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PARTE III – L'IMMAGINE-SINTOMO. FOSSILI IN MOVIMENTO E MONTAGGI
DI MEMORIA.
1) Il punto di vista del sintomo: Warburg verso Freud.
Warburg ha voluto rispettare la complessità dei suoi oggetti, affrontando intrichi e
sovradeterminazioni. Per descrivere il groviglio mobile dei tempi e delle immagini ha introdotto le nozioni di
Pathosformel e Nachleben.
La parola “sopravvivenza” permetteva di cogliere la sovradeterminazione temporale della storia, “formula di pathos” di
cogliere la sovradeterminazione delle rappresentazioni antropomorfiche familiari alla nostra cultura.
Sintomo= dinamica dei battiti strutturali, movimento serpentino.
Ciò cui mira la temporalità paradossale del Nachleben è la temporalità del sintomo, ciò cui mira la corporeità
paradossale delle Pathosformeln è la corporeità del sintomo.
Fonti:
– sopravvivenze – Tylor
– resistenze vitali – Burckhardt
– forme affettive primitive del dionisiaco – Nietzsche
– principi generali dell'espressione – Darwin
Formazione di sintomo – Freud → interpretante, aiuta a spiegare e dispiegare i modelli temporali, corporei e semiotici
utilizzati da Warburg.
Negli anni in cui W interrompe la costituzione teorica del Nachleben (1918-29) sorge la concettualità freudiana
dell'interruzione sintomale, teoria del contrattempo e del contromovimento inconsci.
Warburg di fronte alla psicoanalisi freudiana si pone in un rapporto ambivalente di familiarità ed estraneità. La
familiarità sta nell'aver interrogato entrambi la cultura nei suoi disagi, nelle sue rimozioni.
Dapprima Gombrich, poi Saxl tentarono di semplificare il rapporto Freud-Warburg. Quest'ultimo tentò di piegare la
comprensione delle sopravvivenze warburghiane dalla parte degli archetipi junghiani. Nel 1947 Saxl esplicitò i suoi
modelli temporali e risultò chiaro che le impurità, le poliritmie, avevano lasciato spazio a un semplice gioco di
continuità e variazione nella storia delle immagini; riduce la sopravvivenza all'archetipo (continuità) e al revival
(variazione).
Il fatto che Warburg affronti i problemi della storia culturale da un punto di vista psicologico è tratto comune dei suoi
tempi: già Karl Lamprecht nel 1886-87 aveva affermato che ogni problema storico debba porsi in termini psicologici.
Hubert Janitschek nel 1889 (W ne seguì i corsi) presentava i suoi studi sull'arte italiana del Rinascimento come saggi di
psicologia sociale. Wolfflin, Berenson, Schmarsow e Worringer parlano di “estetica psicologica”.
Warburg definisce le finalità della sua biblioteca come “collezione di documenti sulla psicologia dei modi d'espressione
umani”. La “scienza senza nome” inventata da W non è altro che una metamorfosi della storia dell'arte tradizionale in
storia della psiche, incarnata in stili, forme, formule di pathos...
I motivi delle sopravvivenze sono quelli delle grandi potenze psichiche; gli ambiti delle sopravvivenze sono quelli dello
stile, del gesto e del simbolo in quanto vettori di scambio tra luoghi e tempi eterogenei; i processi della sopravvivenza
possono essere compresi solo a partire dalla loro connaturalità con processi psichici in cui si manifesta l'attualità del
primitivo.
All'epoca della tesi su Botticelli Warburg ha avviato un vasto lavoro fondamentale sulla psicologia dell'arte, mai
pubblicato.
Secondo W, se tutt la storia rientra nella psicologia, la storia delle immagini apparterrà ad una psicologia
dell'espressione. Il Nachleben va così pensato come un tempo psichico e la Pathosformel come un gesto psichico, le
formule del pathos rendono visibile uno stato affettivo.
Secondo Warburg l'espressione è il ritorno di un rimosso nell'immagine.
2) Dialektik des Monstrums, o la contorsione come modello.
La storia dell'arte warburghiana ha voluto con il Nachleben e la Pathosformel cogliere i suoi oggetti di elezione a partire
dai loro effetti critici; all'interno delle “crisi decisive” egli ha finito col vedere l'intera cultura occidentale in preda a
un'agitazione sintomale di cui aveva risentito gli effetti egli stesso.
L'ordine delle cause è l'eterno conflitto. La “dialettica del mostro” descrive una struttura di sintomo: rende conto sia
della rimozione e del ritorno del rimosso nelle formule plastiche di compromesso; ritorno del rimosso nella crisi e nella
figura sintomatica.
La dialettica del mostro si incarnerà visivamente nella Scrofa di Landser di Dürer o nelle figure delle xilografie di
propaganda anticattolica → “regione dei monstra vaticinanti”.
Le Pathosformeln sono cristallizzazioni corporee della dialettica del mostro; l'immagine in movimento descrive i
movimenti-sintomi.
Fu la clinica dell'isteria a fornire il modello sintomatologico della dialettica del mostro. Nel sintomo isterico si fondono
le Pathosformeln espressive della crisi e il Nachleben di un trauma latente che fa ritorno nell'intensità dei movimenti
prodotti. → affinità tra corpo isterico di Charcot e Pathosformeln; la psicopatologia di Charcot si apparenta alla
Kulturwissenschaft warburghiana su vari punti essenziali: entrambi i saper si presentano come esplorazioni di un
archivio clinico, utilizzano la fotografia ed hanno finito per costituirsi in repertori iconografici.
Analogie tra le figure dionisiache della Ninfa warburghiana e le figure dell'isterica disegnate da Richer alla Salpétriere.
Tuttavia, l'uso delle figure in Charcot è teso a ridurre il carattere metamorfico del sintomo isterico ad un quadro
regolare, egli intendeva dominare le differenze del sintomo. L'atlante di Warburg invece rispetta le discontinuità e le
differenze; il quadro di Charcot mira alla continuità ed alle somiglianze. Le sintomatologie di Charcot e Warburg si
oppongono ad ogni livello. I principi generali dell'espressione di Darwin mal si adattano alla costruzione del sintomo
isterico operata da Charcot: lo spostamento e l'antitesi richiedono plasticità, qui relegata nelle profondità insensate
dell'attacco.
Fu Freud a sviluppare una comprensione del sintomo isterico capace di superare il modello rigido del quadro clinico.
Innanzitutto tornò anch'egli ai tre principi darwiniani (impronta, spostamento, antitesi).
L'impronta permise a Freud di capire in cosa il sintomo attualizzi una memoria inconscia in atto; lo spostamento gli
consentì di spiegare il gioco costante degli intrecci figurali e della metamorfosi significanti; grazie all'antitesi descrisse i
modi in cui l'inconscio nel sintomo si prende gioco della contraddizione logica e dei tempi dei biomorfismi banali. Con
Freud il sintomo isterico cessa di dipendere da un'iconografia, non è né quadro né riflesso, ma sviluppa i dinamogrammi
di molteplici polarità unite alla rinfusa.
Nella formula del pathos corporeo, del caos gestuale, Freud ha saputo riconoscere una struttura esemplare:
– intensità plastica delle forme corporee e dei movimenti prodotti: poiché la situazione figurata nell'attacco è
visivamente intensa, sembrerebbe votata all'incomprensibilità.
– Simultaneità contraddittoria: l'intensità si fa antitesi, lavoro organico e trasgressivo insieme. Due moti
contraddittori si affrontano in un solo corpo. Freud descrive questa dialettica attraverso l'accessorio in
movimento, cioè il drappeggio dell'abito: strappato dalla metà-uomo alla metà-donna e trattenuto dalla metà-
donna. Intrico in movimento. “Il significato del sintomo è la realizzazione di una coppia di desideri
contraddittori”.
Il sintomo rimanda a ciò che accade, non a ciò che significa.
“Il sintomo è resistente: viene sostenuto da entrambe le parti” → capacità di resistenza → capacità di sopravvivenza,
Nachleben. Nella Maddalena di Bertoldo di Giovanni, la Menade antica sopravvive così bene solo perché lutto e
desiderio sono mantenuti nel loro conflitto.
Warburg e Freud rivolgono una particolare attenzione ai cardini formali di queste inversioni di senso, essi sono la
complessità attorno alla quale si scatena tutta la sregolatezza della contorsione.
L'intuizione comune a Freud e Warburg forse trova la sua fonte nell'estetica e nella morfologia goethiane. Parlando del
groviglio del Laocoonte, Goethe insisteva sull'importanza delle antitesi operanti nella scultura. Lì vi sono scolpite forze
multiple.
Nietzsche: “organismi enigmatici” capaci di tutte le metamorfosi → l'enigma è dato dal terzo elemento strutturale del
sintomo, lo spostamento. L'espressione sintomatica deriva da un lavoro della dissimulazione. Il sintomo si vela perché
si trasforma, si sposta. Si offre tutto intero, ma come figura, come deviazione. È lo spostamento ad autorizzare il
rimosso a fare ritorno.
Il sintomo si dà a vedere solo nella dimensione dell'equivoco, il simbolo ci dà accesso solo all'organizzazione della sua
stessa inaccessibilità.
Freud nel 1916 scrive che il simbolo, fatto per essere compreso, diviene sintomo a partire dal momento in cui si sposta
sino a perdere la propria identità primaria o prolifera sino a soffocare il suo significato. → il sintomo è un simbolo
divenuto incomprensibile poiché investito dal fantasma inconscio all'opera. Il sintomo chiede di essere interpretato, non
decifrato, come vorrebbero gli iconologi al seguito di Panofsky.
Il quarto elemento strutturale di questo modello, che riformula il principio darwiniano dell'impronta, l'engramma, che ci
dice che il sintomo è una sopravvivenza, una formazione porta-memoria.
3) Anche le immagini soffrono di reminiscenze.
Warburg ha interrogato la memoria all'opera nelle sopravvivenze rinascimentali dell'immagine antica e delle sue
formule primitive come processo psichico. Secondo lui non è possibile separare la psiche dalla sua carne, la sostanza
immaginante dalle sue potenze psichiche. La potenza psichica delle immagini consiste, a livello temporale nella
sopravvivenza, a livello plastico nella “presa di corpo”. Le potenze dell'immagine lavorano sullo stesso materiale
sedimentato di una memoria inconscia.
Il modello freudiano del sintomo ci permette di unire in una stessa Pathosformel la plasticità della “presa di corpo” e la
temporalità del Nachleben → una sopravvivenza che prende corpo.
Nel 1895 Freud scopre l'elemento determinante di quella “situazione incomprensibile” che si presenta nell'attacco
isterico: nel sintomo ogni gesto è patetico, cioè ostentato, tutto ciò ch