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3. L’ ADDOMESTICAMENTO DELLE ACQUE

Un’altra delle stagioni dell’acqua è quella dell’addomesticamento e del dominio degli elementi che ha inizio

con le grandi civiltà dell’antichità, legate alla storia di un fiume. Nelle città il controllo delle acque diventa

predominante, si trasformarono sorgenti in fontane, ruscelli in piscine e prati incolti in meravigliosi giardini.

Non è un caso che un segno di grandezza dell’Impero romano furono gli acquedotti, emblema di potenza e

capacità ingegneristica raffinata. Milano, nella fase del controllo delle Acque, si trasformò con il sistema

infrastrutturale dei navigli, opera idraulica maggiore al mondo e rete di canali più antica di Europa, lunga

140 chilometri. Tale opera permise di rimodellare il paesaggio fisico della pianura facilitando una nuova

agricoltura che dopo anni consentì alla regione di presentarsi all’industrializzazione ottocentesca con

sviluppate tecniche imprenditoriali.

L’ addomesticamento del paesaggio ebbe inizio con i Romani che crearono una vasta area portuale in città

capace di collegare Milano al Po e al Mar Adriatico, attraverso collegamenti di canali navigabili che si

estendevano verso sud nella pianura e che nei secoli successivi furono sistemati fino a costituire la cerchia

dei navigli. Dopo aver operato a nord della città modificando il corso del fiume Seveso, per alimentare il

fossato che circondava Milano e portare l’ acqua in centro servendo anche le terme Erculee, i Romani

concentrarono i lavori a sud della città dove tutti i corsi d’acqua confluivano in un unico canale di scarico: la

Vettabbia, che sfociava a sud nel Lambro.

Tale sistema di canalizzazione si perfezionò a sud di Milano con i monaci cistercensi di Chiaravalle,

Morimondo e Valerafratta che sfruttando la loro capacità di canalizzazione delle acque avviarono dal XII sec.

una profonda trasformazione delle produzioni agricole che influenzarono gli insediamenti della popolazione.

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SF

I primi effetti di tale sistema furono la scomparsa dei boschi nella pianura. La costruzione di questa rete di

comunicazione fluviale e irrigua fu funzionale al fatto che Milano, pur essendo un importante centro

economico e finanziario del nord, non aveva un porto. Nel medioevo il fossato (realizzato nei primi anni del

1100 senza troppe difficoltà in quanto Milano era collocata su un terreo d’ argilla dove al di sotto vi erano

strati di ghiaia in cui scorre un‘ enorme quantità di acqua limpida) intorno alle mura cittadine era stato

concepito a scopo difensivo per contrastare gli assalti dell’imperatore Federico Barbarossa.

Si pensava all’ importanza che avrebbe avuto per la città un porto per lo scalo merci per cui le barche

avrebbero potuto risalire il Po e poi il Ticino, allacciando Milano al Po e rimediando così all’ unico difetto

geofisico di Milano, città operosa e di forma circolare, considerata simbolo della perfezione.

Nel 1179 i milanesi decisero di scavare un lungo canale che partendo da Tornavento sul Ticino portasse

l’acqua verso Milano, correndo per un tratto iniziale parallelamente al Ticino, il Ticinello, dal quale poi partì

la creazione del Naviglio Grande. I lavori molto costosi furono effettuati per motivi economici agricoli e

difensivi.

Con l’ascesa al potere dei Visconti e l’espansione nell’ Emilia si potenziarono le vie di comunicazione e agli

inizi del 1300 venne scavato un nuovo fossato, il Redefossi, che utilizzava il letto del fiume Seveso.

Azzone Visconti rinnovò l’assetto urbano e artistico della città, trasformando il fossato interno del naviglio

con opere di abbellimento tanto da dare alla zona l’ aspetto di un vero e proprio porto commerciale. Il conte

voleva collegare Milano al Po ma l’idea non fu realizzata.

Fu il nipote a ampliare i Navigli per trasportare il materiale che serviva per la realizzazione del castello

Sforzesco. Costruì inoltre anche un altro canale che faceva confluire le acque dell’Adda verso Milano sul

tracciato che sarebbe poi diventato il naviglio della Martesana.

Si fecero dei potenziamenti per la costruzione del Duomo di Milano come la conca di Viarenna,

indispensabile per uscire da Milano e raggiungere il naviglio Grande, e successivamente lo scavo per il

naviglio Bereguardo, che rappresentò la prima grande opera idraulica realizzata all’ interno del ducato di

Milano.

Nella metà del 1400 Francesco Sforza si occupò dei Navigli trasformando ulteriormente la città e facendo

avere ai canali un ruolo simile a quello di strade.

Anche Leonardo Da Vinci fu attratto dalla rete fluviale milanese e pensò a un nuovo piano di espansione

della città con nuove zone ricche di canali. Alcuni suoi progetti vennero realizzati durante il regno di

Ludovico il Moro come la connessine della Cerchia con il naviglio della Martesana e poi con il Naviglio

Grande. Altri invece rimasero incompiuti.

Successivamente con Francesco I e grazie all’ ingegno di Leonardo da Vinci si costruì un collegamento tra

Milano e il lago di Como con la costruzione del naviglio di Paderno.

Nell’ 800 tutto il progetto dei Navigli venne attribuito a Leonardo DA VINCI per donargli un maggior lustro

(ma ciò non è possibile).

L’ attività di costruzione di canali tra il dodicesimo e il quindicesimo secolo fu stupefacente: i milanesi

crearono una distribuzione e raccolta delle acque che non aveva eguali in Europa, tanto che possono essere

definiti uno speciale modello di società idraulica. A meta dell’ ‘800 le linee di navigazione interna della

pianura lombarda erano circa 1200 km e i canali erano navigabili e irrigatori. Con il tempo i navigli hanno

ispirato tecnici, attratto i nobili che vi costruirono ville con giardini e li scelsero per importanti eventi, vista

l’amenità del paesaggio. 21

SF

Alla fine del 400 Milano era al centro di un vasto territorio che comprendeva la valle del Ticino, la Valtellina,

l’odierna Liguria. Inoltre lo stato Sforzesco controllava 250km del corso del Po, dal Monferrato al Mantovano

(la principale via di commercio che collegava l’Oriente alle Fiandre).

All’ inizio del ‘500 il sistema di navigazione interno della Lombardia presentava due limiti: il collegamento

con il lago di Lecco, lungo il corso superiore dell’Adda e il collegamento con Pavia attraverso Binasco. Una

volta eliminati questi due ostacoli Milano avrebbe potuto dirsi una città acquatica, dotata di un importante

porto.

Ci furono vari tentativi di realizzare questi collegamenti. Quello più efficace fu quello di Giuseppe Meda che

ottenne dalle autorità spagnole la costruzione del naviglio di Paderno. Inoltre a lui furono affidati anche i

lavori del naviglio pavese, anche se l’opera venne solo iniziata, ma non finita per difficoltà idrogeologiche ed

economiche, ma soprattutto per via della morte di Meda.

Solo molto tempo dopo ai due canali vennero ripresi i lavori quando Maria Teresa d’Austria volle

trasformare il volto urbanistico e architettonico della città.

La necessità di rifornirsi dei materiali di costruzione provenienti dal lago di Como fece portare a termine il

naviglio di Paderno nel 1777. Grazie al trasporto di pietre sul canale, Milano riuscì a lastricare le sue strade.

Sotto la dominazione Napoleonica ci fu il completamento della rete dei navigli mediante la costruzione di

quello che collegava Milano a Pavia.

Nella prima metà dell’ ‘800 il paesaggio della Lombardia a sud di Milano trovò quindi una configurazione

stabile, fondata su un sistema di grandi aziende che integrava la coltura di cereali, il prato e l’allevamento. Si

trattava di un’agricoltura intensiva molto remunerativa, furono il controllo delle acque e il rimodellamento

del paesaggio agrario a dare vita alla moderna organizzazione dell’agricoltura, che avrebbe permesso alla

Lombardia la grande industrializzazione ottocentesca.

4. L’EPOCA SECCA E LA RISCOPERTA DELL’ ACQUA COME COMFORT

Il rapporto di Milano con l’acqua cambiò in piena età industriale, quando un’incalzante guerra contro i corsi

d’acqua li costrinse a nascondersi sotto terra. Alla fine dell’ ‘800 ebbe inizio l’opera di interramento dei

Navigli che rimodellò interamente l’assetto urbano della città decretando l’ inizio dell’ epoca secca.

Rimasero solo i navigli della zona ticinese (il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese e qualche metro del

naviglio della Martesana, della Darsena rimane solo la curva delle mura spagnole dove attraccavano i

barconi pronti a scaricare le merci, ma di quella antica vocazione commerciale oggi è rimasto solo il mercato

di Senigallia).

La scomparsa dei Navigli a Milano corrispose alla grande stagione dei lavori pubblici che caratterizzò i centri

urbani a partire dalla metà dell’800. Il loro obiettivo era migliorare le condizioni igienico sanitarie della

popolazione dopo la scoperta di Koch e Pasteur sul mondo dei batteri e le epidemie di colera. Si diffusero

inoltre gli opuscoli sull’igiene (es areare le stanze, lavarsi le mani…).

In Italia l’ennesima epidemia di colera ebbe come effetto far decollare due servizi di igiene pubblica

essenziali: le acque potabili e il sistema fognario. Questa nuova attenzione costituisce un altro aspetto

centrale dell’epoca secca. Alla fine del IX sec. solo la metà dei comuni italiani era dotato di condutture per

l’acqua potabile e di sistemi fognari e quando questi esistevano non erano in grado di assicurare la potabilità

delle acque, gli acquedotti erano sconnessi e costruiti con materiali che disperdevano acqua e assorbivano

impurità dal terreno. La maggior parte della popolazione si serviva dell’acqua dei pozzi collocati nei pressi

delle case. 22

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Gli acquedotti furono costruiti in numero maggiore rispetto alle fogne poiché questi erano più competitivi

dal punto di vista economico e avevano un impatto maggiore a livello di opinione pubblica, ma senza le reti

fognarie l’inquinamento dell’ acqua non spariva.

La scomparsa dei Navigli a Milano è da inquadrare in questo periodo in cui si sollevavano nuove

problematiche anche se l’idea di dotare la città di un porto non scomparve mai del tutto. Si iniziarono infatti

le costruzioni di un porto nel primo dopoguerra ma queste furono interrotte con la marcia su Roma.

Nel 2022 è stata programmata dall’ amministrazione comunale, guidata da sindaco Sala, la riapertura di due

km di Navigli. Nel 2015 il bacino della zona Darsena a sud di Milano è stato riqualificato e messo a

disposizione della cittadinanza. L’obiettivo è quello di arrivare ad aprire ininterrottamente 7,7 km di Navigli.

La riscoperta di Milano come città d’ acq

Dettagli
A.A. 2017-2018
36 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sonia.filippini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Molinari Paolo.