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IL “PAESAGGIO” NELLA GEOGRAFIA CONTEMPORANEA: ORIGINE PERCORSI EVOLUTIVI DI UN CONCETTO
TEORICO, OGGETTO E STRUMENTO DI RICERCA (di Guglielmo Scaramellini)
La nascita degli interessi “paesaggistici” nella geografia contemporanea
-
PAESAGGIO = tema di fondamentale interesse per la geografia attuale. Anche se per
qualche tempo era stato quasi completamente estromesso dalla disciplina.
Le descrizioni paesaggistiche (come le intendiamo oggi) nascono nel XIX secolo
quando la conoscenza del mondo fondata sull’elencazione di popoli e paesi secondo
una griglia territoriale politica si orienta a divenire disciplina interpretativa oltre che
descrittiva.
La disciplina si impegna a individuare le cause dei fenomeni terrestri cercandole:
sia nella NATURA sia nei CARATTERI DELL’UOMO
in una disciplina che allora si chiamava “Cognizione della Terra”.
L’opera fondativa di Alexander von Humboldt
-
ALEXANDER VON HUMBOLDT introduce alla cultura scientifica di matrice “geografico-
cognitiva” del pubblico colto della sua epoca. Saggio: “Tableaux de la nature, ou
considérations sur les désert, sur la physionomie des végétaux, et sur les cataractes de
l’Orénoque” = in cui descrive paesaggi esotici dell’area tropicale (che aveva conosciuto
durante una spedizione in Sud Ametica 1799-1804).
L’autore nel saggio spiega perché si sia adeguato a forme di descrizione “poetica” della
natura, nonostante ciò comporti difficoltà. Si nota in tutto il saggio che non utilizza mai il
termine “paysage” = paesaggio in francese ma utilizza sempre espressioni più
generiche. [nelle versioni tedesche troviamo il termine “landschaft”, ma bisogna ricorda
che indica sia il territorio che il paesaggio quindi c’è comunque ambiguità].
Per questo nell’opera il termine LANDSCHAFT = paesaggio è usato sia nell’accezione
tradizionale di raffigurazione pittorica di un territorio sia in quella più recente di
rappresentazione mentale. 7
Quindi per VON il paesaggio è un modo di rappresentare la superficie della Terra nelle
sue caratteristiche locali e zonali, naturali e antropiche, per individuarne e definirne le
tipologie di ambienti naturali e umani, e non un realtà materiali avente sostanza ed
esistenza propria egli si pone il capostipite di una VISIONE DEL PAESAGIO che perdura
durante tutto l’800 e giunge fino ad oggi.
L’affermazione del “paesaggio” come oggetto di studio scientifico
-
L’analisi geografica prende il carico il PAESAGGIO come OGGETTO DI STUDIO PROPRIO,
ossia lo considera come fosse un’entità reale trasformando una rappresentazione
astratta della mente in un’ENTITA’ CONCRETA = come un oggetto reale.
Quindi verso la fine dell’800 il paesaggio diviene contemporaneamente:
CONCETTO e strumento della geografia ma anche OGGETTO DI STUDIO
Considerato come il modo di osservare e interpretare l’insieme ordinato di elementi
Ma anche l’insieme degli oggetti che coesistono.
Per la geografia italiana invece sul finire del XIX secolo si sviluppano 2 correnti
epistemologiche diverse, fra loro opposte, che si svolgono contemporaneamente e che
fanno riferimento alla matrice della geografia positivista:
a) IL PAESAGGIO COME STRUMENTO DI RAPPRESENTAZIONE DELLA SUPERFICIE
TERRESTRE
b) IL PAESAGGIO COME ENTITA’ REALMENTE ESISTENTE SULLA SUPERFICIE TERRESTRE
Il “paesaggio” come strumento di rappresentazione della superficie terrestre (A)
-
A questa corrente appartengono:
FILIPPO PORENA = primo geografo italiano ad occuparsi specificatamente di paesaggio
al quale attribuisce la capacità di plasmare le collettività culturali.
8
OLINTO MARINELLI il paesaggio “è necessariamente qualcosa di astratto e di
personale, che dipende dalla nostra facoltà rappresentativa oltre alla esteriorità delle
cose” = UN PAESE PUO’ ESISTERE SENZA DI NOI, NON UN PAESAGGIO.
Per descrivere perciò non basta la preparazione scientifica, ma si richiedono anche
attitudini speciali “artistiche”.
Il “paesaggio” come strumento di rappresentazione della superficie terrestre (B)
-
Ritiene che il paesaggio geografico sia MANIFESTAZIONE DELLA REALTA’ CONCRETA, lo
considera OGGETTO PRECIPUO DELLA GEOGRAFIA. Autori sostenitori:
ROBERTO ALMAGIÀ dice “La geografia è la scienza che descrive e studia i
paesaggi terrestri e gli spazi marini”.
ARRIGO LORENZI che sostiene essere la geografia umana la scienza del paesaggio
artificiale e dei suoi componenti.
Queste posizioni dominano la geografia italiano della prima metà del XX secolo fino alla
fase post-bellica promuovendo lo STUDIO dei “PAESAGGI RAZIONALI” = individuazione
di tipologie di paesaggi corrispondenti a determinati processi geografici.
CRITICHE:
Lucio Gambi nel 1961 critica la visione del paesaggio geografico come sintesi
astratta di quelli visibili. Infatti lui dice che gli elementi paesistici non sono che le fattezze
esterne, appariscenti ai sensi fisici.
Critica neo-positivista rifiuterà il paesaggio in quanto strumento d’indagine
impreciso, e privo dei necessari requisiti di scientificità. Quindi i geografi neopositivisti e
quantitativi non considerano il paesaggio come oggetto di ricerca.
La GEOGRAFIA ITALIANA sarà spinta a partire dagli anni ’60 ad accantonare il suo
strumento di ricerca (ossia il paesaggio). 9
La riaffermazione, per nuove vie epistemologiche, del “paesaggio” in geografia
-
EUGENIO TURRI nel 1974 pubblicava la Antropologia del paesaggio in cui considera il
paesaggio nella sua dimensione antropica = come insieme di segni che rimandano a
relazioni dalle quali dipendono i modi dell’uomo di usare la superficie terrestre.
Poi nel 1979 pubblica Semiologia del paesaggio in cui descrive e esamina i cambiamenti
del paesaggio italiano inseguito al boom economico trova della contraddizioni: il
paesaggio da condizione rurale industrialmente avanzata.
Il TCI (Touring Club Italiano) pubblica I paesaggi umani in cui numerosi geografi
analizzano e descrivono uno degli insiemi più significativi nei quali si fondono aspetti del
presente con quelli del passato (ossia interazioni tra comunità e ambiente fisico).
Il “paesaggio” nella vita civile, sociale e culturale italiana
-
Riaffermazione del paesaggio nella geografia italiana grazie alla cultura ( con la
Costituzione infatti art.9 prevede la salvaguardia del paesaggio e del patrimonio storico e
artistico) e grazie alle associazioni (quali WWF Italia, TCI, CAI).
Nel 1985 il Parlamento approva la “LEGGEGALASSO” (prende il nome dal sottosegretario
ai Beni Culturali del tempo) poneva limiti precisi all’edificazione e all’infrastrutturazione
del territorio + impone a Province e Regioni di dotarsi i “Piani paesistici”. [La legge è stata
integrata nel 2004, nel 2006 e anche nel 2008].
La fase di studio più recente e le nuove possibili prospettive
-
Il concetto di paesaggio è tornato a rivivere nella geografia italiana soprattutto come
analisi delle forme che la cultura e l’attività umana hanno impresso sul territorio. Ora è il
momento storico in cui si potrebbe compiere un passo decisivo nella formulazione di una
programma di ricerca fondato sul paesaggio. 10
CAPITOLO 4:
DAI LUOGHI DELLA NATURA A QUELLI DELL’ANIMA: ESPLORAZIONI META-GEOGRAFICHE DEI PAESAGGI
SONORI E OLFATTIVI (di Flavio Lucchesi)
La dimensione culturale e soggettiva del paesaggio
-
Il termine paesaggio si è diffuso maggiormente nel primo dopoguerra soprattutto in
Francia a partire dagli anni ’20 seguendo la Géographie humaine vidaliana che è
incentrata sulla storicità e sul rapporto uomo-ambiente e che afferma con forza che il
carattere idiografico della geografia si manifesta nell’unicità di ogni singolo paesaggio.
Come già detto il termine paesaggio ha molteplici significati la dimensione soggettiva
recupera la componente ESTETICO-PERCETTIA legata al tema del “bello” quindi risalente
alla raffigurazione della natura come trasmissione delle emozioni derivanti dalla sua
osservazione.
Gli spazi antropizzati sono organizzati sia in base a logiche della produzione economica
ma anche in base alla dimensione simbolica. ossia gli uomini non possono vivere senza
dare senso a ciò che li circonda. Quindi il paesaggio assume una dimensione ESTETICA =
punto di incontro tra il noto e l’ignoto.
Per questo è indispensabile ricorre a metodi di analisi METADISCIPLINARI cioè allargando il
campo di indagine dalle scienze geografiche a quelle psicologiche, filosofiche, artistiche
ecc. Quindi dai luoghi della natura si può passare ai LUOGHI DELL’ANIMA.
Paesaggio come LUOGO COMPRENSIVO DI TUTTA L’ATTIVITA’ SENSORIALE
DELL’UOMO. (quindi i paesaggi da considerare non sono solo visivi.)
Il paesaggio sonoro
-
Tra gli ambiti di indagine della geografia umana troviamo la dimensione SONORA di
luoghi (attenzione dei ricercatori solo da poco tempo). Concetto di PAESAGGIO
SONORO = non si limita alla raccolta dei suoni ma ha anche una metodologia di analisi
QUALITATIVA relativa alla loro percezione da parte del soggetto. 11
Differenza tra:
AMBIENTE ACUSTICO: contrapposizione PAESAGGIO SONORO: distinzione tra
tra rumore e silenzio con approccio rumore e armonia con approccio
QUALITATIVO attento alla percezione
quantitativo. soggettiva e alle caratteristiche estetiche
del suono stesso.
Quindi il concetto di paesaggio sonoro presta attenzione alla relazione dinamica di
senso che si determina tra un ascoltatore e un ambiente acustico si crea relazione tra il
ricettore e l’ambiente percepito. Per questo si parla di VALORI del paesaggio sonoro
perché “i luoghi che abitiamo e in cui viviamo sono segnati da una loro identità sonora”.
Il geografo può trovare testimonianze nelle pagine degli scrittori che lasciano descrizioni
molto attente dei paesaggi e dei suoni. Ad esempio: “La pioggia nel pineto” scritta da
D’Annunzio nella raccolta Alcyone; nel romanzo “La canzone dell’eterno rimpianto” di
Wang Anyi (esponente della letteratura contemporanea cinese); o in un testo di Eugenio
Turri in Semiologia del paesaggio nell’Italia rurale della prima metà del ‘900. Uno scritto
più recente è quello di Simonetta Conti “Musica e paesaggi” in cui la geografa
evidenzia come la musica classica e l&