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Il fondamento epistemologico della geografia

Agli albori della scienza geografica

La geografia, a partire dalla fine del 700 si è trasformata da un sapere meramente descrittivo a scienza, acquisendo un proprio statuto epistemologico (secondo la cultura illuminista si ha quando è identificabile l'obiettivo, sono esposti i contenuti tematici ed enunciati i principi metodologici). Volendo individuare un momento storico preciso in cui avviene il cambiamento, esso coincide con la pubblicazione della "geografia fisica" di Kant nel 1798, trattato in cui il filosofo pone le basi della geografia moderna, teorizzando ed enunciando, come caratterizzante per lo studio della geografia, il rapporto tra spazio e tempo. La geografia infatti si configura come quella scienza che studia le relazioni che intercorrono tra l'uomo e la natura sotto una visione non solo più diatopica ma anche diacronica.

Il determinismo ambientale

Circa un secolo dopo, il filosofo

positivista Friedrich Ratzel, con il suo "Anthropogeographie", contribuisce a sistematizzare i concetti basilari della geografia. Ratzel infatti cerca di definire la visione della presenza dell'uomo sulla Terra. Approfondendo lo studio del rapporto uomo-natura, elabora il concetto di determinismo ambientale: secondo lo studioso la natura prevale sull'uomo e domina il comportamento umano (ne consegue che l'ecumene è il prodotto derivante dalla determinazione di fattori fisici come il clima, la morfologia, l'altimetria ecc.). L'uomo non ha né la forza né la competenza di avere un rapporto paritetico con la natura. Ratzel inoltre ha contribuito a determinare la suddivisione della geografia nelle sue articolazioni di geografia fisica e umana: la prima ha il compito di studiare gli aspetti della superficie terrestre legati esclusivamente alla componente ambientale; la seconda invece studia quelli legati alla componente antropica.possibilismo è nato tra l'800 e il 900. Il suo principale esponente, Vidal de la Blache, ha abbandonato la visione deterministica e ha rivisto il rapporto tra l'uomo e la natura basandosi su principi rigorosamente empirici (osservazione diretta dei fatti visibili). Secondo la visione possibilista, nel corso del tempo l'uomo acquisisce strumenti per rispondere alle sollecitazioni della natura e, in base alla sua cultura, è in grado di prevalere o interagire con essa. Da qui il termine possibilismo. La natura non è più un vincolo, le comunità possono scegliere liberamente di creare un rapporto equilibrato con la natura anziché univoco. Nonostante ciò, Vidal de la Blache afferma che "la geografia non è la scienza degli uomini, ma dei luoghi", quindi si discosta da una visione antropocentrica e lo spazio geografico rimane l'oggetto della sua riflessione.

“paesaggio” subisce anch’esso una modifica. Prima si riferiva alle caratteristiche fisiche del territorio (ovvero la porzione di terreno delimitata da confini con caratteristiche fisiche specifiche e uniche) e coincideva con il paesaggio naturale, ed era quindi connesso esclusivamente ad una visione e percezione soggettiva. Con il possibilismo per la prima volta assume un’accezione nuova, oggettiva, poiché si configura come l’immagine e la forma del territorio, ovvero la sintesi delle relazioni tra l’uomo e la natura, il prodotto del loro rapporto.

Il funzionalismo Intorno alla fine degli anni trenta del 900, si registra un nuovo e importante cambiamento nel pensiero geografico. Siamo nel periodo della seconda rivoluzione industriale, del progressivo sviluppo tecnologico, del benessere economico tra vasti strati della popolazione, dell’intensificazione dei processi migratori verso le città, che diventano il soggetto di maggior interesse.

tra i geografi. Il funzionalismo è l'espressione del pensiero strutturalista in geografia (prosecuzione del pensiero positivista). Secondo lo strutturalismo, il cui maggior esponente era Harthstone, la realtà è costituita da strutture, che a loro volta sono composte da elementi e che producono funzioni, da qui il termine funzionalismo. Dallo studio dello spazio geografico, si passa quindi ad indagini intese a comprendere in primis le varie strutture e poi i rapporti esistenti tra le strutture territoriali, in modo specifico nelle città. La finalità è quella appunto di leggere processi e trasformazioni attraverso una semplificazione del territorio in strutture. Individuati elementi, ad esempio le risorse naturali e le funzioni a loro connesse, ad esempio le formule di uso agricolo, è possibile costruire metodi matematici e pensare in modo evolutivo. La città diviene quindi protagonista e con lei la geografia urbana. Vengono

classificate città spontanee, senza un’organizzazione urbana predefinita (Roma) e città difondazione (figlie di un progetto e disegno preciso). Poi ancora città verticali e orizzontali; le primestrutturate in altezza, le seconde in ampiezza. Da qui le diverse piante urbane di città funzionali figlie diprecise esigenze storiche che cambiano di epoca in epoca: città classiche, medievali, industriali.Un esempio di città verticale ed industriale è Chicago, caratterizzata dal suo famoso Skyline, o ancora NewYork. Un esempio di città orizzontale è Los Angeles.Negli ultimi anni alle città funzionali si vanno sostituendo città che si presentano e distinguono subito conun biglietto da visita, immediatamente percepibile; questa sostituzione viene operata spesso da peresempio grandi eventi, occasioni di natura sportiva, religiosa, fieristica ecc. ecc. (expo Milano 2015).La transazione degli anni settanta e la

A partire dagli anni 70 del novecento inizia una nuova fase della disciplina, i modelli interpretativi in uso fino a quel momento risultano desueti e inadeguati per comprendere i cambiamenti del sistema territoriale. Il rapporto uomo ambiente torna ad essere protagonista e viene posto al centro anche di molte altre discipline (ecologia, sociologia, economia); infatti l'attenzione per l'ambiente influenzerà ed inciderà profondamente sia soggetti pubblici che privati che le politiche degli Stati.

Nasce infatti il concetto di sistema: le azioni dell'uomo e l'ambiente sono sempre più visti come un sistema unico e progressivo, non si analizzano più le strutture con i suoi elementi singolarmente ma un unico complesso nel suo dinamismo. I maggiori interpreti della cosiddetta teoria dei sistemi o sistemica sono Le Moigne e Alberto Vallega.

Il sistema viene messo in relazione con tre elementi fino ad allora non considerati:

L'ambiente esterno, l'evoluzione e l'obiettivo. L'ambiente esterno inteso non nel senso di natura ma di tutto ciò che sta all'esterno della struttura territoriale e che gli dà degli impulsi in grado di modificare quanto avviene internamente. Esempio: analizzando la città non si tende più a scomporre in strutture semplici ma si va ad analizzare la sovrapposizione all'interno della rete urbana e quali siano le connessioni con gli altri centri urbani.

L'evoluzione sono i cambiamenti che vengono presi in considerazione in relazione al mutare delle relazioni tra oggetto e ambiente esterno.

Infine l'obiettivo, per la prima volta subentra l'esigenza di traguardare la finalità di un processo. È essenziale chiedersi quale sia lo scopo dell'analisi di un oggetto. Esempio: non si può pianificare una città senza porsi il problema del suo sviluppo economico territoriale ecc. ecc. In breve, quindi, ogni

La realtà geografica è un oggetto d'indagine in cui vanno analizzate le relazioni e gli stimoli che provengono dall'esterno, che proprio per questa sua natura aperta è pronta a ricevere input e quindi ad evolvere.

Il postmoderno e il sistema complesso

Negli anni ottanta prende vita un approccio alla geografia che va sotto il nome di geografia critica. La critica si basava su un assunto fondamentale evidenziato nel cambiamento avvenuto tra gli anni settanta e ottanta: nello strutturalismo ma anche nel sistema generale la città viene analizzata come realtà complessa e particolare e particolare attenzione è posta appunto sull'oggetto d'indagine mentre il soggetto finisce per essere penalizzato e accantonato. Col sistema complesso degli anni 80 e l'approccio postmodernista si tende a considerare la rilevanza del soggetto pur cercando di mantenere inalterata l'oggettività della rappresentazione. Si afferma che la

soggettività e la conoscenza multiprospettica forniscono il metodo d'analisi più adatto alla realtà circostante.

LA DEMOGRAFIA E GLI STUDI GEOGRAFICI

La demografia è stato un filone della geografia da sempre molto importante, consiste nella quantificazione, analisi e comprensione delle dinamiche distributive della popolazione. Inizialmente l'approccio di studio si limitava a misurare semplicemente la densità della popolazione in relazione alla superficie terrestre.

Il primo momento in cui ci si pone il problema della pressione demografica (carico demografico sulle risorse) risale alla fine del '700 con la rivoluzione industriale. Uno dei precursori degli studi sulla demografia fu infatti Thomas Robert Malthus, economista e geografo vissuto all'epoca. Nel suo "saggio sul principio di popolazione" del 1798 approfondì per la prima volta la questione della pressione demografica e mise in relazione l'aumento della popolazione

Mondiale con la disponibilità di risorse alimentari di cui la Terra era capace. Per la prima volta infatti veniva considerata anche l'intera popolazione mondiale che alla fine del 700 era approssimativamente 1 miliardo di individui. Malthus notò che all'aumento della popolazione in progressione geometrica corrispondeva un incremento aritmetico inverso della produzione alimentare (analizzato sotto il profilo geografico ciò significa che i limiti della crescita della popolazione mondiale sono correlabili ai limiti dello spazio geografico): la prospettiva di una crisi era evidente anche perché questo processo spesso coincideva con epidemie di rilevante importanza come la peste. Ovviamente il geografo fu involontariamente un precursore poiché all'epoca non aveva gli attuali termini di riferimento per le sue analisi ma ha comunque vissuto durante la nascita e l'imporre del sistema industriale e di conseguenza ha potuto verificare.direttamente la fase di crescita demografica e la successiva crisi alimentare. Le intuizioni Malthusiane riportate alla contemporaneità sono ancora valide soprattutto nei paesi meno sviluppati e meno ricchi dove la crisi alimentare è fortemente presente; i
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A.A. 2019-2020
7 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiarac21 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Bozzato Simone.