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I

32 ∏2!

, ottenendo un flusso di profitti pari a : mentre l’impresa E produce a costi più elevati e

rimane fuori dal mercato, ottenendo un flusso di profitti nullo. L’equilibrio perfetto nei

sottogiochi è caratterizzato da un contratto di licenza che permette alle imprese di cessare i

propri investimenti in R-S. In equilibrio entrambe, le imprese produrranno con la tecnologia 3

)

∏!=∏;= ∏2/2 . Il contratto di licenza ex ante comporta due risultati: annulla gli incentivi a

investire in R-S e favorisce una minore concentrazione del mercato. Dal punto di vista sociale,

vi è il beneficio derivante dall’aumentata concorrenza nel mercato e dalla non duplicazione

degli sforzi di ricerca con conseguente diminuzione dei costi. Tuttavia, nel lungo periodo, tale

strategia limita lo sviluppo di know how, rafforzando la dipendenza tecnologica del

licenziatario dal licenziante e danneggiando la performance del settore.

Anche Rockett dimostra che l’impresa insediata preferisca stipulare un contratto di licenza con

un’impresa più debole in modo da saturare il mercato ed escludere le rivali più competitive.

Così il licenziatario mantiene una posizione di monopolio anche dopo che il brevetto abbia

esaurito la sua durata legale, senza incorrere in costosi investimenti in capacità produttiva.

Al contrario Yi, considerando un mercato formato da un’impresa e due potenziali entranti che

potrebbero accedervi attraverso una tecnologia inferiore, arriva a risultati differenti. Dimostra,

cioè, che per l’impresa insediata è ottimale un accordo di licenza ex post e stipula un contratto

con l’impresa più forte. La considerazione è basata sul fatto che la minaccia di accordi di licenza

con l’impresa più debole riduca gli incentivi ad ulteriori investimenti in R-S e renda più

vantaggiosa la creazione di joint venture tra le due entranti.

6.4.2 Joint venture in ricerca (RJV)

Si definisce joint venture in ricerca la creazione di un nuovo soggetto economico controllato

congiuntamente da due imprese, il cui obiettivo è svolgere attività d ricerca.

I vantaggi delle RJC sono legati all’efficienza del processo innovativo, grazie:

- allo sfruttamento di economie di scala,

- sinergie tra partner,

- eliminazione della duplicazione degli sforzi,

- maggiore diffusione dei risultati innovativi,

- possibilità di incentivare gli investimenti in R-S.

Gli svantaggi connessi alle RJV riguardano:

- la cooperazione nella ricerca

- la disciplina antitrust.

Vi è il rischio che l’attività di ricerca cooperativa degeneri in forme dii collusione sul mercato e

si verifichino problemi di inefficienza dinamica, per cui una joint venture rappresenti solo un

meccanismo di collusione volto a rallentare il processo di innovazione tecnologica. Il controllo

congiunto di un brevetto comporta il rischio che anche la concorrenza sul mercato della ricerca

venga ridotta e che il processo di innovazione sia rallentato.

Katz, Orvdover analizzano gli effetti della cooperazione ex ante sia sulla dinamica degli

investimenti in R-S, sia sul processo di diffusione dei risultati in presenza di spillover. Gli autori

distinguono tra l’investimento in R-S della singola impresa e il vettore degli sforzi innovativi

dell’intera industria; per ciò che concerne le esternalità create dall’attività cooperativa,

distinguono tra gli spillover di mercato e quelli tecnologici. Nel caso le imprese della joint

venture decidano la loro attività di ricerca autonomamente, non esistono spillover tecnologici e

le decisioni cooperative riducono/aumentano gli incentivi in R-S se i prodotti sono

sostituti/complementi, poiché l’esistenza esclusiva i un’esternalità di mercato implica che ogni

impresa ignori gli effetti della propria attività di R-S sui profitti dei concorrenti, mentre le

decisioni cooperative di R-S internalizzano l’esternalità. Quando gli innovatori sono

concorrenti gli spillover sono negativi e la cooperazione induce le imprese a sottoinvestire in R-

S. Se invece i membri della joint venture scelgono cooperativamente i livelli di investimento in

ricerca che massimizzi il profitto, la creazione di una RJV tra i produttori di beni complementari

determina una riduzione degli investimenti in R-S più contenuta rispetto ai beni sostituti. Infine

quando l’accordo cooperativo non riguarda solo il livello congiunto di investimenti in R-S, ma

anche la fase di sviluppo dell’innovazione e la diffusione del risultato conseguito, la R-S è

soggetta a un processo di diffusione maggiore rispetto alla stessa attività condotta dalla singola

impresaàla creazione di una RJV migliora l’efficacia della R-S e contribuisce a eliminare

duplicazioni di sforzi.

D’Aspremont, Jacquemin dimostrano che in equilibrio gli investimenti in R-S si avvicinano a

una soluzione di first best. Si consideri un gioco a due stadi: nel primo le imprese svolgono

un’attività di ricerca per ottenere un’innovazione di processo, nel secondo, invece, concorrono

in quantità sul mercato dei prodotti finali. L’analisi viene condotta su prodotti omogenei, con

una funzione di domanda lineare e i costi di R-S quadratici. Viene confrontata l’attività di ricerca

concorrenziale con quella cooperativa per tentare di ridurre i costi di produzione. Nel primo

caso le imprese agiscono in modo non cooperativo sia nello stadio di ricerca che in quello di

produzione; nel secondo viene introdotta la cooperazione nella R-S, mentre le due imprese

concorrono nel mercato dell’output. Nel terzo entrambe cooperano in tutti e due i campi.

L’equilibrio di Nash-Cournot dei primi due giochi a confronto ci dice che in presenza di spillover

elevati, la cooperazione permette di internalizzare le esternalità della ricercaàil livello di

investimenti in R-S cresce con la cooperazione e la produzione risulta più elevata rispetto al

caso non-cooperativo.

Con la cooperazione anche nel mercato del prodotto, l’ammontare degli investimenti in R-S è

più alto rispetto alla semplice cooperazione in uno solo dei due ambiti. La minor cooperazione

sul mercato infatti permette alle imprese di appropriarsi del surplus creato dalla ricerca,

stimolando maggiori investimenti in R-S. Tuttavia la quantità prodotta nel caso dell’equilibrio

cooperativo è inferiore rispetto alla soluzione precedente.

In termini di benessere sociale, la massimizzazione del surplus del consumatore e dei profitti

richiede un livello maggiore di investimenti in R-S e un maggiore livello di output. Il modello

quindi afferma che l’aumentare della cooperazione porta beneficio alle industrie con un

numero limitato di imprese e caratterizzate da spillover nell’attività di ricerca.

Tale conclusione è stata ripresa più volte:

Choi afferma che l’innovazione è un evento incerto e prende in considerazione due imprese in

cui la probabilità di avere successo aumenta all’aumentare degli investimenti in R-S. Lo spillover

interviene nella facilità con cui l’impresa imita l’innovazione della concorrente, influenzando

l’appropriabilità.

Kamien, Muller e Zang sottolineano che non è realistico mantenere invariato il livello dello

spillover e distinguono tre casi nello stadio di ricerca:

- Nel primo le imprese svolgono l’attività di ricerca in modo coordinato

- Nel secondo si dividono i risultati, cioè le conoscenze che derivano dall’attività di ricerca

- Nel terzo si verificano entrambe le circostanze

Il modello prevede un gioco non cooperativo a due stadi: nel primo le imprese investono in R-

S per diminuire i costi unitari di produzione e nel secondo concorrono nel mercato del prodotto.

L’analisi degli equilibri perfetti nei sottogiochi illustra che, per spillover elevati, la riduzione dei

costi di produzione è maggiore nel caso di R-S cooperativa rispetto alla R-S non cooperativa.

Tale risultato si basa su due esternalità: ciascuna impresa realizza che il proprio investimento

in R-S si trasformerà in una riduzione dei costi di produzione dei concorrenti tramite gli

spillover e per questo gli incentivi a investire in R-S diminuiscono; inoltre gli investimenti in

ricerca di ciascuna impresa influenzano i profitti dei concorrenti.

Qualora le imprese cooperino, nel primo stadio la cooperazione si caratterizza per una

diminuzione dei costi di produzione e un aumento dei profitti, mentre nel secondo è presente

un livello dei prezzi di equilibrio più bassoàsia i produttori che i consumatori beneficiano della

collaborazione. Inoltre si verificano anche dei benefici a livello sociale.

Il modello di D’Aspremont, può essere modificato come hanno fatto Leahy e Nearby, che

considerano curve di domanda non lineari, concorrenza di quantità e di prezzo e la presenza di

imprese maggiore di due. L’obiettivo del lavoro è isolare da un lato gli effetti del

comportamento strategico delle imprese e la cooperazione in presenza di spillover. Quando le

imprese non si comportano strategicamente, la cooperazione in ricerca, in presenza di spillover,

comporta un livello maggiore di output e di R-S. Al contrario, se le imprese agiscono

strategicamente l’output e l’investimento in ricerca sono inferiori. Dal punto di vista del

benessere sociale, la cooperazione in assenza di condotta strategica permette il raggiungimento

di una soluzione di first best; in caso contrario è necessario un sussidio alla R-S per ottenere lo

stesso risultato.

7 INNOVAZIONE E DIFFUSIONE

7.1 Introduzione

Quando una nuova idea è migliore di quella precedente, questa si diffonde attraverso un

processo di “apprendimento tramite osservazione” e si tratta di un processo molto lungo.

Il termine diffusione è il processo tramite il quale il singolo o un’impresa adottano in una nuova

società o in un’economia una nuova tecnologia o ne rimpiazzano una già esistente. La diffusione

non è solo il modo con cui le innovazioni si spargono, ma è una parte integrante del processo

stesso, poiché apprendimento, imitazione e gli effetti del feedback migliorano l’innovazione

originale. Comprendere il processo di innovazione significa capire in che modo le attività

innovative producano miglioramenti economici reali che sono l’obiettivo dell’attività

economica stessa.

Rosenberg sottolinea tre aspetti della diffusione:

- Velocità e variazioni

- Confronto dei tassi di accettazione delle tecnologie con le caratteristiche delle tecnologie

e con i loro potenziali adottatori per stimare il tasso di adozione finale

- Interazione col processo innovativo

Rosenberg sottolinea che la diffusione delle innovazioni è

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A.A. 2015-2016
74 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 123prince123 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Innovazione, marce e proprietà intellettuale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Mancusi Maria Luisa.