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Introduzione
L'autore di questo testo e studio ha avuto non poche difficoltà nel muoversi su Internet, ricco di insidie, soprattutto per chi non è pratico con le novità del campo del web. Un campo, sia detto subito, per definizione vasto e affollato di attori sociali (reali o virtuali, poco importa) di cui spesso anche lo specialista di scienze sociali delle religioni stenta ad identificare il profilo identitario; inoltre, la rete cattura altri soggetti che si mettono in proprio, aprendo un'azienda religiosamente orientata, che avrà un tempo di vita sovente corto, il respiro cortissimo di una storia senza storia, com'è quella che si svolge nelle pagine elettroniche della rete. Da vecchio weberiano l'autore ha, perciò, cominciato a ragionare per tipi-ideali, cercando di vedere se il ragionamento ideal-tipico potesse, ed entro che limiti, applicarsi ad un oggetto polimorfo e polisemico come quello che l'altro mondo religioso.
della rete ci presenta. È partito, di conseguenza, dalla felice intuizione di uno studioso canadese, che ha introdotto la distinzione fra religion online e online religion, per approdare a un'ipotesi (che resta, perciò, tutta da verificare al termine della ricerca in corso) di ideal-sitologia religiosa. L'elaborazione di tale tipologia ha comportato anche la decisione di sperimentare tecniche di ricerca che, nate in altri contesti di studio (il marketing), sono apparse interessanti, da affiancare agli strumenti classici ormai collaudati (analisi del contenuto, dell'asse semantica del discorso, del design, degli stili semiotici ecc.). Fra i metodi possibili un contributo interessante proviene dagli studi compiuti da Kozinets (2010), che egli ha finito per chiamare netnography. L'etnografia applicata alla comunicazione assistita via computer, in realtà, è una strada battuta anche da altri prima di lui (Hine 2000). Nata sul terreno delleindaginirelative alla costituzione online di comunità virtuali di consumatori o di gruppi di interessi tematici particolari, la netnografia può essere utilmente sviluppata, allargandone il campo di applicazione al mondo delle religioni in rete. Vale la pena mettere subito in evidenza come nell'area delle online religion, dove è possibile osservare la comunicazione che circola liberamente fra gruppi di religio-nauti, una tipologia già collaudata dai primi studi di Kozinets possa funzionare per distinguere fra chi dimostra di voler comunicare stabilendo forti legami con la comunità virtuale e chi, invece, appare come una sorta di turista religioso, che è incuriosito dal sito, ma non desidera legarsi più di tanto al gruppo che si costituisce in rete; allo stesso modo, fra chi accede solo saltuariamente e con una bassa interazione e chi, invece, è interessato a produrre discorsi e significati che rendono la comunicazione articolata e.vivace, anche se, magari, questi non manifesta un reale desiderio di appartenenza. L'antropologia religiosa, dunque, può offrire un valido punto di partenza per stabilire un legame fra l'approccio sistemico al fenomeno in questione e la ricerca di strumenti di analisi adeguati. Ciò che si propone di fare l'autore è analizzare la comunicazione religiosa mediata dal computer. Si tratta di un campo d'indagine relativamente nuovo nelle scienze sociali delle religioni. La ricerca ha sinora messo in evidenza l'estensione e la complessità del fenomeno e ha, inoltre, iniziato a discutere su come studiarlo. I diversi paradigmi teorici che, negli ultimi trent'anni, continuano a confrontarsi non sempre appaiono euristicamente validi per decifrare ciò che si sta osservando.
1. L'oggetto e i suoi incerti confini
Quando si inizia a studiare la cyber-religion, ci si trova subito di fronte ad un oggetto che ha dei confini incerti. Sono, infatti,
Almeno tre le dimensioni che lo caratterizzano; esse si sovrappongono in modo tale che non sempre è agevole distinguerle. Esse sono nell'ordine: la comunicazione via computer, la religione (o ciò che convenzionalmente intendiamo con questo termine) e l'osservazione. La prima questione che sorge può essere formulata nel modo seguente: ciò che stiamo osservando è uno specifico processo comunicativo, che ha per oggetto contenuti che hanno a che fare con ciò che chiamiamo convenzionalmente religione, oppure è una forma moderna di espressività religiosa, che trova proprio in un sito web il suo stato nascente, una sua autonoma capacità autopoietica? Inoltre, posto che l'osservazione venga fatta sulle nuove forme di comunicare la religione via computer, con quale apparato teorico e con quale metodologia si può affrontarne l'analisi, dal momento che una cosa è esaminare, ricorrendo ad una
pluralità di tecniche ben temperate (analisi semiotica, iconica, del contenuto, degli stili retorici, dell'asse semantico oppositivo e così via) come un sito sia stato costruito e, anche, chi lo abbia costruito e con quali finalità (manifeste e/o implicite), un'altra è comprendere chi vi accede, con quali aspettative, per quanto tempo, per quali finalità (per pura informazione o per un effettivo bisogno di "religione"), magari con l'intento di far nascere in rete una nuova religione. In tal caso, è veramente arduo sondare in termini quantitativi il profilo socio-culturale e socio-economico dei religio-nauti tanto è che ci si è limitati sinora a concentrarsi sui siti che offrono uno spazio interattivo (chat, forum, facebook, socio-religious network, comunità spirituali virtuali ecc.) e a studiare che tipo di comunicazione e relazioni via elettronica si stabiliscono con individui di cui, in verità,conosciamo solo ciò che dicono, digitando sulla loro personale tastiera. Più si espandono e si differenziano le forme di comunicazione mediata dal computer – come, ad esempio, con la diffusione di youtube, blog e twitter –, più diventa complesso mettere a punto strumenti di rilevazione efficaci, che siano all'altezza delle due sporgenze del fenomeno: la sua provvisorietà e variabilità nel tempo, da un lato, e la sua strutturale precarietà e vulnerabilità per quanto riguarda il principio di autorità (religiosamente legittimata), dall'altro. Chi decide che un sito debba presentarsi in un certo modo non sa, infatti, se esso sarà effettivamente utilizzato secondo i suoi voleri iniziali. Le problematiche che si pongono al ricercatore quando, aprendo un computer e navigando in un oceano di siti dedicati alla religione/spiritualità, sono molte e, in parte, inedite. Il punto criticoèl’assimilazione del religioso a un qualsiasi prodotto che mobilita virtualmente un gruppo di internauti: che sia una rete interessata a scambiarsi il tempo o a consumare prodotti biologici, che si tratti di un forum di persone che si trovano per discutere di questioni politiche o culturali o che un blogger apra una linea per dare avvio alla formazione di un circolo di affezionati al caffè di una catena internazionale, l’assimilazione potrà essere fatta per quanto riguarda la cornice formale della comunicazione, ma dubito che la specificità dell’oggetto possa essere liquidata facilmente, svuotando l’autonomia relativa di cui il linguaggio religioso gode (Troeltsch 1912). La sua autonomia relativa dipende dal fatto che la religione è essa stessa un medium della comunicazione, fondandosi, in molti casi per quanto riguarda le religioni storiche, sul potere della parola viva che si riproduce poi come parola scritta e come comunicazione dellacomunicazione e raggiungere un pubblico più vasto. La RCMC si basa sull'utilizzo delle nuove tecnologie, come Internet e i social media, per diffondere messaggi religiosi, promuovere pratiche spirituali e creare comunità virtuali. Questo fenomeno ha portato a una serie di cambiamenti e sfide nel modo in cui le religioni si comunicano e si relazionano con i fedeli. Uno dei principali vantaggi della RCMC è la possibilità di raggiungere un pubblico globale in modo rapido ed efficiente. Le religioni possono utilizzare i siti web, i blog, i forum e i social media per diffondere informazioni, insegnamenti e testimonianze di fede. Inoltre, la RCMC consente ai fedeli di interagire tra loro e con i leader religiosi, creando una comunità virtuale che supera i confini geografici e temporali. Tuttavia, la RCMC presenta anche delle sfide. Ad esempio, la presenza di informazioni contrastanti e non verificate su Internet può creare confusione e disinformazione tra i fedeli. Inoltre, la mancanza di contatto fisico e di esperienze dirette può influire sulla qualità e sull'autenticità della comunicazione religiosa. In conclusione, la RCMC rappresenta un'importante evoluzione nella comunicazione religiosa, offrendo nuove opportunità e sfide per le religioni. È fondamentale che le religioni siano consapevoli di queste dinamiche e siano in grado di utilizzare in modo efficace le nuove tecnologie per comunicare la loro fede in modo autentico e significativo.Loro azione comunicativa. In tutto ciò, in prima approssimazione, non c'è nulla di nuovo rispetto ad un recente passato, quando grandi chiese o predicatori indipendenti hanno utilizzato ampiamente i mezzi di comunicazione di massa, come la radio, prima, e la televisione, poi, per entrare nelle case delle persone che non frequentavano più i luoghi di culto. È nota, tanto per dovere di memoria, l'alterna fortuna dei telepredicatori negli Stati Uniti, fra il 1970 e il 1990: essi hanno inventato ciò che, nella letteratura, è stata chiamata la chiesa elettronica, un modello che è stato presto imitato successivamente in America Latina, con la nascita di nuove chiese d'ispirazione pentecostale e carismatica, le quali hanno affidato e affidano una parte del loro successo all'installazione di efficienti impianti televisivi da dove irraggiano il loro messaggio; fenomeno analogo si è verificato in alcuni Paesi africani, dove il
Il pentecostalismo di terza generazione si è diffuso ampiamente, come ad esempio in Ghana o in Nigeria. Allo stesso tempo, si sono moltiplicati luoghi o spazi elettronici in Internet che hanno ospitato sin dal 1980 bollettini, riviste e giornali elettronici prodotti da chiese o gruppi religiosi con un'estesa riconoscibilità nell'ambiente sociale di riferimento oppure per far circolare idee, messaggi etici e teologici. In tutti questi casi, pur con differenze a volte non irrilevanti da un sito ad un altro, il flusso della comunicazione seguiva lo schema classico emittente-ricevente: chi produceva la comunicazione si preoccupava di raggiungere più facilmente un potenziale ampio popolo di fruitori di Internet. Quando un telepredicatore interagisce con i fedeli-seguaci dei suoi programmi, invitandoli a sottoscrivere e donare fondi per la chiesa elettronica che ha creato, siamo di fronte al potere della parola che un leader carismatico riesce ad incrementare.
grazie all'efficacia del mezzo televisivo; mezzo che, entrando in ogni casa, può stabilire un contatto con il fedele in poltrona e conquistare, così, la sua fiducia a distanza, prim