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SPIEGAZIONI E APPUNTI LINGUISTICA STORICA, LIBRO CONSIGLIATO
"INTRODUZIONE ALLA LINGUISTICA STORICA" DI F. FANCIULLO
CAPITOLO 1 La parentela linguistica
1. Le lingue possono essere classificate in base a un criterio genealogico, e quindi
attestare l'esistenza di FAMIGLIE LINGUISTICHE, in cui vi è una lingua capostipite da cui
sono derivate altre lingue-madri e a sua volta molteplici lingue figlie. è il caso
dell'Indoeuropeo, da cui è derivato il latino, e a loro volta le lingue neolatine o romanze, le
lingue germaniche, slave, celtiche, baltiche, però mentre per le lingue romanze noi
conosciamo la lingua madre latina, per le altre parliamo di germanico comune, slavo
comune, celtico comune e baltico comune, lingue madri di cui non si hanno attestazioni.
Le varie lingue madri, attestate o non, in realtà non sono sullo stesso piano generazionale,
per esempio con ogni probabilità slavo comune e baltico comune discendono da una
precedente lingua madre, il balto-slavo.
2. Per attestare se due lingue sono imparentate consideriamo la percentuale del lessico
condiviso e corrispondenze fonetiche e fonologiche.
Tra italiano e francese, per esempio la somiglianza è visibile nella scrittura più che nella
pronuncia, anche perché la pronuncia francese è molto più evoluta della grafia. Tra le due
lingue però abbiamo anche delle differenze dovute, probabilmente, al fatto che abbiano
avuto uno stesso punto di partenza da cui si sono staccate.
4. Una conferma ulteriore della parentela genealogica di 2 lingue che presentano lessico
in comune e corrispondenze fonetico-fonologiche, viene data dalla morfologia, poiché
mentre il lessico è molto mutevole, i morfemi, soprattutto quelli flessivi tendono a
mantenersi nel tempo e a non trasmettersi da una lingua a un'altra. Le concordanze
morfologiche ci permettono, quindi, di trovare l'origine comune di 2 o più lingue, che
potrebbero presentare pochissimo lessico in comune.
Nel caso dell'italiano e del francese abbiamo l'ulteriore conferma della parentela dalla
morfologia.
5. Le metodologie per stabilire se due lingue appartengono alla stessa famiglia linguistica
(lessico e morfologia in comune, e sistematicità di corrispondenze fonetico-fonologiche)
non fungono solo in orizzontale, cioè tra lingue come italiano e francese che potremmo
definire lingue-sorelle, ma anche in verticale, cioè tra lingua-madre e lingua-figlia, come
latino e italiano.
6. Il lessico è costruito da 4 strati:
• lo strato ereditario: una parte di lessico che ogni lingua eredita dalla sua lingua-
madre, generalmente più stabili ai mutamenti sono i numerali, la parentela, parti del
corpo, toponimi ecc., e generalmente fornisce anche la morfologia flessiva.
• lo strato dei prestiti: lessico che una lingua assume da altre lingue con cui è in
stretto contatto. In questi casi una lingua può risultare più prestigiosa tanto da
imporsi notevolmente sullo strato ereditario che finisce per assottigliarsi, tanto da 1
poter diventare solo una varietà della lingua considerata superiore, per esempio in
italia con l'italizzazione dei dialetti, o il maltese che è l'unica lingua araba parlata in
europa ma che è fortemente influenzata dal lessico siciliano. Nel tempo,
fondamentali per i prestiti è stato il serbatoio lessicale greco e latino, in particolare
con i cultismi.
• lo strato onomatopeico e fonosimbolico: formazioni che cercano di imitare suoni
della natura, rumori animali e rumori in generale.
• lo strato delle neoformazioni: derivati o composti introdotti recentemente nella
lingua che in un momento isolabile lungo l'arco diacronico della lingua, il parlate
riconosce come regolare e lo usa normalmente.
Capitolo 2 Il mutamento
1. Tutte le lingue cambiano, impossibile stabilire se solo a contatto con altre o anche
autonomamente. Il cambiamento si percepisce subito a livello fonetico-fonologico.
2. Foni: suoni del linguaggio umano. Fonemi: parte più piccola della parola non dotata di
significato, ogni lingua sceglie una determinata quantità di suoni da utilizzare, se hanno
valore distintivo, allora sono fonemi di data lingua.
3.Mutamenti fonetici:
• assimilazione: due elementi fonetici vicini, totalmente o parzialmente diversi, si
avvicinano dal punto di vista articolatorio in parte (parziale) o completalmente
(totale). Se un segmento fonologico modifica il precedente (regressiva) o
successivo (progressiva)
• dissimilazione: fenomeno opposto all'assimilazione, il segmento cambia i tratti per
distinguersi dagli altri del suo cotesto.
• inserzione: aggiunta di materiale fonico etimologicamente ingiustificato. Ex: da lat.
"schola" a sp. "escuela".
• cancellazione: opposto di inserzione, sottrazione di materiale fonico che dovrebbe
essere presente. Ex: lat. "calidu" it. "caldo".
• Metatesi: spostamento di materiale fonico in un punto diverso rispetto a dove
dovrebbe trovare in base all'etimologia.
• Coalescenza: fusione di due elementi fonici contigui in un terzo elemento, diverso
ma che presenta caratteristiche comuni ai primi due.
Regolarità del mutamento fonetico: i suoni delle lingue cambiano in maniera sistematica e
se non avviene deve esserci una spiegazione.
4. esistono mutamenti non spiegabili in termini fontattici:
• Analogia 2
• Paretimologia: modificazione fonica di un certo significante1, che per effetto di un
significante2, il parlante associa il significante uno. Per esempio "vedetta", il
parlante lo associa al verbo vedere, in realtà è la modificazione del termine antico
"veletta" che era la vela più piccola dell'albero maestro dal quale il marinaio
vigilava.
• Tabù linguistico o interdizione: significanti ben noti al parlante vengono distorti
consapevolmente, in genere per risultare meno offensivi.
• Eufemismo: ancora più radicale, ciò che non si vuole pronunciare viene sostituito
da un termine più dolce o inoffensivo. Ex: orso nelle lingue slave significa
propriamente "mangiatore di miele".
5. Mutamenti fonologici:
• Fonologizzazione: una variante dello stesso fonema si svincola dal contesto e si
trasforma in una fonema autonomo.
• Defonologizzazione: due fonemi inizialmente distinti, perdono la loro distinzione
diventando varianti combinatorie di uno stesso fonema. Ex: in confronto al latino, in
italiano si è avuta una defonologizzazione nella distinzione tra vocale lunga e breve.
• Rifonologizzazione, o transfonologizzazione: non vi è un incremento o riduzione
dei fonemi, ma cambia la sostanza fonica con cui i fonemi sono realizzati (come la
legge di Grimm).
6. A lungo si è ritenuto che il mutamento fonetico fosse ineccepibile, cioè senza eccezione
ed anche istantaneo, in realtà non lo è, anzi può sorgere in un punto qualunque della
lingua e iniziare a diffondersi progressivamente, ma tale espansione può anche
interrompersi senza raggiungere la totalità dei casi.
CAPITOLO 3 corrispondenze fonologiche tra lingue indoeuropee
1. Di una lingua di cui non abbiamo documentazione, può essere ricostruita in base al
confronto sistematatico delle varietà linguistiche che ne sono derivate, ma non avremo mai
una ricostruzione accurata e soddisfacente poiché, avremo ricostruito solo quegli elementi
che sono perdurati nelle altre lingue, mentre quelli non ereditati non li potremo mai
conoscere.
2. Gotico: è la lingua germanica di più antica attestazione, a partire dal IV sec d.C., però è
esistita quindi abbiamo un corpus più esiguo.
Corrispondenze tra le lingue indoeuropee: i numerali.
4.Le lingue indoeuropee sono divise in due blocchi:
• Lingue CENTUM: dal numerale lat. centum (articolato con la velare), caratterizzate
da articolazione velari (latino, greco, lingue germaniche). 3
ə
• Lingue SATEM: dall'avestico sat m (100), in cui alle articolazioni velari delle lingue
centum corrispondono articolazioni anteriorizzate (affricate palatali) o nettamente
anteriori (sanscrito, russo, lituano).
Geograficamente le lingue centum si trovano prevalentemente ad ovest, mentre le lingue
satem, più specificamente ad est, tra Europa orientale ed Asia.
Inizialmente si credeva che fin dagli albori le lingue i.e., fossero divise da un ramo
occidentale di tipo centum e un ramo orientale di tipo satem. All'inizio del '900, però,
questa visione è stata smentita con la scoperta nella regione dello Xinjiang, in Cina, di un
certo numero di testi redatti in due lingue i.e., fino ad allora sconosciute, e chiamate
tocario A e tocario B, entrambe di tipo centum.
Ciò ci porta a supporre che in origine le lingue i.e. fossero tutte di tipo centum e che a un
certo punto, quelle centro-orientali abbiano anteriorizzato le occlusive velari, diventando
così lingue satem, e quest'innovazione non è riuscita a raggiungere la maggior parte delle
lingue occidentali e le due lingue dell'estremo oriente.
5. In una certa percentuale di casi, però, articolazioni velari si riscontrano tanto nelle lingue
centum che in quelle satem. Ciò è possibile perché probabilmente l'i.e. avesse due tipi di
velari:
• Le velari palatalizzate che si sarebbero conservate come tali nelle lingue centum e
anteriorizzate nelle lingue satem, si tratterebbe delle occlusive velari.
• Un tipo di velari, le velari pure, che sarebbero rimaste tali sia nelle lingue centum
che in quella satem, occlusiva uvulare.
6. L'i.e. possedeva anche le labiovelari, articolazioni consonantiche complesse, prodotte
dalla chiusura totale dell'apparato fonatorio accostando la lingua al velo palatino e
contemporaneamente arrotondando le labbra creando un'occlusiva velare procheila
seguita da un semivocale [ʷ], ex: ita. "cinque : cin[kw]e.
Le labiovelari sono rare in quasi tutte le lingue del mondo, nelle lingue i.e. si sono
semplificate in semplici velari o semplici labiali. Le labiovelari sono presenti nel latino,
nell'ittita e il greco miceneao (greco del II millennio a.C.).
6.1. Nel greco miceneo, scritto nell'alfabeto sillabico detto "lineare B", le labiovelari si
conservano, mentre nel greco scritto nell'alfabeto tradizionale e documentato fin dall'VIII
sec. a.C., le labiovelari hanno 3 esiti in base al contesto: labiale davanti [a] e [o], dentale
davanti [e] e [i], velare in vicinanza di [u].
7. Realizzazioni consonantiche occlusive dell'i.e.:
• occlusive labiali sorda, sonora, sonora aspirata),
• occlusive dentali (sorda, sonora, sonora aspirata),
• occlusive velari "palatalizzate" (sorda, sonora, sonora aspirata),
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