipi di
soggetti: si tratta di un sistema mediale ibrido nel quale sono presenti gli utenti, i media, le istituzioni, le
associazioni, e le aziende. Gli utenti presenti sui social non sono più solo persone comuni ma anche
personaggi pubblici, politici, sportivi di rilievo, ecc… Tra tutti questi soggetti, i social media attivano
relazioni comunicative che sono basate sulla produzione di prodotti che saranno poi condivisi, è infatti la
condivisione la logica sulla quale si basano i social. Questa condivisione che è poi a scelta di condividere un
contenuto prodotto da altri si basa sulla fiducia e sul riconoscimento di credibilità: dal momento in cui si
condivide qualcosa infatti si dichiara di apprezzarne contenuto e autore. Queste relazioni di fiducia sono
fondamentali nei social, comprendere cosa motiva la condivisione di contenuti al loro interno è quindi
importante per arrivare a capire come si costruiscono i flussi comunicativi. Queste relazioni di fiducia e
credibilità assumono forme proprie e distinte rispetto quelle del contesto offline o dei media tradizionali;
nei social media tutti i soggetti possono contribuire alla diffusione dei contenuti (oltre che alla loro
produzione). Mediante le conversazioni, gli utenti ri-costruiscono avvenimento della realtà che possono
essere credibili o verosimili; questo è un problema centrale se si pensa alla condivisione di notizie false o
verificate.
3.1 La condivisione all’interno dei social media
L’imperativo della comunicazione all’interno dei social è: condividere. Questa attività ha due dimensioni:
- Produzione di contenuti che poi vengono condivisi
- Condivisione di contenuti prodotti da altri
Gli utenti dei social media sono costantemente impegnati nella produzione di UGC (User generated
contents) i quali costituiscono il cuore pulsante di queste piattaforme. Per quanto riguardata la
condivisione di contenuti prodotti da altri l’utente tende a condividere i contenuti messi in circolazione da
altri (amici o follower); inoltre è anche possibile condividere prodotti da siti esterni con gli Sharing Buttons
oppure copiando e incollando un link. L’attività di condivisione è più importante di quella di produzione,
spesso infatti per descrivere le forme di partecipazione viene citata la regola dell’1%: nell’ambito della
comunicazione in rete l’1% degli utenti produce contenuti mentre il 9% reagisce agli stessi e il 90% si limita
a leggerli e consultarli. Si può così affermare che il Social Sharing è uno dei motori fondamentali dei flussi
comunicativi, i destini di un contenuto pubblicato all’interno di un social media dipendono dall’attività di
Social Sharing; se questo non viaggia all’interno della rete è destinato a restare invisibile. Il social sharing
inoltre attribuisce agli utenti una posizione particolare nella comunicazione: quella di soggetti capaci di
incidere sulle rappresentazioni e interpretazioni della realtà anche al di là delle loro relazioni sociali
attraverso la ri-condivisione di contenuti. Quanto appena descritto è chiamato Spreadbility dei contenuti
ovvero il potenziale tecnico e culturale delle audience di condividere contenuti per i propri scopi. Van Dijck
in riferimento a Facebook mette in evidenza come la condivisione assuma valore sociale per due motivi:
- È l’oggetto di una costante pressione verso gli utenti (ad esempio le icone sui siti esterni che
invogliano gli utenti a condividere quanto stanno leggendo)
- La condivisione è connotata positivamente come elemento di popolarità.
Gli stessi algoritmi che regolano la visualizzazione di post e tweet sulle pagine utilizzano la quantità di
condivisioni per valutare la popolarità di un oggetto e premiarlo con maggiore visibilità. 15
3.2 Il social sharing come attività di comunicazione
Il social sharing, dunque, è un’attività fondamentale nei social media che contribuisce alla definizione della
popolarità e diffusione dei contenuti. Un esempio in Italia è il ricordo degli omicidi di Falcone e Borsellino
che vengono ricordati anche attraverso la condivisione di post sui social; queste attività così assumono un
valore social per gli utenti. In quanto attività di relazione tra le persone la condivisione ha anche
conseguenza sociali in termini di istituzione di nuovi legami all’interno di una rete di soggetti (simbolici); in
questo processo di condivisione e relazione i social media sono stati definiti sia come intermediari che
mediatori. In qualità di intermediari sono veicolo di distribuzione di contenuti, in qualità di mediatori
rendono possibili forme di comunicazione sociale e generano ulteriori azioni e feedback da parte degli
utenti. La condivisione diventa occasione di scambio sociale dal momento in cui innesca un commento o un
like e può contribuire a costruire un legame tra coloro che condividono il medesimo contenuto. Il social
sharing all’interno dei social:
- Influisce sulla percezione e valorizzazione dei contenuti in quanto un contenuto acquista valore
mediante le condivisioni
- È un tratto della socialità in quanto la condivisione è un elemento di intensificazione sociale
- È un tratto modellante in quanto implica anche un rimodellamento delle modalità di circolazione
dei contenuti.
3.3 La condivisione come cura: le motivazioni del social sharing
La condivisione all’interno dei social viene visto come un aspetto positivo in termini di reciprocità ed etica
della cura; questi due elementi sono alla base dei motivi per i quali si condividono contenuti all’interno dei
social. Sempre nell’ambito delle motivazioni alla condivisione emergono altri due aspetti importanti: l’auto-
realizzazione e l’espressione di sé. Secondo il modello proposto da Kumpel possiamo individuare tre livelli
di motivazioni:
1. Motivazioni legate alla cura delle relazioni
2. Motivazioni legate all’espressione del sé e all’auto-realizzazione
3. Motivazioni legate all’azione all’interno di reti sociali
In termini di cura delle relazioni alcuni contenuti vengono condivisi in quanto percepiti come utili o
divertenti e vengono caricati di un valore di dono quando sono condivisi: è il caso di informazioni di
pubblica utilità che possono intercettare l’interesse di molti utenti. E’ anche il caso dei meme, negli ultimi
tempi è stato molto in voga quello di “Travolta Confuso”, meme usato per raccontare stati d’animo o
perplessità, la logica è quella del dono di un contenuto divertente. In questi casi l’obbiettivo è migliorare la
vita di coloro a cui si tiene, ovviamente quando questi contenuti sono percepiti come di valore per la
propria cerchia sociale.
Come detto prima, il secondo motivo che porta gli utenti alla condivisione di contenuti è legato
all’espressione del sé e all’auto-realizzazione. L’espressione del sé motiva le condivisioni di contenuti che
contengono tratti della propria personalità e caratteristiche caratteriali; l’auto-realizzazione invece
esplicitano una particolare abilità di chi li condivide o perché hanno un valore esclusivo (immagini ancora
poco diffuse di un evento, info esclusive, ecc…).
L’azione all’interno delle reti sociali trova espressione nella condivisione di contenuti che raccontano
l’adesione a mobilitazioni, in questi casi la condivisione è mirata a far crescere o attivare la comunità
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costituita dalla pro