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1. Gli esordi di Stanislavskij e il Teatro d'Arte di Mosca

Stanislavskij (nome d'arte di Konstantin Sergeevic Alekseev) nasce nel 1863. Sin da piccolo, cresciuto insieme ai fratelli in una famiglia in cui idee moderne e liberali si mescolavano alle superstizioni popolari, era ossessionato dalla paura della malattia e della morte. Per allontanare dai bambini questo terrore, la governante raccontò loro l'esistenza di un elisir di lunga vita e li convinse a tal punto che il loro stato d'animo cambiò immediatamente: insegnava loro dei giochi di fantasia in cui ognuno interpretava personaggi di un lontano passato, e, da queste improvvisazioni casalinghe, nacquero le rappresentazioni teatrali, spesso assai elaborate, che venivano preparate dai fratelli in occasione dei compleanni e delle feste di famiglia. Fu allora che S cominciò a collegare la salute, l'immortalità e il teatro.

Incoraggiati dalla madre, i ragazzi impararono a conoscere ogni forma di spettacolo, l'opera e il circo (S allestì il proprio circo, il "Circo di Konstantin Alekseev", in cui, nei panni del direttore-domatore, dirigeva i cavalli immaginari, facendo saltare le sorelle attraverso i cerchi di carta). L'amore per lo spettacolo curato in tutti i dettagli e la fede nel potere dell'illusione sarebbero presto diventati caratteristiche del suo futuro lavoro da regista.

Altra passione di S era il teatro delle marionette, insieme al balletto: i primi allestimenti in miniatura per gli spettacoli di marionette gli portarono i provetti necessari per permettersi uno spazio più ampio, ma questo non giovò al genere, visto che' il pubblico non riusciva nemmeno a vedere i burattini (talvolta l'avidità rovina l'arte).

Per sessant'anni, S tenne un diario con le sue esperienze teatrali, da cui trasse gran parte delle idee e dei materiali utilizzati per la costruzione del Sistema (ad esempio, si accorse che nel recitare, la più timida delle sorelle sceglieva sempre il ruolo della civetta: da qui comprese che gli attori tendono a recitare i personaggi psicologicamente opposti alla loro personalità; negli stessi anni si accorse che un regista autorevole può portare un attore sfiduciato a superare la sua stanchezza per raggiungere la massima espressione intellettuale ed emotiva e che, per questo, serve sempre un regista energico e capace).

Nel 1877 la famiglia Alekseev forma una compagnia di dilettanti. Quando compì 18 anni, S iniziò a studiare presso un’accademia teatrale, ma il metodo di insegnamento non era né scientifico, né adeguato ai singoli attori: agli allievi veniva semplicemente insegnato come riprodurre i modi di recitare degli insegnanti, e che la recitazione era pura imitazione. Cambiò scuola per ricevere una formazione più professionale (se la recitazione è imitazione, allora era meglio avere modelli migliori da imitare): qui si guadagnò una fama per la sua goffagine. Notò che gli attori migliori, quando dovevano provare o recitare, arrivavano in teatro in anticipo, che alcuni si limitavano a bisbigliare le battute pensando di conservare la freschezza dell'interpretazione per il pubblico, mentre i più capaci provavano sempre senza risparmiarsi, ogni volta come provassero per la prima volta.

Per S il segreto dell'arte attoriale era "l'ispirazione" (i dilettanti traggono ispirazione dal pubblico, ma quanto più esso è freddo, tanto più ne risente la recitazione). Da un’attrice, apprese il trucco dell'autoispirazione: invece di rivolgersi alla sala, bisogna prendere ispirazione dal proprio compagno di scena, guardandolo fisso negli occhi, come nella vita reale, per stabilire una comunicazione non verbale con lui.

Vedendo l'interpretazione di Tommaso Salvini, attore tragico italiano, lo scelse come punto di riferimento essenziale per ogni forma di recitazione potente, precisa e intensa: egli aveva sempre l'assoluto controllo del proprio pubblico e S aveva annotato nel suo diario che "un buon attore riesce sempre a trattenere l'attenzione totale della platea per anche sette minuti".

A 25 anni, prese il nome d'arte "Stanislavskij", già adottato da un attore ormai ritirato dalle scene di cui era stato ammiratore: oltre a nascondere la propria identità e a creare un’aura esotica intorno alla sua nuova figura di professionista teatrale (per i suoi collaboratori era lecito che un direttore di

una prospera azienda familiare e di circoli culturali recitasse da dilettante, ma non da professionista: questo lo costrinse a crearsi una doppia identità), questo pseudonimo conteneva tutti i fonemi del nome “Salvini”.

Scoperto dai genitori durante una recita, fu rimproverato, ma davanti alla sua risolutezza il padre gli concesse dei finanziamenti per fondare un teatro d’arte semiprofessionale, la “Società d’arte e letteratura”. In questa società fu assunto il noto regista e drammaturgo Fedotov, che insegnò a S a cercare i propri modelli da imitare tra la gente reale, non tra gli altri attori. Grazie a questa rivelazione, S si accorse ben presto che un corpo più rilassato compiva gesti più precisi e che, per sciogliere le tensioni bisogna creare una piccola zona di dolore fisico (premendo le unghie sul palmo della mano o infilando un sasso in una scarpa, si rilassava il resto del corpo).

Una delle sue annotazioni di quel periodo fu “quando reciti un personaggio cattivo, cerca i tratti in cui è buono; quando reciti un giovane, cerca i tratti in cui è vecchio”: la ricerca dei contrasti portava un’interpretazione più corposa, varia e vera.

Un blocco di S nel recitare, che lo portava a percepire ogni ruolo come una maschera, era il timore di rivelare troppo di sé. Si liberò innamorandosi dell’attrice Pereovscikova: l’amore lo riempiva di energia e di una calma particolari che rendevano superflue le tecniche di rilassamento, con un influsso positivissimo sulla sua recitazione. Spenta la passione d’amore, tornò a combattere coi suoi problemi.

Negli anni tra il 1890 e il 1896, S assunse il ruolo di regista nella Società, pur continuando a interpretare i drammi che dirigeva e ottenendo molto successo ed esperienza.

Nei primi mesi del 1897 molti allestimenti della Società caddero miseramente e lo scoraggiamento si impadronì di attori e regista: fu deciso a formare una nuova compagnia, stavolta professionale, poiché neanche il più bravo dei registi poteva continuare a fornire ispirazione artistica a un gruppo di dilettanti.

Con il critico Dancenko, si formò il “Teatro d’Arte” di Mosca. Il loro programma era semplice: combattere la mancanza di disciplina. Tutti gli attori sarebbero stati trattati come artisti e rispettati in quanto tali, avendo a disposizione camerini puliti e spaziosi, la biblioteca e la sala di riposo. Ammesso in compagnia, l’attore avrebbe dovuto sottostare alla democrazia del gruppo e alla regola fondamentale per la distribuzione delle parti “oggi Amleto, domani comparsa, ma persino come comparsa l’attore deve essere un artista” (non esistono ruoli minori, solo attori minori).

Nella preparazione dello spettacolo, gli attori studiavano il proprio costume e gli oggetti di scena, per trarre ispirazione nella creazione del personaggio e della sua gestualità. Il primo spettacolo presentato, Lo zar Fedor di Tolstoj (precedentemente censurato per temi politici) fu un successo e la compagnia iniziò ad allestire anche altri testi teatrali, tra cui Il Gabbiano di Čechov.

Il Teatro d’Arte rappresentava i classici e i drammi storici sotto una patina naturalistica, risolvendoli nella produzione degli ambienti e dei comportamenti consueti dei personaggi resi nei minimi dettagli. S con il testo di Čechov (che sin dall’inizio non lo convinceva e che accettò di mettere in scena come fosse una sfida) invertì questo processo, per presentare il mondo banale e ordinario descritto dal drammaturgo mettendone in luce la dimensione profonda, poetica e ricca di significati: la più piccola azione poteva essere arricchita di numerosi dettagli scenici per caricarla di messaggi impliciti.

La regia di S fece scalpore: il suo accurato realismo rendeva la scena più banale un complesso di effetti particolari abilmente orchestrati. Le pause e gli sguardi lunghi e fissi diventano proprio le caratteristiche distintive della recitazione del Teatro d’Arte.

Involontariamente, Čechov aveva indicato alla compagnia la chiave per un nuovo stile teatrale, il “realismo psicologico”, che consisteva nel portare alla luce i rapporti e i conflitti nascosti tra le classi e tra gli individui, così tipici della vita quotidiana da risultare inosservati.

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Publisher
A.A. 2016-2017
19 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Nalisa92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Il Lavoro dell'Attore e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Bellavia Sonia.