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Estratto del documento

Questa prospettiva è stata coltivata soprattutto dalla teoria della

territorializzazione sulla quale ha discusso a lungo Raffestin e ha sviluppato

approfondimenti teorici e verifiche empiriche Turco. La territorializzazione è

intesa in termini di presenza umana e di intervento sulla superficie terrestre e

delle conseguenti trasformazioni della natura. Per il semplice fatto di essere

presente la specie umana ha dato luogo alla territorializzazione di parti sempre

più estese della superficie terrestre. Se adottiamo il concetto di ecumene, con

cui i geografi denotano la parte del pianeta investita da territorializzazione,

possiamo constatare come la storia umana sia stata caratterizzata da

un’espansione dell’ecumene e come dalla metà dell’800 l’espansione abbia

subito un’accelerazione senza riscontro, investendo l’intera superficie terrestre

e lo spazio gravitazionale della terra. Secondo Turco la territorializzazione si

sviluppa attraverso una sequenza di tre forme di controllo. La prima forma si

manifesta mediante il controllo intellettuale. L’incontro tra le comunità umane

e la superficie terrestre avviene quando le prime identificano i luoghi che

possono rientrare nelle loro dimensioni esistenziali e così facendo attribuiscono

senso e valore alla superficie terrestre. La forma primaria di controllo è dunque

costituita dalla denominazione dei luoghi. Attribuire il nome a un luogo fa sì che

il luogo cessi di essere una realtà esterna al soggetto e divenga parte della sua

sfera intellettuale e spirituale. La seconda forma si manifesta nel controllo

materiale, che consiste nell’ abitare la Terra e nello sfruttarne le risorse, dando

così vita a processi in cui l’uomo plasma la terra non più solo con la forza del

suo pensiero ma anche con l’abilità della sua mano. Alla simbolizzazione

mediante la quale si sviluppa il controllo intellettuale, segue dunque la

reificazione, cioè la trasformazione della realtà materiale. L’intervento

materiale conduce a organizzare il territorio generando così la terza forma di

controllo, quella del controllo strutturale. Su questo livello il controllo si esercita

attraverso la suddivisione del territorio in porzioni, ognuna delle quali possiede

un proprio profilo funzionale, nel senso che è caratterizzata da determinate

forme di uso della superficie terrestre e delle sue risorse e nello stesso tempo è

soggetta a un determinato regime normativo e all’autorità di determinati

soggetti decisionali. Concludendo la territorializzazione appare come una

sequenza in cui emergono dapprima manifestazioni pertinenti la sfera

intellettuale e spirituale e infine manifestazioni che riguardano la sera dell’

organizzazione e che si traducono in strutturazione.

Le due prospettive con cui rapportarsi al territorio e alla territorializzazione

divergono perché propongono di costruire la conoscenza della superficie

terrestre in due modi non soltanto diversi ma anche radicalmente conflittuali.

La prospettiva che ha esercitato un’influenza più intensa nel tempo poggia su

due basi ampiamente condivise dalla comunità scientifica. La prima base

consiste nella visione strutturalista della realtà territoriale, in base alla quale la

superficie terrestre è costituita da elementi fisici e umani legati fra loro da

relazioni. La seconda base consiste nell’interpretare le relazioni in termini

causalisti, essendo cioè che gli elementi da cui le strutture sono costituite si

comportino in parte come causa e in parte come effetto. Dal momento in cui la

geografia umana ha acquisito un proprio statuto epistemologico si sono

succeduti i vari indirizzi attraverso i quali questa prospettiva ha avuto modo di

manifestarsi estesamente. Se si condivide l’idea di struttura come concetto

guida per conoscere e rappresentare la territorializzazione si è indotti a

considerare la superficie terrestre come un mosaico di strutture in cui gli

elementi sono legati tra loro. La struttura territoriale appare quindi come uno

spazio abbastanza omogeneo al proprio interno e differenziato nei confronti

dello spazio esterno. Ogni struttura territoriale si identifica per le funzioni che

esprime. Le funzioni di un area agricola consistono nel produrre beni alimentari,

quelle di un’area industriale consistono nel creare posti di lavoro e nel produrre

semilavorati e via dicendo. Le 2 idee, struttura e funzione, sono quindi

intimamente associate. Quando consideriamo la struttura territoriale siamo

indotti a tenere conto delle relazioni che essa intrattiene con l’ambiente

esterno. Ad esempio una struttura territoriale con funzioni industriali si

evolverà anche e soprattutto in base alle relazioni con il mercato, che è

costituito da elementi che stanno all’esterno della struttura. La

territorializzazione è dunque disegnata come la creazione di strutture che

attraverso fasi di adattamento e di trasformazione si dirigono verso determinati

obiettivi. Il successo dell’idea di struttura è dipeso dal fatto che le relazioni tra

gli elementi del territorio sono state configurate in termini di relazioni causali. Il

successo della visione causalista in geografia e in generale nelle scienze del

territorio, è stato provocato essenzialmente da due circostanze. In primo luogo

è un concetto semplice e dunque, seconda conseguenza, può esprimersi con

successo se fondata su una spiegazione razionale. La lettura del territorio

insieme con la rappresentazione che ne consegue sono il prodotto di un

impianto logico che potremmo assimilare a una grammatica della geografia. La

grammatica razionalista costituisce la prima manifestazione del mestiere del

geografo. Essendo basate su una grammatica razionalista, le rappresentazioni

danno luogo a un discorso privo di ambiguità nel senso che ogni segno

conduce a un significato certo e inequivocabile. La grammatica razionalista sì e

imposta perché è stata capace di rappresentare il territorio in modo coerente

con le grandi connotazioni ideologiche della società moderna. Esiste dunque un

legame tra la rappresentazione della realtà è l’ideologia del progresso:

conoscere secondo ragione produce progresso, il progresso legittima la

produzione di conoscenza secondo ragione, ne consegue che l’uso della

grammatica razionalista contribuisce a produrre progresso. Negli anni 70, con

l'emergere della questione ambientale, lo sviluppo è stato inteso come

produzione di ricchezza e occupazione nel rispetto dell'ambiente. All’alba degli

anni 90 la concezione dello sviluppo è stata sostituita da quella dello sviluppo

sostenibile inteso come integrità ecologica, efficienza economica ed equità

sociale.

La grammatica razionalista della geografia possiede un proprio apparato di

sostantivi. Il geografo che si rifà al razionalismo parla di territorio e più

frequentemente di spazio mentre è raro che parli di luogo. Una porzione più o

meno vasta della superficie terrestre, qual è lo spazio geografico, si presta

molto meglio ad applicare l’idea di struttura di quanto lo possa essere una

realtà puntuale qual è il luogo. Concentrata l’attenzione sullo spazio, il

geografo può dedicarsi a identificare strutture che posseggono gli stessi

elementi e presentino reti simili di relazioni e così facendo va alla scoperta e

alla rappresentazione della omogeneità territoriale, cioè di porzioni della

superficie terrestre che hanno la stessa natura, essendo consapevole che avere

la stessa natura equivale ad avere la stessa struttura. Se siamo in grado di

conoscere il territorio secondo il principio di omogeneità strutturale, possiamo

anche progettare spazi omogenei con la presunzione che essi vadano incontro

al modo naturale di territorializzare la superficie terrestre. Fino ai tardi anni 70,

nell'ambito della grammatica razionalista lo spazio è stato inteso in senso

ontologico, vale a dire come una realtà tangibile. La rappresentazione

funzionale a questo modo di intendere lo spazio è stata la cartografia

convenzionale, vale a dire la produzione di carte geografiche in assenza di

strumentazione informatica. Più tardi, allo spazio antologico, costituito dalla

superficie terrestre, si è affiancato uno spazio parallelo, quello virtuale creato

con il computer e con internet. Lo spazio virtuale consente al geografo estese

elaborazioni e ampi giochi di simulazione. Le tecniche esaltano le capacità

creative del soggetto poiché egli è posto in condizione di rappresentare

praticamente qualunque cosa che egli voglia disegnare e progettare. Possiamo

concludere sostenendo che la grammatica razionalista attribuisce il primato

allo spazio geografico rispetto al luogo e che di spazio geografico sono presi in

considerazione due versioni, lo spazio tangibile e lo spazio virtuale. Grazie

soprattutto alle teorie emerse negli anni 50 e 60, la grammatica razionalista ha

adottato un archetipo forte che consiste nel presentare il territorio come un

campo di forza in cui un magnete governa l’intorno. In questa visione il

magnete è la metafora di un fulcro territoriale che esercita influenza sul

territorio circostante. La città e la sua area di gravitazione costituiscono un

esempio: la città è il magnete mentre l’area di gravitazione è la superficie dove

l’aria del magnete si sviluppa orientando ogni oggetto. Le varie strutture si

dispongono su un assetto gerarchico in cui le città influenzano le altre dotate di

funzioni meno elevate, al punto che l’intero territorio appare come una

gerarchia di città.

La prospettiva umanistica ha radici in Geografi tedeschi dell’800 che hanno

risentito dell’influenza del Romanticismo e dello spiritualismo. Nella seconda

metà del 900 un impulso notevole è stato fornito da Lehmaun soprattutto per

le sue impostazioni relative allo studio del paesaggio, nelle quali ha proposto

vie non razionaliste d'indagine. In questo indirizzo possono non soltanto farsi

rientrare i lavori di Andreotti, ma anche la cosiddetta geofilosofia che si

propone appunto di considerare il territorio come un’arena che produce

sollecitazioni sulla sfera spirituale dell’individuo e delle comunità umane. A

questo apporto se ne è aggiunto un altro di cui si sono resi protagonisti Yi-fu

Tuan e Buttimer. All’impostazione orientata a rappresentare la

territorializzazione come frutto di procedimenti razionali da parte del soggetto

essi hanno contrapposto impostazioni sensibili a tenere conto delle condizioni

esistenziali del soggetto in rapporto al territorio. Da queste prese di posizione è

derivato l’indirizzo umanist

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Publisher
A.A. 2018-2019
19 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher venera19 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Barillaro Caterina.