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QUANTIFICATORI E CLASSIFICATORI
La Downing nel suo libro (che tratta specificatamente dei classificatori giapponesi), insiste particolarmente
sulla definizione di cos’è un classificatore e come lo si distingue da un quantificatore.
Secondo la Downing, la distinzione non si può fare solo su base sintattica perché hanno lo stesso
comportamento anche se quando ho una sequenza in cui invece del numerale ho un quantificatore,
posso usare il classificatore stesso. Per i linguisti generali si distingue tra approssimante, quantificatore e
classificatore sulla base della progressione di forza referenziale: il classificatore ha forza referenziale
maggiore: può essere usato con meno sostantivi.
La Downing per discutere la differenza tra classificatore e quantificatore si rifà all’unico articolo uscito
sull’argomento prima del suo volume del 1996: l’articolo “Classifiers” di Allan, uscito sulla rivista
“Language” del 1977.
[ Importante l’opposizione tra “mentalismo” e “comportamentismo” che si manifesta nell’opposizione fra
due riviste: il comportamentismo aveva la sua rivista in “Language”, mentre il mentalismo in “Word” ]
Downing Allan
I quantificatori sarebbero sovraimposti. I quantificatori non danno nessuna informazione
“litro” “metro” “chilometro” sono quantità che semantica sulle caratteristiche inerenti all’oggetto
non esistono in natura: è l’essere umano a classificato.
decidere quale sistema metrico usare e lo
sovraimpone ad un referente. I classificatori hanno una forza referenziale
maggiore rispetto ai quantificatori
I classificatori esprimerebbero delle unità naturali. -> hanno la caratteristica di dare
informazioni semantiche
QUANTIFICATORI = SOVRAIMPOSTI sull’oggetto classificato.
CLASSIFICATORI = UNITA’ NATURALI
=> quantificatori e classificatori sono morfemi di Esistono classificatori di default posti tra
tipo diverso con funzioni diverse. numero e sostantivo.
[ discorso che può andare bene per buona parte
dei classificatori ma non per tutti perché in alcuni (esempio) utilizzando un classificatore in
casi ci sono classificatori che non sembrano affatto giapponese
unità naturali * ]. o in cinese per dire “oggetto piatto”,
Le categorie umane non sono così fisse, ma c’è si dà informazione semantica;
sempre qualche caso che sfugge. ma è pur vero che in cinese e
giapponese, i classificatori non vogliono
I classificatori di default non danno grandi dire nulla
informazioni semantiche, quindi non è una buona => classificatori generali di default,
distinzione. posti tra un numero e un sostantivo.
La distinzione tra classificatore e quantificatore
non si può fare solo su base sintattica perché
hanno lo stesso comportamento, anche quando ho
una sequenza in cui invece del numerale ho un
quantificatore.*
-> il classificatore si può usare lo stesso.
Problema => le categorie umane non sono così fisse, ma c’è sempre qualche eccezione.*
I Problema: nome senza classificatore o classificatore senza nome?
In giapponese, sosteneva la Downing, una forma non distinguibile da un sostantivo delle volte appare
direttamente con il numerale senza qualcos’altro:
- per alcuni si tratta di nomi senza classificatore
- per altri si tratta di classificatori senza nome
Queste forme designano spesso enti astratti tipo: unità di tempo, colore, specie…
(esempio)
Hito-Koma = espressione in cui c’è il numerale hito -> uno e un secondo elemento (koma -> frame ->
strato), che vorrebbe dire “frame by frame” cioè “strato su strato”. “Koma” ha dunque un significato.
Secondo la Downing queste forme possono comparire con il classificatore in certi casi, ma non con un altro
sostantivo
=> sono sostantivi senza classificatore e non il contrario.
(esempio)
Hito-Iro = espressione in cui c’è il numerale hito -> uno e la parola “iro” che vuol dire “colore”.
In questo caso l’uso è senza classificatore e si tratta di nomi che si accompagnano al numerale senza la
presenza di un classificatore proprio perché un elemento del genere può comparire con o senza il
classificatore, quindi si potrebbe aggiungere il classificatore, non un altro nome.
Posso dunque renderlo anche con un terzo elemento (un classificatore) nel sintagma che segue:
hito(numerale) – tsu(classificatore per gli inanimati, il più generale che esiste) – no(particella attributiva)
– iro(colore) [class abbreviazione per classificatore] [att abbreviazione per particella attributiva]
II Problema: due termini ambigui
La Downing dice che la distinzione tra classificatori e quantificatori in giapponese è resa difficile
dall’esistenza di alcuni casi di classificatori che lei trova difficile inserire nella distinzione da lei stessa
individuata, secondo cui i quantificatori sono sovraimposti, mentre i classificatori sono unità naturali.
Insisterà molto spesso su questi due classificatori:
1) soku -> paio di scarpe
2) teki -> gocce di liquido
In questi casi c’è ambiguità: se siano unità sovraimposte o se siano unità naturali
=> Downing è in dubbio in quale classe inserirli e alla fine li inserisce tra i classificatori
(classificatori = unità naturali)
Mentre non c’è dubbio su cose tipo:
1) meetoru -> metro = un quantificatore
2) mai -> indica oggetti piatti e sottili = un classificatore.
Questi elementi sono facilmente distribuibili in queste due categorie.
Adeguamento fonologico dei prestiti in giapponese
Definizione precisa di classificatore numerale in giapponese secondo la Downing:
un classificatore numerale è una classe naturale.
Classe naturale è un termine tecnico, ampliamente utilizzato dal cognitivismo e significa che in una certa
categoria ci sono degli elementi prototipici e degli elementi periferici
=> proprio da questo concetto della psicologia cognitiva ne viene fuori tutto il cognitivismo in linguistica,
ma è contrario a quell’idea delle categorie dove tutti i membri hanno lo stesso status -> no simmetria.
(esempio tipico che faceva la Downing)
Se presento una categoria “uccello”, “passero” è un buon esempio, lo “struzzo” meno:
ci sono membri centrali e membri meno centrali.
categoria
centro (elementi prototipici centrali)
elementi periferici: andando verso
l’esterno diminuiscono le proprietà
Categoria o classe naturale:
in una certa categoria ci sono degli elementi centrali prototipici e degli elementi meno prototipici
in base a quanti tratti condividono il prototipo.
Prototipo = migliori esempi, quelli che hanno tutte le caratteristiche
[asimmetria delle categorie -> effetti del prototipo / riferimento a E.Rosch]
I classificatori numerali sono classi naturali e sono contraddistinti da alcune caratteristiche:
1) il classificatore segue direttamente un numerale (numerale + classificatore)
2) si accompagna ad un nome che denota il referente indicato dalla struttura: numerale + classificatore
[referente = classificatore + nome]
3) denota un’entità naturale e la sua scelta è dettata dalle caratteristiche inerenti al referente
=> devono avere tutte queste tre caratteristiche per essere classificatori.
In riferimento ai 3 parametri precedenti:
- il primo criterio è ovvio
- il secondo serve ad escludere dai classificatori i cosiddetti nomi senza classificatore,
perché questi non possono co-occorrere con altri nomi
(vd. “hito-koma”, posso aggiungere un classificatore ma non un nome)
Il classificatore si accompagna ad un nome che denota il referente indicato dalla struttura:
numerale + classificatore.
- il terzo criterio denota un’entità naturale e la sua scelta è dettata dalle caratteristiche inerenti
del referente, esclude i quantificatori: esclude dunque le misure standard (“metro”, “litro”…)
che sovraimpongono delle unità al referente, come altre forme (contenitori, partizioni…)
Sulla base di questo terzo parametro (entità naturali “chilometro”, “metro” non sono naturali/non esistono
in natura), la Downing non esclude i due classificatori problematici “teki” e “soku”, poiché sembrerebbero
di fatto unità naturali.
Inventario classificatori giapponesi
I giapponesi hanno morfemi che rispondono ai 3 criteri, potendo essere così definiti classificatori.
In giapponese ci sono circa 150 classificatori, che non sono usati tutti nello stesso modo ovviamente,
né con la stessa frequenza.
La Downing distingue due inventari:
I inventario = CORE INVENTORY II inventario = EXTENDED INVENTORY
Inventario ristretto Inventario estero
Classificatori usati di più, più frequenti, Classificatori provenienti dalla cultura quotidiana.
noti a tutti sia nel parlato che nello scritto a tutti Nonostante siano usati meno, sono comunque
i livelli di formalità. classificatori noti a tutti.
I parlanti hanno una competenza passiva:
sono in grado di riconoscerli ma non li usano.
26 classificatori: 47 classificatori:
- 22 classificatori sino-giapponesi [hanno origine - 33 classificatori sino-giapponesi
cinese] - 10 indigeni
(contraddistinti dalla sigla SJ) - 4 occidentali
- 4 classificatori indigeni (contrassegnati dalla sigla W – Western)
(contraddistinti dalla sigla I) I classificatori occidentali sono ex-nomi provenienti
Quando si parla di SJ o di J si fa riferimento alla ad esempio dall’inglese.
forma e non alla funzione; i classificatori derivano (prova del fatto che si possono creare sempre
da nomi classificatori nuovi)
- se il nome è riconducibile ad un prestito del => permeabilità tra la categoria dei sostantivi
cinese è SJ e la categoria dei classificatori
- se il nome è una parole indigena del giapponese è
I
La Downing spiega i criteri che ha usato per individuare classificatori dell’inventario ristretto e
dell’inventario esteso:
ha analizzato una serie di documenti del parlato informale, conversazioni, articoli di giornale e poi testi
letterali per quelli utilizzati per lo più nello scritto.
Sommando l’inventario ristretto (core) con quello esteso (extended) [53 classificatori], risultano meno
classificatori rispetto ai 150 che lei attribuisce al giapponese. Secondo il livello di cultura c’è chi ne conosce
di più e chi di meno.
In entrambi gli inventari, la stragrande maggioranza derivano dal cinese: si nota nei prestiti e in diacronia
-> molti fanno riferimento a forme che in