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IL FIUME

L’acqua di un fiume normalmente scorre nell’alveo, che è contenuto nel letto, che è il luogo dove

scorre l’acqua nella sua massima portata. L’altro elemento chiave del fiume è rappresentato dai

terrazzi fluviali, ovvero gli argini naturali, i limiti del letto che definiscono lo spazio dove scorre

l’acqua, diversi a seconda della portata del fiume. L’acqua del fiume

erode in modo verticale e orizzontale, cioè scava (erosione lineare)

e allarga (erosione laterale) il solco in cui scorre. In questo modo nel

corso del tempo, si crea questa conformazione a gradoni, chiamati

appunti terrazzi fluviali.

Il bacino idrografico è formato da tutte le acque che sono all’interno di

un certo territorio e compongono una certa zona (ad esempio il bacino

idrografico del Po che comprende tutti i suoi affluenti). Il punto dove si

incontrano due bacini idrografici si definisce come la linea spartiacque,

che divide l’acqua dell’affluente a seconda di dove sfocerà.

Il bacino idrografico si divide in:

 bacino di raccolta, ovvero la parte superiore che serve per raccogliere le acque degli

affluenti ed ha una forma a ventaglio.

 bacino vallivo è la parte dove il fiume scorre nella valle, con una forma più o meno lineare,

ad una quota più o meno costante.

 bacino di deiezione è la parte finale del fiume, dove questo finisce o in un altro fiume o nel

mare con la sua corrispondente forma più frastagliata a seconda del tipo di foce.

Generalmente si trovano nella parte di pianura.

Una conformazione tipica del bacino di deiezione è

generata dai meandri, ovvero le curve che fanno i

fiumi nelle aree di pianura per aggirare gli ostacoli,

non riuscendo a trasportarli con loro. 21 Marzo 2019

La carta geografica è una rappresentazione della realtà. È il risultato di un’interpretazione e uno

strumento di comunicazione. Essa è:

 Approssimata: deformazione derivante dalla rappresentazione di una superficie sferica su

un piano, gli errori vengono contenuti ricorrendo alle proiezioni.

 Ridotta: è impossibile mantenere nel disegno le distanze reali. Si ricorre al concetto di

scala.

 Simbolica: gli elementi rappresentati sono riprodotti per mezzo di segni o simboli

convenzionali, legenda.

La SCALA è il rapporto di riduzione tra le distanze disegnate sulla carta e quelle reali. Può essere:

- Grande scala: si usa un denominatore piccolo, attraverso il quale il territorio rappresentato

è una porzione piccola e più dettagliato.

- Piccola scala: si usa un denominatore grande, attraverso il quale il territorio rappresentato

è ampio e poco dettagliato.

Esistono due diversi tipi di scala: quella numerica (frazione: 1:50 000…) e quella grafica o lineare

(segmento suddiviso in parti uguali). Oltre a segnare sempre la scala di misura, è anche necessario

indicare tutte le fonti da cui si prendono le informazioni.

Noi lavoreremo sulle carte topografiche, ovvero su scale comprese tra 1:10.000 e 1:200.000. Sono

carte molto ricche di particolari, dove sono visibili elementi orografici e idrografici, viabilità

minore, costruzioni. (Consiglio: imparare ad usare il G.I.S., ovvero un software che ti fa vedere tutti

i tipi di carte).

Il cartografo utilizza COLORI e SIMBOLI diversi da quelli reali, semplifica gli oggetti geografici e

sceglie quelli più significativi. I simboli vengono utilizzati per elementi fisico-naturali (quadro

ambientale, reticolo idrografico, vegetazioni, orografia…) e fisico-antropici (confini, insediamenti,

viabilità…) e le relazioni che intercorrono tra i due tipi. Per rappresentare gli elementi naturali, si

riproducono principalmente i rilievi attraverso tanti modi diversi a seconda del tipo di cartografia

utilizzata:

 micchi di talpa/a spina di pesce/tratto forte: di solito usati nelle cartografie storiche

 tratteggio: si utilizzano trattini paralleli, orientati verso il senso di pendenza.

Più sono fitti più indica un pendio ripido.

 sfumo

 tinte altimetriche: a seconda dell’altimetria viene usata una tonalità diversa a sfumare.

 curve di livello (o isoipse): sistema maggiormente adottato attualmente soprattutto nelle

carte I.G.M. e C.T.R., sono linee che uniscono sulla carta tutti i punti con la stessa quota

rispetto al livello del mare. Più le curve sono vicine, più il pendio è ripido. Più sono parallele

tra loro, più il pendio è uniforme. Quando le curve assumono una conformazione a V con il

vertice verso il monte, siamo in presenza di una valle. Quando le curve assumono una

conformazione a V con il vertice verso il declivio, siamo in presenza di un contrafforte.

Per leggere un paesaggio bisogna prima enumerare e descrivere gli aspetti naturali (fiume, laghi,

coste del mare, vegetazione con boschi, praterie, campi coltivati) e antropici (costruzioni, vie di

comunicazione, acquedotti, colture, limiti amministrativi); successivamente valutare le distanze e

la loro distribuzione nello spazio (mettere in relazioni i due aspetti); infine esaminare i simboli e i

fenomeni cercando possibili correlazioni (es: pendenza del rilievo con il flusso idrografico, oppure

il terreno accidentato e gli insediamenti sparsi) (livello interpretativo, dove su una cartografia si

possono soltanto sviluppare delle ipotesi). 26 Marzo 2019

METODOLOGIE

Le per la descrizione del territorio si dividono in tre famiglie:

- metodologie ipotetico-deduttive: si avanzano delle ipotesi e attraverso la ricerca empirica

si deduce la conferma o la smentita dell’ipotesi. Si effettuano così descrizioni nomotetiche

(descrizioni che generalizzano).

- metodologie induttive: si guarda la realtà (casi specifici), si raccolgono tutti gli indizi

possibili per poi trovare delle categorizzazioni, costruire delle ipotesi (generali). Si

effettuano così descrizioni idiografiche (descrizioni molto specifiche).

- metodologie comparative: si comparano situazioni o tendenzialmente simili o

completamente diverse.

- Metodologie più specifiche: ad esempio i GIS (Geographical Informational Systems) che

partono da immagini satellitari per rappresentare dati quantitativi.

Non esiste una metodologia unica e ideale per descrivere il territorio, ma tante metodologie fra le

quali scegliere quella più utile (per il proprio obiettivo), più coerente (alla teoria definita), più

praticabile (nel contesto scelto).

Per quanto riguarda le metodologie di descrizione della città e del territorio abbiamo due grandi

campi:

- metodologie quantitative: misura i fenomeni, gli oggetti, le relazioni geografico-spaziali

(misurazione usata come modo per conoscere). Es: densità della popolazione…

- metodologie qualitative: studia le qualità dei fenomeni, degli oggetti, delle relazioni

geografico-spaziali

Ogni metodologia ha vantaggi e limiti:

Le METODOLOGIE QUANTITATIVE hanno:

 VANTAGGI

facilitano il rapporto con altre discipline

o favoriscono la comparazione e la precisione

o rendono comprensibile, semplificandola, e quindi conoscibile e descrivibile una

o realtà estremamente complessa come quella territoriale

 LIMITI usando i numeri come approssimazioni (proxy), essi sono un linguaggio e come tale

o vanno interpretati attraverso operazioni soggettive

non tutti i fenomeni e le relazioni geografico-spaziali sono misurabili (es: la qualità

o della vita, che bisognerebbe descrivere con indicatori come il tenore di vita, l’odine

pubblico, il tempo libero.. che non sono misurabili).

astrazione della realtà

o

Le metodologie quantitative vengono usate per:

- distinguere urbano/rurale sulla base di parametri generali (ad es: la quantità di

popolazione, % popolazione attiva nei settori secondario e terziario…)

- definire la differenza tra città-luogo (dove si concentrano le attività umane, caratterizzata

dalla varietà di densità demografica, reddito, superfici…) e città-spazio (dove s’intrecciano

flussi di interazioni sociali, economiche e culturali)

- classificare le città in base alla loro taglia, cioè al peso demografico e alla loro estensione

(città piccole, medie, grandi, metropoli, aree metropolitane, megalopoli…)

- individuare le funzioni presenti (poiché si utilizzano delle percentuali, questo metodo ha

alta probabilità di errore)

- studiare i fattori territoriali che favoriscono o scoraggiano la localizzazione di attività

economiche (ad es: vicinanza delle aree produttive alle zone di vendita futura…).

- descrivere i sistemi territoriali applicando modelli predefiniti (ad es: il modello di Christaller

per trovare una centralità urbana, non solo attraverso le quantità demografiche, ma anche

tramite l’offerta da parte della città di attività terziarie (beni e servizi) ed il loro raggio

d’azione, ovvero la distanza massima che le persone sono disposte a percorrere per

acquistarli. Per beni o servizi di alta specificità, gli acquirenti tollereranno spostamenti più

lunghi, ma poco frequenti, rispetto a piccoli spostamenti quotidiani per acquistare pane o

latte). L’approccio di Christaller è di tipo deduttivo, ovvero parte da un postulato e ne

deduce le conseguenze logiche (non è induttivo, partendo dall’osservazione del particolare

per poi individuare caratteri generali).

Come fonti da cui si prendono le informazioni si usano i dati, gli indicatori, gli indici:

- i dati statistici misurano un certo fenomeno (ad esempio: la quantità di popolazione, la % di

occupati in un certo settore economico…)

- i dati grezzi vanno organizzati (attraverso tabelle, grafici, diagrammi) e poi elaborati per

definire gli indicatori (ad esempio la dinamica demografica)

- gli indici sono elaborazioni sintetiche di dati e indicatori (ad esempio l’indice di vecchiaia,

l’indice di sviluppo umano)

In sostanza i dati grezzi vengono elaborati in indicatori, che a loro volta sono elaborati in indici.

Le fonti dei dati devono essere attendibili, certe ed aggiornate. L’attendibilità delle fonti deriva

dalla reputazione.

Le METODOLOGIE QUALITATIVE hanno:

 VANTAGGI

permettono di considerare i fatti territoriali non come entità astratte ma come

o pratiche vissute

permettono di considerare gli abitanti non come numeri da contare, ma come

o soggetti reali

permettono di rendere comprensibile e quindi conoscibile e descrivibile

o quell’insieme dei bisogni di un territorio

permettono di riconoscere le diversità che compongono e nutrono le diversità dei

o territori (specificità dei luoghi in molti ambiti)

 LIMITI difficoltà di generalizzare

o difficoltà di riprodurre metodologie fortemente influenz

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
33 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lucaIAIA di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Torino o del prof Governa Francesca.