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La presenza umana sulla terra e il fenomeno urbano
Inizialmente, la presenza umana sulla terra era rappresentata in termini di popolamento ma, in seguito alla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo del 1992, si è iniziato a parlare di carico e pressione umana. Mentre il popolamento conduce all'idea di un'espansione che può contare su ampie risorse, il carico umano ci conduce all'idea di possibili rapporti critici tra popolazione e risorse. La territorializzazione si è manifestata anche attraverso preoccupanti concentrazioni demografiche in determinate aree. Il prodotto più rilevante della tendenza a concentrarsi è il fenomeno urbano. Ricordiamo che la grammatica razionalista conduce a considerare la città come una macchina banale, espressa dalla tessitura di edifici, attività, relazioni sociali. La grammatica umanistica, invece, conduce ad esplorare la città come un insieme di simboli e valori.
Comunità umane e urbanizzazione. Le città del mondo
Le società occidentali sono soggette a vari processi demografici, primo fra tutti la crescita della popolazione. L'aumento della popolazione ha assunto valori diversi a seconda dei territori: formazione di nuove periferie, creazione di città satellite, stabilizzazione. Nelle città in cui confluiscono correnti migratorie ha luogo il rallentamento del processo di invecchiamento che interessa alcune aree urbane grazie all'afflusso di una popolazione immigrata composta da giovani e con un alto tasso di natalità. Il popolamento ha delle conseguenze sulla fisionomia sociale (istruzione e assistenza sanitaria devono ampliarsi) e sulla geografia culturale (incontro tra culture diverse). Le prime conseguenze vengono affrontate dalla sfera razionalistica, le seconde dalla sfera umanistica. Per essere applicate, entrambe le prospettive presuppongono che si acquisisca la conoscenza del carico demografico. La base di partenza per affrontare il carico umano è costituita
dall'indagine del saldo demografico (naturale emigratorio). La rappresentazione del movimento demografico costituisce la base da cui muovere per indagare e rappresentare le strutture demografiche. La struttura demografica è l'articolazione di una popolazione in rapporto ad una determinata variabile. Tra le altre variabili, teniamo in considerazione: età (questa variabile fornisce informazioni utili per servizi scolastici, sanitari, assistenza agli anziani - analisi attraverso le piramidi d'età); strutture professionali (primario: agricoltura e allevamento; secondario: industrie; terziario: servizi - classificazioni in base alle attività lavorative); religione (il processo migratorio porta all'incontro di religioni e culture diverse - indagini culturali). Una volta raccolti i dati si procede alla trasposizione su base cartografica. Nella gestione del territorio si fa uso di indicatori, cioè distime sintetiche che forniscono valutazioni. Ad esempio,tra gli indicatori rientrano quelli che misurano la capacità di carico (come la densità di popolazione). La città, segno di territorializzazione. La manifestazione fondamentale del carico umano sulla superficie terrestre è costituita dall'espansione della città. Il geografo indaga il disegno planimetrico della città con vari obiettivi: lo pone in rapporto alla morfologia del territorio, valuta in che modo si influenzino la pianta e l'economia, considera le radici culturali. I vari disegni planimetrici possono essere fatti rientrare in quattro tipologie: pianta ortogonale, pianta concentrica, pianta mista, pianta irregolare. Ci dedicheremo, con particolare attenzione, ai primi due tipi di pianta. La pianta ortogonale affonda radici molto lontane. Essa è stata considerata la più adeguata ad agevolare il controllo sociale e per permettere migliori condizioni di vita. Per renderci conto del senso che la pianta ortogonale ha assunto.Per la prospettiva razionalistica, possiamo mettere a confronto la pianta di Mileto, antica città ellenistica, con quella di Manhattan. La pianta ortogonale deriva dal fatto che i villaggi nel neolitico si trasformarono gradualmente in ambienti urbani che con il tempo divennero articolati in quanto a funzioni sociali e spirituali. Il quadrato aveva una forte caratura simbolica, rappresentava l'articolazione dell'universo a partire da un centro situato all'incrocio delle due strade principali. La pianta urbana era dominata dal numero quattro. La visione orizzontale, due assi e quattro porte, si combinava con una visione verticale all'apice della quale si trovava la divinità, poi l'esistenza umana e in basso i valori negativi. Ecco perché si arrivava al numero dodici. Nella città moderna, la pianta ortogonale non si rifà ad una visione sacra ma all'efficienza nel movimento e nella produttività. Si sviluppa in orizzontale.
per le strade rettilinee e in verticale per i grattacieli. La pianta concentrica, nell'ambito della premodernità, aveva connotazione spirituale. Al centro della città, in effetti, soprattutto a partire dal medioevo, era posta la chiesa (con pianta a forma di croce); attorno le mura della città delimitavano lo spazio sacro; attorno alle mura i terreni coltivati e, ancora oltre, lo spazio dei barbari. Nella pianta moderna il significato spirituale va perso: il centro corrisponde al centro delle attività commerciali.
La città, struttura territoriale. La città con pianta concentrica possiede una notevole suggestione segnica. Il concetto di centro sta alla base della prima teoria geografica sulle funzioni urbane. Nell'ambito di un territorio, il centro geometrico può essere costituito da una qualsiasi località ma una località può definirsi centrale solo nel caso in cui rivesta realmente questa funzione.
centralità sta nel servire la popolazione dell'intorno che, di conseguenza, si trova a gravitare sulla località centrale. Secondo Christaller, esiste un insieme di principi che si snodano come le tappe della dimostrazione di un teorema e conducono a rappresentare la città come una struttura che produce funzioni. Il primo passo consiste nell'individuare l'ambito di diffusione, cioè il territorio che si snoda attorno al centro e in cui ha luogo la distribuzione. Il secondo passo consiste nel determinare i ranghi d'offerta. Il rango può essere immaginato come un contenitore in cui sono inseriti tutti i beni e servizi che hanno uno stesso ambito di diffusione. Lo studio delle funzioni della città ha costituito il livello più alto del razionalismo geografico. La città è manto di simboli e valori. Nel corso degli anni Settanta emergono i primi bagliori di visioni umanistiche dello spazio geografico. Una parte dei geografisi intrecciano in modo particolare. Le eterotopie sono luoghi che hanno una funzione specifica e che rompono con l'ordinario, creando una sorta di "altrove" all'interno della realtà quotidiana. Nella prospettiva di Foucault, l'eterotopia è un concetto che permette di analizzare e comprendere la complessità dei luoghi urbani e la loro importanza nella costruzione dell'identità culturale. Questi luoghi sono spazi di potere e di controllo, ma anche di libertà e di resistenza. Attraverso l'uso di simboli e di segni, i luoghi urbani diventano dei veri e propri testi da decifrare. Ogni dettaglio, ogni elemento architettonico o decorativo, ha un significato e contribuisce a creare un'atmosfera e un'identità unica. I musei, ad esempio, sono spazi eterotopici in cui si conservano e si espongono opere d'arte e oggetti di valore storico e culturale. Le biblioteche sono luoghi di conoscenza e di studio, mentre le prigioni sono spazi di punizione e di isolamento. Ma le eterotopie non sono solo luoghi fisici, possono essere anche luoghi immaginari o virtuali. Ad esempio, il cinema e il teatro sono spazi in cui si creano mondi alternativi e si vivono esperienze diverse dalla realtà quotidiana. In conclusione, l'analisi dei luoghi urbani come eterotopie permette di comprendere la complessità e la ricchezza del tessuto urbano, e di cogliere le molteplici identità e significati che si intrecciano in esso.possono intersecarsi (musei e biblioteche contengono elementi appartenenti a varie epoche). Le eterotopie presuppongono l'esistenza di altri spazi e si connotano come spazi illusori. A mano a mano che le città diventano multietniche per effetto dell'immigrazione, il concetto di eterotopia diventa rilevante per identificare gli interstizi culturali che si creano all'interno di uno spazio culturale preesistente (pensiamo ai luoghi di culto orientali che si vengono a creare nelle aree di cultura occidentale). L'incontro delle varie culture genera nuovi spazi culturali. Ma esistono dei luoghi privi di identità culturale? Marc Augé afferma che esistono dei non luoghi caratterizzati da eccesso di tempo, spazio e ego. La differenza da luoghi e non luoghi deriva dal fatto che mentre il luogo è identitario, relazionale e storico, il non luogo non ha nessuna di queste caratteristiche.
Sotto due bandiere. Da un'analisi dei due punti di vista emerge che
legrammatiche sono tra loro divergenti ma nello stesso tempo sono entrambe utili per l'intervento nel contesto urbano.
Capitolo 5. Città e territorio.
Oltre la città. Il confronto tra le due grammatiche può proseguire procedendo dalla città verso l'ambiente esterno. Per ambiente esterno-potenziale o effettivo- si intende ogni spazio o luogo con cui la città instaura relazioni. Si possono identificare due spazi geografici: il territorio che si estende attorno alla città e sul quale la città esercita una forma di controllo strutturale (la città è come un magnate e ciò che sta intorno si comporta influenzato da essa); l'insieme dei luoghi con i quali la città intrattiene relazioni (movimenti migratori, scambi commerciali, collaborazione scientifica).
Città e rete urbana. Peter Haggets afferma che l'obiettivo del geografo è, prima di tutto, quello di cercare l'ordine con il quale
Il territorio è investito dalla presenza e dall'azione umana. Il geografo deve trovare i principi che valgono per tutti i territori e in base ai quali le città si organizzano e si collegano in reti. Per trovare queste strutture razionali è necessario adottare una visione che rappresenti il territorio come uno spazio costituito da movimenti (spostamenti lungo vie di comunicazione); reti (formate dai collegamenti che si instaurano tra le direttrici); nodi (punti di incontro fra le direttici); gerarchie (generate dalle relazioni di dipendenza che si formano tra gli elementi); superfici (aree di gravitazione rispetto a determinati punti). Nella visione di Haggets si constata che nei punti di intersezione delle direttrici del movimento si dispongono le città. Si deduce l'esistenza di due campi funzionali connaturati alla città. Il controllo e la strutturazione del territorio caratterizzano il primo ambito funzionale che è costituito dal ruolo.