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Il concetto di modernità nei contesti culturali ebraico e cristiano

Per comprendere il concetto di modernità nei contesti culturali odierni, è necessario definire cosa si intenda per modernità all'interno delle culture ebraica e cristiana. Entrambe le civiltà collocano l'avvento della modernità nel periodo delle rivoluzioni politiche e dell'illuminismo.

Nella comunità ebraica, il rapporto con la modernità viene percepito a livello ontologico, ovvero in relazione alle condizioni e ai processi sociali. Si formano due schieramenti: quello ortodosso, che concepisce il tempo in modo tradizionale e rettilineo, e quello riformista.

Nella comunità cristiana, il tempo è lineare perché conduce a un obiettivo finale, ovvero la salvezza. Il tempo della modernità, definito come "tempo freccia", invece, conduce al progresso. La narrazione del progresso immagina una traiettoria ascendente che porta a una crescita e a un miglioramento delle condizioni umane.

L'intensità e l'ampiezza con cui è percorso questo cammino dipendono dalla volontà umana, cioè dal ritmo con cui si accumulano conoscenze (quanto più si produce tanto più si progredisce). Tempo storia stadi. La traiettoria lineare procede in maniera uniforme o per stadi? Le prime risposte a questo quesito compaiono già nel '700. Nelle sue opere Vico già rappresentava la storia umana come una traiettoria che aveva tre tappe. La più dirompente concezione stadiale, però, compare nell'Ottocento nel Manifesto del partito comunista, di Marx ed Engels. L'umanità era ancora rappresentata in marcia lungo un itinerario di progresso nel quale però i protagonisti non erano più le nazioni bensì le classi sociali. Più tardi Rostow in The Stages of Economic Growth espose la teoria degli stadi economici. Egli rappresenta la società moderna in marcia lungo un percorso checonduce all'avvento dell'industrializzazione e fa approdare allo stadio dei consumi di massa. Stadi e proiezioni territoriali. Cities in evolution Geddes afferma che l'età industriale si articoli in due fasi - paleotecnico e neotecnico, e propone, quindi, una visione stadiale in cui i processi sociali vengono posti in relazione con i processi territoriali. Più tardi, Mumford aggiorna il modello proposto da Geddes individuando tre stadi: eotecnico, paleotecnico, neotecnico. È possibile individuare uno stadio preparatorio alla rivoluzione industriale, innescato dalle esplorazioni geografiche e caratterizzato dalla confluenza di ricchezze da paesi oltremare verso le nuove potenze europee. Questa epoca che potremmo denominare stadio mercantile dura un secolo e mezzo. Mentre la società mercantile era nel pieno dell'espansione in Inghilterra sorsero i primi fattori che avrebbero condotto allo stadio paleoindustriale. La fase di decollo duracirca uncinquantennio e poi, nell' Ottocento si assiste al passaggio allo stadio industriale. All'alba degli anni '70, possenti fattori di innovazione costituiti soprattutto dalla mondializzazione delle reti di trasporto e comunicazione e dall'avvento delle strategie globalizzanti, hanno dato vita allo stadio postmoderno o postindustriale. Spirale, cerchio senza ritorno. Il tempo immaginato come una traiettoria che procede linearmente verso un traguardo è andato soggetto a varie rappresentazioni: la civiltà ebraica e quella cristiana hanno introdotto l'idea di un punto di arrivo di esperienze esistenziali terrene e di esperienze spirituali ultraterrene, dando luogo all'abbandono dell'idea di tempo circolare. Nella modernità il traguardo non è più quello rivelato dalla religione ma quello scoperto dalla ragione e si esprime non già in termini di progresso. Capitolo 7. Tempo senza freccia. Al di là del

tempo lineare. La concezione lineare in cui il tempo è immaginato come una sorta di sentiero tracciato per raggiungere un traguardo – per i cristiani la salvezza; per gli ebrei il ricongiungimento a Dio; per la modernità il progresso – ha, nelle tre visioni, un connotato comune ovvero la condizione in rapporto alla quale si attribuisce senso all’esistenza umana.

Tempo circolare e retorica dura. La visione dei processi fisici cui sta andando incontro il pianeta Terra si arricchisce di immagini sempre più raffinate, sia perché si basano su rilevazioni compiute attraverso i numerosi satelliti per osservazione scientifica, sia perché le tecniche di rappresentazione migliorano continuamente. La teoria delle placche tettoniche ci mostra come la superficie terrestre sia una sottile crosta, formata da placche che galleggiano sull’atmosfera. La terra è un grande organismo che passa da fasi di smembramento di un unico continente a fasi di ricomposizione.

Le rappresentazioni delle placche tettoniche, quindi, assume il tempo come una realtà fisica il cui ciclo è circolare. Tempo parabola e retorica incerta. Per ciò che riguarda i processi sociali, il concetto di ciclo risulta essere imperfetto poiché usato per rappresentare dei processi che sorgono, maturano e declinano fino a scomparire (ad esempio la città da eopoli diventa polis, poi metropoli, poi megalopoli, tirannopoli e, infine, necropoli). L'immagine geometrica di riferimento è la parabola. Tempo circolare nel mythos. Nelle concezioni del tempo esiste una sorta di zona grigia, costituita da credenze e argomentazioni filosofiche, emerse nella civiltà classica, magari con radici nel precedente pensiero mitico. Si tratta di speculazioni che non rientrano nella costruzione di conoscenza scientifica. Esse meritano di essere tenute presenti perché conducono in campo l'archetipo della traiettoria circolare del tempo applicandola a.

Condizioni esistenziali e a visioni dominate più dall'immaginazione che dalla ragione. Sotto questo punto di vista una certa rilevanza può essere attribuita alla rappresentazione dell'esistenza umana sotto forma ciclica e alla teoria del ciclo del mondo.

Tempo senza traiettoria. Le rievocazioni fin qui esposte mostrano come, nella civiltà occidentale, coesistano vari archetipi del tempo. È arrivato, però, il momento di chiedersi se, nell'attuale panorama della cultura occidentale, siano venuti alla ribalta dei tentativi di disegnare un "tempo senza traiettoria" - cioè al termine del quale non si trova un significato.

Sogno dell'Architetto, di Thomas Cole, è un dipinto che "rappresenta la rappresentazione del mondo". La scena è inquadrata tra due tende di teatro e rappresenta uno spazio onirico, immaginario. Il tempo è un collage di stili architettonici, presi in esame per le

emozioni che producono nel soggetto. Il paesaggio di Cole ci mostra l'immaginazione del soggetto, il mondo immerso nella sfera emotiva, visto come un teatro la cui rappresentazione non ha più connotazioni cronologiche, non conduce il soggetto verso significati prederminati, ma gli offre terreni per costruire significati in libertà. Il tempo senza ordine, rappresentato da collage di stili e di sorgenti emozionali è la manifestazione degli sforzi tesi a rifiutare gli archetipi delle traiettorie del tempo. Fuga dagli archetipi. Alcuni segni hanno connotato il paesaggio urbano in termini nettamente diversi rispetto al tempo freccia. Ciò ci fa pensare all'esistenza di due itinerari divergenti – l'uno costituito dal tempo inteso come traiettoria che conduce ad un traguardo, l'altro che pone il tempo come collage di eventi privi di ordine – in cui il tempo della ragione è contrapposto al tempo dell'emozione. Un'ipotesi,

ancora da verificare, considera i due scenari come destinati a coesistere: il tempo cometraiettoria è proprio della conoscenza scientifica, dominata dal principio di causalità; il tempo senza traiettoria, proprio della conoscenza non scientifica.

Parte Terza - Il tempo della religione

Capitolo 8. Oltre il tempo.

Percorsi post mortem. Nella dimensione temporale dell'esistenza umana si possono scorgere due snodi: da un lato le esperienze compiute tra la nascita e la morte; dall'altro le esperienze post-mortem. Nei luoghi coesistono segni che narrano l'esistenza nel mondo e segni che narrano l'esistenza dopo la morte. Questi ultimi influenzano la nostra vita perché ci aiutano ad immaginare cosa vivremo oltre la vita.

Oltretomba e Limbo. Il modo classico di immaginare il post-mortem presenta due immagini dell'oltretomba: la prima - pre-ellenica - individua l'oltretomba dei Campi Elisi, luogo molto gradevole in cui soggiornano gli dei;

la seconda – ellenica – individua l’oltretomba nel Tartaro, in cui gli inferi sono delineati come un luogo terribile. Da queste due immagini scaturisce la concezione dell’oltretomba come un luogo duale.

Nell’ambito del cristianesimo è diffusa l’idea per la quale il battesimo sia la condizione prioritaria per la salvezza dell’anima. I cultori della dottrina individuano nel Limbo la possibilità, per i non battezzati, di salvarsi dagli inferi.

Giudizio individuale. I percorsi rappresentati dalle escatologie delle tre religioni monoteiste conducono a due destinazioni: l’una costituita dall’inferno, luogo di dannazione e punizione; l’altra costituita dal regno di Dio. Nella tradizione cristiana, tra Inferno e Paradiso si inserisce l’immagine del Purgatorio, luogo che accoglie le anime che devono espiare i propri peccati. A queste tre destinazioni si perviene in seguito al giudizio divino, giudizio che avviene post- mortem.

Inferi,

Inferno, “geenna”, “djannam”. La contrapposizione tra Inferno e Paradiso si è riflessa in un dualismo spaziale che colloca il primo nel sottosuolo – ove regna il buio – e il secondo in cielo – ove regna la luce. Anche nella tradizione islamica c’è contrapposizione tra djannam – luogo destinato al pentimento – e al-djanna – luogo destinato alla gratificazione. L’islam non si è preoccupato di collocare geograficamente l’Inferno ma ne ha descritto accuratamente il paesaggio, descritto come una bestia infuocata che si impossessa del peccatore. Differentemente dall’Islam, che descrive forme inimmaginabili, il cristianesimo identifica i luoghi come materiali e descritti accuratamente (pensiamo, ad esempio, all’immagine della “selva oscura”).

Eden, Paradiso, “al-djanna”. Il luogo che, nella cond

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Publisher
A.A. 2019-2020
19 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher irenepratico di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Barillaro Caterina.