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TARDO QUATTROCENTO.

Costituito da un vasto gruppo di edifici

costruiti senza alcun ordine.

Dopo la costruzione della Domus Magna da parte della famiglia Bonacolsi

seguì la costruzione nel 1300 dell'adiacente Palazzo del Capitano e pare che i

Gonzaga avessero ereditato proprio questo complesso di edifici. Questi palazzi

erano però poco adatti alla vita familiare; perciò fu aggiunta un'ala posteriore

comprendente una galleria aperta al primo piano (più tardi chiusa per diventare la Sala del Pisanello) con una loggia

sottostante.

Il Castello fu soprattutto una creazione del marchese Ludovico, probabilmente per motivi di sicurezza. Nessuno dei

discendenti diretti di Ludovico abitò in modo permanente al Castello.

La maggiore attrattiva della Corte erano due appartamenti, che venivano usati sia come alloggio per la famiglia che per

visitatori importanti; sono le stanze sottostanti l'Appartamento degli Arazzi. L'altro appartamento, chiamato “Camere

Bianche” non è stato ancora identificato con esattezza: era al piano nobile ed è probabile che occupasse l'area nota come

Appartamento della Guastalla. La Corte era considerata una residenza

comoda, capace ed ambita; la presenza di un ciclo di dipinti di Mantegna

non dovrebbe perciò sorprendere.

Sembra che ci fosse solo un posto nella Corte adatto ad ospitare le tele dei

Trionfi, il cosiddetto Corridoio del Passerino, in origine una lunga galleria

di comunicazione che correva per tutta la lunghezza del Palazzo del

Capitano. I Trionfi, in quella collocazione, assumono un significato

particolare, specialmente dopo il rinvenimento dei dipinti del Pisanello;

infatti le virtù cavalleresche esaltate nelle storie di re Artù sono in qualche

modo complementari alle virtù marziali di Cesare.

LA DATA DEI TRIONFI DI CESARE.

Per capire la datazione delle tele di Mantegna sarà prima necessario capire

quanto tempo possa essergli occorso per ogni tela.

Per esempio, nel 1495-96 dipinse la Madonna della Vittoria (Louvre),

molto simile ai trionfi sia per contenuto che per tecnica, per la quale ci

vollero 9 mesi circa. Essa è molto più piccola delle tele dei Trionfi, perciò

è difficile pensare che ci sia voluto meno di un anno per dipingere ciascuna

tela dei Trionfi.

Se il lavoro si è protratto ben oltre il 1490, si fa difficoltà a pensare che

Francesco abbia commissionato tutto il lavoro.

Dal 1488 al 1490 deve esserci stata un'interruzione poiché Mantegna lavorò per Innocenzo VIII; tra 1495 e 1497 perse

altro tempo per la Madonna della Vittoria, la Madonna Trivulzio ed il Parnaso. Così avrebbe lavorato ai Trionfi per il

periodo tra 1484 e 1499 circa, con un ritmo di circa una tela all'anno.

Decorazione Cappella del castello già iniziata nel 1459, probabilmente non ancora terminata nel 1464; Camera degli

Sposi iniziata nel 1465 e finita circa nel 1474, è possibile che il terzo lavoro più importante del Mantegna, i Trionfi,

abbia seguito direttamente questi due e che perciò siano stati tutti e tre commissionati da Ludovico.

Si suppone che otto delle tele siano state dipinte prima che il Mantegna andasse a Roma nel 1488 e ciò è motivato dalla

radicale rivalutazione del fondo della composizione dei Prigionieri e del disegno dei Senatori. Si argomenta che la

natura di questo cambiamento sia dovuta all'esperienza romana e se questo è vero esistono poche possibilità che i

Trionfi siano stati commissionati da Francesco Gonzaga, la cui signoria iniziò solo nel 1484.

Francesco aveva una passione per i cavalli e da giovane non era molto portato per lo studio dei classici. Ammirava i

Trionfi e ne fece l'elemento decorativo più importante nel suo nuovo palazzo di San Sebastiano nel 1508 ca. ciò non

basta però per farne il candidato più probabile come committente.

Federico governò solo quattro anni e morì giovane. Aveva avuto maestri migliori del fratello, tuttavia non fu mai allievo

brillante e la sua signoria fu quasi sempre funestata dalla guerra.

A quanto si sa, solo Ludovico ebbe interessi culturali e conoscenze accademiche sufficienti per poter avere una parte

importante nell'ideazione e progettazione dei Trionfi. Inoltre tra 1454 e 1476 ci fu un periodo di relativa stabilità in

Italia. Non sembra impossibile che i Trionfi di Cesare siano stati creati in parte anche dalla mente di Ludovico e che

fossero un tentativo di compensazione per l'incompiuta Sala del Pisanello.

Vi sono altre tre considerazioni che convalidano la testi per cui i Trionfi sarebbero stati iniziati sotto Ludovico:

1) nel 1477 Paola Gonzaga, figlia di Ludovico, sposò Leonhard conte di Gorz e portò con sé due cassoni, cui cui

pannelli è rappresentato il Giudizio di Traiano in rilievo. Vi è un'assenza di materiale di confronto

appartenente al decennio successivo al 1470, perciò risulta sensato ammettere che la loro creazione sia stata

contemporanea alle fasi iniziali dei Trionfi di Cesare

2) se i lavori per i Trionfi iniziarono fra 1474 e 1478, è probabile che la loro ideazione risalga ad un'epoca più

vicina al periodo 1459-65, assai ricco di opere di commento e interpretazione sulla natura del trionfo

nell'antichità

3) Vasari dice che i Trionfi furono dipinti per Ludovico.

4) I trionfi nel primo Rinascimento.

Sin dagli albori del Cinquecento gli italiani furono gli unici in Europa a conservare una certa idea del trionfo secolare ab

antiquo.

– In Europa settentrionale i cortei d'ingresso aumentano di frequenza e complessità nel tardo Medioevo.

Presentano tutti un succedersi di eventi che segue lo stesso schema. Corteo formato da gruppi di dignitari e

cortigiani, con al suo centro il re o il signore; ma i principali punti d'interesse stavano al di fuori del corte, sotto

forma di tableaux vivants orientati verso il re. Il corteo si fermava di frequente di fronte a tali tableaux,

trasformandosi in spettatore.

– Dal XIV secolo in Italia si assiste ad una sempre crescente rivalutazione del trionfo classico, orientato verso lo

spettatore: i punti di maggiore interesse erano dentro al corteo.

Vi furono alcuni fattori che influirono sulla diffusione di tale idea di trionfo. Negli scritti del Petrarca troviamo il

resoconto del trionfo di Scipione l'Africano, basato sugli scritti di Livio. Fazio degli Uberti ricostruì verbalmente un

trionfo, ma la sua non è una ricostruzione storica, tuttavia l'ordine degli elementi è corretto.

Danno un'impressione di parata sia i Trionfi del Petrarca che del Boccaccio dell'Amorosa visione, immaginati come

decorazioni murali n un castello fantastico.

I trionfi allegorici di Petrarca ebbero un effetto restrittivo sui vari significati della parola. Dalla metà del Quattrocento,

gli illustratori del Petrarca giunsero a rappresentare i Trionfi petrarcheschi con singoli carri carnascialeschi circondati da

un capannello di seguaci. Durante il XV secolo si finì per chiamare trionfi ciascuno di questi carri carnascialeschi.

Il primo tentativo di ricreare nella realtà un trionfo militare sembra sia stato l'ingresso di Alfonso d'Aragona a Napoli

nel 1443: non vi furono riferimenti ai precedenti classici, non ci furono infatti né bottino, né trofei, né eserciti trionfanti.

I festeggiamenti per Carlo VIII a Siena (1494) e per Luigi XII a Milano (1499), Brescia (1507) e Milano (1507,1509)

sembrano caratterizzati dal tentativo di rifarsi ai trionfi narrati nell'antichità. È possibile che gli organizzatori fossero

influenzati dal contenuto dei dipinti di Mantegna.

È probabile che introno al 1490 Lorenzo de' Medici prese in considerazione la possibilità di dare nuova forma alle

celebrazioni della festa di San Giovanni Battista, riducendo la lunghezza della processione ed introducendo quattro carri

carnascialeschi che trasportassero Cesare, Pompeo, Ottaviano e Traiano; ma da quanto sappiamo nessuno di questi

cortei aveva ispirazione da fonti archeologiche.

Dopo il trionfo di Alfonso d'Aragona, allestito da fiorentini, Firenze fu inondata di rappresentazioni di trionfi classici su

cassoni, che forniscono la prima vera testimonianza di ciò che il popolo pensava fossero i trionfi classici e documentano

l'aspetto dei cortei contemporanei.

Roma triumphans – Flavio Biondo (1459): la decima parte dell'opera è dedicata ai trionfi classici e raccoglie una

notevole quantità di materiale letterario e dà un resoconto erudito del percorso trionfale a Roma. A conclusione

dell'opera indica gli “ingredienti” necessari per un revival contemporaneo del trionfo antico, risultando qualcosa di

molto simile alle sfilate carnascialesche quattrocentesche a Firenze.

Roberto Valturio inserì uno studio dei trionfi alla fine di un'opera di scienza militare De re militari (1460).

Giovanni Marcanova scrisse un trattato su questo argomento, che però è andato perduto (presumibilmente intorno al

1460).

Né Valturio né Biondo premisero alla descrizione dei trionfi un testo esplicativo.

In quegli anni era stato rimesso in circolazione un commento agli antichi trionfi di gran lunga più evocativo dei due

sopracitati: la lettera dello studioso Michele Chrysoloras scritta da Roma all'imperatore bizantino nel 1441,

descrivendovi la città di Roma per poi fare un confronto con Costantinopoli. Esamina le imprese militari dei

conquistatori raffigurate sugli archi trionfali. Dalla lettera emergono alcuni particolari interessanti: mostra il desiderio

dello storico di far rivivere, sulla base delle testimonianze, una situazione storica, unito al piacere della fantasia nella

contemplazione dei ruderi; denota il potere dell'artista di ritrarre i fatti in modo che il passato riviva molti secoli dopo;

sottolinea l'importanza di una dettagliata osservazione archeologica nella ricostruzione del passato.

Tutto questo corrisponde allo spirito degli affreschi degli Eremitani.

Molti particolari dei rilievi del cassone di Klagenfurt possono essere messi in relazione con i dipinti di Hampton Court.

Nei rilievi, la forza morale del racconto è lasciata in ombra, mentre si dà importanza soprattutto al corteo militare. La

competenza archeologica di queste scene, unita al fatto che i rilievi provenivano da Mantova, dalla cerchia dei Gonzaga,

ci fa concludere che vi è la mano del Mantegna almeno nel disegno. Tali rilievi acquistano maggior significato se si

suppone che nello stesso periodo Mantegna stesse anche solo pensando alla possibilità di illustrare un trionfo romano.

La progettazione dei Trionfi può risalire a prima del 1478, ma le conversazioni tra Mantegna e Ludovico posso aver

avuto inizio molto prima.

Nell'Italia nord-orientale del Quattrocento esistevano già due dipinti monumentali di Trionfi:

– Trionfo di Mario

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Publisher
A.A. 2014-2015
12 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara.betti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Iconografia e iconologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Cavicchioli Sonia.