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L’ITALIA PROTETTA: LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA E LA POLITICA DEI PARCHI -
Carlo Cencini
Le aree protette sono porzioni di territorio sottoposte ad un regime di tutela volto a proteggere il
patrimonio naturale e culturale
In epoca romana esistevano i boschi sacri, rifugio di divinità misteriose, mentre in epoca feudale
c’erano riserve venatorie dove sovrani o feudatari esercitavano la caccia
Nel 1872 primo parco nazionale, Yellowstone, negli Stati Uniti
Il 12% della Terra è area protetta, ma il mare è poco protetto
I primi parchi nazionali cristallizzavano la natura → da una protezione passiva si è
passati ad una conservazione attiva
Gran Paradiso istituito nel 1922, parco d’Abruzzo nel 1923 (gestiti da un ente autonomo), parco
(creati senza consultazione locale ed affidati
del Circeo nel 1934, Stelvio nel 1935
all’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali) → protezione di fauna e flora,
formazioni geologiche, bellezza del paesaggio, poi promozione del turismo
Nel 1922 prima legge sulla protezione del paesaggio, poi battuta di arresto per via delle ostilità
locali
Con il passaggio delle competenze di protezione della natura alle regioni, vennero istituiti 60
parchi regionali e numerose riserve dalla fine degli anni ‘70
Con la Strategia 80 per il Parchi e le Riserve d’Italia, nel 1980, venne indicato un traguardo:
proteggere almeno il 10% del territorio nazionale
Istituzione del Ministero dell’Ambiente nel 1987 → istituzione nuovi 10 parchi e
Legge quadro su parchi e aree protette 394/1991
approvazione normativa generale, viene stabilito il Programma triennale come
strumento di programmazione e sono definiti il Piano del Parco (zonizzazione
dell’area protetta in aree a diverso rigore protezionistico) e il Piano pluriennale
economico e sociale, introduzione del principio cooperativo (collaborazione tra
Stato, Regioni ed enti locali), istituzione Comunità del parco, vietata la caccia,
identificazione principali categorie (parco, riserva, biotopo)
Oggi le aree protette sono un migliaio → parco più grande il Pollino, seguito dal
Cilento e dal Gran Sasso
→ rappresentativi di ambienti unici o tipici di un territorio ampio e
Parchi nazionali
variegato con una significativa presenza umana; dipende dal Ministero
dell’Ambiente → aree di notevole estensione dove, oltre la conservazione, c’è anche
Parchi regionali
lo scopo della ricreazione e dell’educazione, vari gradi di tutela: da quella integrale
a quella guidata → estensione limitata, a volte identificabili con un
Riserve naturali e rifugi faunistici
singolo biotopo, possono essere effettuati interventi guidati da parte dell’uomo
→ sono 23
Parchi marini
è stata fondata la Federazione italiana dei Parchi e delle Riserve naturali →
Nel 1989
Federparchi, rappresenta i parchi nel rapporto con le istituzioni
→ solo con il consenso e il coinvolgimento delle
Nel 2003 Accordo di Durban
popolazioni è possibile garantire un futuro ai parchi e alla biodiversità
La legge quadro non contiene indicazioni sulle modalità di conduzione agricola nei parchi; i
prodotti agricoli coltivati in area protetta acquistano presso i consumatori un marchio di qualità
(Atlante dei prodotti tipici dei parchi italiani); allo stesso modo il turismo è regolamentato (Carta
europea del turismo sostenibile) → creazione di una rete ecologica per la
Progetto Rete Natura 2000, avviato nel 1992
creazione di un sistema interconnesso di aree naturali → riferimento a 2 direttive
europee: Direttiva Uccelli Selvatici e Direttiva Habitat: ogni stato deve individuare
aree suscettibili di interventi di tutela; in Italia tra il 1995 e il 1997 sono stati
individuati i siti e individuate 3 aree biogeografiche: alpina, continentale e
mediterranea
LE RISORSE CULTURALI E LA CRESCITA DEL TERRITORIO - Friel, Trimarchi
Gran parte dei siti culturali sono gestiti dallo stato, altri sono di proprietà privata, altri ancora
gestiti dalla chiesa
2 problemi:
Separazione tra patrimonio culturale e spettacolo → difficoltà sovvenzioni e
1. musealizzazione settore spettacolo dal vivo (legge 1089/1939 e Fondo Unico dello
Spettacolo creato nel 1985)
Pluralità e sovrapposizione dei centri di spesa → 5 ministeri che si occupano
2. della spesa per la cultura
Istituzione Ministero per i Beni e le Attività Culturali con decreto 368/1998
Concetto di bene culturale: può essere tangibile, come no; suoi requisiti fondamentali sono:
Identità → il fruitore deve avere una chiara percezione dell’identità del bene
1. Valenza formativa → ruolo che ha nell’arricchimento del fruitore
2.
3. Trasmissione informativa
Il 40% del patrimonio si trova in Italia centrale, 35% nel sud e nelle isole, il resto al nord; media
di 7 beni per comune
2 tradizioni iscritte nel Patrimonio intangibile dell’Umanità: Opera dei pupi e Canto a tenore dei
pastori della Barbagia
Una strategia di sviluppo della domanda di cultura potrebbe partire dalla ricognizione dei
passaggi cognitivi che il consumatore attiva nei confronti del prodotto culturale
Approccio microeconomico che mette in risalto la dispersione e l’eterogeneità della domanda
LA POPOLAZIONE - Piero Dagradi
Il tasso di natalità in Italia è del 9,4 per mille, tra i più bassi del mondo
La fecondità è diminuita sopra i 30 anni e aumentata nelle età più giovani
ossia numero di figli per donna → 1,28 nel 2013, tra i più
Indice sintetico di fecondità,
bassi nel mondo →
Ci sono più cause endogene (dovute al logoramento dell’organismo) che esogene di morte
38% malattie del sistema circolatorio, 33% tumori (Italia vanta la sopravvivenza più
elevata rispetto alla media europea)
Muoiono più gli uomini che le donne per traumi
Sieropositivi 120.000, 3500 nuove infezioni l’anno
Un quarto della popolazione italiana è sedentaria
12 milioni di fumatori
Invecchiamento della popolazione → gli anziani con più di 85 anni sono aumentati
del 71% è il rapporto tra gli over 65 e i giovani sotto i 15 anni → 132,6
L’indice di vecchiaia
Aumenta la speranza di vita alla nascita, cioè il numero di anni che un neonato in
quell’epoca e in quel territorio può vivere supponendo che tutto resti immutato →
Italia 80 anni circa
Da paese di emigrati a paese di immigrati: inversione iniziata nel 1973
La prima legge quadro è la Turco-Napolitano del 1998 e prevede 3 campi di azione:
1. Programmazione dei flussi in funzione dei fabbisogni
2. Controllo degli ingressi
3. Politica di integrazione
→ soggiorno condizionato dal possesso di un contratto di
Legge Bossi-Fini del 2002
lavoro
Gli immigrati sono il 4,8% della popolazione italiana
5% occupato in agricoltura
per abitante misura il grado socioeconomico di un paese → Italia paese ricco
Il PIL
PIL per abitante + utilizzatori di internet sul totale + sopravvivenza ad un anno di vita su 1.000 fa
l’indice di sviluppo umano di una regione
LA CITTA’ ITALIANA: CONTINUITA’ E CAMBIAMENTO - Silvia Gaddoni
La città attuale nasce con l’impero romano, evolve poi con la nascita dei liberi comuni
Nel medioevo le città non hanno più di 10.000 abitanti e hanno tutte cinta muraria
→ divario tra nord con i liberi comuni e sud con permanenza di strutture feudali
Nel rinascimento le città hanno nuove necessità di difesa per via del crescente
utilizzo delle armi da fuoco → poche nuove città, tranne Palmanova, Mirandola,
Guastalla
Nel 1800, con lo sviluppo dell’industria → abbandono delle campagne
Progetto 80 del 1969, a cura del Ministero del Bilancio, riconosceva 8 aree metropolitane e
proponeva una serie di interventi di riequilibrio per evitare il rischio di congestione urbana
Nello studio del Censis del 2004 le città italiane sono divise in:
1. Città metropolitane (aquile)
Citta dello sviluppo (falchi) → città medie
2. Centri produttivi (pellicani) → forte caratterizzazione industriale e maggior
3. tasso di attività della popolazione
Città del benessere maturo (gabbiani) → economia solida, ma statica con
4. tendenza all’invecchiamento della popolazione
Poli della rincorsa (rondini) → realtà dinamiche
5.
6. Città arretrate (anatre)
Le città vengono classificate anche per le loro funzioni internazionali
Lo sviluppo urbano italiano deve essere inserito in un quadro europeo → Schema di
sviluppo dello spazio europeo del 1999 che pone 3 obiettivi:
1. Sistema urbano equilibrato e policentrico con relazione campagna-città
2. Pari accessibilità alle infrastrutture
3. Sviluppo del patrimonio naturale e culturale
Da qui sono nati schemi di sviluppo regionali
GLI SPAZI AGRICOLI E DELL’ALLEVAMENTO IN ITALIA TRA PERMANENZE E
DISCONTINUITA’ - Dino Gavinelli
italiane sono a metà tra un modello atlantico (centro e nord Europa →
Le campagne
privilegia monocolture, elevate quantità, grandi allevamenti, uso di macchinari
agricoli) e modello mediterraneo (sud Europa → maggiore presenza umana,
realizzazione terrazzamenti)
È una gestione a piccole e medie imprese e cooperative
Alle altitudini più basse c’è il bosco di leccio, poi faggeti e conifere; nella Pianura Padana
foresta primitiva, poi brughiera, fustaie e pioppeti; in pianura macchia mediterranea, poi in
altitudine oliveti, querceti e castagneti, più in alto faggete e conifere; lungo le coste boschi di
leccio, pino, querce
Forte specializzazione italiana nell’orticoltura e nelle culture legnose mediterranee (agrumi,
ulivo, vite)
Molti vini hanno DOCG (Denominazione Origine Controllata e Garantita), DOC e IGT
(Indicazione Geografica Tipica)
Il settore zootecnico, per la domanda interna di carne, deve ricorrere alle importazioni
privilegia un modello produttivo di tipo intensivo
La PAC (Politica Agricola Comunitaria)
e favorisce la competitività delle imprese → ha portato molti problemi, come utilizzo
pesticidi, abbandono di colture, aumento di domanda idrica
ne prende le distanze → riposare i terreni a seminativi, limitare le
Il Piano Mac Sharry
produzioni in eccesso rispetto alle richieste di mercato
nuova PAC → non si sovvenziona più in modo indiscriminato
DISTRETTI INDUSTRIALI E SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI. TRADIZIONE E INNOVAZIONE -
Grandi, Mariotti
Nel secondo dopoguerra si puntò sulle regioni più dotate, mentre per le altre si attuò una politica
di supporto alla crescita sociale con l’istituzione della Cassa per il Mezzogi