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DRAMMA LITURGICO
messa): la stessa che elimina il teatro, lo ripropone poi all’interno della propria liturgia, agganciandolo alle sacre
scritture.
I chierici stessi si fanno “ ”, praticano degli spettacoli all’interno della liturgia; spesso nei momenti più salienti
ATTORI
dell’anno, ad esempio a Pasqua (liturgia Pasquale, che è la più importante) o a Natale, inscenando dei canti: nel
momento in cui cantano le lodi al signore, isolano alcune battute e le trasformano in ritornelli, insistendo su alcuni
passaggi che chiameremo “Tropi” (tropo: germe del teatro liturgico medievale).
Da lì si mette in scena la visitatio sepolcri (visita al sepolcro); all’interno della Pasqua i chierici inscenano un momento
delle sacre scritture (il momento in cui le Marie si recano al sepolcro e l’angelo chiede “Chi cercate?” “Il copro di cristo”
“Non c’è, é salito al cielo” rapprenda la prima scena del teatro medievale).
Il pubblico di questo teatro è un pubblico di fedeli, venuti per assistere alla messa che si beccano il teatro.
Gli attori non indossano un costume teatrale, non ci sono oggetti scenici; inizialmente il tetro si svolge davanti a un
pubblico fermo di fedeli che ascolta, quindi é solo dialogo. Questa scena più avanti si complica, si capisce che il
messaggio religioso passa maggiormente se é inscenato (la chiesa ha mantenuto un potere politico oltre che
culturale). fi fi fi fi fi fl fi fi fi fi
In questo momento dell’alto medioevo c’era bisogno di indottrinare; questa scena detta “ ” diventa
DRAMMA LITURGICO
visitatio sepulcri; questa scena si ampli ca e abbiamo delle varianti che comprendono più personaggi, (accanto
all’Angelo compare il venditore di unguenti), più oggetti di scena e più costumi.
Tutto si giocava sull’ , che simbolicamente veniva paragonato al e il fedele doveva immaginarsi il
ALTARE SEPOLCRO
contesto; si inscena una processione, i chierici si spostano e il pubblico segue questa scena che si sposta dalla chiesa
al sagrato: lo spazio é più ampio (si va al di là dello spazio sacro).
Queste visitatio si ampli cano,si sviluppano altre forme sceniche basate su miracoli, misteri e passioni.
Questi spettacoli diventano veri e propri cicli, che durano anche mesi, e vedono coinvolta anche tutta la
cittadinanza; lo sfondo è sempre più laico, quello che descriveremo continua e si sviluppa in tutta Europa dal XV-XVI
secolo no al XVII.
In Italia questi grandi cicli sussistono per breve tempo; il medioevo é un secolo molto contraddittorio in tuti i sensi, se
da un lato cerca di escludere il paganesimo, dall’altro cerca di prenderlo e modi carlo, di farlo proprio.
La chiesa accetta alcune feste cultuali, ad esempio il carnevale che rielabora nell’epifania; si svilupperanno nel teatro
popolare detto .
FOLCLORE
Accanto a questi drammi liturgici avvengono altre cose, legate la profano, come la “ ”, da capodanno
FESTA DEI FOLLI
no all’epifania; si organizzano degli spettacoli molto scurrili e liberi, dominati dall’idea del mondo alla rovescia.
Si inscenano scenette comiche e l’attore, che si chiama (osteggiato e criminalizzato) durante queste “feste dei
GIULLARE
folli” inscena qualcosa insieme a questi chierici, così da avere una contaminazione tra sacro e profano.
D F riprende la gura del buffone e della , che è una mini commedia laica con temi ssi che non sono solo
ARIO O FARSA
religiosi o parodie molto brevi nei confronti dei mestieri (l’avvocato stupido o la moglie vedova o tradita) che suscitano
il riso.
Il giullare é l’unica sopravvivenza del teatro medioevale; é un attore inconsapevole poiché non scrive né rivendica
nulla, ma semplicemente improvvisa: i giullari vivono per strada di elemosina, sono mendicanti, perché non hanno
un mestiere (il loro mestiere non ha un luogo, talvolta sono ingaggiati dalla chiesa stessa o dalle corti, motivo per cui
ne, XIII sec. verranno denominati “giullari di corte”).
Il più delle volte sono attori comici, ma sono anche acrobati, giocolieri, funamboli (camminano sulla corda), ciarlatani,
ammaestratori di animali, contorsionisti, danzatori, musici, prestigiatori, illusionisti ecc… (tutto il mondo che oggi
troviamo al circo).
Si tratta di una moltitudine di performer molto diversi tra loro; é una massa (di giullari) che crea dei problemi per tre
ragioni:
1. : (vano), il problema è che ciò che mette in scena è considerato vano, inutile, perché il giullare non è un
VANUS
autore ma un interprete che copia e ripete le opere altrui; non porta in scena un’opera, ma se stesso, le sue
abilità, il suo corpo, i suoi animali, sostituendosi a loro.
2. : (nomade), quindi non controllabile; una società come quella medievale, che fatica a stare in piedi
GIROVAGUS
perché fragile, in balia di malattie, minacce di guerre e animali che potrebbero distruggere la società, c’è l’idea
che il giullare sia una spia. Poiché si tratta di una persona che viaggia di corte in corte, é quindi portatore di dicerie
politiche e anche religiose.
3. : (brutto), é un’accusa risvolta ai contorsionisti, perché trasformano e deformano il copro che Dio ha creato
TURPIS
a sua immagine e somiglianza, compiendo un peccato (il suicidio non è rispettato nella concezione Cristiana).
Sono considerati peccatori e persone malvagie (sono rappresentate vicino al pari delle scimmie).
A un certo punto i giullari inizieranno ad affrancarsi alle corti che li mantengono; abbandonando la vita di strada ma
perdono la libertà, vengono inoltre visti di malocchio, perché a fronte dello spettacolo chiedono denaro, quindi
vendono la loro esibizione, e vengono paragonati alle prostitute (l’elemosina era accettata per chi era povero, ma in
cambio di uno spettacolo, considerato una prestazione).
Affrancati alle corti i giullari diventano categorie più speci che: diventano attori, menestrelli, cantastorie, autori ecc… a
corte vengono derisi, diventano oggetto di scherno così iniziano ad associarsi in semi compagnie per offrire i loro
spettacoli ai comuni, alle città o alla chiesa stessa.
A partire dal XIII secolo la chiesa abbandona il primato sul teatro, che viene sempre più gestito da confraternite come
“corporazioni dei mestieri”, un apparato comunale; gli attori sono ora persone comuni, volontari ovvero dilettanti
(chi pratica un’attività per diletto, per piacere). Si lascia molto spazio alla cittadinanza; gli attori in scena sono
fi fi fi fi fi fi fi fi
numerosissimi, anche provenienti da paesi diversi e i cicli hanno una durata di mesi interi (sembra di ritornare la
mondo greco).
Il pubblico comincia ad essere più trasversale, lo spettacolo non ha più il suo fulcro in chiesa, ma all’aperto, in piazza.
La novità assoluta é che il pubblico non sta seduto ma cammina, passeggia, si muove; la scena rimane ssa e il
pubblico si muove in torno (come avviene nelle attuali ere), oppure le scene sono portare nei carri seguiti da una
processione (non c’è il palco).
La scena è detta simultanea e paratattica: la scena é presenziata da piccole casette (mansiones) che contengono la
scenogra a; l’attore entra nella prima e inscena qualcosa, poi si sposta in quella successiva e così via. Si trovano una
accanto all’altra, a seguire il perimetro della piazza circolare: il pubblico quindi si sposta, guarda all’interno, gira
attorno e dentro ogni casetta accade qualcosa.
Paratattica perché un elemento é successivo all’altro e simultanea perché l’azione non è una successiva all’altra ma é
tutto messo lì; queste case potevano anche essere portate in processione, in movimento.
20/10
Siamo intorno alla seconda metà del 500;
Si tratta di spettacoli che continuano per mesi, viene riproposta la stessa scena attiva che vede il pubblico, attivo e
mobile, che passeggia dentro una scenogra a; funziona per tappe, come una specie di via crucis, e queste stazioni
ripropongono le fasi salienti della vita di Cristo, partendo dalla città di Nazareth.
La scena é sviluppata in senso longitudinale nella maggior parte dei casi, o circolare, e alle due estremità ci sono due
punti ssi, non causali:
il sempre a est (dove sorge il sole), non c’è nessun movimento perché è un luogo puro
PARADISO
‣ l’ sempre a ovest; é articolato e popolato, dominato da spettacoli:
INFERNO
‣ , che rappresenta la bocca dell’inferno, si apre e fuoriescono dei mostri,
• LA BOCCA DI QUESTO MOSTRO
degli ibridi ( gura accostabile a quella del diavolo).
cavalca un drago che lancia fuoco, c’è una grande scenogra a e
• LA FIGURA IN ALTO A DESTRA
macchineria (odori e rumori di vario tipo al ne di ricreare l’ambiente della bolgia infernale);
si tratta del , una gura ibrida (parte superiore umana e inferiore dotata di zampe), ingaggiata per animare
GIULLARE
questi spettacoli; é un attore; ciò che lo contraddistingue é il copricapo con le orecchie da asino e il bastone usato per
difesa. Interessante é la questione dell’alter ego nei momenti recitativi perché intrattiene un dialogo immaginario con
una specie di marionetta con il volto del giullare stesso.
I giullari sono professionisti (skurre), assoldati per esibirsi in grandi cicli, che non rivendicano il proprio ruolo, perché
non c’è, la cultura non ha tramandato nessun repertorio.
fi fi fi fi fi fi fi fi fi
Il rapporto con il pubblico é un rapporto attivo, gli attori non sono più i chierici ma gente popolare, che si propone in
modo amatoriale ed entra in scena (in modo dilettantesco); non serviva alcun requisito.
Il rapporto tra attore e personaggio é super ciale, pressoché inesistente, la recitazione é molto simbolica,
distaccata; questa folla di attori presumibilmente, a parte il giullare stesso, non é più mascherata. Chi interpreta Cristo
e i Santi non può avere il volto mascherato, poiché sarebbe sinonimo di qualcosa di diabolico, di falso, di doppio (al
contrario della cultura pagana). La maschera comincia ad assumere ciò che è tutt’oggi per noi perturbante, é qualcosa
che spaventa e sta dalla parte del male (riguarda il rapporto con l’aldilà). La drammaturgia sono le sacre scritture, la
sceneggiatura riguarda la vita dei santi e le sacre scritture.
La maschera la indossano le gure profane; le maschere nascono già a partire dal XIII secolo (400) quando in Europa
assistiamo a un momento di maggiore ricchezza, a un calo delle epidemie, a un calo