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La storia della globalizzazione

Il termine "globalizzazione" era apparso molto di rado nel discorso pubblico prima degli anni '90, ma da allora si è diffuso in maniera capillare anche nell'ambito degli studi storici. All'inizio del nuovo millennio, la storia della globalizzazione (non solo economica) era quindi diventato un legittimo oggetto di studio. Ma se il termine è recente, quanto lo è il fenomeno stesso? Secondo Manuel Castells, stiamo oggi assistendo a un momento di svolta nella storia, all'inizio dell'Era dell'Informazione. Già nel 1957, tuttavia, i teorici della modernizzazione M. F. Millikan e W. W. Rostow affermarono di trovarsi "nel mezzo di una grande rivoluzione mondiale", nella quale la diffusione di informazioni e letteratura, unita agli spostamenti, mina le istituzioni tradizionali e le culture come le conoscevamo. Ancor prima, nel 1917, il sociologo statunitense Robert Park era convinto che il mondo stesse entrando in.

Una nuova era, grazie alle innovazioni di fine Ottocento (treni, telegrafo ecc.) che annullavano le distanze tra nazioni e culture. Nel 1848, Marx ed Engels avvertivano nel "Manifesto" che si stava andando verso una interdipendenza universale delle nazioni, nella quale l'aristrettezza mentale diventava sempre più impossibile.

Come analizzare (per non dire periodizzare) un processo storico che ha come caratteristica principale la novità e il cambiamento? Secondo alcuni storici, ciò è impossibile, perché persino oggi esistono contesti e persone che non sono globalizzati. Ma la global history non presuppone di considerare il mondo come un tutt'uno omogeneo.

Altri invece, al contrario, hanno rintracciato le origini dell'integrazione globale molto indietro nel tempo: per André Gunder Frank la creazione di un sistema mondo basato sull'accumulazione del capitale risale a 5000 anni fa; per Jerry H. Bentley, la storia delle

Interazioni tra culture inizia nel IV millennio a.C.; altri autori l'hanno ricondotta addirittura alla nascita dei linguaggi umani. Tali proposte sono problematiche: anche se è importante riconoscere le connessioni tra le antiche civiltà, queste non devono essere lette come parte di un processo che arriva fino a noi. È altrettanto vero, però, che la globalizzazione non inizia solo negli ultimi decenni del Novecento, con Internet, i commerci globali e le organizzazioni transnazionali. Molti storici si concentrano su due momenti storici:

  • la fine dell'Ottocento: l'accelerazione dei contatti tra contesti diversi rende possibile parlare di un mondo integrato (politiche di isolamento come quelle coreana e giapponese diventano impossibili), come divenne tragicamente chiaro al momento della prima guerra mondiale.
  • il XVI secolo: per altri storici, già da allora nacque un sistema mondo integrato, con l'avvio del colonialismo europeo.

E la creazione di reti commerciali di ampio raggio.

Beyond globalization

Ricostruire la storia della globalizzazione aiuta a comprendere molti fenomeni del presente, ma presenta diverse difficoltà:

  • 0. La vaghezza del termine "globalizzazione": spesso gli storici si sono concentrati esclusivamente sulle dinamiche economiche, leggendo la globalizzazione come l'integrazione dei mercati globali.
  • 1. La storia della globalizzazione, concentrandosi esclusivamente sulla "connectedness", sembra spesso riprendere la teoria della modernizzazione, sostituendo "tradizione" con "isolamento" e "modernità" con "integrazione".
  • 2. Essa segue il mito della continuità, mentre alcuni fenomeni di connessione sono chiaramente non continuativi, in quanto inframmezzati da periodi di isolamento o divergenza (Colombo non sapeva nulla di Leif Erikson; quando conobbero i portoghesi nel 1517, i cinesi non...
si ricordavano di Marco Polo).
• 3. La ricerca delle origini della globalizzazione presuppone che le connessioni abbiano un punto di inizio preciso, il che non è così: scambi commerciali, migrazioni, sviluppo delle comunicazioni, diffusione delle idee ecc. seguono cronologie diverse e raramente sovrapponibili per intero. Non è chiaro quindi se la nozione di globalizzazione sopravviverà come concetto analitico per gli storici. In molti sono propensi ad utilizzare concetti più specifici e a concentrarsi sulla sincronia piuttosto che ricercare continuità sul lungo periodo. What integration? What structures? Come possiamo comprendere la nozione di "integrazione" e le forze che la producono? Sebbene non sia sinonimo di storia della globalizzazione, la storia globale fa della nozione di integrazione globale uno dei suoi tratti costitutivi. Tale nozione richiede però una riflessione più accurata. Essa si basa sulla premessa che

nessuna società può essere compresa come isolata, perché i cambiamenti al suo interno dipendono largamente dalle interazioni con l'esterno. Quello di integrazione rimane tuttavia un concetto piuttosto vago: quando è che un contesto connesso diventa un contesto integrato? Gli storici hanno individuato di volta in volta cinque principali motori di integrazione:

  • tecnologia: gli sviluppi nei mezzi di trasporto e di comunicazione hanno facilitato le interazioni transfrontaliere (anche le innovazioni militari, in un certo senso, in quanto hanno favorito la formazione di imperi).
  • imperi: queste entità politiche hanno favorito scambi (di merci, persone, idee) su larga scala, connettendo società distanti e diverse tra loro. Anche la globalizzazione attuale è in un certo senso il frutto di un imperialismo economico.
  • economia: spesso presentata come la prima causa di mobilitazione, a proposito di essa abbiamo due narrative
complementari:
  • storia dei commerci: dall'Ottocento è emerso un mercato mondiale integrato, basato sulla convergenza dei prezzi e lo spostamento di forza lavoro; ma già dall'antichità c'erano state interazioni commerciali su grande distanza
  • storia dei metodi di produzione: mentre il commercio può facilmente integrare società molto diverse, il modello capitalistico iniziato nel Cinquecento comporta delle trasformazioni nei metodi di produzione e, più in generale, nei rapporti sociali, come è avvenuto in gran parte del mondo a partire dall'Ottocento. Secondo questa lettura, l'integrazione globale è il frutto della penetrazione del capitalismo (è quindi un fenomeno recente e di tipo qualitativo, non quantitativo come può esserlo la mole dei commerci).
  • cultura: le grandi religioni, ad esempio, hanno iniziato fin dal 500 a.C. a connettere regioni diverse del pianeta; oppure le cosmologie,
ideologie… A partire dall'Ottocento, si è creata una cultura mondiale basata sulle nozioni di libertà, diritti, sovranità, progresso ecc. Le norme che derivano da queste nozioni hanno quindi cambiato lo stile di vita di molte società. • biologia: alcuni storici si concentrano su alcuni eventi ambientali che influenzarono la storia umana, come la Peste Nera, le epidemie portate dai conquistadores, lo scambio biologico tra Vecchio e Nuovo Mondo, la Piccola Era Glaciale del Seicento… Integration by overlapping structures Sebbene sopra siano stati considerati separatamente, i fattori elencati non agiscono mai da soli per produrre integrazione: essa è il frutto di una serie di catene causali su larga scala ("overlapping structures"), che a volte agiscono in concomitanza e a volte in opposizione. Anche se si parla di strutture, occorre però evitare di considerare l'integrazione come un processo quasi neutrale: essa

è opera di attori storici (gruppi e singoli)che portarono avanti il loro progetto di globalizzazione, con quell’autonomia tutta umana.

When was the global?

Quanto indietro nel tempo possiamo estendere la prospettiva globale (ed esistono dei periodi che rimangono off limits per tale prospettiva)?

Per come presentato in questo libro, l’approccio globale può essere applicato a ogni regione e ad ogni periodo del passato, sebbene in alcuni casi esso possa risultare più plausibile e proficuo (dal XVI secolo e ancora di più dal XIX). Gli storici hanno infatti incominciato a parlare di Medioevo globale e di “globalizzazioni antiche”, dimostrando che può essere molto interessante adottare la prospettiva globale per periodi più antichi.

Chapter 6: Space in global history

Fin dall’avvento della globalizzazione, gli storici hanno iniziato a mettere in discussione i parametri spaziali della disciplina, sperimentando geografie

alternative che costituiscono un altro fattore caratteristico dellastoria globale, ma anche un elemento di dibattito. Come la storia transnazionale e la world history, anche lastoria globale intende abbandonare, o perlomeno mettere in discussione, il "contenitore" dello stato-nazione, ma anche altre categorie come quella di impero o di civiltà. In questo modo, gli storici globali inventano nulla di nuovo: gli storici del commercio, delle migrazioni ecc. hanno sempre preferito parlare di collegamenti; ma anche la storia ambientale, per forza di cose, trascende ogni unità di misura politica. Ma trascendere dai confini nazionali vuol dire necessariamente passare a una prospettiva planetaria? È quello che sembrerebbe di capire da una serie di lavori degli ultimi vent'anni, che raccontano la storia globale di svariati soggetti. Si tratta di "storie del tutto", che in alcuni casi rispondono perfettamente a questo difficile compito, diventando una.sottocategoria importante della storia globale, la quale si orienta però anche ad orizzonti più ristretti. Vedremo ora quattro strategie per ripensare lo spazio globale.

Transnational spaces: oceans

Una delle strategie più utilizzate è quella di considerare spazi sovranazionali, che fungono da collegamento tra aree anche molto distanti, ad esempio gli oceani. In un primo momento, essi sono stati considerati solo per quanto riguarda la prima età moderna (un periodo in cui non c'erano gli stati-nazione), ma studi più recenti hanno mostrato come il loro ruolo si sia mantenuto importante fino all'età contemporanea. Inoltre, lo strumento delle macroregioni, utilizzato inizialmente in chiave eurocentrica, costituisce oggi un modo per contestare proprio l'eurocentrismo (es. i portoghesi non crearono un impero commerciale nell'Oceano indiano, ma annetterono delle strutture già ampiamente sviluppate). Exploring alternativeercorsi e connessioni spaziali per cercare di comprendere le dinamiche globali. Questo approccio permette di analizzare come le persone, le idee e le merci si muovono attraverso lo spazio e come queste interazioni influenzano le società e le culture. Un esempio di questo approccio è lo studio delle rotte commerciali nel periodo delle grandi esplorazioni. Gli storici globali hanno analizzato come le rotte marittime tra Europa, Africa e Asia abbiano favorito lo scambio di merci, idee e tecnologie, contribuendo alla formazione di un sistema economico e culturale globale. Un altro esempio è lo studio delle migrazioni umane. Gli storici globali analizzano come le migrazioni abbiano contribuito alla diffusione di culture, lingue e tradizioni in diverse parti del mondo. Questo approccio permette di comprendere come le interazioni tra diverse popolazioni abbiano plasmato le società e le culture che conosciamo oggi. Inoltre, gli storici globali analizzano anche le connessioni spaziali all'interno di una stessa regione. Ad esempio, studiano come le città si sviluppano in relazione alle risorse naturali, ai fiumi o al mare. Questo permette di comprendere come le caratteristiche geografiche influenzino lo sviluppo economico e sociale di una regione. In conclusione, l'approccio spaziale è fondamentale nello studio della storia globale. Per comprendere le dinamiche globali, è necessario analizzare come le persone, le idee e le merci si muovono attraverso lo spazio e come queste interazioni influenzano le società e le culture.
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Publisher
A.A. 2021-2022
33 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gringoire8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Global history e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Acciai Enrico.