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Il concetto di "network" nella società contemporanea

Dagli anni '90, il concetto di "network" è diventato la parola d'ordine in molti studi riguardanti la globalizzazione: sembra che l'epoca degli stati-nazione come territori omogenei abbia lasciato il posto all'epoca dei nodi e delle reti che li collegano. Secondo Manuel Castells, questa "network society" è un prodotto della fine del Novecento e dello sviluppo dell'informatica, il quale segna una nuova era. Sebbene non tutti gli storici siano così convinti come Castells, la teoria dei network permette di comprendere meglio anche altri momenti del passato in cui le tecnologie e le comunicazioni hanno cambiato la società (la scrittura, la stampa, il telefono...), ma non solo: in fin dei conti, molti grandi imperi erano costruiti sui legami tra autorità centrale, vassalli e governatori; oppure l'impero portoghese, costituito quasi unicamente da basi e reti commerciali. L'idea delle reti aiutaanche a sottolineare il ruolo di certi attori (missionari, mercanti ecc.) nei processi di integrazione. Per quanto intuitivamente efficace, l'idea di "network" è poco chiara a livello teorico: cosa distingue un network da un insieme casuale di contatti (il numero, la stabilità, la durata di tali contatti)? Bisogna ricordare alcune cose: - i network si inseriscono comunque in strutture di potere, che spesso li hanno prodotti. - i network non sostituiscono le gerarchie (come vorrebbe Castells), che si mantengono influenti anche al loro interno. - Bruno Latour invita a considerare i network "da vicino", concentrandosi su interazioni di piccola scala e sulle loro dinamiche concrete. L'opposizione di Latour al concetto di struttura rende però difficile conciliare il suo approccio con la nozione di integrazione su cui si fonda la storia globale. Micro-histories of the global Storia globale non è sinonimo di macro-storia: gli studiosi siconcentrano molto più frequentemente su contesti ristretti, studiandone le specificità locali e il ruolo svolto nel contesto globale (es. Donald R. Wright, The World and a Very Small Place in Africa: la piccola regione dello Niumi, nell'attuale Gambia, si è integrata nell'economia mondiale fin dal XV secolo). Alcuni autori prendono in considerazione dei singoli individui (microstoria), seguendone gli itinerari transnazionali (es. Natalie Zemon Davis racconta di Leo Africanus, vissuto tra XV e XVI secolo e passato dal mondo islamico a quello cristiano; come in altri casi, questa biografia locale romanticizza molto l'esperienza del protagonista). The units of global history Ma dunque, qual è l'unità di misura più appropriata alla storia globale? Non si può stabilire: dipende dalla domanda di ricerca. Diverse unità di misura portano a considerare o ad escludere determinati elementi, e sono dunque complementari. Questoci porta a tre conclusioni:
  • Le letture globali devono scegliere attentamente secondo quale unità considerare una determinata area, tenendo conto che ogni identità territoriale è costruita su un principio di autosufficienza, ma risente in realtà anche delle influenze esterne.
  • Quello nazionale è semplicemente un livello nella scala che va dal locale al globale, ma non è vero che va considerato come obsoleto.
  • Come non bisogna abbandonare a tutti i costi il concetto di stato-nazione, allo stesso modo non bisogna cadere nel globalismo metodologico: per alcune questioni, l'approccio globale non è il più appropriato.

Shifting scales

Nonostante la proposta di nuovi spazi, gli storici sono spesso ricaduti nei meccanismi abituali: gli oceani, ad esempio, sono diventati i nuovi stati-nazione, delle entità territoriali fisse, dei "contenitori".

Una distinzione cruciale è quella tra unità di

misura e scale. Possiamo considerare una stessa località (es. Potosì), presa come unità di analisi, da una varietà di scale (nazionale, regionale, trans-Pacifica, globale...), a seconda di ciò che ci interessa sapere. È importante dire che queste scale non sono preesistenti, ma costruite attraverso la pratica quotidiana degli attori sociali: la storia, quindi, deve essere intesa come un processo multistrato, in cui ogni strato segue una propria logica e rimane, per molti versi, distinto dagli altri, sebbene essi si influenzino a vicenda (Andrew Zimmerman, Alabama in Africa: il progetto Togo). Chapter 7: Time in global history Il lessico della storia globale sembra, a prima vista, aver a che fare più con lo spazio che con il tempo. In effetti, questo approccio mette in discussione l'egemonia del tempo nel racconto storico. Ciò non significa, ovviamente, che il tempo non sia comunque un concetto fondamentale, e tuttavia anche questo,così comelo spazio, viene riconfigurato. Qui prenderemo in considerazione in particolare due concetti, che prendonoin considerazione rispettivamente un lasso di tempo il più ampio e il più ristretto possibile. Anche in questocaso, non c'è una gerarchia tra le diverse scale: ognuna aiuta a rispondere a determinate domande.

Big and deep history

Gli storici globali hanno allargato non solo gli orizzonti geografici, ma anche quelli cronologici. Seguendo unatendenza molto diffusa di raccontare tutto, dappertutto e in ogni momento, molti studi, coprono infatti unenorme lasso di tempo. Lo scopo è analogo alla critica dell'eurocentrismo: dopo aver provincializzatol'Europa, occorre provincializzare anche la modernità (Daniel Lord Smail-Andrew Shryock). La "deep history" di Smail propone di unire storia, archeologia e biologia per raccontare le vicende dell'uomodalle origini. La "big history", resa famosa daDavid Christian, si spinge molto più indietro, fino ad arrivare al Big Bang. Questi approcci promettono delle risposte che la storiografia tradizionale non permette di avere (un esempio celebre è Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond, che spiega le ragioni profonde della conquista europea delle Americhe). La big history ha conosciuto grande successo di pubblico (Bill Gates ha finanziato Christian per creare il Big History Project), ma molti storici rimangono dubbiosi, per due motivazioni in particolare:
  • La ricerca delle cause ultime e di forze primitive ha portato molti studiosi della big history ad adottare una visione deterministica del passato, nella quale il ruolo dell'uomo diventa quasi impercettibile in confronto a quello della geografia e della natura.
  • Il tentativo di fondere scienze naturali e discipline umanistiche è problematico, poiché significherebbe fondere insieme due approcci completamente diversi: quello nomotetico e

quelloidiografico (Diamond: il soggetto è la storia, ma il metodo è quello della scienza; Morris: la storia è una sottocategoria della biologia, della chimica e della fisica). Data la tendenza a ricercare leggi, moltibig historians si azzardano inoltre a fornire previsioni, riportando in auge la teleologia che la storiaglobale tenta di evitare.

Scales of time and Zeitschichten. Già Fernand Braudel aveva sottolineato la pluralità di tempi storici e, più recentemente, Reinhard Koselleckha introdotto la metafora geologica di Zetischichten per indicare livelli di tempo che si sovrappongono einteragiscono tra loro. Ognuno di questi livelli permette di aggiungere determinati elementi allacomprensione di un dato evento, pertanto la storia globale non ne privilegia nessuno.

Synchronicity. Un tratto caratteristico dell'approccio globale è l'interesse per la sincronicità tra eventi lontani nello spazio, più che per i loro.

sviluppi nel tempo (modello sincronico/modello genealogico). Prendiamo il caso delle "memory wars" sulla seconda guerra mondiale nell'Estremo Oriente degli anni Novanta: il modello genealogico le presenta come una risposta (forzatamente) ritardata agli eventi di cinquant'anni prima; il modello sincronico prende invece in considerazione le trasformazioni economiche, politiche e sociali che coinvolsero l'area negli anni '90 (in particolare, i rinnovati contatti tra Cina, Giappone e Corea).

Christopher Hill, National History and the World of Nations: studio comparativo (ma non secondo il metodo tradizionale) sull'emergere della storiografia nazionale in Francia, Giappone e USA alla fine dell'Ottocento. In tutti e tre i paesi, la rilettura della storia avvenne in un momento di crisi: la restaurazione Meiji, la Guerra civile e la caduta del Secondo Impero con la Comune. Hill sottolinea quindi come le specificità locali si inserirono in un contesto globale di cambiamenti.

Modello comune, influenzato dalle tendenze tipiche del periodo, per mostrare che il modello genealogico era il frutto di determinate tendenze sincroniche. L'interesse per la sincronia ha portato a diversi studi dedicati a un singolo anno, o a un "global moment" (l'11 settembre 2001, il 1989, il 1968, la crisi del 1929 ecc.). Un caso emblematico è The Wilsonian Moment di Erez Manela, il quale mostra benefici e rischi di questo approccio.

Manela parte dalla primavera 1919, quando avvengono in tutto il mondo sollevazioni nazionaliste contro i poteri imperiali: Corea (contro il Giappone), Egitto e India (contro la GB), Cina (la Nuova Cultura contro l'imperialismo occidentale)... Si tratta di eventi già ampiamente trattati, ma Manela vuole metterli in relazione con il contesto globale: in particolare, la proclamazione, da parte di Woodrow Wilson, del diritto all'autodeterminazione, e la smentita di tale principio da parte degli accordi di

Versailles. Concentrandosi su questa ipotesi, però, il libro tiene poco conto delle tradizioni nazionaliste dei quattro paesi e il sottotitolo (International Origins of Anticolonial Nationalism) pare suggerire un rapporto causale troppo stretto tra le rivolte e il proclama di Wilson. Occorre quindi trovare il giusto compromesso tra le finzioni della continuità e le promesse dei "momenti", tra la genealogia e la sincronia. Scales, agency, and responsibility Appurato che non esiste una scala temporale privilegiata, la scelta dell'una o dell'altra significa attribuire la agency degli eventi a fattori diversi. Se prendiamo il caso della Germania nazista, un ristretto lasso di tempo considererà le decisioni individuali come movente principale, mentre un'ottica più ampia chiamerà in causa fattori più anonimi (una tendenza all'autoritarismo da Lutero, una storia di antisemitismo iniziata dall'Ottocento...). Lo stessorsi partiti; a livello internazionale si affronteranno temi come le relazioni diplomatiche e gli accordi commerciali tra i vari Paesi. Inoltre, a seconda del contesto, si potranno utilizzare tag come per evidenziare concetti importanti, per enfatizzare determinate parole o per inserire link ad altre risorse.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
28 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gringoire8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Global history e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Acciai Enrico.