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MONDO.
Lo sviluppo dell’egemonia occidentale sul resto del mondo fu dovuta anche alle
mancanze di determinati fattori negli altri paesi. La centralizzazione politica infatti
frenò il dinamismo socioeconomico che era avvenuto in Europa. Le innovazioni in tutti
i campi permisero al’Europa di controllare man mano, direttamente e indirettamente,
ogni angolo del pianeta.
L’Impero Ottomano dopo il 1500 mantenne un controllo centralizzato impedendo
l’emersione di centri autonomi; questo controllo spiega perché le regioni ottomane
non conobbero una Riforma islamica come la Riforma protestante in Europa.
Importante è la differenza tra cristianesimo e islam nel concepire la relazione tra
religione e politica. Il cristianesimo è una religione fondata sulla fede, non sul diritto e
sulla politica. Al contrario l’Islam è una religione fondata, oltre che sulla fede, sulla
legge, in cui nn c’è distinzione tra ambito spirituale e temporale. Il sultano ottomano
era contemporaneamente papa e imperatore perciò mercanti, artigiani ed elite urbana
in cerca di autonomia faticarono a scorgere nella struttura istituzionale delle crepe in
cui insinuarsi.
Il sultano e la sua corte rafforzarono il carattere verticale della propria autorità
adottando strategie di governo efficaci nel neutralizzare lo sviluppo di centri alternativi
di ricchezza e potere.
Nell’estesa periferia dell’impero, le elite locali furono cooptate nell’apparato statale
con il quale strinsero un rapporto di collaborazione. Il sistema del millet consentiva alle
comunità non musulmane di conservare le proprie istituzioni religiose e politiche,
incorporandole nel sistema gerarchico dell’impero. I leader di queste minoranze
fungevano da intermediari tra le autorità imperiali e le proprie comunità locali. Il
sultano consolidò ulteriormente il proprio potere formando un esercito personale (i
giannizzeri) nei cui ranghi militavano giovani di famiglia cristiana. Questa guardia
imperiale si trasformò ben presto in un’istituzione ereditaria che rappresentava un
contropotere, perciò Mahmud II sciolse questa guardia.
La stretta concentrazione del potere era anche economica, i prezzi e gli scambi erano
controllati da funzionari imperiali pertanto i mercanti non riuscirono ad accumulare
ricchezze.
La centralizzazione impedì l’alfabetizzazione e l’influenza degli ulema restrinse il
campo della ricerca alla sola teologia.
Da un punto di vista religioso la scissione tra sunniti e sciiti avrebbe potuto
determinare del fermento, infatti la spaccatura per la leadership della comunità
islamica causa ancora oggi non poche battaglie, ma l’Impero Ottomano di fondava su
una concezione fede-politica diversa da quella europea. In Europa l’influenza della
Chiesa Cattolica sul potere temporale dipendeva dall’omogeneità religiosa dove il
dissenso era una minaccia; nell’Impero Ottomano l’eterodossia era meno minacciosa. I
primi artefici delle istituzioni ottomane erano flessibili alla diversità religiosa; solo dopo
il ‘700 con gli scontri in Persia il divario tra sunniti e sciiti pose un’omogeneità che
però si tradusse in un’inerzia non solo religiosa ma anche sociale, politica ed
economica.
Nonostante le misure adottare l’Impero dovette sostenere costosi conflitti e rivolgersi
alle elite economiche per avere maggiori entrate, ma in questo caso non c’era una
classe borghese per cui si procedette con la tassazione sulla produzione agricola.
Istanbul concesse i diritti di proprietà ai notabili locali garantendo un incarico a vita da
esattori fiscali. La classe proprietaria dunque permetteva le entrate ma restava leale al
sultano; anche questi però con il tempo accrebbero il loro potere su base locale e
dunque l’Impero si avviò al collasso.
A quel punto troppo legati alla tradizionale struttura gerarchica per apportare riforme
e con un centro troppo debole per conservare l’integrità imperiale, l’atrofia politica
favorì l’inerzia causando il collasso e l’ascesa dell’Occidente.
All’inizio dell’era moderna la Cina era ben attrezzata per tenere il passo della
performance economica europea. Rispetto all’Europa aveva vantaggi nel campo
dell’irrigazione e delle tecnologie tessil e possedeva un sistema commerciale più
sviluppato.
I principali ostacoli furono le istituzioni gerarchiche dell’impero. La società burocratica
copre tutta la società cinese con un unico strato superiore. I mandarini avevano il
monopolio del potere politico e inibivano l’accumulazione di ricchezze dei privati non
inseriti nell’apparato statale.
Nella società cinese i legami sociali orizzontali apparvero solo nel XX secolo. La
maggior parte della popolazione cinese viveva nelle aree rurali senza sviluppare la
forza politica per contrastare il potere dello stato.
La relativa stabilità geopolitica della Cina la rese immune dagli oneri fiscali associati
alle frequenti guerre che affliggevano gli stati europei. In Europa la rivalità geopolitica
tra le monarchie e le guerre di religione costrinsero gli stati a prelevare sempre più
risorse dalla popolazione spingendo i contribuenti a esigere in cambio un maggior
peso politico.
Data la scarsa domanda di capitale e la salda morsa del governo centrale, la Cina non
vide sviluppasi il sistema bancario. In Cina mancò dunque una classe media
benestante in grado di contrastare il potere delle istituzioni imperiali.
Nell’VIII secolo alcuni eserciti musulmani invasero l’India. L’assenza di un governo
centralizzato aveva stimolato una vivacità economica e intellettuale. Gli invasori
musulmani misero fine a questo periodo e al suo dinamismo economico. Il sultanato di
Delhi, fondato nel 1206 poggiava su un sistema di comando fortemente centralizzato.
Anche il commercio era sottoposto a un ferreo controllo. Le imposte agricole erano
fissate a una quota pari a metà del raccolto il che impedì l’accumulazione di ricchezze.
Nel 1526 Delhi cadde sotto l’impero musulmano Moghul che applicò un sistema
amministrativo simile a quello ottomano.
Ai burocrati dell’impero era permesso accumulare ricchezze, ma alla loro morte i beni
diventavano di proprietà del sovrano. L’impero Moghul cominciò a traballare nel 700.
Quindi anche l’India possedeva risorse e capitale per imporsi ma la rigida gerarchia
compromise la sua espansione.
Il Giappone uscì dal Medioevo con un ordine socioeconomico simile a quello europeo
costituito da una moltitudine di entità politiche non integrate in uno stato unitario; si
crearono dunque province indipendenti e potenti che diedero vita a reciproche
relazioni orizzontali.
Gli sviluppi politici ed economici che questo intreccio avrebbe potuto alimentare
furono arrestati nel Cinquecento dalla guerra civile tra baroni locali. Nel corso del
Seicento i Samurai- piccola aristocrazia guerriera- approfittarono del caos per stabilire
il controllo sul Giappone riducendo l’autonomia dell’elite economiche emergenti;
dominarono fino alla metà dell’800.
Quest’epoca, conosciuta come periodo Tokugawa, fu governata dallo shogun che
esigeva assoluta lealtà dai “daymo”, vertice di samurai che amministravano le
province, i quali erano indipendenti.
Durante questo periodo si espansero il commercio e l’urbanizzazione, ma la natura
gerarchica e l’isolamento frenarono espansione e scambi esteri. L’isolamento si
concluse nella seconda metà dell’800 con l’arrivo dei commercianti europei e
americani.
Dal 1868 ci fu la restaurazione dei Meiji che avviò una liberalizzazione politica ed
economica favorendo la classe di mercanti già più ricca dei samurai, modernizzando il
Giappone.
Quando l’Europa cominciò la sua ascesa, i principali centri di potere mondiale avevano
scarsi contatti tra loro. Ciascun impero aveva una propria zona d’influenza con
specifiche istituzioni e pratiche. Con l’avanzare della superiorità economica e militare
europea, le grandi potenze controllavano la maggior parte del globo. Esportarono la
concezione europea di politica, economia, valori e istituzioni.
L’Occidente diventò globale in tre fasi. Tra il 1648 e il 1815, dalla pace di Vestfalia al
Concerto europeo furono istituite le pratiche e le istituzioni dell’ordine europeo.
La Pace di Vestfalia codificò i principi fondamentali dell’ordine europeo i cui elementi
erano: sovranità territoriale ed eguaglianza giuridica degli stati; leggi e consuetudini
che regolavano la diplomazia, i commerci, le guerre e ei trattati di pace; l’equilibrio di
potenza come mezzo riconosciuto per preservare la stabilità internazionale. Nel XV
secolo esploratori e commercianti diffusero questi principi nelle terre lontane. Le idee
politiche europee furono esportate nel Nuovo Mondo.
Tra il 1815 e il 1914, l’era della pax britannica, si impose l’imperialismo.
Nel corso del XVIII secolo i progressi dell’ingegneria navale permisero all’Europa di
consolidare il proprio dominio marittimo e nel secolo successivo ad allargarsi in Africa,
India e Asia orientale.
L’ascesa europea fu resa possibile anche dalla diplomazia con il Concerto europeo.
Sotto di esso Gran Bretagna, Russia, Prussia, Austria e Francia, gestirono l’equilibrio di
potenza in Europa e nel mondo. Modifiche allo status quo potevano essere fatte solo in
modo consensuale; per risolvere le crisi si ricorreva ai congressi e zone cuscinetto,
aree neutrali e zone di influenza, servivano a mitigare le rivalità geopolitiche. Questo
garantì la stabilità nel continente favorendo l’espansione estera. In particolare la Gran
Bretagna aveva il predominio indiscusso sui mari in quanto aveva una forte flotta e
basava ala sua politica commerciale sul libero scambio.
Verso la fine del secolo Germania e Usa divennero potenze imperiali contribuendo alla
diffusione di principi europei quali l’abolizione della schiavitù, la diffusione del
cristianesimo e la civilizzazione occidentale. L’Occidente stava così rimodellando il
mondo a sua immagine.
L’India cadde sotto l’egemonia inglese acquisendo consuetudini diplomatiche e
commerciali occidentali; anche l’Impero Ottomano e la Cina man mano si
occidentalizzarono; in Cina gli occidentali investirono in banche, ferrovie, porti e si
inserirono nella burocrazia. Il Giappone conservò l’autonomia ma si aprì al commercio
estero.
L’era della pax americana iniziò dopo la Seconda guerra mondiale con la sostituzione
all’egemonia europea degli Usa. Le nazioni europee sfinit