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Panofsky ritiene che l'interpretazione giungerà a cogliere il “senso essenziale” quando
riuscirà a “rilevare la totalità dei momenti della sua emanazione (non solo momento
oggettuale ed iconografico, ma anche fattori formali) quali 'documenti' del senso
unitario della concezione del mondo contenuta nell'opera”.
Nel 1939 Panofsky definisce l'iconologia come “quel ramo della storia dell'arte che si
occupa del soggetto o significato delle opere d'arte contrapposto ai valori formali”.
Heinrich Wölfflin (Winterthur, 21 giugno 1864 – Zurigo, 19 luglio 1945) è stato
uno storico dell'arte svizzero. La caratteristica del lavoro di Wölfflin fu la
classificazione dei principi pittorici che influenzarono lo sviluppo dell'analisi
formale nella storia dell'arte del XX secolo.
I Principi della storia dell'arte
Con il saggio Concetti fondamentali , di impianto prevalentemente metodologico e volto a ricostruire gli schemi dello
sviluppo stilistico, tenta di trovare delle leggi di fondo a una «storia dell'arte senza nomi», dividendo lo sviluppo
stilistico in cinque coppie polari:
lineare pittorico
rappresentazione in piano rappresentazione in profondità
forma chiusa forma aperta
molteplicità unità
chiarezza assoluta chiarezza relativa
Gli schemi sono un tentativo di descrivere la «vita» e la «forza» delle forme, «fonti del piacere e della
rappresentazione», quelle forme che «senza certamente sottrarsi al condizionamento esterno, risultano però dotate di
autonomia e di capacità condizionante e compenetrano la vita spirituale».
Forma chiusa/forma aperta (tettonico/atettonico).
Questa polarità riguarda essenzialmente la distribuzione degli elementi sul piano e la forma globale che, di
conseguenza, assume l’immagine (il termine “forma” va qui inteso come sinonimo di “composizione”). Si avrà una
forma chiusa quando gli elementi si distribuiscono sul piano secondo un preciso ordine, più o meno definito su base
geometrica (per esempio, quando le figure si dispongono simmetricamente rispetto all’asse verticale o quando seguono
il perimetro del dipinto); si avrà una forma aperta quando la disposizione degli elementi esula da un qualsiasi ordine
geometrico, negando intenzionalmente la struttura del piano e il suo perimetro. Nel primo caso siamo in presenza di
“una figurazione che […] riduce il quadro a un’immagine ben circoscritta, che in ogni sua parte si richiama a se stessa,
mentre, viceversa, lo stile della forma aperta tende in ogni parte a superare se stesso e vuole apparire illimitato.”
La prassi dell'indagine iconologica mostra come gli studiosi considerino assolto il loro compito una volta delucidato il
contenuto simbolico e le implicazioni ideologiche, senza dar conto della sostanza espressiva fornita dalla forma.
Wolfgang Kronig “Resurrezione di Piero della
Francesca” (1955): identifica il messaggio dell'affresco
nell'affermazione “del carattere pasquale
dell'eucarestia, della viva presenza non soltanto della
passione ma anche e specialmente dell'evento pasquale
nella messa”. Il sarcofago è una chiara allusione
all'altare. Oltre ai particolari iconografici, lo studioso
prende in esame la struttura compositiva del dipinto;
nonostante la chiarezza e la storicità dell'evento,
l'elemento temporale appare bloccato e proiettato
nell'eterno → si estrae e rende visibile il vero
significato della storia evangelica. Contenuto spirituale
e forma artistica sono divenuti unità.
Analisi della stampa “Cavaliere, la morte e il diavolo”
di Dürer.
1) Wolfflin ritiene che l'intenzione iniziale di
Durer fosse quella di rappresentare solo un
uomo a cavallo e che, solo in un secondo
momento, il timore della futilità o
inadeguatezza del soggetto lo abbia indotto ad
aggiungere le figure della Morte e del diavolo,
dandovi così un significato morale. Secondo
Wolfflin il risultato estetico è spiacevole. →
giudizio negativo che deriva dall'impostazione
formale del suo metodo critico
2) Contrariamente Panofsky giudica la scelta del soggetto come costitutiva dell'effetto artistico. Cioè,
l'iconografia del cavaliere cristiano prese forma assieme allo schema formale del gruppo equestre ben
equilibrato. Panofsky evidenzia che la fusione delle tradizioni del “soldato cristiano” e del “pellegrino
minacciato dalla Morte e dal diavolo” avviene alla luce di un
passo di Erasmo. → giudizio positivo che deriva dalla
predilezione di Panofsky per il contenuto simbolico, più che
per quello espressivo.
Compito della critica è indagare il linguaggio figurativo di quest'opera
per capire se esso denoti soltanto il pensiero di Erasmo o anche
un'emozione germogliata su quel pensiero. Qui si notano il contrappunto
fra due tipi di visione, oltre a quella frontale/di profilo: quella
italianizzante e classica del gruppo equestre e quella germanica della
Morte e del diavolo. Nel paesaggio si sintetizzano l'intensità lineare
gotica e la rinascimentale chiarezza delle distanze. Contrasto tra vitalità
della foresta e eroica calma del cavaliere.
→ l'indagine iconologica, oltre a rivestire un interesse storico-culturale,
è strumento utile per cogliere i valori artistici dell'opera.
Tuttavia vi sono stati frequenti casi in cui i contenuti simbolici si sono
rivelati d'ostacolo alla libertà espressiva dell'artista.
Un famoso esempio di ciò du la decorazione pittorica quattrocentesca
della Cappella Sistina, voluta da Sisto IV: parallelismo teologico fra la
vita di Mosè e quella di Cristo. L'analisi iconologica rivelò che il
pontefice intendeva così proclamare la legittimità incrollabile dell'autorità del pontefice:
Mosè= fondatore della Legge antica → Cristo= fondatore della Legge nuova
→ Papa depositario della Legge nuova
tra tutti i pittori che operarono nella cappella solo il Perugino creò un'opera che avesse legami non soltanto estrinseci
col tema del quadro e col programma del ciclo. Tutti gli altri (Ghirlandaio, Pinturicchio, Cosimo Rosselli, Luca
Signorelli) rappresentarono in un'unità spaziale una molteplicità di scene, ben connesse ideologicamente, ma talvolta
incongrue figurativamente. Perfino Botticelli, pur avendo superato felicemente le difficoltà compositive, non mostra di
aver tratto ispirazione dal contenuto ideologico dei temi che era chiamato ad illustrare.
Soltanto la Consegna delle chiavi esprime un'emozione poetica sorta dall'humus stesso del significato ideologico del
tema → legittimazione del potere assoluto del papa per investitura divina.
Interpretazione iconologica di Ettlinger:
– Cristo consegna le chiavi del potere al protopapa Pietro
– lapidazione di Gesù richiama quella di fronte di Mosè, per indicare le opposizioni incontrate dalla predicazione
di Cristo e da quella di Mosè
– tributo a Cesare: supremazia del potere spirituale del papa sul potere politico.
Interpretazione iconologica di Salvini:
– lapidazione di Cristo allude alla natura divina di Gesù, poiché gli ebrei lo vogliono uccidere come blasfemo
dopo che egli ha affermato la propria natura di Cristo e la propria unità con Dio
– tributo a Cesare: esortazione all'obbedienza all'autorità civile e riaffermazione del potere temporale del papa.
Piena rispondenza dello stile alla chiarezza ed alla gerarchi di valori. L'incoerenza prospettica è un espediente per
separare la scena principale dalle scenette secondarie, proiettate sullo sfondo del tempio (simbolo della Chiesa) e dei
due archi costantiniani (simbolo del potere temporale del papa). La costruzione prospettica supera la concezione
quattrocentesca della rigorosa sezione geometrica ritagliata dall'infinito. La Consegna delle chiavi non è la narrazione di
una storia, ma il traslato figurativo delle parole di Cristo nel vangelo di Matteo “et tibi dabo clave regni caelorum”. Il
Perugino ha perfettamente assorbito e reso il significato ideologico del tema secondo le intenzioni del pontefice, pur
conferendogli una personale connotazione.
La critica trae innegabili vantaggi dalla ricerca iconologica, così come
l'iconologia può assumere vantaggi dalla critica.
Analisi Quattro streghe di Dürer (1497):
– qualche studioso ha supposto che non si tratti di streghe, ma di Grazie,
quattro come comparirebbero nei distici De Charitibus del 1494 di
Willibald Pirkheimer. → riferimento non corretto perché da questi
versi emergono tre e non quattro figure.
– Taluno le ha identificate con le Ore, ministre della via e della morte
– si tratta tuttavia di figure diaboliche, come è indicato dal diavoletto a
sinistra, tra le fiamme infernali.
L'interpretazione delle Grazie e delle Ore è del tutto incongrua col tono
espressivo dell'opera.
Quest'opera si inserisce nella poetica giovanile di Dürer rivolta allo studio del
nudo, in competizione col genere dei “nackete Bilder” degli italiani. La carica
di sanguigna vitalità che troviamo anche in altri disegni di questo periodo è la
risposta di Dürer (che conosceva Mantegna e Pollaiolo) al nudo eroico degli
italiani. Ma nelle Quattro streghe egli va oltre. A parte il lieve impaccio
compositivo della donna vista di fronte, il foglio è ricco di valori stilistici ed
unitario nel timbro espressivo. Esaltazione del corpo umano secondo un tipo di bellezza marcato da uno spirito di franca
sensualità colorata da un sentore sinistro. La sostanza poetica dell'opera impone di cercarne il tema nel mondo della
magia nera.
Nel tentativo di trovare un'interpretazione del contenuto della volta sistina, gli studiosi hanno perseguito due vie
opposte:
– sistemi ideologici di impronta medievale
– teorie neoplatoniche
Michelangelo fu assiduo lettore della Bibbia e di Dante, in gioventù fu vicino a Savonarola ed intrattenne rapporti con
gli ambienti umanistici intorno a Lorenzo (Rime tematiche neoplatoniche).
Considerando che Michelangelo ebbe parte attiva alla formulazione del programma, risultano accettabili solo quelle
interpretazioni che portino alla rivelazione di un concetto animato da vigore di pensiero e da fervore morale, ma
semplice e chiaro, che possa attuarsi nella visione artistica.
Verosimile è, secondo Salvini, l'interpretazione di Tolnay: nella volta sistina trovano spazio le idee neoplatoniche,
relative all'identità del Bene e del Bello e all'irradiarsi della luce di Dio