Riassunto esame Gnoseologia, prof. Di Martino, Libro consigliato Non siamo ancora stati salvati, Sloterdijk
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Quattro meccanismi -> è una necessaria unione che crea circolarità
insolazione: il meccanismo più antico, è descritto da Miller (scienziato americano), l’ha
1) descritto come “insulazione contro la pressione selettiva”. Seleziona gli organismi in cui non c’è
l’adattamento.
2) liberazione dai limiti del corporeo: è l’evoluzione di Miller, ed è il meccanismo
antropogenetico che porta l’evoluzione all’uomo. Con questo meccanismo inizia la storia
dell’homo technologicus. Alsberg pone fondamenti per l’evoluzione umana -> liberazione dei
limiti corporei. Questi limiti sono superati quando la zampa dell’animale diventa mano e inizia a
fare le cose. L’età dei mezzi duri -> è la formazione dell’uomo, riguardo alla pietra, Sloterdijk
sostiene che sia un mezzo del pensiero e serve per portare il significato da dentro l’anima al di
fuori.
pietra -> l’utilità degli strumenti all’interno della vita quotidiana.
Motto di Goethe esemplificativo: “in principio è l’azione“ -> effetto retroattivo: soggetto agisce
sul mondo.
premessa di ciò che Heidegger chiama GE-STELL -> Il principio della tecnica permette di non
lasciarsi limitare. La tecnica della pietra mantiene uno stretto rapporto con l’oggetto e spiana la
strada al suo padroneggiamento. Nel corso Le domande fondamentali della filosofia Heidegger
parlava già di tecne e la riteneva modo di procedere dei greci di fronte alla natura che
evidenziava l’idea. Distingueva la tecnica dei greci dal GE-STELL: “La tecne è il modo di
procedere di fronte alla phusis per trattenere lo scorrimento”. Per Sloterdijk la tecne nasce
all’insegna del padroneggiamento e permette il distanziamento della natura -> il
padroneggiamento delle cose viene percepito come un’evoluzione che sostiene la distanza
prodotta dalla fuga. Qual è l’essenza della tecnica?
La tecnica trasforma lo stress in sovranità. Sloterdijk propone uno sviluppo molto audace. Lo
sguardo che segue il lancio è un guardare disinteressato. L’uomo ha un progetto, è proiettato
oltre sé, nel futuro. C’è lo sguardo che segue il lancio (teoria), la possibilità di anticipare il
lancio (progetto) e il successo del lancio (il primo senso della verità). È molto primitiva questa
tecnica del lancio. Ci sono molti autori che ritengono che ci sia una differenza importante tra il
gettare (tipico anche degli animali) e il lanciare (bisogna essere bipedi e la mano emerge nel
lanciare). Colpire una pietra con un’altra pietra -> in questo consiste la scheggiatura, è un
passaggio importante perché la pietra, da strumento trovato, diventa uno strumento prodotto.
Appare un elemento decisivo: il lavoro. Tecnica: lavoro-cultura -> attraverso la triade del
gettare-colpire-tagliare, si apre una finestra in cui le produzioni si fanno e i prodotti possono
apparire. Ciò che entra e appare si manifesta in un modo completamente nuovo. Si tratta di
produrre attraverso il lavoro: in caso di successo come in caso di insuccesso l’azione factum,
e la situazione considerata e giudicata dopo l’azione verum. Il risultato ontologico è molto più
di un singolo prodotto, è l’apertura di uno spazio in cui per la prima volta si possono avere dei
risultati. Gli effetti fondano il legame tra successo e verità che in ambiti culturali più ampi non
può mai venire sciolto del tutto. Il verum è ciò che l’uomo può conoscere ed è il factum cioè ciò
che si è costruito. Abbiamo un’opposizione tra tecnica e lichtung. Heidegger pensa la lichtung
come pensa la tecnica, all’insegna del lasciar essere. La lichtung è quello sguardo che invita
l’uomo all’ascolto, è quell’apertura in cui risuona l’appello del senso. D’altra parte abbiamo
Sloterdijk. Ci mostra una lichtung che dall’inizio è lo spazio di successo in cui è osservabile la
presa tecnica. Quel puro contemplare è inscritto dall’apertura della presa. Per questo Sloterdijk
parlava della lichtung come una situazione tecnogena. La lichtung è lo spazio del guardare
circospetto. La lichtung della mano (manipolazione) e dell’occhio (teoria). Heidegger non ha
ragione di dire che sarebbero stati i greci per primi con l’aletheia a svelare il non
nascondimento delle cose. Questo nasce ancora prima: dall’antichissimo ricordo dell’uomo dl
rivolgersi al lanciare, colpire e tagliare. Sloterdijk non è d’accordo con l’attribuzione di un certo
primato da parte di Heidegger ai greci. La verità è l’andare a segno del lancio: è vero ciò che
va a segno. Tutto questo va colto nel suo sorgere: molti animali fanno cose simili, ma a loro
non si dà ciò che qui Sloterdijk chiama lo stagliarsi dei risultati. orizzonte -> un anello
irraggiungibile intorno al mondo, quando diciamo “orizzonte infinito”, diciamo qualcosa che non
possiamo misurare. Dobbiamo notare che Sloterdijk è coerente con sé stesso: non avrebbe
abbassato l’uomo, ma l’avrebbe tenuto all’altezza della lichtung. Quello che caratterizza l’uomo
moderno, comincia ad emergere. Il linguaggio è ciò che permette di entrare nella tecnica. Il
linguaggio non è altro che un medium per la rappresentazione e la presentazione di successi. Il
nostro e-statico (stare fuori) si eleva. Come ci mettiamo in salvo? Con le storie e le narrazioni,
parlandoci, ricordando.
dialettica tra naturalisti e culturalisti -> Naturalisti: autori di quelle storie naturali che producono
scandalo per i rapidi distacchi dei comportamenti umani da quelli animali. Sono grandi in
questo, ma finiscono per sottovalutare le leggi interne ai processi culturali. È quello che
Sloterdijk vuole mettere in luce. Culturalisti: sono condannati ad un idealismo privo di speranza
quando trascurano la storia naturale come presa di distanza. L’idealista è sicuramente
filosoficamente di rango superiore. Non si rende conto il naturalista che il limite che pone è pre-
filosofico. L’idealista per lo meno entra nel campo della filosofia.
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Il pensiero di Heidegger
Il tardo Heidegger non rende più giustizia alla lichtung, poiché tende a consacrare l’essere
dell’uomo interamente alla rinuncia della volontà e ad essere sottomesso al gioco dei quattro –
terre, cielo, montagne, vini- e per questo egli pensa che troppo la lichtung a partire da un essere
vigile che si muove a vuoto e che si sublima nell’abbandono. Poiché la lichtung sin dagli inizi è già
in sé lo spazio di successo in cui diviene osservabile la presa tecnica sulle cose. Come finestra sui
successi, essa viene aperta prima che inviti l’uomo a sguardi statici e meditativi esclusivamente da
sguardi meditativi e da prese di distanza.
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neotenia: è il meccanismo che produce la fisiologia, morfologia e psicologia della specie
3) sapiens. Il risultato più imponente della tecnica. Questa teoria era già presente decenni prima
che Sloterdijk i riflettesse. C’è un enigma che stabilisce che nella storia naturale si va sempre
verso un’ulteriore specializzazione. Non si è mai visto che si regredisse. L’uomo è un caso
strano perché se mettiamo a confronto due teste, una di scimpanzé e una di adulto sapiens,
vediamo una diversità perché l’uomo è meno specializzato. I biologi rendono ragione della
carenza intellettuale con una teoria biologica. Sloterdijk riesamina le teorie. Nella serra del
gruppo non sopravvive il più robusto, ma il più avvantaggiato, nel senso di chi trae vantaggio
dal clima e dallo sfruttamento delle possibilità interne alla serra. L’evoluzione umana si sviluppa
in un’atmosfera protetta e di gruppo. Un gran numero di variazioni genetiche diventano neutrali
dal punto di vista della selezione. Si tratta di variazioni che hanno una dimensione estetica,
variazioni selezionate, esteticamente convenienti con una maggiore applicabilità cognitiva.
L’uomo è in cammino verso la bellezza. È strano che entri il parametro di cosa mi piace di più,
così da premiare. È questa la selezione che avviene nella serra. È soprattutto il cervello umano
che inizia a lussureggiare. Noi siamo in cammino verso la bellezza”. I nostri antenati hanno
“
incarnato una deriva evolutiva i cui risultati si possono cogliere nella struttura corporea
dell’uomo che è improbabile. Siamo anatomicamente e fisiologicamente un enigma. Come è
possibile il mantenimento delle forme intrauterine anche fuori dall’utero? Occorre una casa che
Sloterdijk chiama “casa dell’essere”. Heidegger riteneva che questa fosse il linguaggio. In
sloterdijk non è solo il linguaggio ma anche un utero esterno. Tutto ciò indica che la casa
dell’essere in cui l’uomo è invitato ad abitare, prima del linguaggio ci siano le distanze dalla
natura che la costruiscano. Il linguaggio consolida, ma non è il primo responsabile. Questo
sono i gesti duri, a tecnica della pietra dura. Queste assicurano l’incubatrice, la casa
dell’ominazione. Ciò che Heidegger chiamerà insieme dei modi del porre (ge-stell), è
innanzitutto nient’altro che l’insieme delle abitazioni e che attraverso l’alloggiamento li
producono. L’insieme dei modi del porre, Sloterdijk lo chiama l’insieme dei modi di abitare.
Come ci spieghiamo questo sviluppo anomalo del cervello? Cerebralizzazione e
prematurazione che provoca:
1)Drammatica crescita del volume del cervello
2) Maggiore specializzazione della neo-corteccia (corteccia cerebrale, base fisiologica delle
funzioni linguaggio e memoria)
3) Una rischiosa crescita intrauterine del cranio
4) Effetto di nascita prematura.
Per quel che riguarda l’uomo moderno la serra ha già assunto le proprietà di un’incubatrice.
Kant afferma (nella Pace perpetua) che bisogna persuadere il vicino a entrare in una comunità
del diritto perché se anche non ci ha ancora aggredito, il suo esserci ci fa sentire in uno stato di
pericolo. La pace è la risposta allo stato di natura, è la situazione seconda alla prima che è lo
stato della guerra. Ma in uno stato di guerra dove non vi è un senso di protezione non c’è
uomo. Senza una comunità non c’è uomo. È vero che questa cura ha anche un strana
estensione nell’umanità perché non si limita ai luoghi della famiglia. L’orologio che scandisce la
vita dell’uomo viene messo in movimento dal fatto che l’uomo sapiens viene chiamato in virtù
della sua potenziale intelligenza a farsi carico dell’impegno non solo attuale ma anche futuro.
Bisogna costruirsi una casa pensando al futuro. Heidegger definisce la cura come l’esser già in
un mondo presso le cose. C’è un aspetto di progettazione e manutenzione dell’incubatrice. Ciò
che Heidegger chiama cura è l’autoassicurazione di questa condizione iniziale. Il feedback è
necessario perché l’improbabilità biologica della nostra condizione dà pericolo e è possibile
perché al diveniente uomo con le sue innate qualità tecniche, vengono dati i mezzi duri per
difendere la sua condizione iniziale. L’ultimo passaggio è la cura. Questa parola mantiene la
preoccupazione e l’inquietudine. Siamo futuri strutturalmente. Pensiamo sempre a quello che
succederà dopo. Siamo obbligati a mantenere il nostro lusso, la condizione di viziamento.
L’uomo separerà senza analizzare ulteriormente le grandi istituzioni dell’età evoluta dalla forma
semplice e accuserà il ge-stell di essere un eccesso portatore di sventura. Heidegger non si
avvede. La cura è cura delle abitazioni, del posto in cui il viziamento può sussistere. Heidegger
tende ad avere una visione dicotomica: non avvedersi che le grandi istituzioni dell’età delle
macchine sono una sorta del prolungamento della costruzione delle abitazioni. Sloterdijk
insiste sul modo del porre. Usa il termine abitazione come costruzione artificiale, ma anche
come il modo di coesistenza. Curare sé significa curare e abitazioni. L’incubatrice può
prendere anche il nome di cultura cosicché la cura dell’involucro è la cura della cultura. Anche
gli occhi e le orecchie sono organi della lichtung perché è l’adattarsi specifico all’ambiente.
Passaggio da biologico a meta biologico (zampaàmano, musoàvolto). L’uomo è aperto al
mondo con tuJa la sua fisiologia. TuJo dell’uomo partecipa alla peculiarità del vivente che noi
stessi siamo. Alcuni biologi dicono che di base il nostro cervello non ha capacità molto più
elevate delle antropomorfe (Tomasello). La differenza starebbe nel fatto che la maturazione del
cervello umano o del diveniente umano avviene a contatto con le situazioni. Vi è una maggiore
sensibilità per i caratteri tardivi. Il cervello ha uno sviluppo relazionale. Il cervello è il prodotto
più alto dell’incubatrice. È l’organo per eccellenza, dell’estasi, che fa segno aldilà del semplice
esserci dell’incubatrice.Il linguaggio è la seconda casa dell’essere. La posizione di Sloterdijk
rispetto alla teoria evolutiva è di silenziosa dissidenza. Si impegna spesso a mostrarne i lati
deboli. Si tratta di capire che la tecnica della serra è una tecnica genetica. È un organismo che
va verso la carenza. Se il secondo meccanismo è quello della tecnica, il terzo è più
responsabile di una deriva verso l’umano. Favorisce il suo rallentamento. Possibilità che
comportamenti disadattati possano essere Come noi rimaniamo gli uomini che siamo? Noi
rimaniamo ciò che siamo tramite antropotecniche, sono una messa in forma civilizzante.
Pensano ed elaborano la plasticità dell’uomo. Tali tecniche possono chiamarsi così perché
indicano il modellamento dell’uomo tramite una messa in forma civilizzante. Quelle primitive
sono quelle che hanno dato inizio all’addomesticazione dell’essere. Se c’è una differenza tra
queste, cosa succederà quando la biotecnica interverrà direttamente sul testo genetico?
Queste antropotecniche secondarie provocheranno un cortocircuito tra mezzi duri (tecnica del
taglio) e tecniche deboli (operazioni delle scienze). Quale posizione prendere? Sloterdik ci
meJe a conoscenza delle caratteristiche del sapiens e del suo nascere all’aperto. Il nascere del
sapiens all’aperto non è dell’ordine di un contenuto spaziale in senso ordinario. L’ek-sistere è
stare nell’aperto. Significa che noi viviamo in una correlazione di questa parola. Non vi è
schiudersi del mondo se non per andare di fronte ad esso. Ciò testimonia che gli uomini sono
esseri curiosi. L’essere è una istanza che dona il mondo. Nella costellazione uomo-essere,
l’uomo è il dativo che riceve. E mentre riceve l’ente, fa attenzione al mittente (l’essere). L’uomo
sporge lo sguardo oltre l’ente. Diventa chiaro perché bisogna tenere fede al carattere
ontologico dell’uomo. L’uomo è l’essere metafisico perché gli viene l’interrogativo sul mittente.
“Il metafisico nell’uomo”. L’uomo può essere definito “creatore di mondo” se intendiamo il
raccogliere dati e il continuare a scrivere il testo del mondo. Ma come si manifesta l’essere?
Se non ci fosse l’uomo, non darebbe segni di sé. Nella lichtung diventa evidente che non tutto
è evidente. Il mondo prende forma come insieme di mascheramento. Gli uomini hanno sempre
assunto due atteggiamenti diversi (Illuminismo, Heideggeràpensiero dell’essere). Si può
atteggiarsi nell’assetto dell’illuminismo che vuole ridurre a zero il disvelamento (pensiero
calcolante che riduce tutto a fondo), o il pensiero dell’essere che invece vuole preservare il
velamento (pensiero rammemorante che non vuole ridurre). L’abbandono, il lasciar essere
heideggeriano, il custodire il ritrarsi, sarebbe qualcosa di diverso dal tentativo di sottomettere
l’ente. Cosa significa essere aperti alla manifestatività? Cos’è la posizione di Heidegger leJa
come posizione filosofica? Significherebbe essere aperti da un differenziale che sempre si
produce tra ciò che è manifesto e ciò che è nascosto. In cosa consiste questo differenziale? Il
mito è la grande difesa dall’ignoto, è il racconto delle origini che tiene vicino il passato abissale
ma è anche un modo per rendere più sopportabile il futuro. Il mito è la forma culturale di tuJe le
civiltà prima della scrittura in senso stretto. Sloterdijk meJe in luce il carattere difensivo del
mito. Heidegger ha scoperto i carattere difensivo anche della metafisica classica che ha tesso
ruolo del mito, ha scopo di modulare la sorpresa per permettere la sopravvivenza. In che senso
la metafisica è difensiva? Voleva limitare il rischio connesso all’apertura del mondo attraverso
un nuovo mezzo: ridurre le molteplicità fluttuanti all’essenza.L’essenza raggruppa, riduce il
molteplice all’uno. Rappresenta un modo di governare. L’essenza è uno stabilizzatore.
Passaggio all’episteme (stwàstare), qualcosa di stabile. Il senso del pensare tramite i concetti
di essenza e sostanza significa sottomettere il movimento alla quiete. Si addomestica mediante
la continua ripetizione di un modello. I veri filosofi sono quindi i sofisti dell’eterno: esperti della
stabilizzazione del movimento in quiete. Cosa permane nella variazione secolare? L’idea.
Heidegger cercò nuove vie per preparare una costellazione più autentica. Non voleva un
pensiero che sottomettesse l’ente riducendolo all’essenza. Significa pensare in modo
commisurato all’essere. Pensare in questo modo è sempre solo lo spiegarsi della lichtung. Il
tema della difesa già preparava il quarto meccanismo.
trasposizione: è la simultaneità dell’azione dell’uno sull’altro, la transposizione si prospetta
4) come meccanismo di difesa. Divenire uomo: iper-insulazione. I primi tre meccanismi sono modi
della realizzazione dell’insulazione. Più la verità è urlata e forte, più risulta debole. Se la verità
si nasconde in contesti meno precisi può esistere. Come gli uomini dapprima divenienti e i
sapiens hanno risposto alla devastazione? Trasporre ricordi e routine, la capacità di ripetere
quelle condizioni integre dalle quali proveniamo. Una psicosemantica della generazione. Noi
uomini riusciamo a sopravvivere in situazioni che sembrerebbero impossibili. Le catastrofi sono
occasione per la creazione di religioni riparatrici. Per questo molte religioni riconoscono la
prassi della rinascita. Conducono una vita ferita ad una integrità mai nata. Connette tipi di
minacce a diverse religioni. Il meccanismo della trasposizione fa sì che le caratteristiche dello
spazio precedente vengano assunte negli spazi nuovi. Gli uomini si aggrappano alla routine
degli spazi precedenti. Il linguaggio è il medium elevato del transfert. La memoria è l’elemento
della rigenerazione e della sopravvivenza della propria identità. Non c’è niente di più
importante della propria storia. Il linguaggio è la seconda casa dell’essere. Il meccanismo della
trasposizione fa in modo che le caratteristiche dello spazio precedente vengano assunte. Gli
uomini si aggrappano a routine della situazione precedente. La parola abitudine ha a che fare
col termine abitare. L’abituarsi è sempre una trasposizione di abitudini. Il quinto meccanismo
(= cerebralizzazione= il cervello è più grande e meglio organizzato)è il risultato dei quattro. Lo
sviluppo del cervello è la concatenazione dei quattro meccanismi antropogenetici.
Accompagnano il divenire uomo dell’uomo. I meccanismi conducono alla legalità l’esperienza
di una trasformazione. Si tratta dell’effetto di ritorno. Ci troviamo a descrivere un’esperienza in
cui gli effetti non sono generati solo da una causa efficiente, ma sono la descrizione di un
cammino e di un’esperienza. I meccanismi sono modi per cogliere un ‘esperienza vivente che
si è distesa nella sua fase pre-sapiens. Non siamo nella condizione per dire che la
conseguenza necessaria è l’apparizione dell’uomo sapiens. Meil lassoix sostiene che le
scienze abbiano finalmente dato la possibilità di pensare le cose senza l’occhio, per esempio le
cose ancestrali (i fenomeni avvenuti prima dell’esistenza di organismi viventi). Quando è
avvenuta la creazione della terra non c’era nessuna forma di vita. Descrivere questo evento
significa uscire dalla danza correlazionale delle cose e dell’occhio. O si nega l’evento
ancestrale, o nella misura in cui si ammette sia accaduto si disfa il sodalizio tra l’occhio e le
cose. Ma cosa stiamo dicendo quando diciamo che la creazione della terra è avvenuta tot
miliardi di anni fa? Possiamo fare a meno dell’occhio? Il tot degli anni cosa sono se non la
correlazione tra l’occhio e un certo oggetto? Non abbiamo per nulla disfaJo la correlazione. Le
scoperte producono tecniche, ma oggi anche le tecniche producono scoperte. L’affermazione
di quella realtà dev’essere necessariamente correlata a un orizzonte, ad una prospettiva senza
la quale non apparirebbe l’oggetto in quanto l’ente nel suo senso (Aristotele). Noi abbiamo
sempre a che fare con qualcosa rispetto a qualcosa. Era necessario sottolineare di non
perdere d vista il significato di quello che abbiamo faJo: x produce y. Tutto ciò è fondato.
L’UOMO OPERABILE
Ritorniamo alla questione della tecnica per come la incontriamo nella nostra epoca. Sloterdijk ci
propone un ultimo paragrafo il cuititolo è: “L’uomo operabile per il conceJo di una omeotecnica”.
L’omeotecnica è equilibrata, si allea con la natura. Sloterdijk prende lo scenario apocaliaco. È
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